Diary
eBook - ePub

Diary

  1. 252 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
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Informazioni su questo libro

Da quando ha sposato Peter, enigmatico compagno di corso alla scuola d'arte, Misty è venuta ad abitare sull'idilliaca Waytansea Island. Ora Peter, dopo un oscuro tentativo di suicidio, giace in coma all'ospedale. E Misty tiene questo diario - come facevano le mogli dei marinai costrette a lunghe separazioni dai mariti - per quando (semmai) tornerà alla coscienza. Ma - trattandosi di un'opera di Chuck Palahniuk - è inevitabile che il contenuto del diario sia molto bizzarro, anzi decisamente inquietante... Con Diary l'autore si è lasciato alle spalle le sue crude ambientazioni urbane a favore di una sinistra località turistica: ne viene fuori un nuovo, ipnotico Palahniuk sospeso tra l'horror e il grottesco, capace di dipingere, con la devastante forza narrativa e con la verve nichilistica che lo contraddistinguono da sempre, quegli inquietanti paesaggi umani che solo pochi scrittori hanno il coraggio di affrontare a viso aperto. Un libro maturo e sconvolgente: per molti ma non per tutti.

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Informazioni

Editore
Mondadori
Anno
2013
Print ISBN
9788804577300
eBook ISBN
9788852039683

1º luglio

Per la cronaca, Peter, è proprio una bastardata andare a dire a tutti che tua moglie fa la cameriera d’albergo. Sì, magari due anni fa faceva la cameriera.
Ora si dà il caso che sia l’assistente responsabile del personale di sala. È “Impiegata del mese” al Waytansea Hotel. È tua moglie, Misty Marie Wilmot, madre di tua figlia, Tabbi. E quasi, poco ci mancava, per un pelo non ha preso il pre-diploma in belle arti. Vota e paga le tasse. È la cazzo di regina degli schiavi, e tu sei un vegetale col cervello morto e un tubo su per il culo, in coma, attaccato a un fantastiliardo di costosissimi giocattoli che ti tengono in vita.
Caro, dolce Peter, diciamo che non sei nella posizione di dare della cazzo di cicciona sciatta proprio a nessuno.
Nei pazienti col tuo tipo di coma, i muscoli si contraggono tutti. I tendini tirano sempre di più. Le ginocchia salgono verso il petto. Le braccia si ripiegano sulla pancia. Nei piedi, i polpacci si contraggono tanto che le dita si torcono verso il basso, e ti viene male solo a guardarle. Nelle mani, le dita si piegano finché le unghie non ti si piantano nei polsi. I muscoli e i tendini si accorciano tutti. I muscoli della schiena, gli erettori spinali, si ritraggono e ti tirano la testa all’indietro al punto che quasi arriva a sfiorarti il culo.
Riesci a rendertene conto?
Tu tutto contorto e annodato, è per vedere questo che Misty si fa le tre ore di macchina fino all’ospedale. Senza contare il traghetto. È con questo disastro che Misty è sposata.
