Le cronache di Narnia - 5. Il viaggio del veliero
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Le cronache di Narnia - 5. Il viaggio del veliero

  1. 252 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
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Le cronache di Narnia - 5. Il viaggio del veliero

Informazioni su questo libro

TERRA 1942 - NARNIA 2306 «C'era un ragazzo che si chiamava Eustachio Clarence Scrubb, e se lo meritava.» E oltre a ritrovarsi questo nome, Eustachio, a differenza dei suoi cugini Edmund e Lucy, non è mai stato a Narnia. Perciò non poteva immaginare che guardando il quadro di un mare in tempesta, ci sarebbero finiti dentro! Per fortuna il principe Caspian li salverà e li porterà con sé a bordo del dorato Veliero dell'alba, in un lungo viaggio per arrivare alla Fine del Mondo.

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Informazioni

Editore
Mondadori
Anno
2012
Print ISBN
9788804599098
eBook ISBN
9788852027055

L’ARRIVO ALLA FINE DEL
MONDO

Oltre a Drinian e ai due fratelli Pevensie, solo Ripicì aveva notato gli abitanti del mare. Appena aveva visto il re agitare minacciosamente la lancia, si era tuffato senza pensarci troppo, scambiando quel gesto per una specie di sfida e deciso a risolvere la faccenda senza indugi. Ma quando aveva scoperto che l’acqua era fresca e dolce, si era eccitato a tal punto da dimenticare ogni cosa. Per questo Lucy, prima che gli tornassero in mente gli uomini del mare, lo aveva preso in disparte e gli aveva fatto promettere di non farne parola con nessuno.
Visto come andarono le cose, bisogna dire che la preoccupazione di Lucy non era assolutamente giustificata. Ora, infatti, il Veliero dell’alba scivolava veloce su un tratto di mare che sembrava deserto. Nessuno vide più gli uomini del mare a parte Lucy, e comunque per un istante solo. Il mattino seguente veleggiavano in acque calme e basse dove il fondo, perfettamente visibile, era coperto di alghe. Poco prima di mezzogiorno Lucy vide un grosso branco di pesci pascolare fra le alghe. Mangiavano senza guardarsi intorno e si muovevano nella stessa direzione. Proprio come un gregge di pecore, pensò Lucy.
Poi in mezzo ai pesci apparve una ragazza del mare. Era abbastanza giovane (avrà avuto l’età di Lucy) e aveva un’aria tranquilla e solitaria; fra le mani teneva un bastone ricurvo.
Lucy pensò che fosse una pastorella e che il branco di pesci fosse il suo gregge. Sia i pesci che la ragazza erano vicini alla superficie. La pastorella fluttuava nell’acqua bassa e Lucy si sporgeva dal parapetto, in modo da venirsi velocemente incontro. Presto arrivò il momento in cui la ragazza sollevò lo sguardo e fissò Lucy dritta negli occhi. Nessuna delle due poté scambiare una parola con l’altra, perché un secondo più tardi la ragazza del mare era già scivolata dietro la poppa della nave, ma Lucy non dimenticò mai il suo sguardo. Non era infuriato e neppure spaventato come quello degli altri uomini del mare, e a Lucy era piaciuto subito. Chissà perché, aveva avuto la sensazione che il gradimento fosse reciproco. In quell’unico, breve momento erano diventate amiche; ci sono poche probabilità che si incontrino di nuovo, in un mondo o in un altro, ma una cosa è certa: se questo dovesse avvenire, sono sicuro che quel giorno si correrebbero incontro a braccia aperte.
