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Disponibile fino al giorno 29 Nov |Scopri di più
Splendido peccato (I Romanzi Extra Passion)
- 288 pagine
- Italian
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Splendido peccato (I Romanzi Extra Passion)
Informazioni su questo libro
Nessuna donna ha mai saputo resistere al corteggiamento di Fitz-Robbins Monckton, duca di Groveland. È bello e ricco, le sue prodezze amorose sono ben note e perfino richieste dal gentil sesso. Tra una relazione e l'altra, però, Fitz si occupa anche di investimenti. E quello che gli frutterà di più è il progetto di un quartiere di lusso per il quale sta acquistando tutti gli immobili di una zona della città. Ma la libreria di Rosalind St¿Vincent sembra non avere prezzo. Così Fitz decide di mettere in campo la sua famosa abilità di persuasione, certo di avere successo. E invece avrà una sorpresa: l'unica donna che sa dirgli di no è l'unica a cui non può rinunciare.
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Informazioni
eBook ISBN
9788852029158SPLENDIDO
PECCATO
Traduzione di Antonella Pieretti

1
Londra
Agosto 1891
Agosto 1891
Prosper Hutchinson, l’avvocato preferito dalle classi più elevate di Londra, si alzò dalla sedia per salutare l’alto e avvenente aristocratico che stava entrando dalla porta.
— Finalmente, Vostra Grazia! — escalmò. Aveva mandato al duca un messaggio cinque giorni prima.
— Ero in campagna.
Il duca di Groveland si tolse i guanti da equitazione e attraversò il sontuoso tappeto Axminster fatto su misura per l’imponente ufficio d’angolo che dava su Piccadilly Square.
— Sì, lo so — disse l’avvocato. Il duca stava intrattenendo la sua ultima amante mentre il marito di lei era a caccia in Scozia. Lo sapevano tutti.
— Non guardatemi male, Hutchinson. Alla fine sono arrivato e, dovete ammetterlo, i vostri messaggi puzzano sempre di problemi.
— Questo problema potrebbe costarvi una fortuna.
— Quantificabile in? — domandò con calma George Montagu Fitz-Robbins Monckton, buttando i guanti sulla grande scrivania intagliata e accomodandosi di fronte all’avvocato.
— Novantamila — rispose Hutchinson, e ricadde sulla propria sedia con una smorfia.
Il duca, che stava scivolando in una posizione rilassata, si fermò e inarcò appena le sopracciglia scure.
— Così tanto?
— Forse anche di più, se i vostri progetti per Monckton Row dovessero vanificarsi perché la signora St Vincent non venderà.
— St Vincent? Un nome d’arte o... una donna con una certa professione?
Apparentemente superata la sorpresa iniziale per la somma nominata dall’avvocato, il duca sbottonò la giacca di tweed di seta marrone, allungò le gambe fasciate dai pantaloni da equitazione e appoggiò la testa contro la pelle verde con le nappine che qualche arredatore aveva scelto per le sedie dell’ufficio di Hutchinson.
— È piuttosto una signora con una certa... ostinazione, Vostra Grazia — brontolò Prosper Hutchinson, tamburellando con le dita sul piano della scrivania per enfatizzare il proprio disappunto. — Tutte le altre proprietà a est di Berkeley Square sono state acquistate, ma con la signora St Vincent che ci mette i bastoni fra le ruote, le vostre novantamila sono a rischio. Quell’ostinatissima donna ha asserito che non ha alcuna intenzione di vendere. Mi ha detto che Vostra Grazia può anche andare all’inferno, per quel che la riguarda.
— Ha detto proprio così? Le avete parlato? — Di regola, Hutchinson non prendeva parte alle trattative di vendita. Aveva in studio venti altri avvocati che si occupavano di questioni simili.
— Ho dovuto farlo. — Hutchinson si sporse in avanti sul grosso ventre a sottolineare il proprio fastidio. — Quella donna irritante ha rifiutato con decisione cinque nostre offerte. E le ho mandato i miei uomini migliori. — Prese un tagliacarte di filigrana d’oro, lo tenne fra le dita e lo osservò per qualche istante, imbronciato. Sollevò quindi gli occhi, incrociò lo sguardo languido del duca e scosse mestamente il capo. — Tanto vale che ve lo dica io, Vostra Grazia. Pare che la signora St Vincent non apprezzi affatto... Mi sembra che le sue parole siano state: “Non apprezzo quegli odiosi mascalzoni dissoluti che pensano che il titolo e la ricchezza diano loro carta bianca rispetto al resto del mondo”.
Il duca parve divertito. — Sembra che la signora sia di inclinazioni socialiste.
— Penso che il suo commento fosse di natura più personale — precisò il legale. La reputazione di Groveland come libertino dissoluto era notissima.
— Non è la prima donna che mi disprezza — replicò semplicemente il duca. L’indifferenza al biasimo era una sua caratteristica marcata. — Ma una donna che non sia sensibile ai vostri assegni... questa sì che è una cosa mai vista, non è così, Hutchinson?
— Sì, Vostra Grazia. — I rapporti compromettenti di Groveland col gentil sesso richiedevano occasionalmente l’intervento dell’avvocato per porre fine pacificamente a una qualche relazione. E fino a quel momento gli assegni si erano sempre dimostrati efficaci.
