Conversione
eBook - ePub

Conversione

  1. 192 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
eBook - ePub

Informazioni su questo libro

"Questo libro Leonardo lo scrisse per una necessità. Lui non era un predicatore. Faceva qualcosa di meglio: insegnava con il suo modo di comportarsi. Senza volerlo - almeno esplicitamente - apparteneva più alla categoria dei testimoni che a quella dei propagatori. Per questo il libro che scrisse non è lo scintillante discorso di una teoria ma un pezzo di vita vissuta."
Così, a dieci anni dalla scomparsa di Leonardo Mondadori, Joaquín Navarro-Valls commenta, nell'introduzione che accompagna la nuova edizione di questo volume, il racconto del suo ritorno alla fede. Ciò che colpisce è l'autenticità della testimonianza di un uomo che, a un certo punto della propria vita, sentì il bisogno di "recuperare ogni giorno se stesso ". E di mettere a nudo il proprio cammino interiore in pagine che - sempre nelle parole di Navarro-Valls - sono divenute "verità fatta vita e non una lectio magistralis teoretica, da accademia".
Eppure la sua conversione sembrò a molti, ieri come oggi, qualcosa di "inopportuno". Ancor più se si considera che non fu solo la generica riscoperta della religione ma piuttosto l'accettazione piena del cattolicesimo più ortodosso.
Un'educazione non strettamente religiosa, due divorzi, tre figli, gusti e abitudini della borghesia laica milanese, il ruolo di presidente nella grande azienda che porta il nome del nonno Arnoldo. Ma poi, per Leonardo "qualcosa" avvenne. Un incontro imprevisto che diede senso nuovo e luce insperata alla sua vita. Scelse di parlarne con Vittorio Messori, il famoso scrittore cattolico, giunto anch'egli alla fede da una formazione laica. Ne nacque così questo colloquio di grande umanità e, insieme, vigore, ispirato a una fraterna solidarietà per quella svolta dello spirito.
Sono pagine intense, che tracciano l'itinerario di un'interiorità in cui Dio si è fatto strada progressivamente. Ma soprattutto ci riconsegnano la "storia personale" di un laico chiamato "da lontano" a vivere il proprio cristianesimo sino in fondo, in un mondo in apparenza secolarizzato, eppure segretamente travagliato dalla nostalgia del vangelo.

Domande frequenti

Sì, puoi annullare l'abbonamento in qualsiasi momento dalla sezione Abbonamento nelle impostazioni del tuo account sul sito web di Perlego. L'abbonamento rimarrà attivo fino alla fine del periodo di fatturazione in corso. Scopri come annullare l'abbonamento.
Al momento è possibile scaricare tramite l'app tutti i nostri libri ePub mobile-friendly. Anche la maggior parte dei nostri PDF è scaricabile e stiamo lavorando per rendere disponibile quanto prima il download di tutti gli altri file. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Perlego offre due piani: Base e Completo
  • Base è ideale per studenti e professionisti che amano esplorare un’ampia varietà di argomenti. Accedi alla Biblioteca Base con oltre 800.000 titoli affidabili e best-seller in business, crescita personale e discipline umanistiche. Include tempo di lettura illimitato e voce Read Aloud standard.
  • Completo: Perfetto per studenti avanzati e ricercatori che necessitano di accesso completo e senza restrizioni. Sblocca oltre 1,4 milioni di libri in centinaia di argomenti, inclusi titoli accademici e specializzati. Il piano Completo include anche funzionalità avanzate come Premium Read Aloud e Research Assistant.
Entrambi i piani sono disponibili con cicli di fatturazione mensili, ogni 4 mesi o annuali.
Perlego è un servizio di abbonamento a testi accademici, che ti permette di accedere a un'intera libreria online a un prezzo inferiore rispetto a quello che pagheresti per acquistare un singolo libro al mese. Con oltre 1 milione di testi suddivisi in più di 1.000 categorie, troverai sicuramente ciò che fa per te! Per maggiori informazioni, clicca qui.
Cerca l'icona Sintesi vocale nel prossimo libro che leggerai per verificare se è possibile riprodurre l'audio. Questo strumento permette di leggere il testo a voce alta, evidenziandolo man mano che la lettura procede. Puoi aumentare o diminuire la velocità della sintesi vocale, oppure sospendere la riproduzione. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Sì! Puoi usare l’app Perlego sia su dispositivi iOS che Android per leggere in qualsiasi momento, in qualsiasi luogo — anche offline. Perfetta per i tragitti o quando sei in movimento.
Nota che non possiamo supportare dispositivi con iOS 13 o Android 7 o versioni precedenti. Scopri di più sull’utilizzo dell’app.
Sì, puoi accedere a Conversione di Leonardo Mondadori,Vittorio Messori in formato PDF e/o ePub. Scopri oltre 1 milione di libri disponibili nel nostro catalogo.

