Bel golpe, SAS (Segretissimo SAS)
eBook - ePub

Bel golpe, SAS (Segretissimo SAS)

  1. 208 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
eBook - ePub

Bel golpe, SAS (Segretissimo SAS)

Informazioni su questo libro

Perdere la testa per le amene giungle del Panama? Julio Chavarria non ci pensa affatto. A lui non interessa il paesaggio. Gli interessano solo i documenti che porta nella valigetta di pelle, roba pericolosa. Un altro che si crede più furbo del generale Emiliano Coiba, per tutti El Viejo, l'uomo forte del paese. Quando viene prelevato da un agente del G2, la sezione politica della Guardia Civil, lo sfiora il dubbio di essere nei guai. Ma, in fondo, la dittatura panamense non è poi così terribile... Sì, certo. Intanto la camicia inizia a stringergli un po' il collo. Sempre meglio del pugnale che quel collo glielo segherà a breve, per staccare la testa del furbo Chavarria. Il generale la voleva, ed eccolo accontentato. Ora però che cominciano a saltare le teste, c'è un solo uomo in grado di tenere la propria ben attaccata sulle spalle in quel mattatoio a cielo aperto. È Sua Altezza Serenissima Malko Linge, il Principe delle Spie.

Domande frequenti

Sì, puoi annullare l'abbonamento in qualsiasi momento dalla sezione Abbonamento nelle impostazioni del tuo account sul sito web di Perlego. L'abbonamento rimarrà attivo fino alla fine del periodo di fatturazione in corso. Scopri come annullare l'abbonamento.
Al momento è possibile scaricare tramite l'app tutti i nostri libri ePub mobile-friendly. Anche la maggior parte dei nostri PDF è scaricabile e stiamo lavorando per rendere disponibile quanto prima il download di tutti gli altri file. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Perlego offre due piani: Base e Completo
  • Base è ideale per studenti e professionisti che amano esplorare un’ampia varietà di argomenti. Accedi alla Biblioteca Base con oltre 800.000 titoli affidabili e best-seller in business, crescita personale e discipline umanistiche. Include tempo di lettura illimitato e voce Read Aloud standard.
  • Completo: Perfetto per studenti avanzati e ricercatori che necessitano di accesso completo e senza restrizioni. Sblocca oltre 1,4 milioni di libri in centinaia di argomenti, inclusi titoli accademici e specializzati. Il piano Completo include anche funzionalità avanzate come Premium Read Aloud e Research Assistant.
Entrambi i piani sono disponibili con cicli di fatturazione mensili, ogni 4 mesi o annuali.
Perlego è un servizio di abbonamento a testi accademici, che ti permette di accedere a un'intera libreria online a un prezzo inferiore rispetto a quello che pagheresti per acquistare un singolo libro al mese. Con oltre 1 milione di testi suddivisi in più di 1.000 categorie, troverai sicuramente ciò che fa per te! Per maggiori informazioni, clicca qui.
Cerca l'icona Sintesi vocale nel prossimo libro che leggerai per verificare se è possibile riprodurre l'audio. Questo strumento permette di leggere il testo a voce alta, evidenziandolo man mano che la lettura procede. Puoi aumentare o diminuire la velocità della sintesi vocale, oppure sospendere la riproduzione. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Sì! Puoi usare l’app Perlego sia su dispositivi iOS che Android per leggere in qualsiasi momento, in qualsiasi luogo — anche offline. Perfetta per i tragitti o quando sei in movimento.
Nota che non possiamo supportare dispositivi con iOS 13 o Android 7 o versioni precedenti. Scopri di più sull’utilizzo dell’app.
Sì, puoi accedere a Bel golpe, SAS (Segretissimo SAS) di Gerard De Villiers in formato PDF e/o ePub. Scopri oltre 1 milione di libri disponibili nel nostro catalogo.

