— Non puoi. Non puoi farlo da solo — disse Howard, scuotendo la testa.
— Sì che posso — ribatté Gregor. — Spiega perché, Twitchtip.
Twitchtip inarcò un sopracciglio da ratto in direzione di Gregor, per capire se ne fosse proprio sicuro. Lui annuì. — Benissimo, allora — disse. — Forse ha una possibilità. Gregor è nato furia.
Quella parola impressionò tutti. Ares e Andromeda agitarono le ali. Howard rimase a bocca aperta. — È nato furia? — ripeté. — E tu come lo sai?
— Le furie emettono un odore molto particolare quando combattono — spiegò Twitchtip. — È lieve persino per me, però riesco comunque a percepirlo. L’ho sentito la prima volta che ho incontrato il Sopramondo, ma poi mi sono chiesta se non l’avessi confuso con l’odore di Ripred. Aveva combattuto anche lui.
— Io tiravo alle sfere di sangue, quel giorno — aggiunse Gregor. — Ed era la prima volta che mi sentivo così.
— Sì, e io ne ho avuto la certezza in seguito, quando il calamaro ci ha attaccati — confermò Twitchtip. — Gli ho detto ciò che era, ma lui l’ha negato.
Ci fu un attimo di silenzio e Gregor si sentì addosso lo sguardo degli altri. — Infatti. Perché non volevo che fosse vero. Ma quello che voglio ha poca importanza. Non so bene cosa sia: succede qualcosa quando combatto. Qualcosa di strano. E se Twitchtip crede di sentire l’odore di questa cosiddetta furia su di me, è probabile che abbia ragione.
— Be’, Gregor, ammettiamo pure che sia così e che tu sia davvero una furia. Esserlo non ti rende immortale. Non significa che puoi entrare da solo in un labirinto pieno di ratti — obiettò Howard.
— Non sarà da solo — disse Ares. — Ci sarò io insieme a lui.
— E io lo guiderò nel labirinto per quanto mi sarà possibile — aggiunse Twitchtip. — Mi è arrivata una bella zaffata di pelo bianco prima che perdessi l’olfatto. Se non posso condurlo fino al Flagello, posso almeno portarcelo vicino.
— Allora veniamo anche io e Andromeda — disse Howard.
— Tu non sei invitato — replicò Gregor.
— Cosa? — chiese Howard.
— Non ti voglio nel labirinto, Howard. Voglio che tu porti indietro Mareth e dica a tutti quello che è successo. Qualcuno deve pur farlo. E se non torno, ho bisogno che porti la notizia alla mia famiglia — rispose Gregor.
— Non sei a capo di questa missione — replicò Howard. — Io ho avuto ordini da Regalia.
— Va bene, ma se provi a seguirmi, allora combatterò contro di te — ribatté Gregor.
— Appiedato, non avrai alcuna possibilità contro una furia in groppa a un alato — osservò Ares.
— Specie se hanno un ratto al loro fianco — rincarò Twitchtip.
Howard cominciava a perdere il controllo.
— Magari correrò il rischio! E magari lo farà anche Andromeda!
— Per favore, no, Howard. Per favore, torna a Regalia. Non voglio che i miei genitori continuino ad aspettare inutilmente che Boots e io entriamo dalla porta di casa. E prima o poi, se non ci vedranno arrivare, so che verranno a cercarci — disse Gregor. — E anche a Regalia devono sapere. Di Luxa. Adesso saranno costretti a trovarsi una nuova regina o un nuovo re, giusto? Perché, a prescindere da quello che diceva Luxa, è probabile che Nerissa non ce la faccia. Perciò toccherà a Vikus, poi a tua madre, e poi a te. Ma se tu muori, toccherà a…
— Stellovet. Oh, non ci avevo pensato — concluse Howard.
— Lascerai che sia lei a governare Regalia? — chiese Gregor.
— No, certo. Io… — Howard si premette i palmi delle mani sulla fronte. Tra la perdita di Pandora e di Luxa, una cugina che in realtà aveva appena ritrovato, e la responsabilità di un regno che incombeva su di lui… era chiaramente sopraffatto. — Non so cosa fare. Andromeda, tu cosa dici?
— Non combatterò contro il Sopramondo a rischio di fargli del male. Io porto a casa Mareth — si pronunciò Andromeda. — E tu dovresti venire con me.