Scrivere questa roba è il momento peggiore della giornata. È stata tua madre, Grace, ad avere la brillante idea che Misty tenesse un diario del coma. Lo facevano i marinai e le loro mogli, ha detto Grace, tenevano un diario per ogni giorno che passavano lontani gli uni dalle altre. È una preziosa tradizione della vita di mare. Una gran bella tradizione di Waytansea Island. Dopo tutti quei mesi separati, quando si riunivano, marinai e mogli si scambiavano i diari per mettersi in pari su cosa si erano persi. Su come crescevano i figli. Che tempo aveva fatto. Ogni cosa veniva annotata. Ecco il tran tran quotidiano con cui tu e Misty vi sareste vicendevolmente annoiati a cena. Tua madre diceva che ti avrebbe fatto bene, che ti avrebbe aiutato a elaborare la guarigione. Un giorno, a Dio piacendo, tu aprirai gli occhi e prenderai Misty tra le braccia, bacerai la tua mogliettina devota, e qui dentro ci saranno tutti gli anni che ti sei perso, trascritti con amorevole dovizia di dettagli, i dettagli di tua figlia che cresce, e di tua moglie che ti desidera, e potrai sederti sotto un albero con una bella gazzosa, divertendoti a recuperare il tempo perduto.
Tua madre, Grace Wilmot, farebbe meglio a svegliarsi dal suo, di coma.
Caro, dolce Peter. Riesci a rendertene conto?
A ciascuno il suo coma.
Cosa ti ricorderai di prima, nessuno lo sa. Una possibilità è che la memoria si sia completamente cancellata. Triangolodellebermudata. Hai subito danni cerebrali. Nascerai nuovo di zecca. Diverso, ma lo stesso. Ri-nato.
Per la cronaca, tu e Misty vi siete conosciuti all’accademia. L’hai messa incinta e siete andati a vivere con tua madre su Waytansea Island. Se questa è roba che già sai, passa oltre. Un’occhiata veloce e poi via.
Quello che all’accademia non ti insegnano è che la tua vita può finire, quando resti incinta.
Esiste un’infinità di modi per suicidarsi senza morire-morire.
E casomai te ne fossi dimenticato, tu sei un gran cacasotto. Sei un egoista, un mediocre, un fannullone, uno smidollato pezzo di merda. Casomai non te lo ricordassi, sei stato tu ad accendere quella cazzo di macchina in quel cazzo di garage di merda per tentare da bravo coglione di asfissiarti con i gas di scarico, e comunque no, nemmeno quello ti è riuscito di fare. Sai, per certe cose innanzitutto non guasta avere il serbatoio pieno.
Giusto per farti capire in che razza di stato sei, quando la gente rimane in coma per più di due settimane i dottori parlano di stato vegetativo persistente. La faccia ti si gonfia, diventa rossa. I denti cominciano a scivolare via. Se non ti girano ogni tot ore, ti vengono le piaghe da decubito.
Oggi che tua moglie scrive questa roba è il tuo centesimo giorno da vegetale.
Quanto alle presunte tette di Misty flosce come due carpe morte, da che pulpito.
Un chirurgo ti ha infilato un tubo per il cibo nello stomaco. Hai un tubetto sottile nel braccio che serve a misurare la pressione del sangue. Che ti misura l’ossigeno e il biossido di carbonio nelle arterie. Un altro tubo ce l’hai nel collo, per misurare la pressione del sangue nelle vene che lo riportano al cuore. Hai un catetere. Un tubo nello spazio tra i polmoni e la gabbia toracica, per drenare tutti i liquidi che vi si potrebbero raccogliere. Piccoli elettrodi rotondi attaccati al torace che monitorano il cuore. Un paio di cuffie sulle orecchie che emettono onde sonore per stimolare il tronco encefalico. Un tubo che ti hanno ficcato giù per il naso pompa dentro di te l’aria prodotta da un respiratore. Hai un altro tubo attaccato alle vene, da cui gocciolano liquidi e medicine. Perché non secchino, gli occhi te li tengono chiusi con dei cerotti.
