L'ombra del vento
eBook - ePub

L'ombra del vento

  1. 444 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
eBook - ePub

L'ombra del vento

Informazioni su questo libro

A Barcellona, una mattina d'estate del 1945 il proprietario di un negozio di libri usati conduce il figlio undicenne, Daniel, al Cimitero dei Libri Dimenticati, un luogo segreto dove vengono sottratti all'oblio migliaia di volumi di cui il tempo ha cancellato il ricordo.
E qui Daniel entra in possesso di un libro maledetto che cambierà il corso della sua vita, introducendolo in un mondo di misteri e intrighi legato alla figura di Julián Carax, l'autore di quel libro. Daniel ne rimane folgorato, mentre dal passato iniziano a emergere storie di passioni illecite, di amori impossibili, di amicizie e lealtà assolute, di follia omicida e di un macabro segreto custodito in una villa abbandonata. Una storia in cui Daniel ritrova a poco a poco inquietanti paralleli con la sua vita.
Uscito in sordina in Spagna nel 2001, L'ombra del vento è divenuto un incredibile successo grazie al solo tam-tam dei lettori. L'esordio sulla scena internazionale di uno straordinario narratore.

Domande frequenti

Sì, puoi annullare l'abbonamento in qualsiasi momento dalla sezione Abbonamento nelle impostazioni del tuo account sul sito web di Perlego. L'abbonamento rimarrà attivo fino alla fine del periodo di fatturazione in corso. Scopri come annullare l'abbonamento.
Al momento è possibile scaricare tramite l'app tutti i nostri libri ePub mobile-friendly. Anche la maggior parte dei nostri PDF è scaricabile e stiamo lavorando per rendere disponibile quanto prima il download di tutti gli altri file. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Perlego offre due piani: Base e Completo
  • Base è ideale per studenti e professionisti che amano esplorare un’ampia varietà di argomenti. Accedi alla Biblioteca Base con oltre 800.000 titoli affidabili e best-seller in business, crescita personale e discipline umanistiche. Include tempo di lettura illimitato e voce Read Aloud standard.
  • Completo: Perfetto per studenti avanzati e ricercatori che necessitano di accesso completo e senza restrizioni. Sblocca oltre 1,4 milioni di libri in centinaia di argomenti, inclusi titoli accademici e specializzati. Il piano Completo include anche funzionalità avanzate come Premium Read Aloud e Research Assistant.
Entrambi i piani sono disponibili con cicli di fatturazione mensili, ogni 4 mesi o annuali.
Perlego è un servizio di abbonamento a testi accademici, che ti permette di accedere a un'intera libreria online a un prezzo inferiore rispetto a quello che pagheresti per acquistare un singolo libro al mese. Con oltre 1 milione di testi suddivisi in più di 1.000 categorie, troverai sicuramente ciò che fa per te! Per maggiori informazioni, clicca qui.
Cerca l'icona Sintesi vocale nel prossimo libro che leggerai per verificare se è possibile riprodurre l'audio. Questo strumento permette di leggere il testo a voce alta, evidenziandolo man mano che la lettura procede. Puoi aumentare o diminuire la velocità della sintesi vocale, oppure sospendere la riproduzione. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Sì! Puoi usare l’app Perlego sia su dispositivi iOS che Android per leggere in qualsiasi momento, in qualsiasi luogo — anche offline. Perfetta per i tragitti o quando sei in movimento.
Nota che non possiamo supportare dispositivi con iOS 13 o Android 7 o versioni precedenti. Scopri di più sull’utilizzo dell’app.
Sì, puoi accedere a L'ombra del vento di Carlos Ruiz Zafón, Lia Sezzi in formato PDF e/o ePub, così come ad altri libri molto apprezzati nelle sezioni relative a Literature e Historical Fiction. Scopri oltre 1 milione di libri disponibili nel nostro catalogo.