Per giorni e giorni il Veliero dell’alba navigò dolcemente verso est, scivolando su un mare senza onde; il vento che scuote le paratie era calato e la prua sollevava poca spuma. Con il passare dei giorni e delle ore la luce diventava più intensa, ma ormai i nostri amici erano in grado di sopportarla senza difficoltà. A bordo non si mangiava e non si dormiva più, e del resto nessuno ne aveva voglia. Secchi colmi di acqua limpida e abbagliante venivano issati dal mare; in un certo senso era acqua più forte del vino, più umida e liquida del consueto, e si brindava in silenzio a grandi sorsi. Un paio dei marinai più esperti, già avanti negli anni al momento della partenza, ringiovanirono giorno dopo giorno. A bordo tutti erano in preda alla gioia e all’eccitazione più sfrenata, ma era un’eccitazione particolare, perché non era del tipo che rende la gente chiacchierona. Più andavano avanti, meno parlavano, e se proprio dovevano parlare lo facevano bisbigliando.
L’immobilità di quel mare ultimo si trasmise ai naviganti.
— Amico mio — disse un giorno Caspian a Drinian — cosa vedi davanti a te?
— Sire — rispose il capitano — vedo un gran manto bianco che si stende a perdita d’occhio, da nord a sud e per tutta la linea dell’orizzonte.
— Esattamente quello che vedo io — aggiunse Caspian. — E non riesco a capire cosa sia.
— Maestà, se ci fossimo spinti verso latitudini più alte — spiegò Drinian — potrei pensare al ghiaccio. Ma qui no, non può essere. Comunque, sarà meglio spedire gli uomini ai remi perché cerchino di rallentare la nave spinta dalla corrente. Qualunque cosa sia, non voglio andare a sbatterci contro.
Fecero come aveva detto Drinian e procedettero con prudenza. Anche avvicinandosi, la natura del manto bianco rimaneva misteriosa. Era troppo strano per essere un’isola o un altro tratto di terra; liscio e levigato, scintillava come la superficie dell’acqua. Appena si avvicinarono al suo candore, Drinian si gettò sulla barra del timone e fece rotta verso sud, in modo che il Veliero dell’alba fosse di traverso rispetto alla corrente e la forza dei remi bastasse a spingerlo lungo il bordo del manto bianco. Con questa manovra, accidentalmente, scoprirono che la corrente che li aveva trascinati fin lì era larga appena una ventina di metri, e che il resto del mare era immobile come uno stagno. La notizia fu accolta con entusiasmo dai membri dell’equipaggio, già convinti da un pezzo che il viaggio di ritorno all’isola di Ramandu sarebbe stato un’incredibile fatica e che avrebbero dovuto percorrere quel tratto remando controcorrente. (Questo spiegava perché la pastorella, che non si trovava lungo la scia della corrente, fosse scivolata così velocemente oltre la poppa della nave.)
Nessuno aveva ancora capito cosa fosse il manto bianco, né quale fosse la sua consistenza. Fu calata in mare la scialuppa e alcuni marinai vennero mandati in ricognizione. Gli uomini rimasti a bordo del Veliero dell’alba la videro spingersi dritta nel biancore, poi sentirono le voci dei compagni sull’imbarcazione, nitide e chiare nel silenzio del mare. Erano grida stridule e acute per la sorpresa. Seguì una pausa mentre Rynelf, sulla prua della scialuppa, provava a misurare il fondale. Infine, quando la barca si riavvicinò al veliero, videro che portava una gran quantità della sostanza bianca. L’equipaggio si affollò sulla murata, incuriosito e in attesa di spiegazioni.
— Ninfee, Vostra Maestà! — gridò Rynelf, in piedi a prua.
— Che cosa? — domandò Caspian.
— Ninfee in fiore, Maestà — ripeté Rynelf. — Come quelle che si trovano nello stagno del giardino di casa.
— Guardate — fece Lucy, a poppa della scialuppa, mentre con il braccio ancora grondante d’acqua sollevava in aria petali bianchi e foglie piatte e larghe.
— La profondità dell’acqua? — domandò Caspian.
— È strano — rispose Rynelf. — Qui il mare è ancora abbastanza profondo. Almeno una decina di metri.
— Allora non possono essere ninfee; non quelle che intendiamo noi, almeno — dedusse Eustachio.
