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Deliziosa sfida
- 372 pagine
- Italian
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Deliziosa sfida
Informazioni su questo libro
Taylor Donovan è un brillante avvocato. In aula non mostra mai alcuna debolezza, nella vita privata non permette a nessun uomo di turbarla. Presuntuoso, famoso e irresistibile, Jason Andrews è l'attore che la rivista «People» ha incoronato "L'uomo più sexy del mondo".
Le loro vite non potrebbero essere più distanti, ma il destino finisce per farle collidere: Jason infatti dovrà interpretare un avvocato, e a Taylor viene affidato l'incarico di prepararlo per il ruolo. Lui è sicuro che presto anche Taylor, come tutte le donne con cui entra in contatto, cederà al suo fascino da rubacuori; eppure lei pare immune alle sue avances, e anzi non perde occasione di farglielo notare. Ma più Taylor lo respinge, più Jason si convince che sia proprio lei la donna della sua vita. E conquistarla diventa una deliziosa sfida...
Le loro vite non potrebbero essere più distanti, ma il destino finisce per farle collidere: Jason infatti dovrà interpretare un avvocato, e a Taylor viene affidato l'incarico di prepararlo per il ruolo. Lui è sicuro che presto anche Taylor, come tutte le donne con cui entra in contatto, cederà al suo fascino da rubacuori; eppure lei pare immune alle sue avances, e anzi non perde occasione di farglielo notare. Ma più Taylor lo respinge, più Jason si convince che sia proprio lei la donna della sua vita. E conquistarla diventa una deliziosa sfida...
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Informazioni
Print ISBN
9788804632207eBook ISBN
97888520589811
Nonostante fosse nuova di Los Angeles, Taylor Donovan era in grado di riconoscere un cumulo di fandonie.
Erano le 8.15 di lunedì mattina, francamente un po’ presto per affrontare quell’ultimo round di assurdità con l’avvocato della parte avversa, Frank Siedlecki, della Commissione per le pari opportunità sul lavoro. Ma, dopotutto, era una meravigliosa mattina di sole nel Sud della California, il caffè di Starbucks aveva già iniziato a fare effetto, e lei si sentiva nello stato d’animo giusto per mostrarsi gentile.
Aveva ricevuto la telefonata di Frank proprio mentre stava entrando nel garage dell’ufficio, nel centro di Los Angeles. Dopo aver risposto, aveva lasciato proseguire l’avvocato per parecchi minuti, senza interromperlo, sul fatto che lei e il suo cliente, evidentemente in malafede, si sarebbero dovuti considerare fortunati di avere la possibilità di risolvere la causa con trenta miseri milioni di dollari. Ma c’è un limite alle sciocchezze che una persona può tollerare, e per di più di lunedì mattina. Nonostante il caffè eccezionale di Starbucks.
E così a Taylor non restò altra scelta che interrompere Frank a metà del suo discorso farneticante, augurandosi di non perdere il segnale mentre saliva in ascensore.
«Frank... Frank» intervenne in tono fermo e professionale «per nessuna ragione al mondo ci accorderemo su una simile cifra. Pretendi tutto quel denaro solo perché la tua cliente ha sentito una parola di cinque lettere sul luogo di lavoro?»
In quel momento si rese conto che una coppia di anziani era salita sull’ascensore insieme a lei...
«Se la Commissione per le pari opportunità intende chiedere trenta milioni di dollari in una causa per molestie sessuali» continuò Taylor «perlomeno qualche dipendente dev’essere stata chiamata “puttana” o “sgualdrina”.»
Con la coda dell’occhio, vide l’anziana signora, sui settantacinque anni, lanciare al marito un’occhiata carica di disapprovazione. A quel punto Frank riprese a blaterare dei punti a favore della querelante.
«Devo essere onesta, l’accusa mi pare piuttosto inconsistente» lo interruppe Taylor. «Non hai in mano praticamente nulla. Un conto è se qualcuno ha dato una pacca sul culo o toccato una tetta.»
Taylor notò che la coppia di anziani si era allontanata da lei addossandosi alla parete opposta dell’ascensore.
