Conosciamo davvero Gesù?
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Conosciamo davvero Gesù?

  1. 348 pagine
  2. Italian
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  4. Disponibile su iOS e Android
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Conosciamo davvero Gesù?

Informazioni su questo libro

Di Gesù ricordiamo la sofferenza, la Passione, la croce. Ma per una volta vorrei provare a pensare a un'altra immagine. Quella di un uomo che prima di morire ha vissuto, è cresciuto, ha sorriso. Una persona che, anche prescindendo dalla fede, ha cambiato la storia dell'uomo, dalle cose grandi a quelle di tutti i giorni. Un uomo scomparso in giovane età, a soli trentatré anni. Poco più di un ragazzo.
Ma chi era Gesù? È realmente esistito? Quali prove ci sono? Cosa ha realizzato nella sua vita? Cosa conosciamo di lui? Cosa ci arriva dalla storia e cosa dalla fede? Quello che stiamo per compiere con questo libro è un viaggio denso di emozioni, tra fede, scienza, storia e archeologia. E lo faremo con la stessa curiosità di quei greci che un giorno si presentarono a Filippo, il discepolo, dicendo: "Vogliamo conoscere Gesù".
In questa ricerca saremo aiutati da molti strumenti: i testi della Bibbia ufficiale e quelli apocrifi; le fonti della letteratura antica, riscoperte grazie ai ritrovamenti di antichi papiri in Medio Oriente; i calcoli astronomici, che forniscono alcuni riferimenti temporali preziosi; infine le scoperte archeologiche, che permettono di verificare l'attendibilità dei testi sacri e di individuare e ricostruire i luoghi in cui ha realmente vissuto e operato Gesù.
Ripercorrendo la sua vita in senso cronologico, indagheremo sui misteri della nascita (dove e quando è nato veramente? era figlio di una vergine?), della vita (ha avuto fratelli? e una moglie?), della morte (cosa è successo durante l'ultima cena? cosa c'è di vero nelle leggende del Sacro Graal?) e della resurrezione (può essersi trattato di un'allucinazione collettiva? cosa ci dicono le ultime analisi sulla Sindone?). Perché credere non significa rinunciare a porsi domande. E porsi domande non significa rinunciare a credere.
Roberto Giacobbo

Domande frequenti

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Informazioni

Editore
Mondadori
Anno
2013
Print ISBN
9788804629221
eBook ISBN
9788852038433
Argomento
Arte
Parte seconda

La vita

La nascita

Quando è nato Gesù?

La risposta a questa domanda sembrerebbe piuttosto scontata. Nel mondo occidentale, infatti, siamo abituati a contare il tempo a partire dall’anno zero, cioè dall’anno della nascita di Gesù, l’evento che ha diviso la storia in due, prima e dopo Cristo.
Ma il calendario che oggi utilizziamo fu elaborato da un monaco del VI secolo, Dionigi il Piccolo, che probabilmente fece degli errori di calcolo. Incaricato dal papa di elaborare un metodo per stabilire ogni anno la data della Pasqua, Dionigi compilò una tabella cronologica per riunire le diverse forme di numerazione degli anni allora esistenti. Alla fine arrivò a fissare la nascita di Cristo nell’anno 753 ab Urbe condita, dalla fondazione di Roma, che nel nuovo calendario diventò l’anno 1 (il monaco infatti non conosceva ancora il concetto di 0, che sarà introdotto dagli arabi solo in epoca medievale).

