Terra bruciata (Il Giallo Mondadori)
eBook - ePub

Terra bruciata (Il Giallo Mondadori)

  1. 196 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
eBook - ePub

Terra bruciata (Il Giallo Mondadori)

Informazioni su questo libro

Due destini paralleli. L'ispettore Graziano Rossi porta in questura un tossico: vuole informazioni su uno spacciatore che ha mandato in overdose un ragazzino. Più tardi, rientrando dal lavoro, si ferma nei pressi di un cavalcavia e ritrova il tossico rilasciato poco prima. Qualcosa scatta dentro di lui. Lo pesta a sangue. Poi se ne va, lasciandolo in fin di vita. Quella stessa notte, Maria Vittoria si sveglia all'improvviso. Suo marito dorme profondamente lì accanto, i due figli nella loro stanza. Qualcosa è scattato dentro di lei. Si alza, prende una pistola dalla collezione di armi del marito, uccide lui e i bambini. Poi si veste: pantaloni scuri, maglione, stivali. E se ne va. Graziano e Maria Vittoria. Due destini condannati a intrecciarsi in una scia di morte che Erica Franzoni, commissario capo della Mobile di Genova, e il vicequestore Antonio Maffina dovranno spezzare. A qualsiasi costo.

Domande frequenti

Sì, puoi annullare l'abbonamento in qualsiasi momento dalla sezione Abbonamento nelle impostazioni del tuo account sul sito web di Perlego. L'abbonamento rimarrà attivo fino alla fine del periodo di fatturazione in corso. Scopri come annullare l'abbonamento.
Al momento è possibile scaricare tramite l'app tutti i nostri libri ePub mobile-friendly. Anche la maggior parte dei nostri PDF è scaricabile e stiamo lavorando per rendere disponibile quanto prima il download di tutti gli altri file. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Perlego offre due piani: Base e Completo
  • Base è ideale per studenti e professionisti che amano esplorare un’ampia varietà di argomenti. Accedi alla Biblioteca Base con oltre 800.000 titoli affidabili e best-seller in business, crescita personale e discipline umanistiche. Include tempo di lettura illimitato e voce Read Aloud standard.
  • Completo: Perfetto per studenti avanzati e ricercatori che necessitano di accesso completo e senza restrizioni. Sblocca oltre 1,4 milioni di libri in centinaia di argomenti, inclusi titoli accademici e specializzati. Il piano Completo include anche funzionalità avanzate come Premium Read Aloud e Research Assistant.
Entrambi i piani sono disponibili con cicli di fatturazione mensili, ogni 4 mesi o annuali.
Perlego è un servizio di abbonamento a testi accademici, che ti permette di accedere a un'intera libreria online a un prezzo inferiore rispetto a quello che pagheresti per acquistare un singolo libro al mese. Con oltre 1 milione di testi suddivisi in più di 1.000 categorie, troverai sicuramente ciò che fa per te! Per maggiori informazioni, clicca qui.
Cerca l'icona Sintesi vocale nel prossimo libro che leggerai per verificare se è possibile riprodurre l'audio. Questo strumento permette di leggere il testo a voce alta, evidenziandolo man mano che la lettura procede. Puoi aumentare o diminuire la velocità della sintesi vocale, oppure sospendere la riproduzione. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Sì! Puoi usare l’app Perlego sia su dispositivi iOS che Android per leggere in qualsiasi momento, in qualsiasi luogo — anche offline. Perfetta per i tragitti o quando sei in movimento.
Nota che non possiamo supportare dispositivi con iOS 13 o Android 7 o versioni precedenti. Scopri di più sull’utilizzo dell’app.
Sì, puoi accedere a Terra bruciata (Il Giallo Mondadori) di Annamaria Fassio in formato PDF e/o ePub. Scopri oltre 1 milione di libri disponibili nel nostro catalogo.

