GERARD DE VILLIERS
IL CASO CARLOS
Traduzione di Mario Morelli
MALKO LINGE
Sua Altezza Serenissima, agente fuori quadro della CIA
ILLIC RAMIREZ SANCHEZ, DETTO CARLOS
terrorista
FITZROY MAC COY
capo della stazione CIA di Berlino
GÜNTHER FRÖLICH
comunista tedesco
ALDONA RIVENKO
prostituta polacca
OTTO LEHR
responsabile del Verfassungsschutz
NABIL TAFIK
agente segreto siriano
LYDIA VOIGT
amante di Nabil Tafik
HELMUT WEISS
tenente colonnello tedesco
HILDEGARDE DIETRICH
amante di Helmut Weiss
MARGOT ZIMMERMAN
terrorista tedesca
DJAMAL TALANBANI
capo del PKK di Berlino
SIGRID GENSLER
ex attrice
VALERY ZABOTIN
ex ufficiale del KGB
GULÉ BARZANI
prostituta
I due grandi candelieri di argento massiccio, a cinque bracci, illuminavano di una luce tenue le pareti tappezzate di legno della sala da pranzo del castello di Liezen. Le candele si riflettevano nei piatti di porcellana di Herrend e sulla posateria antica di Dresda. Intimidito, Fitzroy Mac Coy, capo della stazione CIA di Berlino, guardò i quadri di famiglia appesi ai muri, che ritraevano alcuni degli antenati più degni del padrone di casa, Sua Altezza Serenissima il principe Malko Linge, Margravio della Bassa Lusazia, Cavaliere dell’Ordine del Toson d’Oro, Cavaliere di diritto dell’Aquila Nera, Cavaliere d’onore e di devozione del Sovrano Ordine di Malta, tanto per citare solo alcuni dei suoi titoli più altisonanti. Per non parlare del più recente e meno conosciuto: agente fuori quadro della CIA.
— La voglio alla mia destra, signor Mac Coy — disse la contessa Alexandra, fasciata in un completo di Versace che valeva tanto oro quanto pesava: la scollatura offriva alla vista due seni abbronzati così appetitosi che veniva voglia di morderli, e i pantaloni a zampa di elefante parevano cuciti direttamente sulle natiche rotonde e armoniose.
Fitzroy Mac Coy, che somigliava vagamente allo J.R. di Dallas, alto e con gli occhi azzurri un po’ sporgenti, aveva visto solo al cinema cene a lume di candela e aveva un’esperienza di castelli molto limitata.
— Avete delle porcellane stupende — disse senza staccare gli occhi dalla scollatura di Alexandra.
La fidanzata di Malko era splendida, con quei capelli biondi che le cadevano sulle spalle, i grandi occhi verdi, gli zigomi alti da slava e la bocca carnosa. Nascondeva in parte il corpo meraviglioso solo per metterlo maggiormente in risalto. Rivolse un sorriso devastante al quarto commensale, un uomo di bassa statura e massiccio come un buttafuori da locale notturno, dalla faccia piatta in cui spiccava un naso da pugile, con gli occhi di un azzurro pallidissimo, inespressivi come quelli di un serpente. Tutto in lui rivelava una forza brutale, tranne le mani, che erano sottili e ben curate.
— Signor Lehr, si sieda qui.
Otto Lehr, responsabile per Berlino del Verfassungsschutz, cioè del servizio di protezione della Costituzione, si piegò in due alla maniera tedesca e poi si sedette.
I due ospiti di Malko si erano stupiti di vedersi invitare al castello di Liezen. Ed erano stati felici di trovarsi in compagnia della bella Alexandra. Per parlare di cose serie ci sarebbe stato tutto il tempo dopo cena. Malko era contento di potersi godere la fidanzata e il castello, le cui vecchie pietre erano tenute insieme solo dal sangue versato nel corso delle sue numerose missioni. I suoi anni di capo missione della CIA gli avevano permesso di rimetterlo un po’ in sesto, ma la manutenzione del castello rimaneva un pozzo senza fondo in confronto al quale il “buco” dell’assistenza sociale era una modesta tana di talpa.
Per Malko non era ancora venuto il momento di ritirarsi dall’attività...
Una conversazione molto mondana sull’evoluzione dell’Europa ebbe inizio con l’arrivo dei gamberi, serviti da Elko Krisantem, un po’ curvo, ma impeccabile nella sua giacca bianca. Erano accompagnati da un Taittinger Comtes de Champagne Blanc, un bianco del 1986.
