Svegliati, Goodweather.
Udendo la voce del Nato, Eph riprese conoscenza. Aprì gli occhi. Era steso sul pavimento. Il signor Quinlan, in piedi, lo sovrastava.
Cos’è successo?
Lasciare la visione per la realtà fu uno shock. Il passaggio dal sovraccarico sensoriale alla privazione. Nel sogno Eph si era sentito come se si trovasse all’interno delle pagine miniate del Lumen. Gli era sembrato più che reale.
Si mise a sedere, ora consapevole del mal di testa. Un lato della faccia gli doleva. Sopra di lui, Quinlan era il solito: pallido e risoluto.
Batté le palpebre nel tentativo di scacciare il residuo effetto ipnotico della visione, incollato a lui come placenta appiccicosa. «L’ho visto» disse.
Visto cosa?
Eph sentì allora un rumore martellante, sempre più forte, che veniva dall’alto e scuoteva l’edificio. Un elicottero.
Siamo sotto attacco, annunciò il signor Quinlan.
«Creem. Ha detto al Padrone dove ci troviamo.» Eph si teneva la testa. «Il Padrone sa che abbiamo il Lumen.»
Il Nato si girò, fronte alla porta. Rimase immobile, come se ascoltasse. Hanno preso Joaquin.
Eph udì un rumore di passi, debole e lontano. Piedi scalzi. Vampiri.
Il signor Quinlan lo prese per il braccio e lo aiutò ad alzarsi. Eph guardò gli occhi rossi e ricordò il finale del sogno... Poi si affrettò a toglierselo dalla testa e si concentrò sulla minaccia imminente.
Dammi la tua spada di scorta.
Eph ubbidì. Raccolse il diario, lo mise nello zaino e seguì il signor Quinlan nel corridoio. Girarono a destra, trovarono la scala che portava al seminterrato ed entrarono nei corridoi sotterranei. I vampiri erano già nei passaggi. I rumori giungevano come portati da una corrente. Grida umane e fendenti di spada.
Eph estrasse la sua arma e accese la torcia elettrica. Quinlan si muoveva con grande velocità e lui cercò di stargli al passo. In un lampo il Nato sfrecciò avanti. Eph girò l’angolo e alla luce della torcia vide due vampiri decapitati.
Dietro di te.
Un terzo uscì da una stanza laterale. Eph si girò di scatto e gli trapassò il petto con la spada. L’argento indebolì la creatura. Lui estrasse la lama e rapidamente gli tagliò il collo.
Il signor Quinlan lo precedeva e si buttava nella mischia uccidendo gli strigoi prima che avessero la possibilità di attaccare. In quel modo proseguirono nei passaggi del manicomio. Una scala segnata da Gus con la pittura fluorescente li condusse in un corridoio che dava accesso a un’altra scala, nel seminterrato di un edificio del campus.
Uscirono dal dipartimento di matematica nei pressi del centro del complesso, dietro la biblioteca. La loro presenza attirò subito l’attenzione dei vampiri invasori, che li accerchiarono, senza tenere conto delle armi d’argento. Il signor Quinlan, grazie alla sua incredibile velocità e alla connaturata immunità ai vermi infettivi contenuti nel caustico sangue bianco, abbatté il triplo di strigoi rispetto a Eph.
Un elicottero militare si avvicinò dall’acqua e piombò dall’alto in una stretta spirale sugli edifici del campus. Eph vide il supporto della mitragliatrice, anche se all’inizio la sua mente rigettò l’immagine. Notò la testa calva del vampiro dietro la lunga canna, poi udì gli spari, eppure non si rese conto dell’attacco finché i proiettili non colpirono il sentiero di pietra vicino ai suoi piedi: mitragliate a bassa quota contro di lui e Quinlan. Corsero tutti e due al riparo sotto la sporgenza del fabbricato più vicino mentre l’elicottero virava per tornare alla carica.
Raggiunto il vano della porta, Eph e il signor Quinlan vi si tuffarono, fuori vista per il momento, ma non entrarono nell’edificio: era troppo facile restare intrappolati. Eph tirò fuori il visore notturno: nella luce verdastra, decine di vampiri entravano nella corte interna quadrangolare simile a un anfiteatro, come gladiatori non morti chiamati alla battaglia.
Quinlan, ancora accanto a lui, era più silenzioso del solito. Fissava dritto davanti a sé, come se vedesse qualcosa da un’altra parte.