Informazioni

Editore
Mondadori
Anno
2012
eBook ISBN
9788852026577
ANNAMARIA FASSIO

TERRA
BRUCIATA

Mondadori

PRIMO GIORNO

La vita mia esser simbolo
Di paura e di morte, sono tenebre i miei abiti
I bambini sorridono, “mamma guardalo, che bestiaccia è?”
BAUSTELLE, Il corvo Joe

1

Traffico in ingresso nelle principali città. A Milano si segnalano rallentamenti sulla tangenziale Est per lavori in corso all’altezza di viale Forlanini. Attese contenute al Traforo del Monte Bianco in direzione della Francia. Si raccomanda attenzione nella guida e massima prudenza per banchi di nebbia sulla Milano-Genova all’altezza di Voghera, e al vento forte sulla Genova-Santhià sino all’altezza di Ovada.
CCISS Viaggiare informati
Granate sulla folla a Liegi. Sei morti, decine di feriti.
Dalle prime pagine dei quotidiani
C’erano delle volte che le notti di pattuglia scivolavano lente e pareva non dovessero finire mai, altre invece erano affannose come il respiro di un asmatico, altre ancora non conducevano da nessuna parte. Tempo sprecato. Tempo vuoto. L’auto della volante girava e rigirava compiendo sempre il medesimo percorso. Strade buie, saracinesche abbassate, nemmeno un bar aperto. All’odore forte che ristagnava nell’abitacolo se ne sovrapponeva un altro, più sottile, che sapeva di nebbia, umidità e campi irrorati di concime. In tutti i casi una noia senza scampo.
Quella notte l’ispettore Graziano Rossi e il suo collega Pietrasanta, per scaldarsi, erano dovuti entrare in autostrada e fermarsi in un autogrill. Avevano bevuto un caffè e poi un altro. Pietrasanta si era attardato a tentare la fortuna con il Gratta e Vinci, Graziano ne aveva approfittato per andare in bagno. I gabinetti erano impregnati dell’odore pungente del disinfettante, ma almeno erano puliti. Un uomo si stava radendo davanti allo specchio, ascoltando musica dall’iPod appoggiato sul lavabo. Graziano provò un moto d’invidia per lo sconosciuto che andava chissà dove. Era molto elegante: maglioncino di cachemire, giacca di tweed con le toppe, mocassini di pelle morbida. Lo sconosciuto fece un cenno di saluto, poi riprese a radersi. Graziano lasciò la toilette pensando che doveva assolutamente dare un senso a quel girovagare da una strada all’altra nell’attesa che accadesse cosa non lo sapeva nemmeno lui. Avrebbe volentieri bevuto un whisky, ma era in servizio, perciò andò a recuperare Pietrasanta che sonnecchiava davanti al reparto libri.
— Andiamo — disse.
Quando tornarono ad Alessandria, la situazione non era cambiata di molto. Graziano inchiodò davanti alla stazione.
— Tu resta qui — ordinò al collega. — E tieni gli occhi aperti.
Pietrasanta s’insaccò nel giaccone. Mani in tasca. Occhi assonnati.
Graziano pensò che si sarebbe addormentato all’istante. — Tieni gli occhi aperti — ripeté.
Era tanto magro che gli si contavano le costole. Il viso pustoloso. Gli occhi arrossati. Tremava e diceva di aver freddo. Si chiamava Mario Biagini, nullafacente e nullatenente. Un tossico, uno tra i tanti, soltanto più vecchio e male in arnese di altri. Aveva forse cinquant’anni e si drogava da quando ne aveva sedici. Era un mistero come facesse a essere ancora in vita. Quando arrivò Graziano, si stava iniettando una dose in vena. Lì allo scalo c’erano altri disgraziati come lui intenti a dormire, a russare, a litigare sommessamente per un pezzo di coperta sudicia. L’aria era fredda e il mattino ancora lontano. Graziano si sentì stanchissimo. Strattonò il Biagini senza tanti complimenti.
— Ho bisogno di te. Alzati e non fare storie.
Biagini non aveva nemmeno aperto gli occhi. Puzzava. Si lasciò portare via in silenzio, senza capire bene cosa gli stesse accadendo. Inciampò e Graziano dovette sorreggerlo perché non finisse lungo disteso in mezzo ai binari.