Informazioni

Editore
Mondadori
Anno
2012
eBook ISBN
9788852026034

1
Il minibus con la scritta FRONTERA-DAVID sul davanti rallentò bruscamente per non investire un campesino in bicicletta, carico di canne di bambù lunghe qualche metro.
Julio Chavarria, strappato al suo torpore, diede un’occhiata all’esterno, ma vide solo la muraglia di giungla di un bel verde brillante in mezzo alla quale la strada serpeggiava pigramente.
Dal posto di frontiera di Paso Canoa, che segnava il limite fra la Costa Rica e il Panama, il paesaggio era sempre rimasto lo stesso. Julio Chavarria cercò di riprendere sonno malgrado il volume altissimo della radio del minibus, che riversava le solite salsas tropicali, intervallate da pubblicità urlate da voci aggressive.
Guardava sfilare la vegetazione tenendo la mano destra chiusa intorno al manico della valigetta di pelle posata sulle sue ginocchia. E pensava che le comunicazioni lasciavano davvero a desiderare nel suo paese. Aveva preso un taxi da San Josè, la capitale della Costa Rica, fino al confine, e quel piccolo autobus era il mezzo più rapido per raggiungere David, grosso centro della provincia di Chiriqui, dove avrebbe preso il Twin-Otter della Perla Airline fino a Panama.
Cominciò a cadere qualche goccia di pioggia, sporcando il parabrezza. Nel veicolo faceva un caldo asfissiante, umido, malgrado i finestrini aperti. Julio Chavarria tirò fuori di tasca un fazzoletto a quadri e si asciugò la nuca. Moriva di sete, ma non era solo colpa del caldo. Controllò istintivamente la chiusura della valigetta: conteneva dei documenti più esplosivi della dinamite. Aveva impiegato mesi per raccoglierli, ricorrendo a un’infinità di astuzie e affrontando rischi insensati. Il suo viaggio in Costa Rica gli aveva fornito gli ultimi elementi, i più importanti, con l’aiuto di un uomo che si nascondeva a San Josè, perché nel Panama era stata messa una taglia sulla sua testa.
Il minibus accelerò su una discesa, poi frenò di nuovo. Julio Chavarria vide sul ciglio della strada una Land Rover della Guardia Civil, con due soldati in divisa verdastra, armati di M16. Uno dei due, in piedi in mezzo alla carreggiata, faceva cenno al minibus di fermarsi. L’autista obbedì. Il soldato aprì la portiera e ordinò in tono perentorio: — Documenti!
Controllo di ordinaria amministrazione. In Costa Rica il tasso di disoccupazione era del quaranta per cento, a Panama solo del venti per cento… E quindi i clandestini erano numerosissimi. Julio Chavarria presentò la sua carta di identità come gli altri passeggeri. Il controllo finì in fretta e il bus ripartì.
Venti minuti dopo si fermava all’ingresso di Concepcion, primo paese panamense. L’autista scese, dopo avere gridato: — Due minuti di sosta!
Julio Chavarria scese dal minibus con altri passeggeri. Il veicolo si era fermato davanti a una baracca di legno e lamiera ondulata, battezzata pomposamente Café Los Melios. Qualche passeggero era rimasto a sonnecchiare sul suo sedile. Julio Chavarria si diresse verso l’ombra di una piccola terrazza dal tetto di bambù.
— Una Perrier! — gridò.
— Subito!
Il padrone gli portò l’ordinazione e se ne tornò subito al suo ventilatore. Julio Chavarria fece appena in tempo a mandar giù le prime sorsate che un uomo sbucò da dietro la baracca. Indossava jeans consumati, una T-shirt nera, e aveva gli occhi nascosti dietro un paio di Ray-Ban molto scuri. Senza dire una parola sedette su una sedia di ferro, di fronte a Julio Chavarria, che lì per lì notò solo le sue labbra molto sottili. Queste si schiusero su dei denti d’oro e lo sconosciuto domandò cortesemente: — Il signor Julio Chavarria?