Forse non lo erano, anche se vi assomigliavano in modo impressionante. Poi, dopo un breve scambio di idee, il Veliero dell’alba tornò nella corrente e prese a veleggiare di nuovo verso oriente, sul Lago delle Ninfee o il Mare d’Argento (erano in ballottaggio questi due nomi e alla fine la spuntò Mare d’Argento, che ancora oggi è il nome segnato sulla mappa di Caspian).
Qui iniziò la parte più misteriosa ed emozionante del viaggio. Si lasciarono alle spalle il mare aperto che, in breve, si ridusse a una striscia bluastra sulla linea occidentale dell’orizzonte. Il grande manto bianco, con piccoli sprazzi dorati qua e là, si estendeva intorno a loro in ogni direzione, a eccezione del punto in cui, per il passaggio del veliero, una grande via d’acqua si era aperta in mezzo alle ninfee, splendida come vetro verdescuro. A guardarlo, quell’ultimo mare ricordava il Mar Glaciale Artico: se i loro occhi non fossero diventati acuti come quelli delle aquile, il sole che si rifletteva sulla distesa bianca – specialmente di mattina quando era più alto – sarebbe stato insopportabile. A sera il candore prolungava la durata del giorno; sembrava che le ninfee non avessero mai fine e la bianca distesa, lunga chilometri e chilometri, emanava un profumo che Lucy non fu mai in grado di descrivere. Era dolce ma non dava sonnolenza né fastidio: anzi era un profumo intenso, fresco e acuto, di quelli che arrivano dritti al cervello e ti fanno sentire in grado di scalare una montagna di corsa o fare la lotta con un elefante. Lucy e Caspian ebbero la stessa sensazione.
— Da una parte sento di non sopportare più questo profumo, ma dall’altra vorrei che non finisse mai — si confidarono.
Misuravano il fondale in continuazione, ma solo pochi giorni più tardi la profondità del mare cominciò a diminuire: da quel momento in poi l’acqua divenne sempre più bassa. Un bel giorno furono costretti ad abbandonare la corrente che li aveva portati fin lì e ad aprirsi la strada fra le ninfee remando a passo di lumaca. Infine fu chiaro che il Veliero dell’alba non avrebbe potuto andare avanti. Fu solo per l’abilità e l’accortezza dei marinai che la nave non finì incagliata.
— Calate la scialuppa — gridò Caspian a un certo punto — e fate adunare gli uomini a poppa.
— Ma cosa vuol fare? — chiese Eustachio a Edmund, con un filo di voce. — Ha un’espressione così strana…
— Forse abbiamo tutti la stessa espressione — disse Edmund.
Raggiunsero Caspian sul cassero di poppa. In pochi minuti gli uomini dell’equipaggio si radunarono ai piedi della scaletta, in attesa delle parole del re.
— Amici — esordì Caspian quando tutt’intorno fu silenzio — ormai abbiamo portato a termine l’impresa per la quale ci siamo imbarcati. I sette nobili sono stati rintracciati morti o vivi, e poiché il cavalier Ripicì ha giurato di non fare più ritorno nel nostro mondo, sono sicuro che quando arriverete all’isola di Ramandu troverete i nobili Revilian, Argoz e Mavramorn perfettamente svegli. In quanto a voi, carissimo Drinian, vi affido il comando del Veliero dell’alba e vi ordino di far vela per Narnia il più presto possibile, evitando di fare sosta (mi raccomando!) sull’Isola di Acquemorte. Darete istruzioni al mio reggente, il nano Briscola, di ricompensare questi fedeli compagni di viaggio come ho promesso loro; se lo sono meritato. Se non dovessi più tornare a Narnia, è mio volere che il reggente decida insieme a voi, lord Drinian, al dottor Cornelius e a Tartufello il tasso, chi dovrà essere il prossimo re di Narnia, col mio consenso e…
— Ma, Sire — lo interruppe Drinian — state dicendo che volete abdicare?
— Vado con Ripicì a vedere la Fine del Mondo — rispose Caspian.
Un mormorio di sgomento si alzò fra gli uomini schierati sul ponte.
— Prenderemo con noi la scialuppa — continuò Caspian.
— Voi non ne avrete bisogno, almeno finché navigherete in queste acque tranquille. Ne costruirete una nuova appena sbarcati sull’Isola di Ramandu, e ora…