Informazioni

Editore
Mondadori
Anno
2012
Print ISBN
9788804626886
eBook ISBN
9788852031946

III

Il dolore, il confronto con la morte, il valore dei sacramenti, capaci di dare serenità se non gioia pure nei momenti più duri: anche qui, quest’uomo precisa di non fare della teoria, ma di basarsi su ciò che nella sua carne ha vissuto. Mi parla di una sua confessione generale, seguita da quella che ora chiamano “unzione degli infermi” e che la Tradizione della Chiesa indicava con il nome, gravido di accenti inquietanti, di “estrema unzione”.
Fu a New York, nel gennaio del 1998, nella parrocchia di Richard Neuhaus, già pastore protestante, divenuto sacerdote cattolico e autore di best seller religiosi internazionali, stampati in italiano dalla Mondadori. È suo, fra l’altro, quel Solidarietà e profitto che è tra i manifesti di una prospettiva cristiana liberale, affrancata dalle demagogie da “teologia della liberazione”, con le sue tossiche scorie marxiste. Un autore, padre Neuhaus, divenuto un amico, un consigliere spirituale che Leonardo va a trovare ogni volta che si reca a Manhattan per lavoro e per i controlli sanitari.
Quella volta andò da lui per un bilancio della vita intera, prima di sottoporsi a un’operazione chirurgica il cui esito era tutt’altro che scontato e nella quale, malgrado i bisturi altamente professionali dei chirurghi americani, avrebbe potuto essere troncato l’esile filo che lega ciascuno di noi alla vita. «Come penitenza, dopo quel lungo esame di tutta l’esistenza, padre Neuhaus mi impose di rileggere il prologo del vangelo di Giovanni. Quei diciotto versetti straordinari, dalla profondità inesauribile: “In principio era il Verbo e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio…”. Naturalmente, per me non fu una penitenza ma un premio, un viatico corroborante per affrontare il futuro, a viste umane così incerto, che cominciava, per me, il giorno dopo.»
Tutto era iniziato nel 1997, con alcuni dolori, inconsueti per un uomo abituato a contare su un fisico vigoroso, su una salute eccellente. Come d’obbligo nel milieu, aveva fatto, e faceva, molto sport: tennis, nuoto, per un periodo giovanile anche la più costosa, forse, delle attività sportive, quella dei rally automobilistici. Messo in allarme da quei disturbi imprevisti, un check-up, ed ecco la rivelazione sconvolgente: tumore alla tiroide e carcinoidi in organi vitali come il fegato e il pancreas. Erano passati cinque anni dal suo ritorno pieno alla fede. Ora, questa veniva messa brutalmente alla prova. Ebbene, non solo ha retto – mi dice con umiltà pari alla convinzione –, ma gli ha confermato quale sia il suo potere di dare un senso a ogni evento, per traumatico che appaia.
Al Memorial Hospital («quattordici piani di cancro nel cuore di New York», come lo definisce, con una battuta amara) la tiroide è stata asportata con successo, dopo che i medici avevano accertato che non aveva provocato metastasi. Quanto al fegato e al pancreas, il responso fu tranquillizzante: una forma tumorale dall’evoluzione lentissima, tale da poter essere tenuta sotto controllo dai farmaci, che da allora, ogni giorno, assume.
Con periodicità stagionale – dunque, quattro volte l’anno – si sottopone alla verifica di quei medici americani che apprezza anche per la sincerità con cui informano il paziente, spiattellandogli diagnosi, prognosi, possibili rimedi (se ce ne sono) e percentuali statistiche di esiti fausti e infausti. Almeno qui, le ipocrisie del politically correct che infetta soprattutto gli Stati Uniti (giusta punizione per averlo inventato), gli eufemismi buonisti e le reticenze farisaiche lasciano il posto alla cruda professionalità: pane al pane e cancro al cancro.
Mi dice: «Ricordo il risveglio dopo l’intervento chirurgico: tutti gli operati del giorno vengono portati, sui loro letti a ruote, in un unico stanzone. Un ambiente gelido e rumoroso perché, stando alle tecniche del Memorial Hospital, il freddo e il frastuono favorirebbero il ritorno alla sensibilità normale dopo le potenti anestesie».
