Noi che quando ti piaceva qualcuno lo cercavi sotto casa, mica su Facebook.
Noi che il primo novembre era Tutti i santi, non Halloween.
Noi che navigavamo con la fantasia, altro che Internet!
Noi che andavamo a prendere l’acqua al pozzo e ora navighiamo in Internet.
Noi che P2 e P3 erano un cinturato della Pirelli.
Noi che papà mi svegliò per farmi vedere il primo passo dell’uomo sulla luna.
Noi che guardavamo la luna pensando di vederci camminare sopra gli astronauti.
Noi che i marciapiedi non erano un parcheggio per le macchine.
Noi che se salivi con la bici sul marciapiede, ti sgridavano.
Noi che i taxi erano gialli.
Noi che il taxi era la 600 multipla verde bottiglia.
Noi che sull’autobus c’era il bigliettaio con la cassettina dei soldi che diceva: «Avanti, c’è posto».
Noi che ci emozionavamo se salivamo anche solo su un autobus di linea.
Noi che ci superemozionavamo se dovevamo salire su un treno.
Noi che credevamo che il futuro del trasporto fosse l’autostop.
Noi che con il pollice ne facevamo di strada!
Noi che le vacanze più belle, zaino in spalla, quattro soldi in tasca, treno, pullman, autostop e soprattutto…diciotto anni!
Noi che facevamo il pic nic con il tavolo di formica e le sedie pieghevoli.
Noi che andavamo in gita con i pullman e facevamo a gara per conquistare l’ultima fila, quella con vino, chitarra e sigarette.
Noi che quando partivamo per le vacanze, coprivamo i mobili con le lenzuola.
Noi che alla fine della scuola con il camion dello zio facevamo il trasloco dei mobili e dei materassi dalla casa in città a quella del mare.
Noi che quando dovevamo trasferirci nella casa al mare ci portavamo tavoli e sedie dalla casa di città.
Noi che d’estate per le vacanze andavamo dalla nonna con la valigia… a cinquecento metri da casa!
Noi che al mare si andava in colonia.
Noi che rincorrevamo in spiaggia il carrettino con la vecchietta che urlava “bomboloni”…
Noi che andavamo al mare con l’ombrellone con la tenda intorno.
Noi che il mare lo vedevamo in cartolina e pensavamo fosse in bianco e nero.
Noi che non avevamo il mare ma “la marana”.
Noi che le sere d’estate le trascorrevamo in strada a chiacchierare con i vicini di casa.
Noi che quando arrivava agosto, di notte dormivamo in spiaggia.
Noi che dentro a un sacco a pelo contavamo tutte le stelle del cielo.
Noi che ci bastava una semplice panchina per passare un’intera serata raccontando frottole.
Noi che una panchina e una birra in compagnia valevano mille discoteche!
Noi che per divertirci: pizza, discoteca e un bacio sulle labbra.
Noi che in vacanza ci andavamo con i genitori e ci divertivamo lo stesso.
Noi che dopo l’estate papà staccava tutti i quadri dalla parete del salotto e ci proiettava il filmino Super 8 delle vacanze…
Noi che dovevamo andare a ritirare le foto dal fotografo ed eravamo curiosi di vederle…
Noi che non avevamo i fazzoletti di carta, ma solo di stoffa…
Noi che alla stazione salutavamo con il fazzoletto.
Noi che in treno alla partenza ci affacciavamo al finestrino…
Noi che a diciotto anni aspettavamo la cartolina per fare il servizio militare.
Noi che andavamo a fare i “tre giorni” e poi, abili e arruolati, si partiva per la naja.
Noi che quando si partiva militare tutti gli amici ci accompagnavano al treno.
Noi che alla partenza per il militare, alla stazione c’erano babbo, mamma, nonni, fidanzata, parenti e amici, quasi partissi per la guerra!
Noi che amavamo i nostri bei capelli lunghi: era una tragedia tagliarli corti corti prima di partire militare.