Informazioni

Editore
Mondadori
Anno
2013
Print ISBN
9788804561309
eBook ISBN
9788852037856
Argomento
Literature

CITTÀ DI OMBRE

1954

14

La mattina seguente, Fermín si presentò al lavoro raggiante e fischiettando boleri. In un altro momento gli avrei chiesto come era andata con Bernarda, ma non ero in vena di romanticherie. Mio padre doveva far avere dei libri al professor Javier Velázquez all’università. Poiché alla sola menzione dell’accademico a Fermín veniva l’orticaria, mi offrii di portarglieli io.
«Quel tipo è un pedante, un libertino e un leccaculo fascista» inveì Fermín, agitando un pugno in aria, come faceva quando si ergeva a fustigatore dei costumi. «Col pretesto della cattedra e degli esami finali, avrebbe fatto il servizio anche alla Pasionaria se gli fosse capitata sotto le mani.»
«Non dica spropositi, Fermín. Velázquez è un buon cliente, paga sempre in anticipo e ci fa molta pubblicità» gli ricordò mio padre.
«È denaro macchiato dal sangue di vergini innocenti» protestò Fermín. «Dio mi è testimone che non sono mai andato a letto con una minorenne, e certo non perché me ne mancasse la voglia o l’occasione; adesso ho perso smalto, ma in passato ero molto gagliardo, eppure, se mi sorgeva il dubbio che la ragazza fosse una fraschetta, pretendevo di vedere un documento d’identità o esigevo un’autorizzazione scritta del padre, per non trasgredire i principi dell’etica.»
Mio padre alzò gli occhi al cielo.
«Con lei è impossibile discutere, Fermín.»
«Quando ho ragione, ho ragione.»
Presi il pacchetto che avevo preparato la sera precedente, un paio di Rilke e un saggio attribuito a Ortega sulle tapas e la profondità del sentimento nazionale, e lasciai Fermín e mio padre alla loro discussione su usi e costumi.
La giornata era splendida: il cielo era terso e spirava una brezza che profumava di autunno e di mare. La Barcellona d’ottobre è la mia preferita; la città mostra il suo volto migliore ed è un piacere dissetarsi con l’acqua della fontana di Canaletas, che miracolosamente in quel periodo non sa di cloro. Procedevo spedito, schivando lustrascarpe, passacarte che rientravano in ufficio dopo la pausa per il caffè e venditori di biglietti della lotteria. Mi lasciai alle spalle anche una squadra di spazzini che ripuliva la città con calma e precisione, usando la ramazza come se fosse un pennello. Già allora, a Barcellona circolavano numerose automobili. Quando giunsi all’altezza del semaforo di calle Balmes scorsi un capannello di grigi impiegati che si mangiavano con gli occhi una Studebaker, neanche fosse una soubrette in abiti succinti. Proseguii fino alla Gran Vía attraversando incroci dove sfrecciavano tram, automobili e qualche sidecar. Nella vetrina di un negozio un manifesto della Philips annunciava l’avvento di un nuovo messia, la televisione, che avrebbe cambiato la nostra vita trasformandoci, come gli americani, in uomini del futuro. Fermín Romero de Torres, sempre al passo coi tempi, aveva già formulato il suo vaticinio.
«La televisione, mio caro Daniel, è l’Anticristo. Mi creda, nel giro di tre o quattro generazioni la gente non sarà più nemmeno in grado di scoreggiare da sola e l’essere umano regredirà all’età della pietra, alla barbarie medievale, a uno stadio che la lumaca aveva già superato all’epoca del pleistocene. Il mondo non verrà distrutto da una bomba atomica, come dicono i giornali, ma da una risata, da un eccesso di banalità che trasformerà la realtà in una barzelletta di pessimo gusto.»