«Certo che non ti sto prendendo sul serio» aggiunse in risposta alla domanda dell’avvocato della parte avversa. «Ehi, stiamo parlando di trenta milioni di dollari!» Invece di alzare la voce, aveva assunto un tono derisorio, che per esperienza sapeva avrebbe indispettito ancora di più il suo interlocutore. «Frank, questo caso è solo una manovra pubblicitaria. Il mio cliente non ha commesso nulla di illegale ed entrambi sappiamo che non avrò problemi a dimostrarlo davanti a una giuria. Quindi non c’è motivo per continuare a discutere della tua ridicola offerta. Chiamami quando troverai qualcuno pronto a dichiarare sotto giuramento di aver visto un pene.»
Taylor richiuse con forza il cellulare per dare maggior enfasi alle proprie parole. Poi lo fece scivolare nella valigetta e sorrise all’anziana coppia, che stava con la schiena incollata alla parete dell’ascensore fissandola a bocca aperta. «Chiedo scusa per la faccenda del “pene”. Inconvenienti del mestiere» disse strizzando l’occhio. Poi le porte dell’ascensore si aprirono e lei uscì, dirigendosi verso l’affollato studio legale.
Taylor amava l’attività frenetica dello studio. I telefoni che squillavano ininterrottamente, le stampanti che sfornavano decine di pagine di fascicoli, i carrelli con la posta che percorrevano i corridoi per consegnare le ingiunzioni del tribunale... tutto ciò era musica per le sue orecchie. Musica creata da gente che lavorava sodo.
E nessuno tra gli associati – Taylor si augurava che i soci anziani fossero d’accordo – lavorava sodo quanto lei. Fin da quando aveva messo piede nell’ufficio di Chicago dello studio legale Gray & Dallas, sette anni prima, Taylor aveva fatto del proprio meglio per assicurarsi che tutti capissero che sarebbe arrivata lontano. E ora la società l’aveva mandata a Los Angeles per occuparsi di una causa di molestie sessuali molto pubblicizzata, che coinvolgeva uno dei grandi magazzini più esclusivi della nazione. Taylor sapeva che si trattava di un test per capire esattamente di che cos’era capace.
E lei si sentiva più che pronta per superare la prova.
Percorse il corridoio, diretta nel proprio ufficio, passando davanti alla scrivania della sua segretaria, come aveva fatto tutte le mattine nelle ultime due settimane, da quando era arrivata a Los Angeles.
«Buongiorno, Linda, ci sono messaggi per me?»
«Buongiorno, signorina Donovan» rispose prontamente l’altra. «Sì, c’è un messaggio per lei... il signor Blakely vorrebbe vederla nel suo ufficio appena le sarà possibile.»
Taylor si fermò un istante. Strano, quella mattina non aveva in programma di vedere Sam.
«Ti ha detto di che cosa si tratta?»
«No, mi dispiace, signorina Donovan.»
Taylor entrò nel proprio ufficio, mentre parlava. «Chiama la segretaria di Sam e dille che sarò da lui tra cinque minuti.»
Poi fece capolino dalla porta e sorrise alla sua nuova assistente. «Ah, Linda... ricordati... il mio nome è Taylor.»
Taylor non poté fare a meno di fermarsi sulla soglia ad ammirare lo studio di Sam, prima di bussare per annunciarsi. Era uno splendido ufficio d’angolo, con una massiccia scrivania in legno di ciliegio e librerie coordinate, soffice moquette color crema e vetrate che occupavano due pareti, dal pavimento al soffitto.
Per lei, l’ufficio elegantemente arredato del suo capo costituiva molto più di un semplice status symbol destinato a impressionare i clienti e gli altri avvocati. Era l’espressione del vero successo. E un giorno, si augurava in un futuro non troppo lontano, anche lei avrebbe avuto un ufficio come quello... la prova che era riuscita a raggiungere il primo grande obiettivo della sua vita adulta.