— Un controllo — disse. — Poi ti lascio andare.
Quando arrivarono in questura Biagini si riprese un po’. — Non ho fatto niente — biascicò.
Graziano nemmeno gli rispose e lo portò nell’ufficio che divideva con Pietrasanta, una stanza piccola e disadorna, salvo due scaffalature metalliche e un divanetto in similpelle piazzato di traverso in un angolo morto. Ogni tanto Pietrasanta ci si sdraiava “per dar aria ai piedi”. Soffriva di calli e vesciche, un male comune a molti sbirri.
— Allora, Biagini? — lo apostrofò Graziano. Si accese una sigaretta e gli sbuffò il fumo in faccia.
— Perché sono qui?
— Ti faccio un nome: Coletti Omar. Lo conosci, vero? Spaccia dalle parti dell’ospedale. Ora ascoltami bene, Biagini, perché non ho voglia di ripetermi. L’Omar ha spedito in overdose un quindicenne, un bamboccio appena uscito dalle medie. È stato in fin di vita per due giorni...
— Io non c’entro nulla.
— Tu no, ma l’Omar forse sì. Prima o poi ci scapperà il morto e allora saranno guai seri.
— Non so niente — biascicò Biagini. — Io mi rifornisco da Marò.
— Che per inciso è in carcere. Non tentare di fregarmi, Biagini!
L’ometto si strinse nelle spalle e ciondolò la testa. Il sistema idraulico del suo organismo doveva essere in tilt perché colava dal naso e dalla bocca e forse se l’era pure fatta addosso, considerato il tanfo che emanava.
— Dimmi tutto quello che sai sull’Omar Coletti e magari ti lascio andare — disse Graziano. Ordinò un caffè e in un lampo di folle generosità fece portare una bottiglietta di acqua minerale per Biagini. L’uomo bevve avidamente, sbrodolandosi come un bambino o un vecchio. “Il che è esattamente la stessa cosa” pensò Graziano, evitando di guardarlo. Saliva. Bava. Fiato pesantissimo. Graziano maledisse il suo lavoro. Alba umida contro i vetri. Gocce di pioggia o forse brina. L’ispettore decise che ne aveva abbastanza. Del resto, il suo turno era ormai finito da una mezz’ora abbondante. Invidiò Pietrasanta che doveva essere sotto le coperte da un pezzo.
“Un’altra notte da schifo” pensò.
Quando uscì dalla questura, scoprì che si era alzata la nebbia. A lui piaceva guidare immerso nel grigiore soffice e spumoso appena rischiarato dai fari gialli delle macchine. Anche i rumori erano diversi e a volte non c’erano affatto, come se la foschia li avesse ingoiati assieme alla strada, agli alberi e alle case. Quella mattina, però, la nebbia non gli procurò alcun piacere. Era anzi un fastidio, uno dei tanti che zavorravano le sue giornate: il Biagini che alla fine era stato rilasciato e ora probabilmente stava smaltendo la dose in qualche fosso, l’Omar Coletti che spacciava roba da schifo, il furto in un cascinale sul Tanaro, tremila euro e una manciata di cianfrusaglie, null’altro, e una lite tra vicini finita a coltellate.
Robetta da due soldi. Spicciolame.
Graziano era stanco di fare il poliziotto ad Alessandria, dei pattugliamenti notturni, dei discorsi inconcludenti con i colleghi, delle inchieste che duravano dall’alba al tramonto perché lì in provincia non succedeva mai niente di rilevante. Sperava sempre in un colpo di fortuna ma la fortuna, se mai esisteva, girava da tutt’altra parte. Imboccò la strada che portava al suo quartiere, un agglomerato di casette bifamiliari gialle e arancio con annesso giardino condominiale e garage per il SUV. Il posto gli piaceva abbastanza, anche se era un po’ troppo fuori mano per i suoi gusti. La nebbia si stava dissolvendo in una specie di vapore ferroso che stazionava a mezz’aria come indeciso su quale strada prendere. L’idea di entrare in casa, di appendere il giubbotto all’attaccapanni, riporre la pistola in un luogo sicuro, bere un altro caffè scipito, svegliare Irene e infine mettersi a dormire gli parve insopportabile. Pensò allo sconosciuto dell’autogrill. Chissà dov’era arrivato nel frattempo.
