I Vangeli per guarire
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I Vangeli per guarire

Lo straordinario potere del mito cristiano

  1. 476 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
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I Vangeli per guarire

Lo straordinario potere del mito cristiano

Informazioni su questo libro

Le storie narrate nei Vangeli rispecchiano esigenze assolute, immutabili del cuore umano. Qualcuno si è appropriato dei Vangeli per svigorirli e alterarli, ma proprio nel mondo di oggi, dominato dall'egoismo, dal materialismo, dalla mancanza di valori, dobbiamo riappropriarci di questi testi, imparare a guardarli con occhi scevri da pregiudizi e restituire loro la purezza originaria e la ricchezza sorgiva. Un compito necessario non solo per i credenti, ma per tutti, purché sappiano ritrovare nel "mito" evangelico il fondamento della società, della verità, della vita emotiva: in una parola dell'essere umano.
Questo libro ci insegna a guardare alla Buona Novella con occhi nuovi, e ci spiega come dalla lettura dei Vangeli possa nascere una conoscenza che arricchisce le nostre vite, cambiando il nostro modo di vivere, muoverci, pensare, sentire, camminare, invecchiare e morire. Per sempre.

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Informazioni

VII

INFANZIA DI CRISTO
(Luca 2,40)
I genitori di Gesù, dopo aver scongiurato tutte le minacce che incombevano sul figlio e dopo essersi prestati a tutti i riti necessari per farlo entrare nella comunità ebrea, ritornano a Nazaret col bambino.
Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza…
E «pieno di sapienza» significa che è tutto sapienza e pertanto non è più un bambino. Un bambino si evolve: è ingenuo, si sviluppa, cresce. Il Cristo invece è «tutto sapienza», vale a dire che si guarda crescere.
… e la grazia di Dio era sopra di lui.
Mentre cresce, Cristo gioca con altri bambini. Ovviamente, insegnerà loro dei giochi. Con immensa discrezione, è facile che compia piccoli miracoli qua e là. Senza che nessuno se ne renda conto, fa sì che un ragazzo la cui famiglia non ha di che mangiare riesca a pescare un pesce o trovi una moneta d’oro per terra.
Immaginiamo la vita di Giuseppe e Maria, che nascondono questo grande segreto. Mettiamoci al loro posto: devono aspettare, dato che Gesù ha annunciato che inizierà la sua opera a trent’anni.
Perché a trenta? Aspetta di avere l’età di Adamo, che è il suo modello e fu creato in età già adulta.
Adamo è un uomo privo d’infanzia, che vive solo la maturità e la vecchiaia, mentre Cristo è un uomo che ha un’infanzia e una maturità ma non vive la vecchiaia. Insieme formano un tutto.
Cosa fanno Maria e Giuseppe? Vivono con Dio e devono custodire il segreto nel loro cuore. Si tratta senza ombra di dubbio di un’umiltà infinita.
PRIME PAROLE DI GESÙ NEL TEMPIO
(Luca 2,41-52)
I suoi genitori si recavano tutti gli anni a Gerusalemme per la festa di Pasqua. Quando egli ebbe dodici anni…
Questo episodio avviene quando Cristo ha dodici anni: prima dei tredici, che è l’età della pubertà. È la prima volta che Gesù parla.
Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono di nuovo secondo l’usanza; ma trascorsi i giorni della festa, mentre riprendevano la via del ritorno…
Si tratta, dunque, di una festività annuale a Gerusalemme; quando finisce, la Sacra Famiglia ritorna a casa.
… il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero.
Non è strano questo? Pensiamo alla Vergine Maria e a Giuseppe, che hanno lottato tanto per proteggere il bambino, portandolo perfino in Egitto per salvarlo dalla minaccia rappresentata da Erode. Un giorno vanno a una festa in città e quando finisce ritornano a casa. D’improvviso, a un punto già avanzato del tragitto, Giuseppe e Maria si rendono conto che il bambino non è con loro. L’hanno allevato, occultato, difeso… È possibile che in quel contesto si distraggano? Non credo. Qui succede qualcosa di molto speciale…
