Tempi di vacche magre, di mucche taglia 38. Moma, Monti Mario, non fa che ripetere che dobbiamo risparmiare. Persino alle Olimpiadi l’uomo del Monti ha detto NO. Anche se il motto delle Olimpiadi è: “L’importante è partecipare” Monti ha detto: “Me ne fotto, io quei soldi non li spendo…”. E, rivolgendosi al CIO, ha continuato: “Grazie, ma riusciamo a fallire da soli senza bisogno delle Olimpiadi”. Secondo me non si tratta nemmeno tanto che sono finiti i soldi ma che sono finiti soprattutto gli imprenditori perché dopo L’Aquila, i Mondiali di nuoto e i lavori per il G8 della Maddalena non ce ne sono più, sono tutti inquisiti. Insomma, Mont Saint Michel ha spiegato: “La corsa a ostacoli la stiamo facendo tutti i giorni e non ci danno nemmeno la medaglia”. Bon. Fine. Chiusa la pratica. Alemanno l’ha presa malissimo. È diventato nero com’era negli anni Ottanta. Certo per lui è un periodaccio, gli ultimi anni sono stati difficili, gli è andato tutto storto. Prima è rimasto sepolto dalla neve, poi gli hanno levato le Olimpiadi, gli manca solo che gli UFO scelgano la capitale per cominciare l’invasione terrestre.
Un po’ c’era da aspettarselo, che Monti dicesse no alle Olimpiadi. Mont Blanc non dà l’idea di essere uno sportivissimo. È più da traduzione di Cicerone che da palestra. Se gli dai un cinque si piega in due come una cannuccia. Te lo vedi Monti in palestra col sospensorio e la canotta che grida “sprreeeead” ogni volta che alza il bilanciere e si asciuga il sudore nell’asciugamanino con stampata la faccia della Merkel?
Comunque lui sta già dando il buon esempio: non ha voluto l’aereo grosso e ha preso quello piccolo. Perfino voi uomini, ogni tanto, capite che non contano solo le misure. Adesso, per andare e venire da Bruxelles, si vuole mettere d’accordo coi camionisti che trasportano i cavolini. Ha dichiarato che fra un po’ persino le guardie del corpo non gli serviranno più perché sta andando a scuola di judo. Secondo me Mario è uno che mangia la pera come Pinocchio, con tanto di buccia e semi. È uno che conta gli strappi di carta igienica. Non più di tre. Se va bene ok, se no fa la manovra aggiuntiva col bidè. Adesso vorrebbe usare delle macchine blu italiane ma gli hanno detto che non ce ne sono. Solo BMW e Mercedes.
Appello a Marchionne. Sergio? Sergej? Cortesemente? Oltre a tritare le balle ai sindacati, se hai tempo, potresti costruire qualche automobile figa che non sia un’utilitaria? Non è che questi qua li possiamo far girare in Panda o sbergnaccarli dentro una 500. Ci vuole l’ammiraglia per l’ammiraglio. Inventati qualcosa. Un piccolo aiuto: la devi fare lunga, grossa e dura almeno quanto sei cazzuto tu con gli operai.
Ad ogni modo, una fisima ce l’ha anche Montone. Ha detto che non gli piaceva la sala stampa di palazzo Chigi. E, in particolar modo, la copia del quadro del Tiepolo, La verità svelata dal tempo. Ovviamente il Marione può fare quello che gli pare, adesso il capo è lui, può anche levare il Tiepolo e metterci una natura morta su sfondo grigio, che mi pare il suo genere. Di certo non gli piaceva la Verità senza veli, quella con la tetta di fuori, che Berlu fece velare per un attacco improvviso di incoerenza.
Che tipo Berlu! Quando era ancora lui al comando, appena finiva di combinarne più di Bertoldo a corte, si metteva a rivestire opere d’arte. Pensa che elemento. Faceva – guarda, come son contenta di usare l’imperfetto –, faceva levare il reggiseno alle donne vere e poi lo metteva a quelle dipinte. Montone invece preferisce il contrario. Le statue le vuole biotte e, se ci fosse necessità, le mutande le metterebbe alle escort. Che giro di boa.
