Foibe
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Le stragi negate degli italiani della Venezia Giulia e dell'Istria

  1. 216 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
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Le stragi negate degli italiani della Venezia Giulia e dell'Istria

Informazioni su questo libro

Tra il maggio e il giugno 1945 migliaia di italiani della Venezia Giulia, dell'Istria e della Dalmazia vennero uccisi dall'esercito del maresciallo Tito, gettati nelle "foibe" o deportati nei campi sloveni e croati, dove morirono di stenti e malattie. In una strategia mirata a colpire chiunque si opponesse all'annessione delle terre contese alla "nuova" Jugoslavia, caddero collaborazionisti e repubblichini, membri del CLN, partigiani, comunisti, e soprattutto tanti cittadini comuni travolti dal clima di torbida violenza di quelle settimane. Se nella Venezia Giulia le ferite sono rimaste aperte alimentando la memoria di quei tragici fatti, nel resto del Paese sugli eccidi di Tito è gravato per oltre mezzo secolo un colpevole silenzio. In questo libro intenso e inquietante Gianni Oliva, attingendo a una puntuale documentazione d'archivio e bibliografica, ricostruisce le vicende di quei giorni in tutte le loro articolazioni politiche, militari e diplomatiche, restituendo alle "stragi negate" la loro verità e proponendole come patrimonio collettivo della storia nazionale.

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Informazioni

Editore
Mondadori
Anno
2014
Print ISBN
9788804515845
eBook ISBN
9788852036910
Argomento
Storia