La nascita di Gesù… avanti Cristo

Dai vangeli, però, sappiamo che Gesù nacque sotto il regno di Erode il Grande, il quale morì nella primavera di quello che per noi è l’anno 4 a.C. Dunque Gesù è certamente nato… prima di Cristo! Ma quando, esattamente?
Rileggiamo il racconto della nascita di Gesù, riportato dal Vangelo di Luca (2,1-7):
In quel tempo l’imperatore Augusto con un decreto ordinò il censimento di tutti gli abitanti dell’impero romano. Questo primo censimento fu fatto quando Quirinio era governatore della Siria. Tutti andavano a far scrivere il loro nome nei registri, ciascuno nel proprio luogo d’origine. Anche Giuseppe partì da Nazaret, in Galilea, e salì a Betlemme, la città del re Davide, in Giudea. Andò là perché era un discendente diretto del re Davide, e Maria sua sposa, che era incinta, andò con lui.
Mentre si trovavano a Betlemme, giunse per Maria il tempo di partorire, ed essa diede alla luce un figlio, il suo primogenito. Lo avvolse in fasce e lo mise a dormire nella mangiatoia di una stalla, perché per loro non c’era posto nell’alloggio.
L’evangelista sembra fornirci un riferimento storico ben preciso; non sta introducendo una teoria filosofica, ma sta raccontando un fatto concreto, con lo stile di un cronista.
Eppure, molti dati non tornano. Innanzitutto Publio Sulpicio Quirinio fu legato di Siria dal 6 al 9 d.C., quando cioè Erode il Grande era già morto da una decina d’anni. Inoltre dai documenti storici in nostro possesso non risulta che Augusto abbia mai ordinato un censimento globale di tutto l’Impero. Sappiamo invece, da Giuseppe Flavio, che Quirinio organizzò un censimento del suo territorio dopo essersi insediato al governo della provincia di Siria, tra il 6 e il 7 d.C., e che tale censimento, finalizzato alla raccolta delle tasse, scatenò la rivolta guidata da Giuda il Galileo.

I conti non tornano?

Ma è possibile che l’evangelista Luca abbia fatto confusione? Forse le informazioni in suo possesso erano sbagliate? Oppure il riferimento al censimento è da considerarsi un semplice espediente per inquadrare, con finalità teologiche, la nascita di Gesù in un contesto universale?
Questi sono i dubbi che avanzano i critici. Ma è probabile invece che Luca disponesse di dati che oggi non abbiamo. Ad esempio Giuseppe Flavio racconta che Erode, che era il rappresentante diretto di Augusto in Giudea, chiese a tutti i suoi sudditi un giuramento di fedeltà all’imperatore e non è da escludere che il censimento citato da Luca si riferisca proprio a questa dichiarazione sotto forma di giuramento, circostanza che si sarebbe verificata tra il 6 e il 7 a.C. L’anno prima lo stesso Augusto aveva ordinato il censimento di tutti i cittadini romani, come attesta l’iscrizione in latino e greco del Monumentum Ancyranum (copia delle Res gestae Divi Augusti), ritrovato ad Ankara, in Turchia. Coloro che potevano vantare il titolo di cives Romani erano solo una piccola minoranza nella popolazione dell’Impero, ma erano comunque presenti in tutte le province. Lo stesso san Paolo aveva lo status di cittadino romano, ereditato forse dal padre o dal nonno, a cui poté appellarsi in un paio di occasioni, per sfuggire a un’esecuzione sommaria e poi alla crocifissione.
Da alcuni papiri sappiamo inoltre che in Egitto si eseguivano censimenti periodici ogni quattordici anni circa, dunque è possibile che molti di questi siano stati registrati in documenti andati perduti.
Infine, nell’opera Contro Marcione, Tertulliano spiega che il censimento legato alla nascita di Gesù fu disposto sotto Augusto da Senzio Saturnino. Si tratta dunque di una fonte indipendente e in contrasto con Luca, anche se molto più recente: Tertulliano scrive nei primi anni del Duecento, circa centotrenta anni dopo l’evangelista, ma avendo lavorato a Roma come avvocato non è escluso che abbia attinto tali informazioni direttamente dai registri imperiali.
Saturnino fu legato in Siria attorno al 9-7 a.C., prima di Quirinio, il quale però già in quel periodo ricopriva incarichi importanti in Asia Minore e in Nord Africa. Dunque i testi di Luca e Tertulliano potrebbero essere conciliati ipotizzando che Quirinio abbia sostituito Saturnino per un breve periodo, mentre quest’ultimo era impegnato in una dura campagna militare contro gli armeni. Gli esegeti della scuola di Madrid, invece, tentano di risolvere la questione attribuendo l’incongruenza temporale a un errore di traduzione del testo greco dall’originale aramaico, per cui non si dovrebbe leggere “questo primo censimento fu fatto quando Quirinio era governatore” ma “questo censimento fu fatto prima che Quirinio diventò governatore”.
In ogni caso è probabile che Luca abbia sintetizzato in un unico evento diversi censimenti ordinati da Augusto nei vari territori dell’Impero, per dimostrare che stava per nascere non solo il messia atteso dai giudei, ma colui che avrebbe salvato l’umanità intera.

