
- 208 pagine
- Italian
- ePUB (disponibile sull'app)
- Disponibile su iOS e Android
eBook - ePub
Il destino ci attende (I Romanzi Classic)
Informazioni su questo libro
Si può spegnere un amore impetuoso e irresistibile?
L'aristocratico e bellissimo Stephen, futuro duca di Ironcrown, accoglie la sua promessa sposa, Marianne de la Bruyère, nel suo castello irlandese. Però è Charlotte, la sorella minore, a rubargli il cuore al primo sguardo. La fanciulla è di una bellezza radiosa e l'amore, sordo a ogni richiamo, travolge entrambi. Ma purtroppo i dettami dell'alta società sono ferrei e neppure Stephen può eluderli: il matrimonio è stato stabilito e si deve celebrare. Senonché, il fato riesce talvolta a sottrarsi alle regole dell'uomo, e a proseguire impassibile per la sua strada fino al compimento del suo disegno...
L'aristocratico e bellissimo Stephen, futuro duca di Ironcrown, accoglie la sua promessa sposa, Marianne de la Bruyère, nel suo castello irlandese. Però è Charlotte, la sorella minore, a rubargli il cuore al primo sguardo. La fanciulla è di una bellezza radiosa e l'amore, sordo a ogni richiamo, travolge entrambi. Ma purtroppo i dettami dell'alta società sono ferrei e neppure Stephen può eluderli: il matrimonio è stato stabilito e si deve celebrare. Senonché, il fato riesce talvolta a sottrarsi alle regole dell'uomo, e a proseguire impassibile per la sua strada fino al compimento del suo disegno...
Domande frequenti
Sì, puoi annullare l'abbonamento in qualsiasi momento dalla sezione Abbonamento nelle impostazioni del tuo account sul sito web di Perlego. L'abbonamento rimarrà attivo fino alla fine del periodo di fatturazione in corso. Scopri come annullare l'abbonamento.
Al momento è possibile scaricare tramite l'app tutti i nostri libri ePub mobile-friendly. Anche la maggior parte dei nostri PDF è scaricabile e stiamo lavorando per rendere disponibile quanto prima il download di tutti gli altri file. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Perlego offre due piani: Base e Completo
- Base è ideale per studenti e professionisti che amano esplorare un’ampia varietà di argomenti. Accedi alla Biblioteca Base con oltre 800.000 titoli affidabili e best-seller in business, crescita personale e discipline umanistiche. Include tempo di lettura illimitato e voce Read Aloud standard.
- Completo: Perfetto per studenti avanzati e ricercatori che necessitano di accesso completo e senza restrizioni. Sblocca oltre 1,4 milioni di libri in centinaia di argomenti, inclusi titoli accademici e specializzati. Il piano Completo include anche funzionalità avanzate come Premium Read Aloud e Research Assistant.
Perlego è un servizio di abbonamento a testi accademici, che ti permette di accedere a un'intera libreria online a un prezzo inferiore rispetto a quello che pagheresti per acquistare un singolo libro al mese. Con oltre 1 milione di testi suddivisi in più di 1.000 categorie, troverai sicuramente ciò che fa per te! Per maggiori informazioni, clicca qui.
Cerca l'icona Sintesi vocale nel prossimo libro che leggerai per verificare se è possibile riprodurre l'audio. Questo strumento permette di leggere il testo a voce alta, evidenziandolo man mano che la lettura procede. Puoi aumentare o diminuire la velocità della sintesi vocale, oppure sospendere la riproduzione. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Sì! Puoi usare l’app Perlego sia su dispositivi iOS che Android per leggere in qualsiasi momento, in qualsiasi luogo — anche offline. Perfetta per i tragitti o quando sei in movimento.
Nota che non possiamo supportare dispositivi con iOS 13 o Android 7 o versioni precedenti. Scopri di più sull’utilizzo dell’app.
Nota che non possiamo supportare dispositivi con iOS 13 o Android 7 o versioni precedenti. Scopri di più sull’utilizzo dell’app.
Sì, puoi accedere a Il destino ci attende (I Romanzi Classic) di Paola Picasso in formato PDF e/o ePub. Scopri oltre 1 milione di libri disponibili nel nostro catalogo.
