
- 68 pagine
- Italian
- ePUB (disponibile sull'app)
- Disponibile su iOS e Android
eBook - ePub
Sogni di tenebra (XS Mondadori)
Informazioni su questo libro
Quanti fitti misteri si annidano tra le pagine della saga de La Sedicesima Luna? In questo nuovo, inedito racconto Link e il suo amico Ethan Wate portano alla luce una delle più straordinarie storie mai accadute a Gatlin, una di quelle che corrono di bocca in bocca, fin quasi a diventare leggende...
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Informazioni
eBook ISBN
9788852034497CAPITOLO 1
La storia che nessuno ha mai sentito
Le piccole città sono famose per un sacco di piccole cose, ma anche per alcune cose grandi. Come le storie che nascono minuscole quanto le città stesse, finché le persone non le fanno crescere. Nessuno può ingigantire le storie più di quanto facciamo noi a Gatlin. Forse è perché siamo così vicini a Charleston, dove ci sono più case stregate che non – ognuna con una storia più incredibile dell’altra. Perché Gatlin dovrebbe essere diversa? E perché mi ci sono voluti quasi diciassette anni per capirlo?
Alcune delle cose che mi erano successe l’anno precedente – cose reali – erano talmente enormi e impossibili che mi sembravano irreali. Avevo scoperto che la mia ragazza era una Sovrannaturale, una Maga colpita da una maledizione. Lena aveva spaccato a metà la propria Diciassettesima Luna, aveva Reclamato se stessa ed era passata sia alla Luce che alle Tenebre. Io mi ero ritrovato invischiato in una battaglia con creature sovrannaturali che avrebbero potuto tener testa ai personaggi dei fumetti. E infine, come ciliegina sulla torta, Macon Ravenwood, che prima era un Incubus, era tornato dal mondo dei morti.
Tutto questo era successo prima di luglio. Quando tornammo a Gatlin, dopo il nostro viaggio terrificante alla Grande Barriera, le storie – quelle reali che avrebbero dovuto essere irreali – diventarono ancora più grandi.
O comunque, lo diventò una in particolare. Link, il mio migliore amico.
Forse la cosa più pazzesca accaduta quell’estate – a parte l’ondata di calore che continuava a imperversare sul nostro paesino e gli insetti striscianti e spaventosi che non la smettevano di tormentare la gente – era stata l’introduzione di un Linkubus nell’ignaro mondo di Gatlin. Era una notizia degna di finire in prima pagina sullo “Stars and Stripes”: la più straordinaria storia mai sentita. Il che era un bene, suppongo. Perché se qualcuno l’avesse sentita, la signora Lincoln si sarebbe ritrovata a dover dare un sacco di spiegazioni. Non che i battisti avessero una posizione religiosa ufficiale riguardo agli Immortali – a parte quelli di natura divina – ma la parola Incubus di per sé aveva connotazioni tutt’altro che celestiali. Diciamo soltanto che non era esattamente quello che la mamma di Link sarebbe stata ansiosa di condividere con il reverendo, al momento di rendere la sua testimonianza in chiesa.
Linkubus non avrebbe avuto molta più fortuna.
Secondo il racconto di Link, tutta quella faccenda gli era piombata addosso dal nulla, come l’incudine che finiva sempre in testa al povero coyote in quei vecchi cartoni di Bip-Bip. Quando gli feci presente che essere stato morso da un Incubus ibrido come John Breed avrebbe dovuto insospettirlo, lui scrollò le spalle e rispose: — Amico, tu non c’eri. Un attimo prima ero lì, davanti ai biscotti con la salsa di mia madre, che guardavo il mezzo maiale che mi sarei sparato come seconda colazione e intanto pensavo alla terza. Un attimo dopo, era cambiato tutto…
D’accordo, io non c’ero. Eppure, per come me l’aveva raccontata, mi sembrava quasi di esserci stato. Ma sto correndo troppo.
