
- 238 pagine
- Italian
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eBook - ePub
Il pericolo senza nome
Informazioni su questo libro
Hercule Poirot ha deciso di ritirarsi a vita privata, concedendosi anche un periodo di riposo sulla costa della Cornovaglia. Per un vecchio segugio come lui, tuttavia, la passione della caccia ai criminali continua a essere forte. Così, quando uno sconosciuto attenta alla vita di una bella ragazza proprio davanti ai suoi occhi, l'investigatore belga è subito pronto a riprendere l'attività. Il primo problema da risolvere consiste nel convincere Nicky, vittima di una serie di incidenti quanto meno improbabili, che nonostante l'assenza apparente di motivi qualcuno la vuole veramente uccidere; il secondo sarà risolvere il mistero di un omicidio non commesso. Non ancora, almeno.
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Informazioni
Argomento
LiteraturaCategoria
Literatura generalIl pericolo senza nome
1
L’Hotel Majestic
Credo che non vi sia cittadina sulla costa sud dell’Inghilterra altrettanto affascinante di St Loo. Per questo la chiamano la Regina della costa e confesso che mi ricorda fortemente la Riviera francese. Secondo me, la costa della Cornovaglia è altrettanto bella e affascinante del sud della Francia.
Esternai queste mie riflessioni al mio amico, Hercule Poirot, che mi rispose: «Era scritto anche sul menu del vagone ristorante, mon ami, le vostre osservazioni non sono particolarmente originali».
«Può darsi, ma non siete d’accordo anche voi?»
Stava sorridendo tra sé e non rispose subito alla mia domanda.
«Vi prego di scusarmi, Hastings, ma i miei pensieri erano lontano da qui; a dire il vero stavano vagando in quella parte del mondo a cui avete appena accennato.»
«Il sud della Francia?»
«Precisamente; stavo ripensando all’ultimo inverno che ho trascorso laggiù e a tutto quello che è successo.»
Lo ricordavo anch’io: era stato commesso un delitto sul Treno Azzurro, e il mistero, complicato e pieno d’intrighi, era stato risolto grazie all’acume ineguagliabile di Poirot.
«Come mi dispiace di non essere stato con voi» dissi con rammarico.
«È dispiaciuto anche a me; la vostra esperienza mi sarebbe stata di inestimabile aiuto.»
Lo guardai di sottecchi; per lunga esperienza sapevo di non dovermi fidare dei suoi complimenti, ma questa volta mi sembrava del tutto serio. Perché no, dopo tutto? Ho effettivamente una lunga esperienza dei suoi metodi di lavoro.
«Quello che mi è particolarmente mancato» proseguì Poirot con aria sognante «è stata la vostra vivida immaginazione, Hastings. Di tanto in tanto, uno ha bisogno di scambiare due parole. Il mio cameriere, Georges, uomo ammirevole, con il quale talvolta mi compiaccio di discutere qualche dettaglio, è assolutamente privo di fantasia.» La sua osservazione mi sembrava di nessuna importanza.
«Ditemi una cosa, Poirot» chiesi «non siete mai tentato di riprendere il vostro lavoro? Questa vita passiva…»
«Mi soddisfa completamente, amico mio. Starsene seduti al sole! Che cosa potrebbe esserci di meglio? Scendere dal piedistallo quando si è raggiunto il massimo della fama: non vi sembra un bel gesto? Tutti diranno di me: “Quello è il grande, unico Hercule Poirot. Non c’è mai stato nessuno come lui, e mai ci sarà!”. Eh bien! Sono soddisfatto così; non chiedo niente di più: sono un uomo modesto.»
La parola “modesto” mi fece sorridere: l’egocentrismo del mio amico non era certo diminuito con l’andare degli anni. Si adagiò contro lo schienale della poltrona, accarezzandosi i baffi e quasi facendo le fusa per la soddisfazione.
Ci eravamo seduti in una delle terrazze del Majestic Hotel, il più grande di St Loo, costruito su un promontorio a picco sul mare. I giardini dell’albergo si stendevano sotto di noi ombreggiati da alberi di palme. Il mare era di un azzurro profondo, il cielo senza una nube e il sole dardeggiava con tutta la forza che si conviene a una giornata d’agosto (anche se in Inghilterra non sempre è così). Nell’aria si sentiva insistente il ronzare delle api; era un suono gradevole, che non disturbava quella giornata ideale.
Eravamo arrivati soltanto la sera prima, e questa era la prima mattina di quella che avevamo deciso sarebbe stata una settimana di vacanza. Se le condizioni del tempo si fossero mantenute inalterate, avremmo avuto una vacanza perfetta.
Raccolsi il giornale che mi era caduto di mano e ripresi a scorrere i titoli delle notizie principali. La situazione politica era confusa, ma non interessante; in Cina la situazione era instabile; seguiva un lungo resoconto di un colpo portato a termine nella City, ma in complesso non c’era niente di particolarmente eccitante.
«È curiosa questa epidemia di pappagalli» osservai voltando pagina.
«Molto curiosa.»
«Vedo che ne sono morti altri due a Leeds.»
«Che peccato!»
Voltai pagina.
«Ancora nessuna notizia di quel pilota, Seton, quello che sta facendo il giro del mondo. Gente di fegato, questi aviatori. Quel suo aereo anfibio, l’Albatross, deve essere un’invenzione interessante. Sarebbe un peccato se fosse ormai disperso. Ancora non sono perdute tutte le speranze: potrebbe essere riuscito a raggiungere le isole del Pacifico.»