Informazioni
eBook ISBN
9788852029189IL DESTINO
CI ATTENDE

1
Castello di Ironcrown, nei pressi di Drogheda
1 maggio 1834
Seduta davanti alla toeletta nella sua stanza riccamente decorata, la duchessa Alessia lanciò uno sguardo spazientito al soffitto.
In ciascuno dei quattro angoli, un putto dorato dall’eterno sorriso ebete, aggrappato a una cornucopia più grande di lui, le lanciava manciate di petali multicolori, ma quell’omaggio costante non la rallegrava.
Da molti giorni aveva in testa un pensiero molesto e quella notte, rimuginandoci sopra, non aveva chiuso occhio.
Battendo nervosamente un piede, la nobildonna aspettò che la sua cameriera, Bethany, desse gli ultimi ritocchi alla parrucca biondo rosato che quel mattino aveva scelto per abbinarla all’abito di mussola color cipria che indossava.
Nel guardaroba adiacente, un intero scaffale era riservato alle parrucche. Ciascuna era calzata sulla testa di un manichino, in una mescolanza di colori che andavano dal bianco al nero, al rosso, all’argento, al viola.
Da giovane la duchessa aveva ostentato una capigliatura castana folta e ondulata, ma a sedici anni una malattia della pelle e i susseguenti lavaggi con zolfo e altri intrugli velenosi l’avevano decimata. Da allora l’alopecia era stata il suo cruccio maggiore, l’aveva resa introversa e scostante, cosicché quando il primo dei suoi corteggiatori, il miope, bonario duca Archibald l’aveva chiesta in moglie, trattando quel difetto come un’inezia, l’aveva accettato senza esitare.
Socchiudendo i grandi occhi turchesi, il suo elemento di maggiore attrazione, avvicinò il viso allo specchio. La sua pelle era segnata da piccole rughe, ma i suoi tratti mantenevano ancora gran parte dell’antica bellezza.
— Se hai finito, Bethany, avverti sua grazia che desidero parlargli. Dovrebbe essere nel suo studio, come al solito — disse con un pizzico di acidità. — Ci si rintana appena alzato e ne emerge solo ai pasti. Se facesse parte della Camera di Consiglio avrebbe meno da fare.
La giovane cameriera in guanti, grembiule e crestina, non ritenendo di dover commentare, accennò un inchino.
— Sì, milady, provvederò immantinente.
— Immantinente? — La duchessa si voltò, e sollevando una lorgnette dorata, la scrutò attraverso le lenti ovali. — Sai che cosa significa questa parola?
La ragazza arrossì fino alla radice dei capelli. — Credo che voglia dire...
— L’hai usata correttamente, perciò non impappinarti. Immantinente significa senza indugio, ma è un termine ricercato. Da chi l’hai udito?
Da rosso, il viso della fantesca divenne violaceo. — Da... da vostro figlio, milady. La pronuncia ogni volta che voi o il duca lo convocate.
— Capisco. — Le labbra già sottili della nobildonna, scomparvero del tutto. Immaginava il sorriso irriverente con cui Stephen pronunciava quell’avverbio. “Riferisci a mon père che lo raggiungerò immantinente.” Oppure. “Rassicura maman che correrò da lei immantinente.” Salvo poi presentarsi con tutto comodo e con l’eterno sorriso un po’ ironico, ma mai tanto da essere sfacciato.
Stephen aveva ereditato la sua avvenenza. Alto, prestante, sempre elegantissimo e dotato di un garbo squisito, era un grande conquistatore, ma quanto a carattere lasciava molto a desiderare. Obbediente in apparenza, faceva solo quello che voleva, cioè si divertiva. Adorava le donne, il gioco d’azzardo, le corse dei cavalli, ed essendo sempre invitato dovunque, poteva scegliere lo spasso che preferiva tra alcove profumate, tavoli verdi e stalle.
Ma quella situazione doveva finire, pensò la duchessa serrando i pugni.
— Bene, Bethany. Visto che mi hai rammentato il mio unico erede, ti prego di dirgli che sarei contenta se questa sera a cena ci onorasse della sua presenza. Hai capito il concetto?
La cameriera fece un cenno di assenso. — Desiderate che il conte di Roseterry ceni insieme a voi — tradusse.