Il Padrone è qui.
«Cosa?» fece Eph. Si guardò intorno. «Di sicuro è venuto per il libro.»
Il Padrone è qui per tutto.
«Dov’è il Lumen?»
Fet lo sa.
«Tu no?»
L’ultima volta l’ho visto in biblioteca. Ce l’aveva in mano mentre cercava un facsimile da falsificare.
«Andiamo» disse Eph.
Il signor Quinlan non esitò. La gigantesca biblioteca dal tetto a cupola si trovava praticamente davanti a loro, nella corte interna. Il Nato sfrecciò dal vano della porta e nel frattempo abbatté un vampiro. Eph lo seguì subito. L’elicottero stava arrivando da destra. Tagliò giù per gli scalini, poi tornò su, sotto il fuoco ora semiautomatico. Schegge di granito gli punsero gli stinchi.
L’elicottero rallentò e rimase sospeso sulla corte interna per dare maggiore stabilità al tiratore. Eph si tuffò fra due robuste colonne che reggevano il portico frontale della biblioteca e lo riparavano in parte dai colpi. Davanti a lui, un vampiro si avvicinò a Quinlan e come ricompensa ebbe la testa strappata a mani nude dal corpo. Il Nato tenne la porta aperta per Eph, che corse subito dentro.
Si fermò a metà della rotonda. Percepiva la presenza del Padrone da qualche parte nella biblioteca. Non era un odore o una vibrazione, era il modo in cui l’aria si muoveva nella scia dello strigoi, arricciandosi su se stessa e creando bizzarre correnti trasversali.
Il signor Quinlan lo superò di corsa ed entrò nella sala di lettura principale.
«Fet!» chiamò Eph sentendo dei tonfi in lontananza, come di libri caduti. «Nora!»
Nessuna risposta. Si precipitò dietro il Nato con la spada sguainata, muovendola qua e là, consapevole della presenza del Padrone. Quando si rese conto di avere perso di vista Quinlan, tirò fuori la torcia elettrica e l’accese.
Dopo quasi un anno di disuso, la biblioteca era assai polverosa. Eph vide le particelle galleggiare a mezz’aria nel cono luminoso. Mentre spostava il raggio lungo gli scaffali verso un’area aperta in fondo, notò un’interruzione nello strato di pulviscolo, prodotto da qualcosa che pareva muoversi più rapidamente dell’occhio. Poi quel qualcosa si precipitò dritto verso di lui a velocità incredibile.
Eph fu colpito forte da dietro e sbattuto a terra. Alzò lo sguardo appena in tempo per vedere il signor Quinlan menare un fendente al quel soffio d’aria che avanzava. La spada non colpì niente, ma nell’accompagnare il gesto il Nato posizionò il proprio corpo per deviare la minaccia in arrivo. L’impatto fu tremendo, anche se Quinlan aveva il vantaggio dell’equilibrio.
Una scaffalatura crollò accanto a Eph, con forza tremenda, e la struttura d’acciaio andò a sbattere sul pavimento coperto da un tappeto. La perdita di velocità rivelò il Padrone che rotolava giù dal mobile. Eph vide la faccia del signore tenebroso – per un momento, quanto bastava a scorgere i vermi agitarsi come pazzi sotto la carne – fissare il Nato. Poi lo strigoi si rimise subito in piedi.
Era una delle classiche strategie dei pugili. Il signor Quinlan si era scansato, attirando il Padrone sull’indifeso Eph, solo per prenderlo alle spalle mentre attaccava. Il Padrone, per quanto poco avvezzo a essere imbrogliato, lo capì nello stesso istante di Eph.
BASTARDO.
Era furioso. Si erse e sferzò l’aria, incapace di provocare a Quinlan danni seri a causa della spada; dopodiché attaccò basso e spinse il Nato contro la scaffalatura di fronte.
Poi sfrecciò via, una confusa sagoma nera, e attraversò la rotonda.
Quinlan si raddrizzò rapidamente e con la mano libera tirò in piedi Eph. Corsero tutti e due dietro il Padrone, attraversarono la rotonda e cercarono Fet.