Tra Nazaret e Betlemme

Tuttavia, anche ammettendo che il censimento citato da Luca sia stato realmente effettuato in una data compatibile con la nascita di Gesù, sorge un ulteriore problema: Luca afferma che Giuseppe deve spostarsi da Nazaret a Betlemme, poiché il censimento prevedeva la registrazione nel paese di origine e non in quello di residenza. Dunque, per adempiere al suo dovere costringe una donna incinta al nono mese a compiere un viaggio di 140 chilometri a dorso di un mulo!
Il racconto appare tanto più assurdo se si considera che la legge romana prevedeva la registrazione presso la città di residenza, al contrario di quanto dichiarato da Luca. Gli esegeti non hanno dubbi, ancora una volta l’autore del vangelo avrebbe inventato tutto: Betlemme era la città del re Davide e secondo le antiche profezie il messia sarebbe dovuto nascere nella sua città, come afferma il libro del profeta Michea (Mi 5,1): “Betlemme-Efrata, tu sei una delle più piccole città della regione di Giuda. Ma da te uscirà colui che deve guidare il popolo d’Israele a nome mio”. Dunque tutta la storia del censimento e del viaggio improvviso sarebbe stata creata solo per dimostrare che Gesù era il messia di stirpe davidica, annunciato dai profeti.
Ma anche in questo caso esiste un’altra possibilità. Nella Bibbia, nel libro dei Numeri, si parla di censimenti del popolo ebraico organizzati in base alla tribù di appartenenza. Dunque l’usanza giudaica era quella di registrarsi presso il luogo originario della propria famiglia, e non in base al domicilio. Come ha fatto notare il biblista americano Raymond E. Brown, i romani spesso adattavano le proprie leggi ai costumi delle popolazioni da loro amministrate e non è escluso che in Giudea rispettassero l’uso di un censimento in base alla tribù di origine.
Un papiro egizio degli inizi del II secolo conferma questa ipotesi: in un frammento si dice che il prefetto romano in Egitto ordinò agli abitanti del suo distretto di tornare nelle case della propria famiglia per essere censiti.
Inoltre può darsi che il censimento fosse sui beni immobili, ovvero servisse per valutare le proprietà terriere su cui pagare le tasse. Dunque è possibile che Giuseppe avesse ereditato un podere o un appezzamento agricolo vicino alla città di Davide e avesse dovuto affrontare un lungo viaggio per registrarsi proprio in quel luogo. Nel 1960 il militare e archeologo israeliano Yigaël Yadin scoprì i documenti personali di una donna ebrea che viveva in Giordania all’inizio del II secolo. Babata, questo è il suo nome, dovette fare un viaggio di oltre 40 chilometri, insieme al marito Judanes, per consegnare una dichiarazione scritta delle tasse, relativa a un loro possedimento in una città diversa da quella di residenza. Un caso analogo, forse, a quello di Maria e Giuseppe.