I genitori di Taylor avevano fatto molti sacrifici per permetterle di arrivare dove si trovava quel lunedì mattina. Essendo cresciuti in un quartiere operaio di Chicago, i suoi tre turbolenti fratelli maggiori, non particolarmente portati per gli studi, avevano frequentato la scuola superiore cattolica locale. Di conseguenza, inizialmente era stato dato per scontato che lei sarebbe andata alla corrispondente scuola femminile. Ma dopo aver visto gli ottimi risultati dei test attitudinali della loro unica figlia femmina, i suoi genitori avevano deciso che meritava la miglior istruzione possibile, anche se questo significava spendere del denaro che non possedevano. Così, per pagare la tassa d’iscrizione annuale di diciottomila dollari alla University Lab School di Chicago (mantenendo allo stesso tempo quattro figli), avevano acceso una seconda ipoteca sulla casa, e suo padre aveva venduto la Corvette Stingray decappottabile del 1965, che aveva rimesso a nuovo in garage.
Apprezzando profondamente questi sacrifici, Taylor aveva promesso ai suoi genitori che non si sarebbero mai pentiti di aver investito sulla sua istruzione. Una promessa di cui non si era dimenticata per tutta la scuola superiore e il college, alla Northwestern University. Una promessa che l’aveva motivata fino a quel giorno. Dopo essersi laureata in Legge, Taylor aveva scelto di lavorare da Gray & Dallas per la semplice ragione che si trattava dello studio legale più prestigioso di Chicago, e tra i migliori a livello mondiale. Era orgogliosa di far parte di quell’ingranaggio.
E avrebbe fatto il possibile per avere successo.
Fortunatamente, a differenza di tanti suoi compagni d’università, che avevano optato per l’esercizio della professione forense perché la facoltà di Medicina era assai impegnativa e occorreva troppo tempo per iniziare a guadagnare, o perché vessati dalle pressioni famigliari, o perché semplicemente non erano riusciti a pensare a nulla di meglio da fare, lei desiderava sinceramente diventare un avvocato. Taylor aveva sempre avuto le idee chiare, sin da quando aveva fatto la sua prima simulazione di un interrogatorio, durante una lezione all’università.
E così, mentre era ferma sulla soglia del lussuoso ufficio di Sam, non poté fare a meno di sorridere, non solo per l’ammirazione, ma anche pensando a ciò che – si augurava – l’aspettava in futuro.
Un giorno... si ripromise Taylor in silenzio. Un giorno.
Si sistemò la giacca e bussò alla porta. Sam alzò gli occhi dal computer e le rivolse un sorriso caloroso.
«Taylor! Accomodati.»
Lei si sedette su una delle poltrone di fronte alla scrivania. Naturalmente, com’era prassi negli studi degli avvocati più scaltri, le poltrone degli ospiti erano più basse di quella di Sam, offrendogli così il vantaggio di guardare i visitatori dall’alto in basso.
«Ti sei sistemata?»
A quella domanda Taylor abbozzò un sorriso colpevole, pensando a tutti gli scatoloni ancora chiusi, impilati nel corridoio dell’appartamento che la società aveva affittato per lei. «Quasi.»
«Traslocare è un incubo, vero?»
«Mi tiene impegnata quando non sono al lavoro.»
Sam la osservò. «Sì. Ti ho già visto fare le ore piccole in ufficio. Dovresti concederti un po’ di tempo per sistemarti prima che la causa ti assorba troppo.»
Taylor scosse la testa con determinazione. Lei era abituata a essere molto impegnata. E voleva a tutti i costi fare una buona impressione su Sam Blakely, capo dello studio legale di Los Angeles.
«Preferisco mettermi immediatamente al lavoro, tutto qui.»
Sam le ricordava una volpe, e questa somiglianza divenne ancora più accentuata quando lui le sorrise, dimostrando di approvare il suo modo di comportarsi.
«In questo caso, dimmi come sta procedendo la causa.»
Taylor si sistemò meglio sulla poltrona e gli fece il resoconto. «Sta andando molto bene. Questa settimana verremo convocati per la mozione in limine. Credo che riusciremo a far annullare quasi la metà delle prove presentate dalla Commissione per le pari opportunità. Uno dei loro avvocati mi ha telefonato questa mattina per farmi una proposta.»