Eph udì un grido, riconobbe la voce di Nora e si precipitò in una sala laterale. Con la torcia la individuò. Altri vampiri erano entrati dalla parte opposta della stanza e uno di loro la minacciava dall’alto di una fila di scaffali; due stavano bersagliando di libri Fet. Il signor Quinlan prese lo slancio da una sedia, mirò alla creatura sulla scaffalatura, la prese per il collo, la trafisse con la spada e cadde con lei nella corsia successiva. Nora fu libera di buttarsi contro i due vampiri che tiravano libri. Eph sentì la presenza del Padrone, ma non riuscì a inquadrarlo con il raggio della torcia. Gli assalitori erano diversivi con uno scopo preciso, capì, ma anche minacce reali. Corse in un passaggio parallelo a quello di Fet e Nora e incontrò altri due intrusi provenienti dalla porta più lontana.
Brandì la spada, ma quelli non si fermarono e gli si scagliarono contro. Lui li affrontò e li uccise facilmente. Troppo facilmente. Il loro obiettivo era solo quello di tenerlo impegnato. Eph ne vide entrare un altro e, prima di assalirlo, gettò un’occhiata a Fet al di là della scaffalatura.
Il disinfestatore colpiva di taglio e di punta riparandosi con il braccio la faccia e gli occhi dai libri che gli tiravano.
Eph si girò, evitò con uno scarto laterale il vampiro che gli era quasi addosso e gli piantò la spada in gola. Altri due si materializzarono sulla porta. Eph si preparava ad affrontarli quando ricevette un forte colpo sull’orecchio sinistro. Si girò e nel raggio della torcia vide che uno strigoi, a cavalcioni della scaffalatura, gli tirava libri. Capì di dover uscire da lì.
Mentre uccideva le altre due creature, vittime sacrificali, scorse il signor Quinlan correre come un lampo nel retro della sala. Con una spallata il Nato colpì il vampiro che lanciava libri e lo fece volare dall’altra parte della stanza... poi si fermò. Si girò nella direzione di Fet ed Eph lo imitò.
Vide la larga lama del disinfestatore colpire di taglio un altro strigoi, proprio mentre il Padrone scendeva dalle scaffalature davanti a lui e atterrava dietro Fet, che accorgendosi della sua presenza cercò di girarsi e assestargli un fendente. Ma il Padrone afferrò lo zaino dell’uomo e lo tirò giù con un secco strattone. Le cinghie scivolarono fino ai gomiti di Fet e gli bloccarono le braccia.
Avrebbe potuto liberarsi, ma per farlo avrebbe dovuto lasciare lo zaino. Il signor Quinlan saltò giù dalla scaffalatura e corse contro il Padrone, che usò la spessa e affilata unghia del medio per tagliare le cinghie imbottite dello zaino, strappandolo a Fet che cercava di trattenerlo. Il disinfestatore si girò e si tuffò contro il Padrone per riprendersi lo zaino, incurante di se stesso. Lo strigoi lo afferrò con una mano sola e lo scagliò, come avrebbe fatto con un libro, dritto contro Quinlan.
La collisione fu violenta e rumorosa.
Eph vide il Padrone con in mano lo zaino contente il libro. Nora lo affrontò, dal fondo della fila, in piedi davanti a lui, con la spada in pugno. Ciò che Nora non poteva vedere, ma che il Padrone e Eph videro, erano due vampire che arrivavano di corsa sulle scaffalature per prenderla alle spalle.
Eph gridò, ma Nora era impietrita. Il mormorio del Padrone. Lui gridò di nuovo, anche mentre si lanciava, spada in avanti, contro lo strigoi.
Il Padrone si girò e anticipò destramente l’attacco... ma non le intenzioni di Eph, che vibrò un fendente alla cinghia dello zaino, appena sotto la mano del vampiro. Voleva il Lumen. Recise la cinghia e lo zaino cadde a terra. Lo slancio lo scaraventò al di là del Padrone che si scansava e l’azione bastò a spezzare la trance di Nora. La donna si girò e vide gli strigoi sopra di sé che si apprestavano a colpirla. I pungiglioni scattarono, ma la spada d’argento li tenne a bada.
Il Padrone lanciò a Eph una feroce occhiata di disgusto. Lui era sbilanciato e vulnerabile, ma il signor Quinlan si stava rialzando. Il Padrone raccolse lo zaino e corse verso la porta sul retro.
Il Nato era in piedi. Guardò Eph solo per un momento, poi si girò e si precipitò fuori dietro al Padr...