Un figlio “irregolare”, lontano da occhi indiscreti

Infine, avendo la possibilità di scegliere, ci sono almeno due buone ragioni per cui Giuseppe avrebbe preferito recarsi a Betlemme: la prima era legata al prestigio che veniva dall’essere un discendente del re Davide; la seconda dipendeva dalla situazione “irregolare” di quel figlio in arrivo. Maria era rimasta incinta prima di andare a vivere insieme al marito e questo fatto avrà certamente dato adito a voci maliziose tra gli abitanti di Nazaret. Partorire in un luogo lontano, al riparo da occhi indiscreti, forse sarebbe stato più opportuno.
Dunque, per riassumere, Giuseppe potrebbe essere nato a Betlemme, oppure avere lì i genitori, o ancora avere una proprietà. Il censimento potrebbe essere cominciato sotto il regno di Erode e, come propongono alcuni studiosi, essersi protratto per un certo periodo, anche per alcuni anni. Oppure Quirinio potrebbe aver sostituito temporaneamente il legato di Siria, già al tempo di Erode il Grande. Si tratta ovviamente di ipotesi, ma ipotesi che potrebbero essere considerate plausibili in quanto in parte fondate su indizi storici e sul testo del vangelo. L’alternativa è rifiutare a priori il testo di Luca e liquidarlo come una costruzione letteraria senza fondamento. Forse può non essere sbagliato basarsi su quello che di fatto è l’unico documento “ufficiale” sulla nascita di Gesù, ovvero il Vangelo di Luca; un documento in cui l’autore esprime il chiaro intento di collocare la nascita di Gesù in un momento storico ben preciso. Benedetto XVI, nel libro sull’infanzia di Gesù, scrive: “Gesù non è nato e comparso in pubblico nell’imprecisato ‘una volta’ del mito. Egli appartiene a un tempo esattamente databile e a un ambiente geografico esattamente indicato”. Oggi abbiamo informazioni scarse e frammentarie su quel contesto storico, ma al tempo in cui scrive Luca i suoi contemporanei lo avrebbero potuto facilmente smentire, se avesse sbagliato in modo clamoroso tempi e luoghi. Questo, per quanto è dato conoscere, non è accaduto.
Ma allora quando è nato Gesù, esattamente? La risposta potrebbe arrivare da un’altra disciplina che non ha nulla a che fare con lo studio della Bibbia: l’astronomia.

I Magi

Nel Vangelo di Matteo (2,1-2) è narrato il celebre episodio di alcuni “Magi” che seguendo una misteriosa stella giungono a stabilire il tempo e il luogo della nascita di Cristo.
Gesù nacque a Betlemme, una città nella regione della Giudea, al tempo del re Erode. Dopo la sua nascita, arrivarono a Gerusalemme alcuni uomini sapienti che venivano dall’oriente e domandarono: “Dove si trova quel bambino, nato da poco, il re dei giudei? In oriente abbiamo visto apparire la sua stella e siamo venuti qui per onorarlo”.
Chi sono questi Magi, che la traduzione interconfessionale della Bibbia chiama “uomini sapienti”?
E qual è la stella che li ha guidati fino a Betlemme?