— Ottimo, mia cara. Il tuo vocabolario si sta arricchendo. Adesso affrettati a eseguire gli ordini. Tra cinque minuti mi presenterò al duca. Se lo trovassi addormentato, hai il permesso di svegliarlo.
Non osando più pronunciare una parola, Bethany sprofondò in un inchino e corse alla porta.
Lo studio del duca si trovava nell’ala sud del castello, adiacente alla sua stanza da letto in stile militaresco, con l’unica concessione di un voluminoso baldacchino a proteggere il talamo che ormai la duchessa non visitava più da molto tempo, fatto che, se all’inizio l’aveva rattristato, adesso gli recava un certo sollievo.
Dopo anni di sforzi per produrre un erede, quando Stephen era nato aveva considerato compiuto il suo dovere e aveva dichiarato forfait. Non che sua moglie si fosse lagnata. Alessia aveva ereditato il sangue battagliero ma freddo dei suoi antenati austriaci ed era stata ben contenta d’interrompere dei rapporti goffi e poco soddisfacenti.
Sprofondato nella sua poltrona preferita, il duca spostò un cubetto sulla scacchiera e sorrise tra sé. Quel burlone del destino aveva giocato uno scherzo crudele alla sua pudibonda moglie. Stephen, il prodotto del sul ventre svogliato, si era rivelato più focoso di uno stallone. Non c’era donna che sfuggisse al suo sguardo rapace, e poche gli resistevano.
Da chi suo figlio avesse ricevuto in dono una tale passionalità non finiva mai di incuriosirlo. Forse da un bisnonno francese, o forse da un antenato italiano, un focoso capitano di ventura che, si vociferava in famiglia, aveva sedotto la sua prozia Emmaline. Quale che fosse la causa, le prodezze amatorie del figlio erano per lui motivo di orgoglio e di riscatto.
Quando udì bussare alla porta emise un sospiro di rassegnazione e invitò la moglie a entrare. Poco prima Bethany gli aveva annunciato quella visita, perciò non solo sapeva chi era la persona che stava per turbare la sua pace, ma sospettava che il motivo di quella visita inattesa non fosse piacevole.
Da un po’ di tempo sua moglie era nervosa, scontenta, e scattava per ogni nonnulla. Il motivo di quella tensione gli era ignoto, ma presumeva che presto il velo dell’ignoranza gli sarebbe stato strappato dagli occhi.
La duchessa spalancò la porta e si fermò sulla soglia come se un pittore dovesse ritrarla. Alta, snella, con una corona di riccioli chiari intorno al viso, parve al duca una visione incantevole. Si tolse gli occhiali, pulì con cura le lenti spesse un dito e li inforcò di nuovo.
L’immagine divenne più nitida, e via via che si avvicinava, un po’ meno incantevole. I begli occhi turchesi lo puntavano come canne di fucile, le labbra erano strette, l’espressione decisa.
— Mia cara... — Il duca fece il gesto di alzarsi, ma rischiò di far cadere la scatola che teneva sulle ginocchia e dovette risedersi.
La nobildonna rivolse uno sguardo sprezzante alla serie di cubi e rettangoli che il marito maneggiava con le sue dita tozze. Da quando un suo amico eccentrico gli aveva spedito dalla Thailandia quel gioco antico chiamato Khun Phaen, Archie ne era ossessionato.
— Sei riuscito a risolvere quel delizioso rompicapo, Archie? — gli domandò con voce soave.
Il marito cercò di rimettere i cubetti al loro posto. — Ecco... stavo appunto facendo scivolare Khun Phaen, l’eroe leggendario, verso la Porta della Libertà, evitando le guardie, quando...
— Quando il mio ingresso ha rovinato tutto.
Il duca arrossì. — Oh, no, mia cara. Non è colpa tua. Lo sbadato sono io. Entra, Alessia, e...
— Sono già entrata, Archie, e se riesci a staccarti per qualche minuto da quella scatola, ti dirò il motivo della mia visita.
Il marito si affrettò a posare il gioco su un tavolino e a spingere gli occhiali contro la base del naso.
— Siediti e raccontami — la invitò.
La duchessa si accomodò davanti a lui, stringendo le ginocchia e intrecciando le mani in posa raccolta. Tacque per qualche secondo, poi esplose.