— Oh… — La riluttanza sembrò infine abbandonare Howard. — Non posso lottare contemporaneamente contro tutti voi — disse.
Rimase immobile per qualche istante, la testa china. Poi la scosse e cercò di tornare alle questioni importanti. — Bene, allora ogni secondo è prezioso, se vogliamo sperare di riportare indietro Mareth vivo. Ma Andromeda non può fare il volo senza riposare, e non c’è un posto sicuro dove atterrare.
Era vero. Si misero tutti a riflettere sul problema, poi Ares parlò. — Ci sono dei pezzi di barca nella Cisterna. Non sono grandi, ma galleggiano ancora.
— Forse si potrebbe farne una scialuppa di salvataggio — suggerì Gregor.
— E cosa sarebbe una scialuppa di salvataggio? — chiese Howard.
— Nel Sopramondo, le grandi barche hanno delle scialuppe fissate a bordo. Sono imbarcazioni più piccole su cui puoi salire se la tua nave affonda — spiegò Gregor.
— Se la barca fosse abbastanza leggera da poterla trasportare, e io avessi la possibilità di riposare qualche ora ogni tanto, sarei in grado di farcela — affermò Andromeda.
Ares si offrì volontario per andare in cerca di relitti.
— Vengo con te — disse Gregor. Aveva bisogno di scambiare due parole con il suo pipistrello. Aspettò finché non furono in volo sopra la Cisterna prima di parlare. — Non sei obbligato, Ares. A dare la caccia al Flagello, intendo. Andrò da solo.
— No. Andremo insieme — disse Ares. — E poi, i rodenti hanno ucciso tutti i motivi che avevo per rivedere Regalia. Se per qualche strana combinazione noi due dovessimo sopravvivere e tu tornassi a casa, per me comincerebbe il silenzio.
Quello che diceva il pipistrello era vero. Scomparse Luxa e Aurora, Ares non avrebbe più avuto contatti con nessuno.
Forse avrebbe potuto restarsene nel suo nascondiglio per anni senza che qualcuno si prendesse il disturbo di indagare su che fine avesse fatto. Gregor sarebbe tornato a casa, morto dentro, e Ares sarebbe stato praticamente bandito.
— D’accordo — disse Gregor. — Andremo insieme. — Aveva idea che non avrebbero mai più discusso su quell’argomento… sulla possibilità che uno dei due corresse un pericolo senza l’altro.
Non si preoccupò di ringraziare Ares.
In un certo senso, avevano superato la fase dei ringraziamenti. In un certo senso, sarebbe stato quasi come ringraziare se stesso.
Gregor capì che quel viaggio infarcito di calamari e gorghi e acari e serpenti e perdite, grandi perdite, li aveva cambiati. Aveva reso reale il giuramento che avevano pronunciato davanti alla folla inferocita dei Regaliani.
Ricordò la sensazione dell’artiglio di Ares stretto nella sua mano e ripensò alle parole che aveva detto, con Luxa che gliele suggeriva.
Ares l’alato, a te vincolo la mia sorte,
siamo due, ma una è la nostra vita
e una la nostra morte.
Nel buio e nel fuoco, in ogni guerra e contesa,
di te sarò custode, e mi consacro a quest’intesa.
Ares era il suo pipistrello. Gregor era l’umano di Ares. Ormai erano veramente vincolati l’uno all’altro.
Unica nota positiva, fecero una buona pesca. Ares trovò tre pezzi della barca e Howard fu in grado di farne una specie di zattera con l’aiuto delle ultime strisce di nastro isolante. Non era un affare su cui avresti voluto tentare di attraversare la Distesa d’Acqua, ma quando scesero a provarlo, resse il peso di Gregor, Ares e Howard insieme.
— Dovrebbe andare, per qualche ora alla volta — disse Howard. — Il tempo che Andromeda dorma un po’.
Importanti quasi quanto i resti della barca furono i due zaini che riuscirono a recuperare. Erano stati sospinti dentro una delle gallerie nel momento in cui le onde erano alte. Il primo conteneva del cibo. Il secondo, con grande sollievo di Howard, era il suo kit di pronto soccorso.
— Ah, guarda! Questo ha lo stesso valore della luce! — esclamò. Aprì subito lo zaino e cominciò a darsi da fare. Cambiò le bende di Mareth e Twitchtip, cospargendo le ferite con una medicina. Tornò a fasciare il braccio di Gregor, che in effetti mostrava qualche segno di miglioramento, e applicò un balsamo sui morsi da acaro di Ares.