Al contrario di Berlu, che una volta è andato in fissa perché voleva dare una botta nuova all’arredamento di palazzo Chigi. Solo che, tra la crisi di governo, il fatto che doveva andare a Seoul, l’inondazione di Vicenza, e la spazzatura di Napoli, non aveva avuto tempo di andare all’Ikea. Però gli era venuta un’idea. Aveva pensato bene di farsi portare due statue romane da una tonnellata e mezza l’una, Marco Aurelio e sua moglie Faustina, lui con le fattezze di Marte e lei di Venere. Trasferiti dal Museo delle Terme di Diocleziano a palazzo Chigi appunto. Sai, a palazzo Chigi non è che puoi far dipingere un murale o piazzare i faretti sul soffitto… devi mettere qualcosa di artistico. Inizialmente il sire aveva pensato a sette nani di marmo e a Biancaneve in posizione da bunga bunga, così, per strappare un sorriso e alleggerire; poi ha pensato di tenersi più sul classico e ha fatto trasportare ’sti due trumoni di marmo. Poi quando sono arrivati lì… tragedia. Ha visto che alla Venere mancava una mano e a Marco Aurelio mancava nientepopodimeno che… il walter. C’aveva gli amici di maria ma al posto del walter un buco. Caaapirai, partito l’embolo, ha cominciato a dire: “Ma come? Uno senza pisello da me? Da Bondi lo posso capire, da Buttiglione pure, ma da me no, eh?”. E quindi? Quindi prima li ha girati di schiena, perché non riusciva assolutamente a vederlo ’sto buco nero… però non andava bene. Scusa, per uno che dichiara: “Meglio essere appassionato di belle ragazze che essere gay”, mettere un didietro in bella vista è un’onta. Fa disordine. Pensa che ti pensa, ha telefonato a quelli dei Beni culturali e ha chiesto: “Scusate, potete cortesemente fare una minchia?”. E quelli hanno subito risposto: “È ben già quello che facciamo, non ha visto a Pompei? Sono venuti giù i muri proprio per quello”. “Non ne avete uno in magazzino, di walter?” “Abbiamo quello del mulo di Sansone, è troppo?” “Dipende… Quant’è?” “Ottanta centimetri.” “No, troppo… Non c’è nient’altro?” “Abbiamo quello di riserva del David di Michelangelo.” “Per carità è uno stuzzicadenti…” “Non ce l’avete una via di mezzo? Una roba alla Balotelli?” “Ma è nero, presidente…” Insomma, se l’è fatto costruire apposta. Chissà, avrà consultato qualche rappresentante che è arrivato col catalogo: “Vede, presidente, partiamo da quelli mignon da tre centimetri fino a questi modelli della linea Rocco Siffredi, che sembrano dei kalashnikov…”. Insomma, crollano le case a Pompei, ma si ergono i walter a palazzo Chigi… Tra l’altro non si può, non è che si possono aggiungere così a cacchio (è il caso di dirlo) robe che non ci sono… No, perché, se parte ’sta moda qua, è un attimo che si rimettano le braccia alla Venere di Milo e si allarghino le spalle al David di Donatello che ce le ha strette che sembra Jude Law… E che se ne è andato, se no era capace, se gli partiva la briscola, di piazzare al Colosseo gli infissi di alluminio anodizzato e le finestre scorrevoli…
Parlapà. Carla Bruni dice che non è più di sinistra. Posso dire? Minchiazza! Peccato! Pensa che io avevo un suo poster vicino a quello di Marx e Che Guevara e ho dovuto toglierlo. Vi dirò, un po’ me l’aspettavo. D’altronde che non avesse sposato un tornitore di Mirafiori ce n’eravamo accorti. Comunque, dommage! Peccato! Perso anche l’ultimo voto. La sinistra, intendo. Domanda: adesso che Carlà non è più di sinistra, Berlu la inviterà alle feste a suonare la chitarra con Apicella?
Altra domanda: l’avete vista ultimamente? Anche se invecchia, è sempre più gnocca. Ho osservato le foto. Inossidabile. Poi quello che in lei non cambia mai è quell’espressione sempre uguale, sai, con l’occhio un po’ a mezz’asta che ti guarda dall’alto in basso quasi dicesse: “Piacere io sono la Carlà, e voi siete delle m…”.
Tra l’altro, in un paesino della Francia, che si chiama Nogent-sur-Marne, hanno pensato di dedicare una statua alle operaie italiane che hanno lavorato lì nella fabbrica di piume. E indovina di chi è la faccia dell’operaia? Della Brrr, della Brrr, della Bruni. I piccioni hanno commentato: “Finalmant un post invitant dov defecher”. Come si dice piccione in francese? Pisciòn? Pisciòn viaggiateur? Insomma, la statua dell’operaia ha la faccia della Bruni.
