Ciao a tutti, ragazze e ragazzi. Qui è Hannah Baker. Dal vivo e in stereofonia.
Non ci posso credere.
Niente rimpatriate. Niente bis. E stavolta, neppure una richiesta.
No, non è possibile. Hannah Baker si è uccisa.
Spero per voi che siate pronti, perché sto per raccontarvi la storia della mia vita. O meglio, come mai è finita. E se state ascoltando queste cassette, è perché voi siete una delle ragioni.
Cosa?! No!
Non vi dirò quale nastro vi chiamerà in causa. Ma non preoccupatevi, se avete ricevuto questo bel pacco regalo, prima o poi il vostro nome salterà fuori… Ve lo prometto.
Cos’è, una specie di macabro biglietto d’addio?
Prima di suicidarsi, ha registrato una serie di cassette. Ma perché?
Le regole sono semplicissime. Sono solo due. Regola numero uno: ascoltare. Regola numero due: consegnare il pacco agli altri. Mi auguro solo che nessuna delle due sia troppo facile per voi.
«Cosa ascolti di bello?»
«Mamma!»
Mi butto sullo stereo, schiacciando più tasti contemporaneamente.
«Ehi, mi hai fatto venire un colpo!» dico. «Niente. Solo una ricerca per la scuola.»
È la mia risposta fissa. Torno a casa tardi? Una ricerca per la scuola. Ho bisogno di qualche soldo in più? Una ricerca per la scuola. E ora, i nastri di una ragazza. Una ragazza che due settimane fa ha ingerito una manciata di pillole.
Una ricerca per la scuola.
«Posso sentire?» chiede.
«Non è roba mia» rispondo, sfregando la punta della scarpa contro il pavimento di cemento. «Sto aiutando un amico. È per Storia. Una noia…»
«Bravo, è molto carino da parte tua.» Poi si sporge oltre la mia spalla e solleva un panno impolverato, uno dei miei vecchi pannolini di stoffa, per prendere un metro da sarta nascosto lì sotto. Mi dà un bacio in fronte. «Allora ti lascio in pace.»
Aspetto finché la porta non si richiude, poi piazzo un dito su PLAY. Ho le dita, le mani, le braccia e il collo molli come quelli di un burattino. Mi sento completamente svuotato. Non ho nemmeno la forza di premere il tasto di uno stereo.
Afferro la pezza e la butto sopra la scatola da scarpe, tanto per cancellarne la vista. Vorrei non aver mai posato gli occhi su quel pacco o sulle sette cassette che contiene. Premere PLAY la prima volta è stato facile. Un gioco da ragazzi. Non avevo idea di cosa ci fosse registrato.
Ma adesso, è una delle sensazioni più terrificanti che abbia mai provato.
Abbasso il volume e schiaccio PLAY.
… uno: ascoltare. Regola numero due: consegnare il pacco agli altri. Mi auguro solo che nessuna delle due sia troppo facile per voi.
Una volta che avete finito di ascoltare tutti e tredici i lati – perché ogni storia ha tredici lati – dovete riavvolgere le cassette, rimetterle nella scatola e consegnarle alla persona che viene dopo di voi nel racconto. E tu, fortunato numero tredici, sei liberissimo di portartele con te all’inferno. Chissà , magari ci rivedremo laggiù, sempre se ci credi.
Qualora foste tentati di infrangere le regole, sappiate che ho provveduto a fare una copia di ogni nastro. Se il pacco non dovesse raggiungere tutti i diretti interessati, tali copie diventeranno subito di dominio pubblico.
Il mio non è stato un gesto avventato.
Non datemi per scontata… una seconda volta.
No. Non può pensarlo sul serio.
Vi tengo d’occhio.
Lo stomaco si contrae, pronto a farmi vomitare se solo rilasso i muscoli. Non lontano, c’è un secchio di plastica, appoggiato a testa in giù sopra uno sgabello. In caso, sono sufficienti due passi per afferrarlo dal manico e rigirarlo.
Conoscevo Hannah Baker. Voglio dire, mi sarebbe piaciuto. Avrei tanto voluto conoscerla meglio. Durante l’estate abbiamo lavorato insieme giù al cinema. E non molto tempo fa, a una festa, ci siamo anche baciati. Ma non c’è stata occasione di frequentarci di più. E giuro che non l’ho mai e poi mai data per scontata. Lo giuro.
Queste cassette non dovrebbero essere qui. Non con me. Ci dev’essere un errore.