Howard insisté perché Gregor prendesse ciò che restava del cibo, visto che Mareth non era comunque in grado di mangiare, e lui e Andromeda potevano nutrirsi di pesce crudo. — E chi può sapere cosa troverai nel Dedalo…
Gregor prese la spada di Mareth. Howard aveva ancora la sua.
Per concludere, si divisero la luce. Avevano due torce elettriche funzionanti. Quella di Howard si era spenta durante l’attacco dei serpenti, e due erano scomparse in mare con Luxa e Boots. Quindi c’era una torcia per gruppo, ma Howard lasciò a Gregor tutte le batterie di ricambio. — Andromeda ci porterà a casa anche senza luce. Tu hai molti più problemi da affrontare.
Gregor annuì. Mise le tavolette di cioccolato, il cibo e le batterie di scorta in uno zaino. Infilò la spada di Mareth tra due cinghie. La torcia era ancora fissata col nastro adesivo al braccio sano.
Andromeda appiattì il dorso e gli altri vi distesero sopra Mareth. Howard lo avvolse nella coperta di riserva tolta dal suo kit di pronto soccorso. Poi fece passare una gamba sul collo del pipistrello. — Vola alto, Gregor di Sopramondo.
— Vola alto — rispose Gregor. Anche se gli sembrava che “È stato bello conoscerti” fosse più appropriato. Non si aspettava davvero di rivedere Howard.
Andromeda decollò, afferrando la zattera tra gli artigli mentre usciva dalla galleria. Scomparvero quasi all’istante.
Gregor, Ares e Twitchtip si voltarono e si addentrarono nella galleria senza una parola.
Guidata dagli odori del Dedalo che era riuscita a percepire prima della ferita al naso, Twitchtip condusse Gregor e Ares attraverso l’intrico di cunicoli. Quasi subito, la galleria cominciò a dividersi. Alcuni sentieri portavano a intersezioni che si ramificavano in quattro o cinque direzioni diverse. Altri si attorcigliavano su se stessi come cavatappi, sicché ci volevano dieci minuti per coprire una distanza che, in linea retta, ne avrebbe richiesto soltanto uno. Mano a mano che penetravano nel labirinto, l’andamento delle gallerie si faceva sempre più imprevedibile. Uno stretto passaggio attraverso il quale riuscivano appena a infilarsi si apriva di punto in bianco in una caverna enorme, che a sua volta conduceva a un percorso a ostacoli fatto di massi.
Per Ares era una prova particolarmente difficile, dal momento che la maggior parte del viaggio andava fatta a piedi. Procedeva saltellando, svolazzando, muovendo minuscoli, rapidi passi da pipistrello nei pertugi più stretti e aprendo le ali, sollevato, quando raggiungevano uno spazio più ampio.
Nessun segno dei ratti. — Devono aver assistito alla fine di tua sorella — disse Twitchtip. — I rodenti credono di averti sconfitto e che il Flagello sia salvo. Ma alla fine uno di loro coglierà il tuo odore, e allora comincerà la battaglia.
Si sforzarono di andare avanti per circa un’ora, poi si fermarono a riprendere fiato.
— E riesci a ricordare tutto questo? Solo dagli odori che hai sentito quando eravamo nella Cisterna? — chiese Gregor a Twitchtip.
— Be’, un po’ è quello, e un po’ il fatto che conosco il Dedalo meglio di chiunque altro. Ho vissuto qui per circa un anno dopo essere stata bandita — ansimò Twitchtip. Non stava bene per niente. Le fasciature del naso e del moncone di coda erano intrise di sangue, e i suoi occhi avevano uno sguardo acceso, febbrile.
— Credevo che vivessi nella Terra Morta — osservò Gregor.
— All’inizio no. Mi nascondevo in una grotta vicino alla Cisterna. I ratti non ci venivano mai per via dei serpenti. Non era l’ideale, ma comunque più sicuro della Terra Morta. Poi, un giorno, mi sono addormentata mentre ero a raccogliere funghi e una pattuglia mi ha visto. Sono dovuta scappare e l’unico posto dove potevo ancora andare era la Terra Morta — raccontò Twitchtip. — Non ho par...