Ornamento di separazione
Eccolo, il privilegiato per nascita, l’erede di un grande nome, “il Dottore” per le zelanti segretarie, il manager cui autisti ossequiosi aprono la portiera di berline adeguate al rango presidenziale. Eccolo, dunque, sofferente tra i sofferenti, tra i suoni inquietanti, i lamenti, le voci babeliche di una sala di risveglio dove la malattia riduce a nulla ogni differenza sociale e rimette tutti di fronte alla comune miseria umana. «Una miseria in cui non c’è altro significato e altra risposta che la croce di Cristo»: ci tiene a sottolinearlo, ancora una volta senza alcuna unzione devota ma con la consueta, disarmante semplicità.
«Forse, la mia tentazione maggiore, il vizio che più mi minacciava era la superbia. Il sentirsi – quando si è sani, benestanti, riveriti – quasi invulnerabili e al centro dell’universo. E invece, eccomi lì, un emigrante della salute come tanti altri, come tanti anonimi agli occhi del mondo. Ridotto, io pure, a una cartella clinica, guardata con fredda professionalità da medici per i quali non ero che uno dei cancerosi da operare ogni giorno, secondo un programma di lavoro implacabile come una macchina. Ebbene, proprio lì, al Memorial Hospital, ho riprovato, con evidenza drammatica, e al contempo consolante, come la fede non sia un’idea filosofica, una semplice prospettiva ideale o una sapienza, un’etica, bensì una Presenza che spezza la tua solitudine e ti fa dono di una grande serenità, contro tutte le circostanze avverse. Insomma: ancora una volta un Dio “sentito” come esperienza tangibile e concreta, ben più che come risultato di un ragionamento. È in simili circostanze che ti accorgi, davvero, che dipendi da Qualcuno che ti vuol bene e non da un destino anonimo e cieco. Metti in conto, in quei momenti, anche l’eventualità della morte: ma senza angoscia, senza quella rimozione nevrotica di una cultura come la nostra, dove è obbligatorio far finta di niente, dove si deve parlare e comportarsi come se non esistesse una fine ineluttabile per ciascuno di noi.»
Una serenità che, aggiunge, anche in quel luogo di ansie e di sofferenze contribuiva a conservargli il gusto per la vita: «Non mi sentivo affatto sperso, così lontano dalla mia casa milanese. E non era soltanto l’abitudine ai viaggi, la buona conoscenza che avevo dell’America, la padronanza della lingua. Mi faceva piacere pensare che, quando fossi uscito da lì, mi sarei trovato in Madison Avenue, nel cuore della più stimolante città del mondo. Quell’esperienza di Presenza cacciava ogni tristezza, ogni rassegnazione, e mi permetteva di continuare ad amare ciò che ho sempre amato: la vita pulsante delle metropoli, con le loro infinite possibilità umane. Ma la fede mi dava anche la certezza della presenza accanto a me di coloro che “sono andati avanti”, che sono morti – a cominciare da mia madre –, ma che continuano, misteriosamente, a essere vivi in una dimensione invisibile, eppure non separata dalla nostra».
Questa, gli ricordo, è ciò che il cristiano chiama “comunione dei santi”: una delle verità più consolanti della fede, una certezza che spezza i vincoli del tempo e dello spazio e distrugge la barriera (disperante e impenetrabile per il “mondo”) della morte stessa.
È l’unione misteriosa e insieme salda di tutti con tutti, dei lontani come dei vicini, dei vivi come dei morti. Una comunione propria di tutti i battezzati (i “santi”, in linguaggio biblico), che già facciano parte della “Chiesa trionfante” o di quella “purgante” o che fatichino ancora nella “Chiesa militante”. Un’unione profonda, per la quale chi ha raggiunto la meta della vita eterna può intercedere presso Dio per chi è in cammino; e questi può intercedere per i defunti, se ancora si trovano nell’enigmatico stato della purificazione prima di meritare di accedere alla vista senza veli dell’Altissimo.
