Hanno collaborato: Mario Desiati, Alessandro Aresu, Nicola Barilli, Sivlia Colangeli, Francesca Scotti Alessandro Mavilio, Massimo Arcangeli, Matteo Trevisani, Flavia Piccinni, Juri Spera, Gaia Manzini, Giancarlo Liviano D'Arcangelo Veronica Raimo, Vincenzo Pardini, Andrea Giannetti, Giovanni Previdi, Luca Alvino, Andrea Caterini, Francesco Longo, Carlo Mazza Galanti.
Domande frequenti
Sì, puoi annullare l'abbonamento in qualsiasi momento dalla sezione Abbonamento nelle impostazioni del tuo account sul sito web di Perlego. L'abbonamento rimarrà attivo fino alla fine del periodo di fatturazione in corso. Scopri come annullare l'abbonamento.
Al momento è possibile scaricare tramite l'app tutti i nostri libri ePub mobile-friendly. Anche la maggior parte dei nostri PDF è scaricabile e stiamo lavorando per rendere disponibile quanto prima il download di tutti gli altri file. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Perlego offre due piani: Base e Completo
Base è ideale per studenti e professionisti che amano esplorare un’ampia varietà di argomenti. Accedi alla Biblioteca Base con oltre 800.000 titoli affidabili e best-seller in business, crescita personale e discipline umanistiche. Include tempo di lettura illimitato e voce Read Aloud standard.
Completo: Perfetto per studenti avanzati e ricercatori che necessitano di accesso completo e senza restrizioni. Sblocca oltre 1,4 milioni di libri in centinaia di argomenti, inclusi titoli accademici e specializzati. Il piano Completo include anche funzionalità avanzate come Premium Read Aloud e Research Assistant.
Entrambi i piani sono disponibili con cicli di fatturazione mensili, ogni 4 mesi o annuali.
Perlego è un servizio di abbonamento a testi accademici, che ti permette di accedere a un'intera libreria online a un prezzo inferiore rispetto a quello che pagheresti per acquistare un singolo libro al mese. Con oltre 1 milione di testi suddivisi in più di 1.000 categorie, troverai sicuramente ciò che fa per te! Per maggiori informazioni, clicca qui.
Cerca l'icona Sintesi vocale nel prossimo libro che leggerai per verificare se è possibile riprodurre l'audio. Questo strumento permette di leggere il testo a voce alta, evidenziandolo man mano che la lettura procede. Puoi aumentare o diminuire la velocità della sintesi vocale, oppure sospendere la riproduzione. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Sì! Puoi usare l’app Perlego sia su dispositivi iOS che Android per leggere in qualsiasi momento, in qualsiasi luogo — anche offline. Perfetta per i tragitti o quando sei in movimento. Nota che non possiamo supportare dispositivi con iOS 13 o Android 7 o versioni precedenti. Scopri di più sull’utilizzo dell’app.
Sì, puoi accedere a Nuovi Argomenti (58) di AA.VV. in formato PDF e/o ePub, così come ad altri libri molto apprezzati nelle sezioni relative a Letteratura e Storia e teoria della critica letteraria. Scopri oltre 1 milione di libri disponibili nel nostro catalogo.
1. Nella maggior parte dei casi, la pubblicità di Internet presenta un mondo ideale. Nell’attesa di caricare un filmato su Megavideo o uno dei suoi epigoni, l’avvenire è sempre radioso. Le pubblicità ci spiegano che guadagnare centinaia di dollari al giorno è facile, come è facile vincere al casinò. Basta un clic e la nostra vita può cambiare. A volte, invece, le pubblicità sono crudeli, in particolare con campagne mirate come AdChoices. Per esempio, sul sito di informazione finanziaria Credit Writedowns spesso incontro «The collapse of the euro». Ormai io e quell’annuncio siamo diventati amici: mi dice che l’euro sta per implodere ma possiamo ancora guadagnarci. Se mi iscriverò alla newsletter che mi propone il link, lavoreremo insieme per far l’implodere l’euro e arricchirci. Sarà bellissimo.