Giusto perché tu sappia com’è che ti stai pagando tutta questa roba, Misty ha promesso la casa alle suore della Misericordia. La grande e vecchia casa in pietra di Birch Street, con tutti e sei gli ettari di terreno. Nell’istante esatto in cui tu muori la chiesa cattolica si becca gli atti. Cent’anni della tua preziosa storia familiare dritti nelle loro tasche.
Nell’istante esatto in cui tu smetti di respirare, la tua famiglia resta senza un tetto.
Ma tranquillo, con il respiratore e il tubo per il cibo e le medicine non morirai. Nemmeno se lo volessi, ci riusciresti. Ti terranno vivo finché non sarai uno scheletro avvizzito con un sacco di macchine che ti pompano dentro aria e vitamine.
Caro, dolce, stupido Peter. Riesci a rendertene conto?
E poi, quando la gente usa l’espressione staccare la spina, è più che altro un modo di dire. Questi aggeggi hanno l’aria di essere difficili da manomettere. E poi ci sono i generatori di riserva, gli allarmi a prova di guasto, le batterie, i codici segreti a dieci cifre, le password. Per spegnere il respiratore ci vorrebbe una chiave speciale. Un ordine del tribunale, una dichiarazione che escluda la responsabilità per negligenza professionale, cinque testimoni, il consenso di tre dottori.
Perciò sta’ lì e fai il bravo. Qui nessuno stacca la spina a nessuno finché Misty non ha trovato un modo per cavarsi dal casino in cui l’hai lasciata.
Casomai non ricordassi, ogni volta che viene a trovarti Misty indossa una di quelle vecchie spille di bigiotteria che le hai regalato. Se la toglie dalla giacca e allarga l’ago metallico. Che viene sterilizzato con alcol per massaggi, naturalmente. Dio non voglia che ti restino cicatrici o infezioni da stafilococco. Misty ti spinge l’ago della vecchia spilla – molto, molto lentamente – nella carne della mano o del piede o del braccio. Finché l’ago non tocca un osso, o spunta dall’altra parte. Quando esce il sangue, Misty pulisce.
Quanta nostalgia.
Certe volte, quando ti viene a trovare, Misty l’ago te lo pianta dentro più e più volte. E sussurra: «Riesci a rendertene conto?».
Non che in passato tu non ti sia mai trafitto con uno spillo.
Sussurra: «Sei ancora vivo, Peter. Che te ne pare di questo?».
Tu che sorseggi la tua gazzosa e leggi queste parole sotto un albero tra una decina d’anni, tra cent’anni, devi sapere che la parte migliore di ogni visita è proprio ficcarti dentro quell’ago.
Misty ti ha regalato gli anni migliori della sua vita. Misty non ti deve nient’altro che un bel divorzio come si deve. Da bravo spilorcio testa di cazzo quale eri, volevi lasciarle il serbatoio a secco come hai sempre fatto. E come se non bastasse, hai lasciato messaggi minatori nelle case di tutti. Avevi promesso di amare, onorare e rispettare. Dicevi che avresti fatto diventare Misty Marie Kleinman un’artista famosa, e invece l’hai lasciata povera, odiata e sola.
Riesci a rendertene conto?
Caro, dolce, stupido bugiardo. La tua Tabbi ti manda baci e abbracci. Tra due settimane compie tredici anni. Un’adolescente.
Tempo previsto per oggi: parzialmente furibondo con occasionali esplosioni d’ira.
Casomai non ti ricordassi, è stata Misty a portarti quegli stivaletti in pelle d’agnello per tenere caldi i piedi. Tu indossi calze ortopediche che spingono il sangue su verso il cuore. Misty mette da parte i tuoi denti a mano a mano che cadono.
Per la cronaca, lei ti ama ancora. Se così non fosse, mica si prenderebbe la briga di torturarti.
Testa di cazzo che non sei altro. Riesci a rendertene conto?