Julio Chavarria sentì nascere e ingrossare in gola un nodo. Chi lo conosceva in quel buco sperduto?
— Sì — rispose allarmato.
Il suo interlocutore tirò fuori di tasca una tessera e gliela mostrò.
— Fuerza Especial G2.
Il nodo si fece più grosso.
Il G2 era la sezione politica della Guardia Civil…
— Che cosa volete? — Julio Chavarria stentava a controllare la voce.
Il poliziotto sorrise e fece un gesto per tranquillizzarlo.
— Niente di grave… Voglio solo parlare con voi del vostro viaggio in Costa Rica…
— Ma l’autobus sta per ripartire! — protestò Julio Chavarria. — Devo prendere un aereo a David.
— Non sarà una cosa lunga, solo pochi minuti — replicò il poliziotto. — Volete seguirmi fino alla mia macchina? Saremo più tranquilli…
Si era già alzato. Una voce interna diceva a Julio Chavarria di scappare, ma era come inchiodato sul posto dalla paura. Si guardò intorno in cerca di aiuto sullo spiazzo deserto, bruciato dal sole. Se si rifiutava di seguirlo, il poliziotto poteva costringerlo, e allora avrebbe perso di sicuro l’aereo. Le complicazioni non sarebbero più finite. A Panama la Guardia Civil era onnipotente. Si alzò anche lui e chiamò.
— Ehi!
Il padrone si scostò dal suo ventilatore. Chavarria gli porse una banconota.
— Tieni — disse. — Questo signore appartiene al G2. Vuole parlarmi. Chiedi all’autista del bus di non partire senza di me.
Il poliziotto aspettava un po’ in disparte, sotto il sole, e seguiva con occhio ironico la scena. Il padrone del locale balbettò qualche parola indistinta, poi i due uomini girarono intorno alla baracca di legno. Julio Chavarria teneva stretta in mano la valigetta di pelle.
Seguendo la sua guida attraversò una strada in terra battuta che passava dietro la baracca ed entrò in un cortile chiuso da muri. Una Land Rover della Guardia era ferma sotto un mango, sorvegliata da due soldati. Appena Julio Chavarria ebbe fatto pochi passi all’interno del cortile, uno dei due si piazzò davanti all’uscita, impassibile, con la sua faccia piatta da meticcio seminascosta dal casco.
— Sali — ordinò l’agente del G2 a Julio Chavarria, indicando la Land Rover.
Chavarria si fermò, con lo stomaco pieno di piombo e la nuca madida di sudore.
— Dove volete portarmi?
— Sali! — ripeté il poliziotto.
Il tono era secco, indifferente, carico di disprezzo. Julio Chavarria si girò di scatto e si mise a correre verso la strada. Si trovò davanti il soldato, a gambe larghe, che gli puntava contro il suo M16. Dietro di lui, la voce ironica del poliziotto del G2 disse: — Fammi il favore di alzare le mani, amico!
Julio Chavarria obbedì lentamente, senza mollare la valigetta. Subito il poliziotto gli si avvicinò alle spalle e lo perquisì in fretta, assicurandosi che non fosse armato. Julio era affascinato dalla piega impeccabile della camicia del soldato. Teneva le dita strette sul manico della valigetta, ma il poliziotto non cercò di impadronirsene. Quando ebbe finito di perquisirlo, gli diede una leggera pacca sulla schiena.
— Va bene, puoi abbassare le braccia. E adesso andiamo.
Chavarria si sentì tranquillizzato sia dal tono della voce sia dal fatto che il poliziotto non avesse tentato di prendergli il suo tesoro.
— Dove andiamo?
— Non lontano — rispose l’altro. — A trovare una persona.
— E il mio aereo?
— Se l’autobus è ripartito, ti accompagneremo fino a David.
Chavarria sedette sul metallo cocente del sedile posteriore. Il poliziotto si mise accanto a lui, i soldati salirono davanti e la Land Rover imboccò una strada che si addentrava nella giungla.