Posso fare una domanda? Cosa minchia c’entra la Carlà con le operaie? Che l’unico lavoro manuale della sua vita è stato darsi lo smalto sulle unghie? La Carlà faceva la saldatrice, quando non sfilava? Era di umili origini e ha conosciuto Nicolas all’ufficio immigrazione?
La cosa più bella è come si è giustificata Carlà. Ha detto: “Eh, l’hanno fatto a mia insaputa… L’han fè a ma insapù”. Capisci? La figlia di Scajola! Del resto, certo, capita a tutti. Io non faccio altro nella vita che posare per statue. Così, senza chiedermi perché. A volte son lì alla fermata del tram e non mi accorgo che qualcuno mi scolpisce. Ma scusa, Carlà? Carlona? Carluccia? Tu posi per una statua senza domandarti a cosa serva? Non chiedi neanche: “Dove la metterete?”. Tipo davanti all’Eliseo? Al Louvre? A presidio di una discarica? Serve da fermo per far deviare le vacche mentre vanno al mattatoio? Ma in Francia sono balenghi? Allora cosa dobbiamo fare noi, una statua con la faccia di Lapo in onore degli operai della Renault?
Rivolgo un appello a tutti gli ideatori delle pubblicità. A quella gente genialissima che si inventa cose sublimi, come il tizio appeso all’autobus perché ha fatto il tal conto in banca, o quello che pensa che i delfini siano curiosi, i cavalli golosi e i gorilla si inciucchino di aperitivi.
Cortesissimamente, la potete piantare di fare ’sti spot dell’intimo femminile dove le donne sembrano scilindrate nella testa? Deflagrate nel cranio? Degli esseri col cervello di un’orata che si svegliano al mattino e vagolano con le chiappe al vento andando avanti e indietro come confuse dalla labirintite e sperse in casa loro? Delle povere mentecatte che non fanno altro che passare davanti agli specchi col culo di fuori? E che poi aprono il cassetto della biancheria e hanno ottantadue reggiseni tutti perfettamente impilati, come le cartucce nella giberna, con quei colori tipo banana quasi marcia, rana schiacciata da un TIR, beige denti di Moratti, tutti perfettamente in ordine, mentre nella vita vera di solito trovi un groviglio che se ne tiri su uno viene fuori tutto il gregge? Tiri l’elastico e salta su anche la sorella culotte o il fratello tanga. Loro, invece, trac, ne tirano fuori uno e lo guardano. Ma cosa guardi? È un reggiseno. Non vedi che ha due otri davanti? Vuoi provare a metterteli come occhiali? Prova! Esci così e se ti stirano non fai un soldo di danno alla società. Poi finalmente lo indossano… impiegandoci mezz’ora. E tirano e mollano e si accarezzano e si sfregano… Cominciano a infilare un braccio con delle mosse da lussazione della spalla.
Ma lo vogliamo dire una volta per tutte? È quando te lo togli davanti a un uomo che fai tutte ’ste stirubacule, quando te lo metti al mattino da sola no. Al mattino, che sei già in ritardo, che con una mano ti lavi la faccia, con l’altra ti dai il rimmel, infili le scarpe scalcagnandole fino a che il tacco non si piega in due, a indossare il reggiseno ci metti due secondi netti. Fric fric frac. Fine, stop. Non è che ci metti mezz’ora e poi, quando hai finito, ti guardi stupita allo specchio. E cosa guardi, di grazia? Se hai ancora due tette o te ne è cresciuta una in più nella notte? Non è che le tette subiscono delle mutazioni sostanziali, al limite scendono un po’ giù, calano inesorabili come le pigne dei cucù. Al massimo le devi cercare un po’ più in basso.
E poi le donnine degli spot, alla fine, ballano. Capisci? Ballano. Come Natalia Titova. Ma che cacchio ballate? Siete delle badole? Che poi sudate sotto le ascelle ancora prima di uscire! Alle sette di mattina ballate? Siete da neuro, vi devono rinchiudere in modo che non vi facciate del male.