Questa è la storia del primo e unico Linkubus di Gatlin. Non la leggerete sulle pagine dello “Stars and Stripes” e non ne sentirete parlare da nessun altro, eccetto me. Lena mi ha consigliato di buttarla giù, nero su bianco, per cui eccoci qui. Qualcuno doveva conoscerla, prima o poi.
È la sensazionale storia più autentica della città.
— Wesley Lincoln! Vedi di muovere subito quella forchetta, giovanotto! Non vorrai mica dirmi che questo povero maiale si è sacrificato invano!
Link era seduto davanti a un piatto strabordante di pancetta e biscotti con la salsa fatti da sua madre. Non c’era niente di insolito in quella colazione, almeno dal punto di vista del maiale. O della signora Lincoln. Il tavolo era imbandito con i soliti biscotti dall’aspetto triste e la solita salsina di carne bianca e densa. Con un pizzico di fortuna, forse Link avrebbe trovato ancora un goccio di marmellata alle albicocche di Amma, sul fondo del barattolo.
C’era soltanto un problema.
Per la prima volta in tutta la sua vita, Link non aveva fame. Ma dire una cosa del genere a sua madre era come cercare di spiegare che tra battisti e metodisti non c’era poi tutta questa gran differenza. Magari uno era anche in grado di spiegarlo, ma non ai battisti o ai metodisti che vivevano da quelle parti.
— Sissignora. — Tenne la testa bassa e gli occhi fissi sulla stessa colazione che aveva già mangiato un centinaio di altre volte, forse persino un migliaio.
Quella che gli era sempre piaciuta, fino a quel mattino.
— Vedo che la forchetta è ancora ferma. — Intanto quella della signora Lincoln procedeva alla velocità della luce. Le sue mani sfrecciavano avanti e indietro sui biscotti, neanche stesse facendo un provino per diventare il capitano del club “piatto pulito”.
— Non ho tanta fame, ma’. Credo di essermi beccato un virus, o roba del genere. — Link assunse l’espressione più penosa che poteva. Era la stessa che metteva su con le maestre quando non aveva finito i compiti. Solo che l’aveva usata talmente tante volte che aveva smesso di funzionare più o meno in quinta elementare.
La signora Lincoln lo incenerì con lo sguardo e restò con la forchetta sospesa in aria sopra il piatto. — L’unica cosa che tu ti sia mai preso sono stati i pidocchi, e te li sei presi giocando con Jimmy Weeks, dopo che io ti avevo detto che non era il tipo di persona che quelli come noi dovrebbero frequentare. — Era vero: Link non si era mai ammalato e sua madre lo sapeva meglio di chiunque altro. — Se questo è un modo per dirmi che non ti piacciono i miei biscotti con la salsa, allora d’ora in poi preparati la colazione da solo. Mi hai capito bene, Wesley?
— Sissignora. — Link tirò su una cucchiaiata con il braccio buono – quello che non era fasciato – ma non riuscì a mettersela in bocca. Restò a fissare la salsina di carne bianca. Aveva un aspetto piuttosto innocuo. Ma emanava un tanfo nauseabondo; sapeva di metallo arrugginito misto a terriccio, burro rancido e, peggio, alle unghie di sua madre. Piuttosto avrebbe preferito mangiare un pidocchio di Jimmy Weeks.
— Martha, lascia in pace il ragazzo. Magari sta davvero poco bene — intervenne il papà di Link, tra un boccone e l’altro. Grosso errore.
La signora Lincoln fece cadere la forchetta, che sbatacchiò sul bordo del piatto di porcellana.
— Scusa? Per caso hai detto qualcosa, Clayton? Perché mi è sembrato di averti sentito mettere in discussione la mia autorità, mentre te ne stai seduto lì a mangiare la colazione che io ho ...
Indice dei contenuti
- Copertina
- Frontespizio
- Sogni di Tenebra
- 1. La storia che nessuno ha mai sentito
- 2. Uccelli, api e Mötley Crüe
- 3. Supereroe medio
- 4. Ferite Mortali
- 5. Posta prioritaria
- 6. Apocalisse
- Copyright