«Gli indigeni delle isole Solomon sono ancora cannibali, non è vero?» chiese interessato Poirot.
«Deve essere un giovane in gamba. Questo genere di imprese in fondo rende orgogliosi di essere inglesi.»
«Già; vi consola per le sconfitte di Wimbledon» osservò Poirot.
«Non intendevo dire…» cominciai.
Il mio amico respinse ogni tentativo da parte mia di scusarmi con un gesto elegante della mano.
«Quanto a me, io non sono anfibio come l’apparecchio del povero capitano Seton; io sono cosmopolita e per gli inglesi, come voi sapete, ho sempre avuto la più grande ammirazione. Per il modo coscienzioso, per esempio, con cui leggono i quotidiani!»
La mia attenzione frattanto era stata attratta dalle notizie politiche.
«Pare che stiano creando un mucchio di grane al ministro degli Interni» osservai ridacchiando.
«Pover’uomo, è in un mare di guai. Non sa più a chi rivolgersi e finisce col chiedere aiuto alle persone più impensate.»
Lo guardai sorpreso.
Con un sorrisetto Poirot cavò di tasca la posta del mattino, tenuta insieme da un robusto elastico, e ne estrasse una busta che mi porse.
«Deve essere arrivata a Londra ieri e mi è stata rispedita.»
Lessi la lettera con una piacevole eccitazione:
«Ma Poirot! Questo è molto lusinghiero!»
«Credete, amico mio?»
«Parla in termini molto elogiativi della vostra abilità!»
«E ha ragione» rispose Poirot abbassando modestamente gli occhi.
«Vi supplica, come favore personale, di occuparvi di questo problema.»
«Infatti. Non c’è bisogno che mi ripetiate quello che c’è scritto, caro Hastings. Come potete immaginare, ho già letto la lettera.»
«Che peccato! Questo porrà fine alle nostre vacanze.»
«Ma no, ma no, calmez-vous, non si tratta di questo.»
«Ma il ministro degli Interni dice che si tratta di una questione urgente.»
«Forse ha ragione, o forse no. Questi uomini politici si eccitano così facilmente! Ho potuto constatarlo personalmente alla Chambre des Députés a Parigi…»
«Lo so, lo so, ma Poirot, bisognerà cominciare a fare i preparativi. L’espresso per Londra è già partito, parte infatti alle dodici, e il prossimo…»
«Calmatevi, Hastings, vi prego. Noi non andremo a Londra né oggi né domani.»
«Ma questa richiesta…»
«Non mi riguarda. Io non faccio parte delle vostre forze di polizia, Hastings. Mi si chiede di occuparmi di un caso come investigatore privato e io rifiuto.»
«Voi “rifiutate”?»
«Certamente. Scriverò un biglietto gentilissimo, dirò che sono molto dispiaciuto, che mi scuso, spiegherò che sono desolato, ma che cosa volete fare? Ormai sono in pensione; un uomo finito.»
«Voi non siete certo finito» protestai con calore.
Poirot mi diede un colpetto affettuoso su un ginocchio.
«Questa è la voce di un caro amico, di un cane fedele. E avete ragione: le mie cellule grigie funzionano ancora, i miei metodi sono sempre validi, ma io mi sono ritirato, amico mio, ho finito. Non sono come certi cantanti dell’opera che danno una dozzina di concerti d’addio. Generosamente, penso che sia venuto il momento di fare largo ai giovani. Ora tocca a loro fare qualche cosa di buono, anche se, onestamente, non li credo capaci. Comunque, saranno in grado di aiutare il ministro a uscire da questa noiosa situazione.»
«Ma Poirot! Vi ha fatto un alto onore!»
«Io sono al di sopra degli onori e delle lusinghe. Il ministro degli Interni, che è un uomo intelligente, si rende conto che, assicurandosi i miei servizi, il problema sarebbe risolto con successo. Che cosa volete fare? Non ha avuto fortuna, perché Hercule Poirot ha già risolto il suo ultimo caso.»
Lo guardai fissamente: nel profondo del mio cuore, deploravo la sua ostinazione. La risoluzione di un caso come quello che il ministro gli proponeva avrebbe aggiunto altro lustro alla sua fama; tuttavia non potevo fare a meno di ammirare la sua fermezza.
Improvvisamente, un pensiero mi fece sorridere.
«Non avrete per caso paura?» chiesi. «Un invito come questo tenterebbe anche gli dèi!»
«È impossibile che qualcuno possa fare cambiare opinione a Hercule Poirot.»
«“Impossibile”, Poirot?»
«Avete ragione, mon ami, non bisogna mai usare questa parola e, ma foi, non dico che se una pallottola mi fischiasse vicino alle orecchie, non mi affretterei a vederci chiaro. Dopotutto, sono un essere umano!»
Sorrisi; un sassolino era appena caduto sulla terrazza accanto a noi, e l’analogia con quello che Poirot aveva appena detto mi colpì.
«Io sono un cane che dorme» proseguì «ma non bisogna svegliare il can che dorme. Credo che esista un proverbio nella vostra lingua.»
«Infatti, è proprio così.»
Annuì distrattamente, poi, con mia sorpresa, si alzò e discese rapidamente gli scalini che dalla terrazza portavano al giardino. Nello stesso momento apparve una ragazza che sali...
Indice dei contenuti
- Copertina
- Frontespizio
- «Ritratto di Agatha Christie» di Julian Symons
- Prefazione di Julian Symons
- IL PERICOLO SENZA NOME
- Postfazione di Julian Symons
- Copyright