Note bibliografiche

I. I quaranta giorni di Trieste

1. Carlo Sgorlon, La foiba grande, Mondadori, Milano 1992, p. 229.
2. Ibid., p. 170.
3. L’«Ordine n. 1» del Comando supremo della Slovenia è riportato in Galliano Fogar, Trieste in guerra 1940-1945, in «Quaderni dell’Istituto regionale per la storia del movimento di Liberazione nel Friuli-Venezia Giulia», n. 10, Trieste 1999, p. 246.
4. Carlo Sgorlon, La foiba grande, cit., p. 228.
5. La logica della repressione titoista è analizzata nei capp. IV e V: valga, comunque, l’anticipazione sul carattere «politico» e non «etnico» degli indirizzi stabiliti dai comandi dell’esercito partigiano jugoslavo. L’obiettivo non era l’eliminazione del gruppo etnico italiano, ma la soppressione di chiunque si opponesse all’annessione della Venezia Giulia alla Jugoslavia. Poiché negli accordi di Jalta il confine dell’Italia nordorientale era rimasto indefinito, Tito intendeva presentarsi al tavolo della pace con una situazione «di fatto»: territori occupati dagli jugoslavi, con relative autorità civili e militari, e assenza totale di manifestazioni di dissenso rispetto al programma annessionistico. Di qui l’incarceramento e l’eliminazione di quanti si oppongono a questo programma e di quanti possono diventare riferimenti per la comunità italiana, siano essi fascisti, delatori di ebrei, criminali di guerra, oppure sinceri antifascisti o comunisti contrari all’annessione. Di qui, anche, la diversa percezione dell’ondata persecutoria, sentita come ostilità nei confronti degli italiani in quanto tali.
6. Carlo Sgorlon, La foiba grande, cit., p. 231.
7. La «linea Morgan», che prende nome dal generale William Morgan, capo di Stato maggiore del comandante alleato per l’Italia Harold Alexander, definiva una linea di spartizione della Venezia Giulia in due zone di occupazione: la zona A, comprendente Gorizia, Trieste, la fascia confinaria orientale fino a Tarvisio e l’«enclave» di Pola, ricadeva sotto l’amministrazione militare anglo-americana; la zona B, comprendente Fiume, l’Istria e le isole del Quarnaro, era affidata all’amministrazione jugoslava. L’accordo venne firmato a Belgrado il 9 giugno dal maresciallo Tito e dal generale Alexander, e il 12 successivo gli jugoslavi abbandonarono la zona A.
8. AMAE, Affari Politici, Jugoslavia 1931-1945, busta 146, testimonianza di Fulvio D’Ippolito. La testimonianza è contenuta in un dossier in italiano e inglese, «Trattamento degli italiani da parte jugoslava dopo l’8 settembre 1943», trasmesso il 28 agosto 1946 dal ministero degli Affari Esteri – Divisione Generale Affari Politici – alle ambasciate italiane di Washington, Londra e Parigi.
9. AMAE, Affari Politici, Jugoslavia 1931-1945, busta 146, testimonianza di Francesco Salvatore.
10. AMAE, Affari Politici, Jugoslavia 1940-1945, busta 144, «Elenco patrioti arrestati e deportati», firmato dal Comitato di liberazione nazionale per la Venezia Giulia, senza indicazione di data.
11. AMAE, Affari Politici, Jugoslavia 1931-1945, busta 144, «I deportati da Trieste e dalla Venezia Giulia durante l’occupazione jugoslava – maggio 1945», memoriale firmato «Partito liberale di Trieste» e datato luglio 1945.
12. AMAE, Affari Politici, Jugoslavia 1931-1945, busta 147, lettera al Partito liberale di Trieste, datata 18 luglio 1945 e firmata da Renata Brandolin. I «Gruppi di Combattimento» cui si riferisce la testimonianza erano i reparti del ricostituito esercito italiano, formatisi nell’estate 1944: della consistenza di una divisione, essi furono impegnati a fianco degli anglo-americani nella campagna d’Italia, anche se il loro impiego fu più logistico che operativo.
13. AMAE, Affari Politici, Jugoslavia 1931-1945, busta 147, lettera a Ferruccio Parri, presidente del Consiglio dei ministri, datata Pola, 5 settembre 1945, e firmata da Nicolò Caluzzi e Franco Stocco.
14. AMAE, Affari Politici, Jugoslavia 1931-1945, busta 144, lettera al Comando VIII Armata britannica, senza indicazioni di data, firmata da Luigi Giannini.
15. Carlo Sgorlon, La foiba grande, cit., p. 235.
16. La testimonianza, originariamente pubblicata sul periodico della Democrazia cristiana triestina del 26 gennaio 1946, è riprodotta in Foibe ed esodo, allegato a «Tempi&Cultura», n. 3/1998, p. 44.
17. La testimonianza dell’insegnante Graziano Udovisi è riportata in Arrigo Petacco, L’esodo. La tragedia negata degli italiani d’Istria, Dalmazia e Venezia Giulia, Mondadori, Milano 1999, pp. 126-127.
18. Il documento è riportato in Foibe ed esodo, cit., p. 42.
19. Ibid.
20. AMAE, Affari Politici, Jugoslavia 1931-1945, busta 146, testimonianza di Maria Blasich, in «Trattamento degli italiani da parte degli jugoslavi dopo l’8 settembre 1943», cit.
21. AMAE, Affari Politici, Jugoslavia 1931-1945, busta 146, testimonianza di Antonio Gau.
22. AMAE, Affari Politici, Jugoslavia 1931-1945, busta 147, testimonianza di Mattia Ottonello.
23. AMAE, Affari Politici, Jugoslavia 1931-1945, busta 144, testimonianza di Giacomo Quintavalli.
24. AMAE, Affari Politici, Jugoslavia 1931-1945, busta 144, «I deportati da Trieste e dalla Venezia Giulia», cit.
25. Il documento è citato in Foibe ed esodo, cit., p. 45.
26. AMAE, Affari Politici, Jugoslavia 1931-1945, busta 144, rapporto sul campo di concentramento di Cirquenizza sulla costa croata, senza indicazione di data.
27. AMAE, Affari Politici, Jugoslavia 1931-1945, busta 146, testimonianza di Angelo D’Ambrosio, in «Trattamento degli italiani da parte degli jugoslavi dopo l’8 settembre 1943», cit.
28. AMAE, Affari Politici, Jugoslavia 1931-1945, busta 146, testimonianz...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Foibe
  4. Introduzione
  5. I. I quaranta giorni di Trieste
  6. II. Il «fascismo di confine»
  7. III. Le foibe istriane dell’autunno 1943
  8. IV. Il Litorale adriatico e la Risiera di San Sabba
  9. V. Tra tedeschi e titoisti: la lotta di liberazione nella Venezia Giulia
  10. VI. La «corsa per Trieste»
  11. VII. Epilogo: dalle foibe alla «linea Morgan»
  12. Elenco delle sigle e delle abbreviazioni
  13. Note bibliografiche
  14. Inserto fotografico
  15. Referenze fotografiche
  16. Copyright