La Land Rover sobbalzò nel fango e aggirò un enorme tronco d’albero caduto sulla pista. Julio Chavarria respirava avidamente l’odore inconfondibile della foresta tropicale: un misto di marciume, di linfa, di clorofilla.
Il veicolo ripartì, sempre sobbalzando tra le buche fangose, seguendo uno stretto sentiero. I rami frustavano in continuazione il parabrezza. Le ultime casupole di Concepcion erano scomparse da un pezzo e l’unico segno di civiltà era un campo di mais che di tanto in tanto appariva attraverso la vegetazione.
Dovevano avere percorso già una decina di chilometri nel più assoluto silenzio, turbato a volte dal rumore metallico delle armi che sbattevano contro la carrozzeria. Il poliziotto guardava davanti a sé, senza preoccuparsi del passeggero. Julio Chavarria diede un’occhiata all’orologio e pensò che ormai aveva perso l’autobus. Questo richiamo alla realtà dissipò di colpo il suo torpore.
— Dove andiamo? — domandò di nuovo, con voce strozzata.
La paura cominciava ad assalirlo e lo spingeva ad aggrapparsi all’apparenza di ufficialità dei suoi rapitori: alle uniformi della Guardia e alla tessera del G2.
Il poliziotto si voltò verso di lui con fare cordiale, scoprendo i denti d’oro: — Non ti piace la foresta?
— Voglio sapere dove andiamo — insistette Julio Chavarria con forza. — Non ci sono caserme da queste parti.
Gli occhietti neri del poliziotto brillarono di un lampo ironico.
— Un po’ di pazienza, amico.
Sembrava così tranquillo che Julio Chavarria ritrovò un po’ di serenità. Certo il Panama non era il Salvador. I panamensi erano piuttosto pacifici e la loro dittatura militare non era sanguinaria. Chavarria posò le mani sulla valigetta, quasi timidamente, cercando di calmare i battiti del cuore.
La giungla si faceva più rada, qua e là si aprivano squarci nella vegetazione. Chavarria cercò di capire dove potevano essere diretti. D’un tratto la Land Rover sbucò in una radura e si fermò. Julio Chavarria vide una Datsun beige, una macchina da città che stonava in quel posto. Due uomini erano seduti davanti.
— Andiamo! — disse il poliziotto.
Saltò a terra per dare l’esempio e attese che anche il passeggero scendesse. I soldati restarono al loro posto. Julio notò che uno dei due teneva l’M16 di traverso sulle ginocchia, col caricatore inserito, e che la canna spuntava fuori dal veicolo, puntata verso di lui. Un muto avvertimento nel caso gli fosse venuto in mente di mettersi le gambe in spalla. Unico segno veramente preoccupante. L’autista accese una sigaretta spaventando uno sciame di insetti che volò via ronzando.
In quel momento, Julio Chavarria fu assalito da un improvviso terrore. Invece di scendere si rannicchiò sul sedile.
— Chi sono quegli uomini? — domandò.
— Ti porteranno da quello che ti vuole parlare — rispose il poliziotto.
— Chi è?
— El Viejo — rispose quello, con fare misterioso.
Julio Chavarria ebbe la sensazione che il sangue gli si gelasse nelle vene. El Viejo era il soprannome del generale Emiliano Coiba, l’uomo forte del paese, il capo della Guardia, quello contro cui lui aveva raccolto prove schiaccianti. Cosa ci faceva l’uomo più importante del Panama in mezzo a quella giungla? Il terrore aumentò ancora.
— Non è vero! — gridò Chavarria. — Questo è un rapimento! Riportatemi in città, alla vostra caserma.
Il poliziotto del G2 gli si avvicinò con un sorriso rassicurante.
— Tranquillo, amico, io non dico bugie. Giuro sulla testa di mia madre, che Dio sal...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Bel golpe, SAS
  3. 1
  4. 12
  5. Copyright