L’ex sicario di Istanbul, sempre pronto a riprendere il suo vecchio mestiere al fianco di Malko che adorava, sapeva trasformarsi in un ottimo maître quando era necessario.
Ai gamberi fece seguito uno squisito arrosto di agnello. Il Taittinger Comtes de Champagne cedette il posto a uno Château-La Tour 1978. Una meraviglia. Malko partecipava solo distrattamente alla conversazione e pensava già a cosa avrebbe fatto con Alexandra appena partiti gli ospiti. La contessa aveva indossato proprio per lui quel vestito al limite dell’oltraggio al pudore. Malko si augurava che la conversazione “tra uomini soli” nella biblioteca non si prolungasse troppo. Aveva recepito subito il muto messaggio di Alexandra. Appena finito il gelato al moka, Malko le fece un piccolo cenno e lei si alzò.
— Signori, il caffè vi attende in biblioteca — disse la contessa. — Vi lascio soli.
Otto Lehr si piegò di nuovo in due, Fitzroy Mac Coy le strinse la mano pensando che non avrebbe rivisto tanto presto una donna così bella se non sulle pagine di “Playboy”. Poi i tre uomini si ritirarono nella piccola stanza dalle pareti ricoperte di legno scuro e si sedettero intorno a un tavolo basso. Una splendida aquila di bronzo sosteneva una lastra di cristallo, creazione dell’architetto d’interni Claude Dalle.
Mentre Malko versava il caffè, Fitzroy Mac Coy entrò subito in argomento.
— Il nostro amico Otto collabora con la CIA da molto tempo — disse. — Abbiamo portato a termine parecchie operazioni insieme ed è un uomo di grandi qualità. Un alleato sicuro.
Otto Lehr abbassò modestamente gli occhi da batrace.
— Non lo metto in dubbio — rispose Malko, aprendo una bottiglia di cristallo piena di Gaston de Lagrange XO e versando da bere ai suoi ospiti.
Istintivamente non provava alcuna simpatia per Otto Lehr. Non gli erano mai piaciuti i prussiani... Lehr prese il suo bicchiere e ne fiutò il contenuto, a occhi chiusi.
— Meraviglioso! — disse. — Solo i francesi sanno fare del buon cognac.
Mentre Fitzroy Mac Coy si accendeva una Lucky Strike, Malko, che non aveva nessuna voglia di perdere tempo, chiese: — Potete dirmi perché avete fatto questo viaggio da Berlino fin qui?
Otto Lehr sorrise, gelido come un cadavere.
— Non ce ne pentiamo, signor Linge. È stata una cena magnifica. Con una padrona di casa... — cercò la parola — davvero unica!
— Grazie — disse Malko. — E siccome desidero ardentemente raggiungerla, rivelatemi i vostri piccoli segreti.
Naturalmente due personaggi importanti come Otto Lehr e Fitzroy Mac Coy non avevano fatto quel viaggio solo per i begli occhi di Alexandra e per le vecchie pietre di Liezen.
— Ecco — disse l’americano. — Il nostro amico Otto afferma di aver fatto cambiare campo a un importantissimo agente del Mukhabarat siriano. Si tratta di un certo Nabil Tafik che lavora per quel servizio segreto in Germania e in Ungheria da circa dodici anni, sotto la copertura di diplomatico. Era primo segretario dell’ambasciata di Siria a Berlino Est. L’ambasciata ha chiuso i battenti, ma Tafik abita ancora a Berlino, a Grünewald, e prepara l’apertura della futura ambasciata siriana che sostituirà quella di Bonn quando il governo tedesco si trasferirà a Berlino.
— È una buona notizia — si limitò a osservare Malko. — Deve sapere molte cose.
— Moltissime! — replicò Fitzroy Mac Coy. — È stato lui a tenere i contatti col terrorista Carlos e col suo gruppo per tutto il periodo in cui hanno operato in Europa, con base a Berlino Est, dal 1979 al 1984.
— La Stasi aveva raccolto tutte le informazioni in un grosso dossier il cui nome in codice è “Separat”. Purtroppo i capi del servizio segreto dell’ex Germania Orientale hanno avuto il tempo di distruggerne la maggior parte. Ciò che sa Nabil Tafik non ha prezzo.
— Non ne dubito — rispose Malko — ma in che cosa posso essere utile, io? Non è la prima volta che avete a che fare con un transfuga. Sapete come trattarli.