— È ora di finirla! Questa situazione non può durare!
Il duca sobbalzò. — Di quale situazione parli, mia diletta?
— Di nostro figlio. Tra due mesi compirà trent’anni e non accenna a mettere la testa a posto e a scegliere una moglie adatta a lui. Tutte le giovani che gli ho...che gli abbiamo presentato non gli sono piaciute. È ora che si sposi e che metta al mondo dei figli per la continuazione della stirpe.
— Giusto, giusto, cara, addirittura sacrosanto, ma non vedo...
— Sono venuta a dirti che ho scritto a mia cugina Sophie, che vive a Parigi. Sophie ha sposato un conte di buon lignaggio e ha due figlie, la maggiore delle quali, Marianne, è in età da marito. Mia cugina me l’ha descritta dettagliatamente, e mi sembra la persona adatta. In ogni modo sarà lei a diventare la nostra tanto sospirata nuora.
La nobildonna tacque, pronta a rintuzzare qualunque protesta, ma il marito, conoscendola, si guardò bene dal manifestare la sua perplessità. A onor del vero non era mai stato attanagliato dall’ansia di vedere sposato il figlio. Secondo lui la natura doveva fare il suo corso. Alla fine anche Stephen avrebbe sentito il desiderio di formare una famiglia. Imporgliela poteva rivelarsi pericoloso. Ma le battaglie con sua moglie, oltre a estenuarlo, lo vedevano sempre sconfitto, perciò tanto valeva arrendersi subito.
Atteggiando il viso a un’espressione di lieto stupore, emise un doveroso sospiro di sollievo.
— Ottima idea, carissima.
La duchessa annuì come se non ne dubitasse minimamente.
— Sophie e le sue figlie arriveranno qui tra una decina di giorni, e l’accordo si concluderà senza indugi.
— E se Steve rifiutasse? — azzardò il duca.
Lei squadrò le spalle e i suoi occhi mandarono un lampo gelido.
— Minaccerai di diseredarlo.
— Io?
— E chi altri, vostra grazia? — lo motteggiò Alessia. — Questo compito spetta a voi, ma comincio a pensare che dovrò farmene carico io. Questa sera a cena daremo l’annuncio a Stephen, e voi dovrete sostenermi in tutto e per tutto. Non traditemi!
Il passaggio dal tu al voi era già abbastanza sintomatico, ma fu l’imperativo finale a costringere il duca a un immediato assenso.
Parigi
maggio 1834
Nel palazzo del conte Antoine de la Bruyère, affacciato sul lungosenna, ferveva un’attività frenetica, e dalle finestre del secondo piano, spalancate per accogliere il sole primaverile, provenivano richiami, voci e grida fanciullesche.
Molti abitanti dei dintorni che sostavano nel vicino giardino delle Tuileries, godendosi il fresco, scuotevano la testa, certi che se il severo conte Antoine, fosse stato in casa, o fosse rientrato dal suo studio di avvocato, quel trambusto si sarebbe placato all’istante.
La contessa Sophie correva da una stanza all’altra, impartendo istruzioni contrastanti alle cameriere che preparavano i bagagli. Marianne, la sua primogenita, stava scegliendo i libri che voleva portare in Inghilterra e Charlotte, detta Sasha, imperversava come sempre.
A sedici anni era più scatenata che mai, e tutte le istitutrici che avevano tentato di educarla erano state costrette e dimettersi.
Vivacissima, imprevedibile, sempre allegra e pronta a divertirsi, detestava suonare il piano, ricamare o recitare brani di autori classici.
Il suo maggiore spasso consisteva nel punzecchiare quell’anima santa di sua sorella, correre nei prati come un capriolo e fino a poco tempo prima travestirsi da maschio e sgattaiolare fuori del portone per mescolarsi ai piccoli monelli di strada e tirare calci a una palla di stoffa.
Passando per il corridoio, la contessa sbirciò dentro la camera delle ragazze. Marianne, come al solito, era raccolta in preghiera sull’inginocchiatoio di mogano intarsiato, il viso nascosto tra l...
Indice dei contenuti
- Copertina
- Il destino ci attende (I Romanzi Classic)
- Copyright