Lo studio del professor Velázquez era al secondo piano della Facoltà di Lettere, in fondo a un corridoio di mattonelle a scacchi che dava sul chiostro meridionale. Trovai il professore che fingeva di ascoltare un’alunna dal fisico mozzafiato, con un elegante abito granata stretto in vita e due polpacci da scultura ellenica inguainati in calze di seta fina. Il professor Velázquez aveva una fama di dongiovanni e correva voce che l’educazione di una signorina di buona famiglia non poteva considerarsi completa se non dopo un fine settimana trascorso in una pensioncina del lungomare di Sitges a declamare alessandrini in compagnia dell’illustre accademico. Il mio istinto di venditore mi suggerì di non interrompere la conversazione tra i due, e così mi misi a guardare con calma la studentessa. Forse dipese dalla camminata che mi aveva rinfrancato, dai miei diciotto anni o magari dall’abitudine di passare il tempo in compagnia di muse cartacee invece che di fanciulle in carne e ossa (tutte lontane anni luce dal fantasma di Clara Barceló) ma, dopo aver ispezionato ogni centimetro dell’anatomia di quella ragazza, che vedevo solo di spalle ma immaginavo a tre dimensioni, mi venne un capogiro.
«Daniel, che bella sorpresa» esclamò il professor Velázquez. «Meno male che non è venuto il buffone dell’ultima volta, quello col nome da torero. Per me, o è un ubriacone o è matto da legare. Figurati che mi ha chiesto se conoscevo l’etimologia della parola bocciolo, con un tono sarcastico del tutto fuori luogo.»
«È perché prende medicine molto forti. Ha problemi di fegato.»
«È perché è un beone» sbottò Velázquez. «Se fossi in voi, mi rivolgerei alla polizia. Scommetto che è schedato. E come gli puzzano i piedi, diamine! Questi rossi di merda non si lavano dal giorno in cui è caduta la Repubblica.»
Stavo per inventare una scusa accettabile a discolpa di Fermín quando la studentessa si girò e io rimasi di stucco.
La vidi sorridermi e sentii che mi bruciavano le orecchie.
«Ciao, Daniel» disse Beatriz Aguilar.
Le risposi con un cenno del capo, ammutolito all’idea di aver avuto certi pensieri verso la sorella del mio migliore amico.
«Vi conoscete?» chiese Velázquez, curioso.
«Daniel è un amico di famiglia» rispose Bea. «Il solo che abbia avuto il coraggio di dirmi che sono una gran smorfiosa.»
Velázquez mi fissò incredulo.
«Sono passati dieci anni» precisai. «E l’avevo detto per scherzo.»
«Be’, sto ancora aspettando le tue scuse.»
Velázquez scoppiò a ridere e mi prese il pacchetto dalle mani.
«Ho l’impressione di essere di troppo» disse scartandolo. «Ah, benissimo. Daniel, di’ a tuo padre che sto cercando un libro intitolato Matamoros: lettere di gioventù da Ceuta, di Francisco Franco Bahamonde, con prefazione e note di Pemán.»
«Senz’altro. Tra un paio di settimane le faremo sapere qualcosa.»
«Ti prendo in parola e vi lascio: trentadue cervelli vuoti mi stanno aspettando.»
Il professor Velázquez mi strizzò l’occhio ed entrò in aula, lasciandomi solo con Bea. Non sapevo dove posare lo sguardo.
«Senti, Bea, la faccenda dell’insulto, devi credermi...»
«Ti stavo prendendo in giro, Daniel. Eravamo bambini. E poi Tomás te le ha suonate a dovere.»
«E chi se lo dimentica?»
Bea mi sorrideva affabile, con l’aria di chi vuole la pace, o per lo meno una tregua.
«Non avevi tutti i torti, però. È vero che a volte faccio la smorfiosa» disse Bea. «Non ti sono molto simpatica, vero?»
La domanda mi colse alla sprovvista. Mi turbò la facilità con cui si smette di detestare un nemico quando depone le armi.
«No, non è vero.»
«Secondo Tomás, a esserti antipatica non sono io; in realtà, tu detesti mio padre ma te la prendi con me perché di lui hai paura. Non sei l’unico, di mio padre hanno paura tutti.»
Diventai pallido come un cencio ma poi, sorridendo tra me e me, le diedi ragione.
«Vuoi vedere che Tomás mi conosce meglio di quanto non mi conosca io stesso?»