— Caspian — disse improvvisamente Edmund con piglio severo. — Non puoi farlo.
— Assolutamente d’accordo — intervenne Ripicì. — Sua Maestà non può fare una cosa del genere.
— No davvero — incalzò Drinian.
— Non posso? — rispose Caspian in gesto di sfida, e per un attimo ricordò a tutti suo zio Miraz l’Usurpatore.
— Vi chiedo umilmente scusa. — Rynelf parlava dal ponte di sotto. — Ma vi faccio notare che se uno di noi avesse detto la stessa cosa, sarebbe stato accusato di diserzione.
— Rynelf, stai approfittando del lungo servizio alle mie dipendenze — tuonò Caspian.
— No, Sire, ha ragione lui — disse Drinian.
— Per la criniera di Aslan! — tuonò ancora Caspian. — Ho sempre pensato che foste miei sudditi, non i miei tutori.
— Io non mi sento la tua balia — ribatté Edmund — eppure ti dico che non puoi farlo.
— Non posso farlo? Ancora? — ripeté Caspian, minaccioso. — Che intendi dire?
— Con il vostro permesso, Maestà, voi non lo farete e basta — disse Ripicì con un grande inchino. — Siete il sovrano di Narnia e decidendo di non tornare tradireste ogni suddito, primo fra tutti Briscola. Non avete il diritto di trastullarvi a caccia di avventure come qualsiasi altro. Se non vorrete sentire ragione, sarà compito di ogni uomo fedele alla vostra persona seguirmi nel cercare di disarmarvi e legarvi finché non sarete rinsavito.
— Giusto! — esclamò Edmund. — Esattamente come fecero a Ulisse quando voleva abbandonare la nave per le sirene.
La mano di Caspian corse sull’elsa della spada, ma Lucy esclamò: — Avevi fatto una promessa alla figlia di Ramandu: le avevi detto che saresti tornato.
Caspian tacque per un istante, poi disse: — Be’, questo è vero. — Era frastornato, indeciso sul da farsi. Poi, rivolto all’equipaggio, aggiunse: — Bene, avete vinto voi. La ricerca è finita. Issate la scialuppa, si torna a casa.
— Sire — esclamò Ripicì. — Non torniamo affatto a casa. Come ho già detto…
— Silenzio! — tuonò Caspian. — Avete voluto darmi una lezione e sta bene, ma se non ci vado io, alla Fine del Mondo non ci va nessuno. Che qualcuno tappi la bocca al topo.
— Maestà — replicò Ripicì — avete promesso di essere un signore buono e giusto con gli animali parlanti di Narnia.
— È vero — fece Caspian. — Con gli animali parlanti, non con quelli che non smettono un secondo di parlare. — E si precipitò giù per la scaletta, indispettito, chiudendosi alle spalle la porta della cabina.
Poco più tardi gli altri lo raggiunsero e videro che il suo stato d’animo era cambiato. Era pallido, aveva le lacrime agli occhi.
— Non è servito a niente — disse. — Visti i risultati, avrei fatto meglio a comportarmi bene e a rinunciare a fare lo smargiasso e il prepotente. Aslan mi ha parlato. No, non dico che sia stato qui: del resto, è talmente grosso che non sarebbe potuto entrare nella cabina. È stata quella testa di leone dorata appesa al muro: all’improvviso è diventata viva e ha parlato. È stato terribile. Che occhi! Non che sia stato troppo duro con me… tranne all’inizio. Ma è stata una cosa penosa. Mi ha detto… la peggior cosa che avrebbe potuto dirmi. Rip, Edmund, Lucy ed Eustachio devono proseguire; io devo tornare indietro da solo...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Il viaggio del veliero
  3. Il quadro nella camera da letto
  4. A bordo del Veliero dell’alba
  5. Le Isole Solitarie
  6. Cosa accadde a Caspian
  7. Prima e dopo la tempesta
  8. Le avventure di Eustachio
  9. Come si concluse l’avventura
  10. Due volte salvi per miracolo
  11. L’Isola delle Voci
  12. Il libro del mago
  13. La felicità degli Inettopodi
  14. L’Isola delle Tenebre
  15. I tre dormienti
  16. Il principio della Fine del Mondo
  17. Le meraviglie dell’ultimo mare
  18. L’arrivo alla Fine del Mondo
  19. Copyright