«Che cosa gli hai risposto?»
Taylor sollevò altezzosamente il mento. «Diciamo che gli ho fatto capire che non siamo interessati.»
Sam rise. «Bene. Tienimi informato, e non esitare a passare da me se hai bisogno di un consiglio.»
Taylor annuì, apprezzando la discrezione di Sam. Da quando era arrivata a Los Angeles, lui era stato più che felice di lasciarle condurre la causa, un atteggiamento che le infondeva ancora più entusiasmo e determinazione.
A quel punto pensava che il loro colloquio fosse finito, ma invece di congedarla, Sam si mosse sulla poltrona, come se avesse ancora delle cose da dirle.
«C’è qualcos’altro, Sam?»
Il suo comportamento le appariva un po’... strano. Taylor non lo conosceva bene e non riusciva a interpretare i suoi gesti, come sarebbe stata in grado di fare con i suoi colleghi di Chicago. Quindi attese, mentre l’uomo si sistemava meglio sulla sedia e la osservava in un silenzio carico di tensione, prima di proseguire. Al pari di tanti altri avvocati che Taylor aveva incontrato, anche Sam si comportava nella sua vita di tutti i giorni come se fosse sempre davanti a una giuria.
«A dire il vero, c’è un’altra questione per la quale speravo di poter contare sul tuo aiuto» iniziò lui cauto. «So che ti abbiamo qui solo in prestito dallo studio di Chicago per la causa di molestie sessuali, ma non si tratterebbe di un incarico a tempo pieno.»
Taylor era incuriosita. Lavorava già la sera e durante il fine settimana, quindi ne dedusse che quel misterioso incarico dovesse rappresentare per lei una grande opportunità, se Sam pensava che fosse il caso di gravarla di ulteriori impegni.
«Si tratta di una causa pro bono?» chiese.
Sam si appoggiò allo schienale della poltrona soppesando attentamente la sua domanda, come un testimone messo alle strette durante una deposizione. «Be’... non proprio. Lo definirei più che altro un favore.»
Taylor drizzò immediatamente le antenne. I cosiddetti favori di solito si risolvevano in ore e ore perse, e non pagate, a preparare un’arringa o a fare ricerche sulle leggi riguardo alla guida in stato di ebbrezza a Natchitoches, in Louisiana, per dare una mano a un nipote ribelle a cui qualcuno era particolarmente affezionato.
«Che genere di favore?» chiese, pur sapendo già quale sarebbe stata la risposta di Sam. “Si tratta di una situazione molto interessante” avrebbe detto. Tutti gli avvocati descrivevano le attività criminose dei loro parenti che infrangevano la legge come “situazioni interessanti”.
Sam si sporse in avanti. «Si tratta di una situazione molto interessante...» esordì.
Tombola!
Taylor cercò di apparire entusiasta mentre lui proseguiva.
«È per uno dei nostri soci, Bill Mitchells» aggiunse Sam. «Sono certo che lo conosci... è a capo dell’ufficio che si occupa di problemi fiscali. Uno dei suoi clienti gli ha chiesto un favore.»
Taylor si trattenne dall’alzare gli occhi al cielo. Splendido! Un cliente con una parente criminale! Peggio del nipote viziato di un socio straricco, c’era solo il nipote viziato di un amministratore delegato incommensurabilmente più ricco. Taylor si fece forza e si preparò ad ascoltare il resto.
Ma ciò che Sam aggiunse la sorprese molto.
«Come probabilmente già sai, Bill si occupa della contabilità dei più grandi nomi di Hollywood. Uno dei suoi clienti, un attore, sta per iniziare a girare un legal thriller, e ha chiesto di poter lavorare insieme a uno dei nostri avvo...
Indice dei contenuti
- Copertina
- Deliziosa sfida
- 1
- 2
- 3
- 4
- 5
- 6
- 7
- 8
- 9
- 10
- 11
- 12
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- 35
- Ringraziamenti
- Copyright