Il termine «impero», nelle nostre menti empatiche, dapprima generò una certa preoccupazione. Ma, diciamo la verità , almeno così si capiva che l’Europa contava qualcosa e che stavamo andando verso un obiettivo degno di nota. Non saremmo spariti. Decidendo di stare insieme, anche se non per costruire uno Stato, ma per costruire un boh, le altre nazioni ci avrebbero guardato come un faro di civiltà e di cultura, avrebbero chinato il capo davanti agli errori del Novecento, avrebbero ponderato tutte le pagine di Braudel sul Mediterraneo invece di pensare ai loro mari, ai loro golfi, ai loro stretti, ai loro container. Si sarebbero entusiasmate per la nostra capacità di influenzare la periferia e gli Stati confinanti e per i nostri avanzati e inesauribili provvedimenti giuridici, secondo le meraviglie di un moto perpetuo della legislazione. Insomma, il sogno aveva un contenuto ben preciso: avevamo comandato il mondo, avremmo continuato a comandare. Un impero comanda. Ma con cosa? Qual era l’arma dell’Unione Europea, lo strumento con cui realizzare il destino imperiale? La nostra spada, che non avrebbe offeso le permalose bandiere della pace, era l’allargamento: l’Unione Europea era «l’impero dell’allargamento». Gli Stati Uniti avevano regalato al mondo l’idea della «more perfect union», invece noi avremmo predicato in eterno l’idea di un’unione sempre più larga. Potevamo conquistare la Kamchatka.
Quando è arrivata la crisi, il pensiero europeo all’inizio l’ha presa benissimo, partendo dalle seguenti premesse:
a) Avete visto quanto sono cattivi gli americani? Noi siamo i buoni, eh.
b) Ci stavamo annoiando, ma finalmente si fa sul serio. Finalmente è arrivata la crisi!
Il pensiero europeo, riflettendo con attenzione sulla memoria del Novecento e sulla nostra storia plurimillenaria, ricordando la corsa di Europa verso Oriente (i cinesi sono mai stati in groppa a Zeus?), partorì i seguenti corollari:
a) La crisi è stata creata dagli americani e saranno loro a soffrirne, coi loro consumi eccessivi, col sistema bacato della finanza. Invece, in Europa siamo diversi. Siamo stati più responsabili e più seri: meno finanza, più eterna memoria del Novecento, anche se sono saliti pure i prezzi degli immobili che conservano l’eterna immagine del passato. Grazie alla crisi, dimostreremo che il nostro modello economico è più valido. L’economia sociale di mercato trionferà . Jeremy Rifkin non si è ancora trasferito da noi, ma è questione di giorni.
b) Ora che c’è una crisi, finalmente diventeremo una cosa sola, anzi due cose, anzi tre, anzi chissà .
4. Quali sono i confini dell’Europa? Come abbiamo imparato dai grandi dibattiti attorno al sogno europeo, questa domanda non si può porre soltanto dall’alto, ma va riportata alla base della società , per costruire un’Europa dei cittadini e non soltanto dei burocrati, magari in grado di dare emozioni. È il caso di trarre le estreme conseguenze di quest’approccio: dopo aver appiccicato l’adesivo «Ryanair» al demos europeo, ormai dobbiamo riconoscere che per costruire l’Europa bisogna recarsi nei pub e nei bar dove si seguono le partite della Champions League. In Gaming the World (Princeton University Press, 2010), Andrei Markovits e Lars Rensmann riprendono le ricerche di Anthony King sull’europeizzazione dello spazio pubblico attraverso il calcio e attraverso il coinvolgimento dei tifosi nelle vicende di altre squadre (come quando si seleziona il Barcellona o il Chelsea nei videogiochi). Così si supera il nazionalismo, prima di riprendere a polemizzare per gli Europei. La Champions League, secondo Anthony King, è il rito che mette insieme un’audience virtuale impegnata nella visione dello stesso spettacolo. La cultura popolare crea popoli potenziali: anche il demos, nelle pause in cui non si corruccia per gli orrori del Novecento, si emoziona per alcune azioni, per esempio il celebre gol di Zidane contro il Bayer Leverkusen. Perciò la Champions League è un’illustrazione adeguata delle «trasformazioni economiche e politiche decisive che hanno avuto luogo nella Nuova Europa».
Anche in questo caso, abbiamo un problema: l’egoismo delle nazioni che abitano l’Europa difficilmente può essere domato. Per esempio, io tifo Cagliari, quindi cosa me ne importa della Champions League? Per me la Coppa dei Campioni, perfino con Gigi Riva, vuol dire una squallida eliminazione agli ottavi di finale. Per entrare in Europa, allora cosa posso fare? Potrei ridurmi come quei sardi che tifano Juventus. Forse in Europa questo problema non è abbastanza noto, ma in Sardegna – e in particolare al Nord – molti tifano per la Juventus e non per il Cagliari. Sul serio. Non so esattamente cosa pensi Mario Monti di chi vuole un deficit al 10% e un rapporto tra debito pubblico e Pil al 200%, ma credo che i suoi pensieri lambiscano la considerazione calcistica che ho io per quei sardi che, durante i quarti di finale della Coppa Uefa 1993/1994, tifavano Juventus e non Cagliari. Io e loro facciamo parte della stessa nazione, ma nondimeno vi sono tra noi differenze inconciliabili.