«Non ti devi stupire. A mio fratello non sfugge nulla, anche se non dice mai una parola. Ma se un giorno si decidesse a parlare, tremerebbero i muri. Ti stima molto, sai?»
Mi strinsi nelle spalle abbassando lo sguardo.
«Non fa che parlare di te, di tuo padre, della libreria e di quell’amico che lavora con voi... Tomás lo considera un genio incompreso. A volte ho l’impressione che siate voi la sua vera famiglia.»
Il suo sguardo era duro, franco, senza paura. Non seppi cosa dirle e mi limitai a sorridere. Mi sentii braccato dalla sua sincerità e mi misi a guardare il patio.
«Non sapevo che studiassi qui.»
«Sono al primo anno.»
«Lettere?»
«Mio padre ritiene che le discipline scientifiche non siano adatte al sesso debole.»
«Già. Troppi numeri.»
«In realtà non mi dispiace. Adoro leggere e qui si conoscono persone interessanti.»
«Come il professor Velázquez?»
Bea sorrise, ironica.
«Sarò anche una matricola, ma so tenere a distanza i tipi di quel genere.»
Mi domandai che tipo fossi io, secondo lei.
«Il professor Velázquez è un amico di mio padre. Sono membri del consiglio direttivo dell’Associazione per la Promozione della Zarzuela e della Lirica Spagnola.»
Feci mostra di essere sinceramente impressionato.
«Come sta il tuo fidanzato, il sottotenente Cascos Buendía?»
Lei smise di sorridere.
«Pablo avrà una licenza fra tre settimane.»
«Sarai contenta.»
«Molto. È un ragazzo meraviglioso, anche se immagino cosa pensi di lui.»
Ne dubito, pensai. Bea si era fatta guardinga. Stavo per cambiare argomento ma le parole mi sfuggirono di bocca.
«Tomás mi ha detto che vi sposerete presto e che vi trasferirete a El Ferrol.»
Lei annuì, impassibile.
«Appena Pablo verrà congedato.»
«Sarai impaziente» dissi, con una sfumatura di cattiveria nella voce di cui fui il primo a sorprendermi.
«Per me è lo stesso. La sua famiglia ha proprietà in Galizia, cantieri navali, e Pablo ne dirigerà uno. Ha la vocazione del capo.»
«Si vede.»
Bea si irrigidì.
«E poi Barcellona la conosco come le mie tasche, dopo tanti anni.»
Colsi la tristezza nel suo sguardo.
«Pare che El Ferrol sia una città affascinante, molto vivace. I crostacei, poi, sono squisiti, soprattutto le granseole» dissi.
Bea scosse la testa e sospirò. Avrebbe voluto piangere di rabbia, ma era troppo orgogliosa, e così rise tranquillamente.
«Sono passati dieci anni e ti diverti ancora a offendermi, vero? Avanti, sfogati pure. Me lo merito. Pensavo che potessimo diventare amici, o almeno fingere di esserlo, ma forse valgo meno di mio fratello. Scusa se ti ho fatto perdere tempo.»
Si girò e si avviò lungo il corridoio che portava alla biblioteca. La vidi allontanarsi sulle piastrelle bianche e nere, avvolta dalla luce che entrava dalle vetrate.
«Bea, aspetta.»
La rincorsi, maledicendo il mio pessimo carattere. La raggiunsi a metà corridoio, afferrandola per un braccio. Mi fulminò con lo sguardo.
«Scusami. La colpa è mia. Sono io che non valgo quanto te e tuo fratello. Se ti ho offeso è perché invidio quell’idiota del tuo fidanzato e mi sembra impossibile che una persona come te possa andarsene a El Ferrol o in qualunque altro posto per seguirlo.»
«Daniel...»
«Ti sbagli: possiamo essere amici, se lo vuoi ancora, adesso che sai come sono. Ti stai sbagliando anche su Barcellona: pensi di conoscerla a menadito ma sono sicuro che non è vero e, se me lo permetti, te lo dimostr...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. L’ombra del vento
  4. Il Cimitero dei Libri Dimenticati
  5. Giorni di cenere. 1945-1949
  6. Miseria e compagnia. 1950
  7. Forma e sostanza. 1953
  8. Città di ombre. 1954
  9. Nuria Monfort: memorie di spettri. 1933-1954
  10. L’ombra del vento. 1955
  11. 27 novembre 1955. Post mortem
  12. 1956. Le acque di marzo
  13. 1966. Dramatis personae
  14. Copyright