Sapeva tutto questo, mi disse, dalla lettura di quel catechismo che non aveva frequentato da bambino ma che era stato la sua scoperta di adulto. Conosceva la teoria: però aggiunse che, come al solito, la conoscenza vera di quel mistero, la consapevolezza che sfida ogni smentita, gli veniva dall’esperienza concreta fatta nel suo letto di ricoverato in un ospedale americano.
Ornamento di separazione
In quei giorni di New York, c’erano accanto a lui entrambe le madri dei suoi figli.
Proprio a quei tre giovani (peraltro legatissimi fra loro) e alla situazione che si sono trovati a vivere va, mi dice, la sua preoccupazione maggiore: «Ora lo vedo con molta chiarezza. È inutile che cerchino di banalizzare il divorzio, di teorizzare famiglie allargate o plurime sempre e comunque serene. In realtà, qui c’è un dramma che ha costi insondabili per tutti coloro che ne sono coinvolti. Sofferenze, per giunta, quasi sempre rimosse e negate, perché questo esige la mentalità da liberal cui occorre adeguarsi per avere diritto di cittadinanza fra i “moderni”. So bene di toccare un tema impopolare, soprattutto nel mio ambiente. In un’epoca in cui è crollato il valore dell’indissolubilità dell’incontro fra un uomo e una donna e in cui è venuta meno la consapevolezza che la famiglia è innanzitutto un’istituzione finalizzata al dono della vita, parlare di prospettiva cristiana del matrimonio è diventata un’impresa temeraria. Eppure, la fedeltà, la comprensione, l’accettazione, il perdono reciproci, l’apertura alla fecondità restano degli ideali che, se fossero vissuti nella pratica, ridarebbero a molti una gioia insperata. Quando qualcuno si stupisce che parli in questo modo uno come me, che di famiglie sfasciate ne ha due alle spalle, non ho difficoltà a replicare: è proprio per questo che parlo, ora che ho capito – anche se tardi – quale sia la natura, quali siano i fini dell’unione matrimoniale in quella prospettiva religiosa che non è affatto anacronistica come pensano molti e della quale, sulla base di ciò che ho patito e fatto patire, vedo la saggezza».
Mi dice di avere, al proposito, una domanda irrisolta: «Perché la Chiesa che, in pratica, obbliga i ragazzini ad anni di catechismo prima di ammetterli alla comunione, non ha sentito il dovere, in un passato abbastanza recente, di dare una solida formazione sociale e umana agli sposi? Per coloro che chiedevano di sposarsi in chiesa, fino a qualche tempo fa non c’era alcun obbligo di frequenza dei corsi prematrimoniali. Ora, non voglio arrivare all’estremismo di un amico sacerdote che mi diceva: “Se le coppie non preparate capissero quello che stanno per fare, scapperebbero dall’altare…”. Tuttavia è importante insistere sul fatto che il matrimonio è un sacramento che richiede, da parte degli sposi, una formazione e una preparazione specifiche».
Ornamento di separazione
Qui, però, gli oppongo, sono perplesso. Ammiro, naturalmente, il suo fervore di convertito, che getta nella sua nuova prospettiva la “voglia di fare” di quel manager che è. Un uomo d’azione, un pragmatico che esorta tutti nella Chiesa, a cominciare dai preti, a rimboccarsi le maniche, in un grande sforzo di catechesi, di informazione e di formazione.
Mi sembra però di dovergli ricordare che abbiamo a che fare con il mistero della fede. Non c’è “corso” o “ciclo di lezioni” che valga, se quel dono non ci è stato dato: o, meglio, poiché sappiamo che esso è offerto a tutti, se ne abbiamo rifiutato la proposta. È la fede il prius indispensabile e irrinunciabile per poter trarre delle conseguenze morali: ovunque, anche nel matrimonio. Solo l’accettazione previa della verità del vangelo può darci la certezza che le “istruzioni per l’uso dell’uomo” indicate dal Nazareno sono le sole “che funzionino”, perché (come il vangelo stesso dice) «Egli sapeva quel che c’è nel cuore dell’uomo».