O forse è uno scherzo di pessimo gusto.
Tiro verso di me il cestino della spazzatura. Anche se l’ho già controllato, ricontrollo l’involucro. Ci deve pur essere un mittente. Forse mi è sfuggito.
I nastri-addio di Hannah Baker stanno passando di mano in mano. Qualcuno deve averne fatta una copia e deve avermela spedita per prendermi in giro. Domani, a scuola, qualcuno scoppierà a ridere vedendomi, oppure farà una smorfia e si volterà dall’altra parte. Così saprò chi è stato.
E poi?
Poi non lo so.
Quasi mi dimenticavo. Se siete sulla mia lista, avreste dovuto ricevere una mappa.
Lascio ricadere l’involucro nel cestino.
Sono sulla lista.
Qualche settimana fa, pochi giorni prima che Hannah s’impasticcasse, un tipo deve aver infilato una busta attraverso la grata del mio armadietto. La busta diceva: CONSERVALA – NE AVRAI BISOGNO, scritto in pennarello rosso. Dentro c’era una mappa pieghevole della città . Una dozzina di stelle rosse segnalavano diversi luoghi.
Alle elementari usavamo quelle stesse cartine, stampate dalla Camera del Commercio, per studiare i punti cardinali. Alcuni numerini azzurri disseminati nei vari quadranti rimandavano ai negozi e agli uffici elencati a margine.
Avevo conservato la mappa di Hannah nello zaino. Pensavo di farla circolare a scuola per vedere se qualcun altro ne aveva ricevute di simili. Se sapeva di cosa si trattasse. Ma con il passare dei giorni è rimasta sepolta sotto i libri e i quaderni e non ci ho più pensato.
Fino a ora.
Nel corso della registrazione, farò riferimento a vari luoghi sparsi per la nostra beneamata cittadina che vi invito a visitare. Non posso certo obbligarvi, ma se volete capirci qualcosa in più, seguite le stelle. Oppure, se preferite, potete anche buttare via la mappa, tanto non lo saprò mai.
Mentre Hannah parla attraverso le casse impolverate dello stereo, sento tutto il peso dello zaino contro la gamba. Dentro, accartocciata sul fondo da qualche parte, ci deve essere la cartina.
O forse sì. Non so ancora di preciso come funziona questa storia della morte. Chissà , magari sono qui in piedi dietro di voi.
Mi piego in avanti, appoggiando i gomiti sul tavolo da lavoro. Lascio sprofondare la testa tra le mani, passandomi le dita tra i capelli inaspettatamente umidi.
Chiedo scusa. Non è carino da parte mia.
Pronto, Foley?
Justin Foley. Quinta liceo. Primo bacio di Hannah.
Ma perché so queste cose?
Justin, tesoro, sei stato il mio primo bacio. La prima mano che ho stretto nella mia. Ma, in fondo, non eri niente di speciale. E non lo dico con cattiveria, sul serio. C’era qualcosa in te che mi spingeva a voler essere la tua ragazza. Ancora adesso non saprei definirlo con precisione. Ma c’era eccome… ed era incredibilmente forte.
Tu non lo sai, ma due anni fa, quando eri in terza e io in prima, ti seguivo di nascosto. Collaboravo part-time con la segreteria, così sapevo sempre in quale aula eri. Ho persino fotocopiato il tuo orario, devo ancora averlo qui da qualche parte. E quando rovisteranno tra le mie cose, può darsi che lo getteranno via pensando che una cotta da prima liceo non abbia alcuna importanza. Ma è così?
Per me sì, ce l’ha eccome. Sono risalita fino a te per trovare un’introduzione alla mia storia. E in effetti è stato questo l’inizio di tutto.
Ma io a che punto sono, tra queste storie? Secondo? Terzo? Più si va avanti, peggio è? Ha detto che quel fortunato del numero tredici potrà portarsi le cassette all’inferno.
Una volta terminate le cassette, Justin, spero che capirai il tuo ruolo in questa faccenda. Ora potrà sembrarti anche una parte minore, ma ha avuto la sua importanza. Alla fine, tutto ha la sua importanza.
Il tradimento. È una delle sensazioni peggiori in assoluto.
So che non l’hai fatto apposta. Anzi, quasi tutti voi che state ascoltando non avevate probabilmente la minima idea di quello che stavate facendo, di quello che avete fatto realmente.
Ma io che ti ho f...