Noi che tornavamo dalla licenza con la divisa e tutti ci davano un passaggio.
Noi che il tempo del militare non finiva mai e la morosa ci lasciava sempre!
Noi che passavamo l’intera serata a discutere dove andare e poi era troppo tardi e andavamo a dormire.
Noi che in discoteca si ballava e non ci si sballava!
Noi che in discoteca ci ubriacavamo solo di musica, aranciata e baci nascosti.
Noi che di polvere conoscevamo solo quella che la mamma toglieva col piumino dai mobili di casa…
Noi che sballavamo solo a sette e mezzo.
Noi che i palloncini li gonfiavamo alle festicciole e non fuori dalle discoteche.
Noi che le ragazze le portavamo sulla canna della bicicletta.
Noi che per essere felici bastava che papà ci portasse a spasso sulla canna della bicicletta.
Noi che eravamo felici e nessuno ci aveva avvertito!
Noi che nel ’64 per prendere la patente mi toccò frequentare la scuola guida con ventisei uomini e io soltanto donna.
Noi che nel ’62 eravamo donne al volante e gli uomini al semaforo ci gridavano: «A casa a fare la calza!».
Noi che ogni anno mettevamo la marca da bollo sulla patente.
Noi che al primo cartello stradale di divieto di sosta con la scritta “permanente”, piantato in paese, credevamo che avessero aperto un negozio di parrucchiera.
Noi che dal barbiere per addolcirci il taglio ci mettevano sul cavalluccio.
Noi che la mamma ci tagliava i capelli con la scodella in testa.
Noi che lasciavamo la chiave nella serratura di casa…
Noi che la chiave la mettevamo proprio là sulla finestra dietro un vaso di gerani.
Noi che il vicino di casa era di famiglia.
Noi che avevamo come citofono il fischio di famiglia.
Noi che per prendere l’ascensore ci volevano le 5 lire.
Noi che se non avevamo le 5 lire dovevamo salire le scale a piedi!
Noi che in ascensore ci truccavamo di nascosto e ci mettevamo la mini di nascosto…
Noi che in ascensore fumavamo di nascosto…
Noi che in ascensore ci baciavamo di nascosto…
Noi che c’era sempre qualcuno che da sotto urlava “ascensoreee!”.
Noi che il nostro primo frigo si apriva con il pedale!
Noi che avevamo il frigo con la chiusura a chiave.
Noi che avevamo la corrente a 125 volt e quella a 220 e guai a sbagliare la presa… si fondeva il tostapane!
Noi che quando usammo per la prima volta la pentola a pressione, al sibilo scappammo tutti dalla cucina.
Noi che del Buondì mangiavamo prima la glassa…
Noi che del Buondì toglievamo la glassa…
Noi che avevamo un negozio per ogni cosa, il latte dal lattaio, il pane dal fornaio, il vino dal vinaio, la stoffa in merceria, il sapone in drogheria.
Noi che la mattina passava il lattaio e in inverno vedevamo gli spazzacamini.
Noi che le buste del latte erano a forma di tetraedro.
Noi che le bottiglie dell’acqua erano di vetro e c’era scritto sopra “vuoto a perdere” oppure “vuoto a rendere”.
Noi che andavamo dal droghiere e lui faceva il conto a mano e poi metteva la penna dietro l’orecchio.
Noi che andavamo in negozio a comprare un etto di marmellata e ce la davano incartata con la carta oleata!
Noi che lo zucchero veniva venduto sfuso e avvoltolato nella carta azzurra…
Noi che compravamo la pasta a etti, avvolta nella carta blu.
Noi che ci mandavano a comprare il sapone sciolto avvolto nella carta oleata.
Noi che mettevamo la spesa nel cestino calato con lo spago dal terrazzo.
Noi che a casa non poteva mancare il centrino.
Noi che la zia ti diceva “metti le pattine”.
N...