Il momento che odio di più al mondo, che quando lo vedo mi fa andare la bile agli occhi – diventano verdi come quelli dei gatti –, è quando si mettono l’indice sulle labbra e fanno la faccia da furbine. Perché??? Al limite fai così col dito per controllare se le gengive sono infiammate o per bagnarti l’indice se giri la pagina del giornale. Non è che qualsiasi cosa sottile e allungata deve farti pensare a quello. Cosa fai, con ’sto dito? Senti se ti è scoppiato un labbro rifatto? Con quella faccia lì, non siete sexy. Siete solo tanto, tanto sceme.
Attenzione, attenzionissima. Spalancate le orecchie, cari galletti Vallesfiga. Arriva la caramella dell’amore. Il Viagra sta passando di moda. È vero che lo ingoi e fran, sbuca il palmizio nel deserto, sorge l’asparago sul terreno calcareo, cresce il prodotto esterno lordo, però pare che sia imbarazzante da prendere. Cioè, il settantenne disfunzionato che vuole ciupaciupare con la venticinquenne e si ingolla il pastiglione davanti a lei, mette nella lieta giovenca una bava di imbarazzo. Per fortuna tra un po’ arriverà questa nuova caramellina che si succhia. Sembra una Golia o una Ricola, invece è lei. L’uomo che prevede la grande cilecca non ha che da tossicchiare e dire: “Ehm, che tosse, prendo una caramella…”. L’unico rischio è che lei chieda: “Me ne dai una?”. E lui sarà costretto a rispondere: “Eh no, minchia, non te la do, mangiati le tue”. Comunque, state attenti che questa, ripeto, si succhia. Mi raccomando, non masticatela se avete una certa età, perché vi si gonfia il walter ma si spacca la dentiera. E poi bisogna prenderne con moderazione perché rischi che dalle braghe ti salti fuori un silos blu di quelli in cui mettono dentro il grano.
Tra l’altro, ho sempre una domanda da fare: ma cosa succede a una donna se prende il Viagra? Così, per curiosità. Se, per sbaglio, ne mangio una, io, donna, muoio sul colpo? Mi viene la chierica? Mi spunta il pisello? Mi scendono le tette all’altezza degli amici di maria?
Andiamo avanti. Sempre nel campo del soccorso walter, entro breve si potrà contare anche su un veleno. Il veleno del ragno banana. Esiste, giuro! Un destino nel nome, il suo: “ragno banana”. Non c’è il “ragno fagiolino”. O il “ragno lumaca”. “Banana.” Che promette già bene. È uno dei ragni più velenosi che esistano, misura quindici centimetri e si annida nelle piantagioni di banane. Si è scoperto che il morso di questo ragno provoca irrigidimenti di walter di lunga durata. Peccato che, tra gli effetti collaterali, ci sia una sorta di irrigidimento generale. Cioè diventi tutto rigido. Si irrigidisce lui ma anche il resto. Ti si solleva l’ambaradan ma praticamente diventi una statua. Un Pinocchio a naso basso.
Certo che siete strani, voi uomini. Pensate davvero che noi donne andiamo giù di testa se ci troviamo davanti un bestione infoiato, che però non riesce nemmeno a sdraiarsi nel letto per quanto è rigido? Una roba normale no? Tra il niente assoluto e un obice sul punto di esplodere, basterebbe una via di mezzo.
Comunque, io mi chiedo: se gli studiosi dedicassero un quarto delle energie che riservano alla disfunzione del walter alla disfunzione cerebrale, non potrebbero inventare una pillola che il maschio prende e per due ore ragiona? Così, tanto per provare, eh?
Una notizia bislacca che parla di cacca. Il sindaco di Capri, tale Ciro Lembo, stufo marcio dei marciapiedi moquettati dalle deiezioni dei cani, ha fatto un’ordinanza municipale dove ordina di prelevare le cacche incriminate e farle analizzare per estrapolarne il DNA e poi multare il padrone, previo prelievo di sangue sia del cane sia del padrone. Tutto questo ovviamente per risalire al legittimo proprietario.
Ma ti sembra una cosa comoda? Costa meno targare i cani e mettere delle telecamere nella zona blu. Poi, tra l’altro, Capri è piena di turisti. Che fai? Il prelievo del DNA sull’aliscafo? Comunque, io lo capisco Ciro. È un problema mica solo di Capri. A Torino abbiamo marciapiedi che sembrano piste di minigolf, collezioni di sacher di diverse misure… e lo dico da proprietaria di cane, anche se il mio cagnino fa delle praline. Le cacche di Gigia sono delle Saila, hai presente? Più piccole ci sono ...