— È vero — ammise Fitzroy Mac Coy — ma si tratta di un caso un po’ particolare. Per motivi di alta politica, il governo tedesco non vuole che si sappia della collaborazione tra noi e il servizio diretto dal signor Lehr. Perciò, appena terminate le trattative con quel siriano, il nostro amico si metterà in contatto con lei. Lei verrà a Berlino e lui le consegnerà Nabil Tafik. Quest’ultimo non saprà in mano a chi sarà finito. Otto ha fatto in modo che pensi al Mossad israeliano. Siccome lei non appartiene ufficialmente alla CIA, se i siriani protestassero, il governo Kohl potrà sempre giurare che lui non c’entra.
— Se ho capito bene — disse Malko — il ruolo del signor Lehr in questa faccenda è ufficioso.
— Completamente! — esclamò Mac Coy. — È solo un vecchio amico che ci fa un favore.
La sviolinata continuava. Otto Lehr non aveva davvero la faccia dell’altruista, ma questo non era un problema di Malko. Ciononostante, incuriosito, questi si rivolse al tedesco in estasi davanti al suo Gaston de Lagrange XO.
— Quali argomenti ha fatto valere con questo Nabil Tafik per convincerlo a cambiare campo? — chiese.
Con aria divertita, Otto Lehr si sfregò l’indice contro il pollice.
— Il dollaro, signor Linge. È un incentivo molto potente.
— Si tratta di un’operazione morbida — aggiunse Fitzroy Mac Coy. — Di una semplice trattativa d’affari. Lei conosce bene questo tipo di problemi. Perciò, una volta stabilito il contatto, il suo compito sarà quello di ascoltare cos’ha da dire il siriano.
— Dove?
— Qui. Mi sembra il posto più adatto.
Non sarebbe stata la prima volta che Malko ospitava delle spie nel suo castello, ma lo faceva sempre con scarso entusiasmo. Alexandra sarebbe stata colta da un’altra crisi di furore.
— Perché non se lo porta direttamente alla Fattoria? — chiese Malko, pensando alla vasta proprietà che la CIA aveva in Virginia e dove accoglieva i transfughi da decine di anni.
— Per discrezione! — rispose Fitzroy Mac Coy. — Come le ho detto, la CIA deve restare ufficialmente fuori da questa faccenda.
— Va bene — disse Malko, rassegnato. — Preparerò la gabbia. Ma dica ai suoi contabili che la pensione sarà molto cara. Accetto raramente ospiti a pagamento.
Gli altri due uomini scoppiarono a ridere con commovente sincronismo, poi tornarono a gustare il loro Gaston de Lagrange XO. Per evitare che si trattenessero troppo, Malko andò ostentatamente a riporre la bottiglia nel mobile bar. Appena ebbero finito il loro bicchiere, Malko disse: — Attendo sue notizie, signor Lehr.
Il tedesco si alzò con la rigidità di un sergente prussiano, subito imitato da Fitzroy Mac Coy.
— Non la farò aspettare molto, signor Linge.
Malko accompagnò gli ospiti fino all’anticamera che dava sul cortile pavimentato del castello, dove era parcheggiata una Mercedes 560 nera dai vetri molto scuri. Otto Lehr chiese, scusandosi, di poter andare a lavarsi le mani e Fitzroy Mac Coy ne approfittò per dire sottovoce a Malko: — È una faccenda molto importante per la CIA. Non ho detto tutto a Otto. Come le sembra?
— Non mi piace! — rispose Malko nel momento in cui il tedesco usciva dalla toilette.
Dopo strette di mano calorose e ripetute, guardò i due uomini salire sulla Mercedes, che si allontanò in direzione di Vienna...
Alexandra lo aspettava sul loro grande letto a baldacchino, una creazione speciale di Claude Dalle che aveva sostituito l’originale finito in polvere, vittima degli anni e degli amplessi appassionati di cui era stato complice.
Alexandra stava leggendo un libro galante del XVII secolo, illustrato da figure che sfioravano la pornografia, e sorseggiava un Cointreau Caipirinha, un misto di Cointreau, limone verde schiacciato nel pestello con tutta la scorza e ghiaccio.
— Sono andati via?
— In questo momento — rispose Malko. — Come ti sembrano?
— Dell’americano non saprei cosa dire — rispose Alexandra. — Non sono mai riuscita a guardarlo negli occhi che parevano incollati al mio seno. L’altro fa paura. Pare un incrocio tra un serpente e un coccodrillo.
Otto Lehr era servito... Malko era abbastanza propenso a condividere il parere di Alexandra. Pensò che quella missione di tutto riposo a Berlino forse non era poi così semplice come sembrava.
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Helmut Weiss aprì il cancello ar...