2 luglio

Okay, okay. Cazzo.
Per la cronaca, buona parte di questo casino è colpa di Misty. Della povera piccola Misty Marie Kleinman. Del piccolo prodotto di un divorzio, mollato a casa da solo quasi tutti giorni.
Al college tutti quanti, tutti i suoi amici del corso di belle arti, le dicevano:
Non farlo.
No, dicevano i suoi amici. Non Peter Wilmot. Non “il Pisello Ambulante”.
Eastern School of Art, Meadows Academy of Fine Arts, Wilson Art Institute, girava voce che Peter Wilmot lo avessero cacciato dappertutto.
Che ti avessero cacciato.
Da ogni singola accademia delle belle arti di ben undici stati diversi. Peter andava lì e poi non si presentava a lezione. Non passava mai tempo nel suo studio. I Wilmot dovevano essere ricchi, perché lui era iscritto da quasi cinque anni, eppure aveva ancora il portfolio vuoto. Peter si limitava a provarci con giovani donne a tempo pieno. Peter Wilmot aveva capelli lunghi e neri, e portava questi maglioncini attillatissimi fatti a punto catenella e color fanghiglia azzurrognola. C’era sempre una spalla mezza scucita, e l’orlo che gli penzolava fin sotto l’inguine.
Donne grasse, magre, giovani e vecchie, Peter indossava il suo frusto maglioncino azzurrognolo e ciondolava per il campus tutto il giorno, flirtando con ogni studentessa. Peter Wilmot il Viscido. Le amiche di Misty gliel’avevano indicato, un giorno, con quel maglione che si stava disfacendo sui gomiti e in basso.
Il tuo maglione.
I punti si erano disfatti e c’erano buchi aperti sulla schiena, attraverso cui si vedeva la maglietta nera che Peter portava sotto.
La tua maglietta nera.
L’unica differenza tra Peter e un barbone malato di mente, curato in day hospital e con un limitato accesso al sapone, erano i gioielli. O forse no. Fondamentalmente si trattava di ignobili spille e collanine vecchie e strane fatte di strass. Tempestate di perle finte e gemme finte, vecchie patacche pungenti di vetro colorato che penzolavano sul davanti del maglione di Peter. Grosse spille da nonna. Una spilla diversa ogni giorno. Certi giorni erano grossi cerchi di smeraldi finti. Poi un fiocco di neve fatto di diamanti e rubini di vetro scheggiati, con le parti metalliche inverdite dal sudore.
Dal tuo sudore.
Bigiotteria.
Per la cronaca, la prima volta che Misty incontrò Peter fu a una mostra di studenti del primo anno, mentre con alcuni suoi amici guardava il dipinto di una casa in pietra grezza. Da un lato la casa si apriva in una grande sala di vetro, una serra piena di palme. Dalle finestre si intravedeva un pianoforte. Si intravedeva un uomo che leggeva un libro. Un piccolo paradiso privato. I suoi amici dicevano quant’era bello, con quei colori e tutto il resto, poi qualcuno disse: «Non ti voltare, il Pisello Ambulante sta venendo qui».
Misty disse: «Il cosa?».
E qualcuno le disse: «Peter Wilmot».
Qual...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Diary
  4. 21 giugno / tre quarti di luna
  5. 22 giugno
  6. 23 giugno
  7. 25 giugno
  8. 26 giugno
  9. 28 giugno
  10. 29 giugno / luna nuova
  11. 30 giugno
  12. 1º luglio
  13. 2 luglio
  14. 3 luglio
  15. 4 luglio
  16. 5 luglio
  17. 6 luglio
  18. 7 luglio
  19. 8 luglio
  20. 9 luglio
  21. 10 luglio
  22. 11 luglio
  23. 12 luglio
  24. 13 luglio / luna piena
  25. 14 luglio
  26. 15 luglio
  27. 16 luglio
  28. 17 luglio
  29. 21 luglio / tre quarti di luna
  30. 24 luglio
  31. 25 luglio
  32. 28 luglio / luna nuova
  33. 29 luglio / luna nuova
  34. 30 luglio
  35. 2 agosto
  36. 5 agosto
  37. 7 agosto
  38. 12 agosto / luna piena
  39. 15 agosto
  40. 16 agosto
  41. 20 agosto / terzo quarto di luna
  42. 21 agosto
  43. 21 agosto / … e mezzo
  44. 23 agosto
  45. 24 agosto
  46. 24 agosto / … e mezzo
  47. 24 agosto / … e tre quarti
  48. 25 agosto
  49. 26 agosto
  50. 27 agosto / luna nuova
  51. 27 agosto / … e mezzo
  52. 27 agosto / … e tre quarti
  53. 27 agosto / … e sette ottavi
  54. 28 agosto
  55. 3 settembre / primo quarto di luna
  56. Copyright