Credendolo nella carovana, fecero una giornata di viaggio, e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti…
Questo implica che l’avevano dimenticato e non si sono accorti della sua assenza per un’intera giornata.
… non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme. Dopo tre giorni lo trovarono…
Gesù resta quindi assente quattro giorni: il primo mentre Giuseppe e Maria erano sulla via del ritorno e i tre successivi durante i quali lo cercano.
Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai dottori, mentre li ascoltava e li interrogava. E tutti quelli che l’udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte.
Siccome il Cristo è pieno di sapienza, non è necessario occuparsi di lui. I suoi genitori vanno, dunque, alla festa e lo lasciano fare a modo suo. Essendo più saggio di loro, non è un bambino a cui si dice: «Vieni qui! Vai là! Seguimi!». Egli potrebbe impartire lezioni a Giuseppe e Maria: sa più di loro.
È bello un bambino che sa più dei genitori: da bambini sogniamo che un giorno i nostri genitori accetteranno di ricevere da noi anche solo una piccola verità.
Comunque non è raro che un bambino di dieci o dodici anni dimostri qualcosa di giusto ai suoi genitori; quel che è molto difficile e raro, invece, è che questi gli diano ragione, dato che non vogliono assolutamente deporre la corona del potere. Riconoscere che il bambino sa più di loro li mette in pericolo: hanno paura che il figlio diventi il maestro della casa, dato che i genitori pensano di stare nella loro casa e non in quella del bambino.
In genere, pensiamo che la nostra casa ci appartenga e che concediamo una stanza al bambino. Per tutta l’infanzia e l’adolescenza egli non vive nella propria casa, ma in quella dei genitori.
È necessario che il bambino abbia la sua stanza dove poter fare quello che desidera: inviti gli amici che vuole, anche a dormire se decide così, abbia l’opportunità di organizzare feste, appenda alle pareti le immagini che gli piacciono e dipinga la stanza come gli pare; compri pure ciò di cui ha bisogno… la casa sia sua!
Noi non regaliamo la casa al bambino: fin dal momento della sua nascita tutto ciò che abbiamo gli appartiene.
Perché, mentre si mangia, il padre è sempre a capotavola e il bambino di lato? Ogni tanto un padre dovrebbe lasciare il proprio posto ai figli; si dovrebbe girare intorno al tavolo. Perché avere un posto fisso? Perché c’è sempre la stessa persona a sinistra del padre o della madre, la stessa a destra e la stessa nel posto più lontano? Perché è sempre la stessa persona a occupare il posto di riguardo? Perché non può cambiare questa situazione?
Perché non c’è un padre che porta con sé il figlio al lavoro e lo tiene in ufficio mentre riceve una persona, sia egli specializzato in architettura, in finanza, in psicoanalisi o in qualsiasi altra professione? Perché non invita il figlio ad assistere? Perché non gli permette di usare gli strumenti con cui lavora? Perché non condividiamo la nostra professione o mestiere con i nostri figli affinché imparino?
Questi sono atti molto importanti: è necessario condividere tutto col bambino: libri, oggetti, esperienze… Ed è necessario che possa vedere tutto quello che vediamo noi. Non è sano nascondergli quello che vediamo o che facciamo.
Quando conversiamo tra adulti, il bambino deve poter assistere: se si annoia, o se così desidera per motivi suoi, se ne andrà. È lui che se ne va, non siamo noi a mandarlo via, e nemmeno smettiamo di parlare col pretesto che è presente.
Bisogna dare al bambino il suo posto, perché egli ha un posto.
Tuttavia, di cosa ha bisogno Cristo? La casa è sua: ha il suo posto e, ciò nonostante, sparisce d’improvviso.
Perché Giuseppe e Maria si spaventano tanto? Per una sola ragione: Gesù è in pericolo di morte. Se si viene a sapere che Gesù è il Messia, verrà immediatamente ucciso. Giuseppe e Maria lo cercano in città perché hanno paura che i soldati l’abbiano catturato. Recarsi al tempio è l’ultima risorsa, ed è proprio lì che lo trovano.