Il gatto siamese dei vicini si stava leccando in mezzo alla strada e Graziano accelerò nel tentativo di metterlo sotto, ma la bestiola fece un balzo e sparì nel giardino. Il contrattempo lo fece infuriare del tutto. Sgommando e imprecando, fece inversione di marcia e riprese il suo ozioso vagabondare.
Il troncone di un cavalcavia mai ultimato si ergeva alla periferia nord di Alessandria, in una zona a metà strada tra l’industriale e il residenziale. In città l’avevano battezzato senza troppa fantasia “ecomostro” e un comitato di zelanti cittadini si batteva da tempo perché l’obbrobrio sparisse. Invece il troncone resisteva, simile a un animale ferito che per qualche oscura ragione avesse deciso di morire proprio lì, tra le sterpaglie, gli sgraziati capannoni e le nuove villette a schiera con porticato che faceva tanto country. Era ricoperto di graffiti che il sole e la pioggia avevano sbiadito e abitato da topi che avevano fatto il nido tra le crepe del cemento e rosicchiavano tutto quello che c’era da rosicchiare.
Quella mattina il cavalcavia pareva più malandato del solito. Forse era colpa della luce che fendeva prepotente la caligine e illuminava di sghimbescio il cemento dove i ferri dell’armatura spuntavano come serpi irrigidite dal freddo. Il silenzio della campagna era rotto dal sibilo delle auto che correvano veloci sull’autostrada cento metri più avanti e dal rumore martellante di un compressore.
Graziano fermò la macchina a ridosso di un cumulo di terra e sabbia, aprì la portiera e uscì nell’aria fredda. Si stirò a lungo. Sbadigliò. Si guardò intorno. La noia, e forse qualcos’altro che lui non riusciva a decifrare, lavorava implacabile nel suo cervello e nel suo stomaco. Aveva anche voglia di orinare e allora si avviò verso il cavalcavia. Vide subito il Biagini. Se ne stava accucciato in mezzo alla spazzatura, indifferente al puzzo di carogna e allo sgocciolio di un rivolo d’acqua proprio sulla sua testa. Era perso nei suoi deliri e del tutto indifferente al sudiciume che lo circondava.
Graziano sorrise. — Toh, chi si rivede!
Biagini alzò gli occhi e lo fissò imbambolato. — Ciao, sbirro. Sei venuto ad arrestarmi di nuovo? — Lo sforzo di parlare lo esaurì. Si rannicchiò in una posizione quasi fetale, la testa a un centimetro di distanza da un mucchietto di feci maleodoranti.
Graziano era disgustato e il disgusto rinfocolava la rabbia. — Questo è proprio il posto giusto per uno stronzo come te.
— Certo non è l’Hilton — rispose Biagini che sembrava prenderci gusto a provocarlo.
Graziano gli fu sopra.
— Che fai? Vuoi menarmi, sbirro? Mica è corretto... — Biagini scalciò, ma Graziano lo sbatté contro la parete e cominciò a tempestarlo di pugni. A ogni colpo sentiva che la tensione si alleggeriva e che la rabbia lasciava il posto alla stanchezza. Un pugno dopo l’altro, sino a quando Biagini non fu più in grado di fare nulla se non guardarlo terrorizzato dall’unico occhio ancora aperto; l’altro era un grumo di sangue e sporcizia.
— L’hai imparata la lezione, brutto pezzo di merda?
Biagini non rispose. Respirava pesantemente e si lamentava. Graziano pensò che non ci fosse più gusto a prendersela con lui. Gli sferrò un ultimo calcio e lasciò il cavalcavia quasi con un senso di liberazione. Le mani gli facevano male ed erano sporche di sangue. “Va a finire che mi becco pure qualche malattia” si disse. Si fermò presso una fontanella e le lavò a lungo. L’acqua gelida gli fece piacere e attenuò il dolore.
Graziano riprese il suo vagabondare. Si sentiva completamente svuotato. Pensò a un buon caffè nel mi...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Terra bruciata
  3. Copyright