Oggi, soprattutto, quando i presupposti stessi del sentire comune sono spesso antitetici a quelli cristiani, un “annuncio” della morale che prescinda dalla fede può far scambiare quell’etica per una prigione, per una violenza intollerabile o, nel caso migliore, per un’utopia impraticabile. E impraticabile, in effetti, lo è davvero, stando a Gesù stesso: «Senza di me, non potete far nulla». Tentare di imporre, o anche solo proporre, una prospettiva morale a tutti o quasi (perché tutti o quasi – o, almeno da noi, la maggioranza – scelgono per le nozze i fasti della chiesa) non provocherebbe fastidio se non rivolta, come mostra, fra l’altro, l’esito disastroso del referendum sul divorzio?
Certo, i cattolici affermano l’esistenza di una “morale naturale” con la quale coinciderebbero i precetti dell’etica evangelica, e proprio così come la Chiesa li ha codificati. Dunque, la necessità di seguire quei precetti potrebbe essere giustificata dalla sola ragione e, pertanto, essere riconosciuta da chiunque, anche se agnostico o ateo. È su queste basi, fra l’altro, che fu impostata in Italia la campagna referendaria contro la legge sul divorzio: nel comitato promotore non c’erano ecclesiastici ma filosofi, studiosi, politici, laici, e non tutti di fede cattolica; nei comizi non si parlò di fede ma si volle restare sul piano dell’argomentazione razionale. Non a caso, l’iniziativa e il peso della campagna per abrogare quella legge furono lasciati a un partito, mentre la Chiesa apparve piuttosto defilata. Anzi, proprio in essa, persone di rilievo manifestarono la loro perplessità, se non il loro dissenso. I risultati delle urne, comunque, confermarono quanto già noto a chi non si facesse illusioni: nella maggioranza delle persone, la consapevolezza di quella “morale naturale” cui ci si appellava era non solo attutita, ma come cancellata, da un clima culturale e vitale segnato da almeno due secoli di predicazione contraria.
Non era lui, Leonardo stesso, a dirmi la sua gioiosa sorpresa, scoprendo che la prospettiva cattolica è un complesso armonico e unitario, dove tout se tient, perché tutto è legato a tutto? Dunque, non ci sono, non possono esserci “pezzi di morale” da applicare, ad esempio, alla vita matrimoniale, dopo avere diligentemente seguito i corsi organizzati dal parroco.
Mi venne in mente la frase famosa di quel tempestoso personaggio della sinistra radicale francese, tra Belle Époque e Grande Guerra, che fu Georges Clemenceau. Costui mise in guardia i giacobini come lui dalla tentazione di scegliere nella loro ideologia aspetti da accettare e altri da rifiutare a seconda dello spirito dei tempi. «Quella Rivoluzione francese di cui siamo figli è un blocco unico: prendere o lasciare!» ruggì colui che i francesi non a caso chiamavano le Tigre. Il tutto prendere o il tutto lasciare vale ancor più per quella prospettiva totale sull’uomo, la storia, il mondo che è il cristianesimo, il quale non a caso ha saputo costruire le sue Summae teologiche che hanno la solidità e la coerenza di immense cattedrali, in un gioco straordinario di spinte e controspinte, di pesi e contrappesi. Un blocco unico, dove ogni pietra sorregge l’altra e ne è sorretta, dove non sono isolabili frammenti di un’etica che può essere accettata e che rivela sapienza e positività solo nella sua totalità. Totalità che ha per indispensabile fondamento la fede, senza la quale ciò che noi credenti sappiamo essere ammirevole appare assurdo se non disumano.
Ornamento di separazione
Uomo ragionevole, Leonardo fu d’accordo con me, visto che altro non facevo che richiamare l’attenzione sulla logica cristiana, le cui vie non passano attraverso le tecniche della propaganda.
Ma insistette – e su questo non potei che dargli piena ragione – sulla necessità di “ricominciare da capo”, di prendere sul serio gli appelli continui di Giovanni Paolo II a «una nuova evangelizzazione». La quale, a dispetto delle apparenze, è forse proprio ciò che il mondo cerca, seppure «a tentoni, come nelle tenebre», per dirla con san Paolo. Nell’Ottocento, gli ricordo, un altro convertito, un inquietante scri...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Prefazione
  4. CONVERSIONE
  5. I
  6. II
  7. III
  8. IV
  9. Copyright