La misteriosa stella e i sapienti zoroastriani

Secondo lo storico greco Erodoto il termine “Magi” indicava il nome di una tribù di medi, popolo che abitava le zone dell’odierno Iran. L’ipotesi più accreditata, però, è che appartenessero a una casta di sacerdoti persiani, seguaci del profeta Zoroastro, i quali credevano come gli ebrei in un unico Dio. Più tardi la parola greca magos divenne sinonimo di ciarlatano o illusionista, ma anticamente indicava uomini saggi, esperti di astrologia e depositari di un sapere particolare.
Nell’Avestā, il testo sacro dello zoroastrismo, composto tra il VI e il IV secolo a.C., si parla di tre soccorritori che avrebbero aiutato l’umanità, l’ultimo dei quali avrebbe assicurato il trionfo del bene sul male e avrebbe fatto resuscitare i morti. In testi persiani successivi si specifica che il terzo soccorritore sarebbe stato partorito da una giovane donna, senza che questa abbia conosciuto alcun uomo. Ma a parte queste coincidenze apparenti, lo zoroastrismo è molto lontano dalla visione cristiana.
In ogni caso, i seguaci di questa religione conoscevano un’antica profezia che annunciava la nascita, presso il popolo ebraico, di un grande re portatore di pace per il mondo.
Nel Vangelo dell’Infanzia arabo, un testo apocrifo databile al V-VIII secolo, leggiamo:
Nato il Signore Gesù a Betlemme di Giuda, al tempo di re Erode, ecco che dei Magi vennero a Gerusalemme, come aveva predetto Zaratustra, portando con sé dei doni, oro, incenso e mirra; lo adorarono e gli offrirono i loro doni. La signora Maria prese allora una delle fasce [di Gesù] e la diede loro in ricordo di quanto avevano fatto: essi si sentirono onoratissimi e la presero dalle sue mani. Nello stesso momento apparve loro un angelo sotto la forma della stella che prima aveva fatto loro da guida lungo il cammino e, guidati da quella luce, partirono diretti alla loro patria.
Si tratta sostanzialmente di un ampliamento del testo di Matteo, in cui però si nomina espressamente il profeta Zaratustra, in greco Zoroastro. In un altro apocrifo di datazione incerta, il Vangelo dell’Infanzia armeno, vengono anche citati il numero e i nomi dei Magi, informazioni omesse invece nei vangeli canonici: Melcon re dei persiani, Gaspar re degli indi, Balthasar re degli arabi. Questa tradizione è sostenuta da un ritrovamento archeologico del 1985 nei monasteri copti del deserto delle Celle, in Egitto, dove sono stati ritrovati dei graffiti del VII secolo con incisi nomi molto simili. Nelle raffigurazioni più antiche delle catacombe di Roma, invece, il numero dei Magi varia da un minimo di due fino addirittura a quattordici!
Dunque, se nelle raffigurazioni artistiche e nei presepi siamo abituati a vedere tre re Magi (Matteo non parla mai di “re”, né sono definiti tali dai Padri della Chiesa più antichi), ciò è dovuto alle tradizioni dei vangeli apocrifi, che trovano il proprio fondamento in alcune profezie dell’Antico Testamento. In un salmo, ad esempio, leggiamo: “I re di Tarsis e di isole lontane portino doni. I sovrani di Saba e di Seba paghino tributi. Tutti i re gli rendano omaggio, gli siano sottomesse tutte le nazioni” (Sal 72,10-11).
E ancora nel libro del profeta Isaia (60,5-6): “I tesori delle nazioni affluiranno a te, ti saranno portati da oltre il mare. Uno stuolo di cammelli ti coprirà, verranno le carovane di Madian e di Efa e tutte quelle di Saba. Porteranno oro e incenso, renderanno lode al Signore per quel che ha fatto”. Ecco spiegato perché nel presepe troviamo i Magi in groppa a cammelli.

Un fenomeno astronomico

Chiarito chi fossero i Magi, si tratta ora di capire quale fenomeno astronomico abbia ispirato il loro viaggio. Anche in questo caso il tema della stella è ripreso e sviluppato dalle fonti apocrife.
Nel Protovangelo di Giacomo, un vangelo molto antico della metà del II secolo, i Magi dicono a Erode: “Abbiamo visto una stella di singolare grandezza, che brillava fra le altre stelle e le offuscava, tanto che le stelle non apparivano più. È così che noi abbiamo conosciuto che era nato un re per Israele, e siamo venuti per adorarlo”.
Nel Vangelo dell’Infanzia armeno si dice addirittura che la stella fosse più splendente della luce del sole. Anche Ignazio di Antiochia, all’inizio del II secolo, scrive a proposito della Natività: “Una stella brillò in cielo oltre ogni stella e tutte le altre stelle, col sole e la luna, formarono un coro attorno alla stella di Cristo che tutte sovrastava in splendore…”.
Il tono di questi testi più recenti è...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Conosciamo davvero Gesù?
  4. Prologo. C’era un ragazzo…
  5. Parte prima. GESÙ E LA STORIA
  6. Parte seconda. LA VITA
  7. Epilogo. La storia continua
  8. Bibliografia
  9. Grazie a…
  10. Copyright