Al vederlo restarono stupiti e sua madre gli disse: «Figlio, perché ci hai fatto così? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo».
Cioè, «eravamo angosciati».
Ed egli rispose: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?». Ma essi non compresero le sue parole.
Gesù domanda loro: «Perché mi cercavate, se sono nel tempio?». Inoltre, perché non sono andati prima di tutto a cercarlo lì? Perché il tempio era la tana del lupo. Cristo è entrato proprio lì, e la sua vita è in pericolo.
Maria e Giuseppe non si sarebbero mai immaginati che quel bambino, sapendo che lo cercavano per ucciderlo, conscio del grande pericolo costituito dai sacerdoti, avrebbe agito in tal modo. La prima cosa che fa lui, invece, è andare a parlare con i sacerdoti: si presenta esattamente nel posto dove corre i rischi maggiori.
Gesù si mette a discutere la Legge e dice cose molto intelligenti alle persone che si trovano lì, ma non dice di essere il Messia. In realtà, sta imparando a difendersi. Pienamente consapevole dei propri atti, impartisce lezioni, si misura con i Maestri del tempio e li osserva. Si reca al tempio per studiare le leggi – convertite in tradizioni e superstizioni – che più tardi condannerà. Per lui, il sacrificio sulla croce è necessario. È quello che né Giuseppe né Maria comprendono.
Partì dunque con loro e tornò a Nazaret e stava loro sottomesso.
Sottomesso! Ci rendiamo conto di cosa rappresenta il fatto che questo Dio sia sottomesso a quelle due persone, mentre sono loro che dovevano sottomettersi a lui? È un atto di estrema cortesia.
Sua madre serbava tutte queste cose nel suo cuore. E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini.
Arriviamo finalmente alla gioventù di Cristo. Scompare per diversi anni.
Dunque, si reca al tempio per impartire la sua lezione. Tutti sono stupiti ma nessuno è urtato. Ciò significa che si misura con i Maestri: dice loro certe piccole cose e tutti i presenti si meravigliano. Poi si ritira e dice ai genitori: «Non è necessario cercarmi. Non dovete angosciarvi. Sto dove devo stare. So molto bene quel che devo fare. Non dovete temere per me». Dopo, non sentiamo più parlare di lui fino a quando ha trent’anni.
I MAESTRI DI CRISTO
C’è chi afferma che in questo periodo Gesù si dedicò a viaggiare per apprendere. Ma siamo seri! Non andò certo in India per imparare quel che sia, non andò in Egitto e non fece visita ai maya. Nessuno poteva insegnargli alcunché. È già pronto per insegnare, dato che sa più di tutte le civiltà. Non viaggiò, dunque, da nessuna parte. Se fosse andato in India, lo avrebbero ascoltato, così come in Giappone o nell’impero maya: l’avrebbero seguito tutti. Se tutti l’avessero ascoltato, non avrebbe avuto bisogno della crocifissione. Avrebbe creato un movimento mondiale con i maghi dei vari paesi che sapevano della sua esistenza. Avrebbe provocato, dunque, la rivoluzione in tutti i paesi. Avrebbe visitato i supremi sacerdoti di ogni religione, i saggi di tutta la terra, avrebbe impartito lezioni e il mondo intero sarebbe cambiato.
Abbiamo, così, due possibili soluzioni: la prima è che non andò da nessuna parte; la seconda invece che viaggiò attraverso il mondo ma non fu ascoltato, perché erano tutti paralizzati, chiusi e corrotti.
Nel mito, un simile personaggio non è concepibile, perché si tratta di un Dio incarnato. È il Dio-uomo che viene a portare proprio quello che manca al mondo. Mi chiedo come possa Dio imparare da un sacerdote: è in comunicazione col Padre che è onnipotente e onnisciente. Per quale motivo farsi iniziare da esseri umani?
O andò dappertutto e non f...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Dello stesso autore
  3. I Vangeli per guarire
  4. Introduzione
  5. I
  6. II
  7. III
  8. IV
  9. V
  10. VI
  11. VII
  12. VIII
  13. IX
  14. X
  15. XI
  16. XII
  17. XIII
  18. XIV
  19. XV
  20. XVI
  21. XVII
  22. XVIII
  23. XIX
  24. Copyright