— E adesso? — Una domanda pacata, imperturbata. Il duca era abituato a vedere il mondo piegarsi al suo volere. Non si trattava di presunzione, ma di consapevolezza della realtà. Portava un titolo illustre, aveva una fortuna immensa e, per quello che poteva contare, e che contava molto quando si parlava di seduzione, vantava il bell’aspetto bruno dei Montagu.
— Siamo a uno stallo, a meno che non intendiate aumentare sensibilmente la vostra offerta. Non mi sono sentito di farlo senza parlarne prima con voi e spiegarvi l’incresciosa situazione.
Il ventitreesimo duca di Groveland fece una smorfia. — Sensibilmente, dite?
— Temo di sì, Vostra Grazia. La donna è ostinatissima nel suo rifiuto, secondo me in modo quasi oltraggioso per una persona nelle sue condizioni.
— Quali condizioni?
— Suo marito l’ha lasciata quasi al verde, quand’è morto. Pare che lei riesca appena a tirare a campare. Abita sopra la libreria, il che rappresenta un risparmio, ovviamente, ma dovrebbe davvero essere grata per la vostra generosa offerta, invece di rifiutarla drasticamente. — Appoggiandosi nuovamente contro lo schienale, Hutchinson emise un breve sospiro. — Donne, Vostra Grazia. Creature decisamente irrazionali.
Il duca conosceva le donne meglio di chiunque altro. Aveva in effetti sbaragliato ogni precedente record con il numero di donne che erano cadute vittima del suo fascino. E i club maschili tenevano i conti in modo solo parziale. La seduzione era uno dei suoi principali divertimenti... Alcuni la definivano la sua vocazione.
— Perché non lasciate che me ne occupi io? Ho una certa fortuna nel convincere le donne a... ehm... soddisfarmi.
Lasciandosi andare per un istante, Hutchinson emise un risolino.
— Speravo proprio che sareste intervenuto voi. Quella signora va al di là delle mie capacità, e devo ammettere che non provavo una frustrazione simile da più di un decennio. Io non perdo mai, signore, lo sapete. È spiacevole ammettere la sconfitta.
— Sciocchezze, Hutchinson. Non avete alcun motivo per sentirvi sconfitto. Non avete acquisito magistralmente ogni proprietà che io abbia voluto? Questa donna può essere irrazionale, o magari stordita... in particolar modo se è una socialista. Le sue inclinazioni personali non sono certo colpa vostra. Lasciate che le parli io e vedremo.
— Visto che il negozio è situato sull’angolo, è in un punto cardine nel progetto dell’architetto — sottolineò l’avvocato, corrugando le ispide sopracciglia.
— Forse la signora St Vincent ne è al corrente. Potrebbe aver parlato con qualcuno degli altri proprietari che hanno venduto. Magari ritiene di avere un asso nella manica.
— In tal caso vi auguro buona fortuna, Vostra Grazia.
— Suvvia, basta musi lunghi. — Il duca fece un cenno col capo in direzione del carrello coi liquori dietro la scrivania di Hutchinson: uno scozzese non stava mai troppo lontano dalle bottiglie. — Versatemi un whisky e ditemi quel che sapete delle proprietà che avete già acquistato.
Avendo persuaso Clarissa a lasciare Green Grove e avendola sistemata strategicamente nella casa di campagna di Frances Knolly, il duca era al momento libero. Francamente, poi, dopo quindici giorni con Clarissa, per quanto esotico e passionale fosse stato quel periodo, era stato più che pronto a lasciarla alle cure di qualcun altro. Non sopportava la noia, difetto indubbiamente dovuto a una vita libera da vincoli. Era stato viziato fin dalla culla da tutti, eccetto che da suo padre, e quando il precedente duca aveva avuto il buon gusto di bere fino ad ammazzarsi prima che George potesse ucciderlo, il titolo era passato a lui. A dispetto della giovane età, il ventitreesimo duca di Groveland aveva trovato il mondo altrettanto prono ai suoi desideri.
Tuttavia nessuno, a parte sua madre, osava chiamarlo George. Amandola incondizionatamente, lui le consentiva perfino di chiamarlo Georgie, di tanto in tanto. Per il mondo, però, lui era Groveland, o Vostra Grazia, per gli amici era Fitz o Monk, il Monaco, mentre le amanti lo chiamavano generalmente “tesoro” con grande entusiasmo.
Poteva sicuramente spingere col proprio fascino una donna ad accettare la sua offerta, in particolare una donna indigente. Accettando un bicchiere da Hutchinson, ascoltò l’avvocato stilare dettagliatamente l’intera litania delle proprietà recentemente acquistare per quella che sarebbe divenuta presto Monckton Row... una volta applicato con successo il raffinato fascino di Groveland alla signora in questione.
Quando la recita di Hutchinson arrivò al termine, il duca allungò il bicchiere affinché venisse nuovamente riempito.
— Adesso, ditemi cosa mi devo aspettare da questa donna bizzarra. Se è vedova non dev’essere nel fiore degli anni. Immagino anche che non sia una bella di notte o un’attrice. Potrebbe gradire qualche piccolo dono... fiori, dolci, magari qualche gioiello? Siete assolutamente sicuro che sappia chi sono?
— Penso di sì, Vostra Grazia — rispose Hutchinson versando il whisky nel bicchiere. — Vi ha chiamato per nome, mentre vi spediva all’inferno. Per quanto riguarda l’età, non è giovane ma non è nemmeno anziana: ha i capelli rossastri ed è di altezza superiore alla norma, mi sembra — spiegò l’avvocato con un certo impaccio. Era un uomo incapace di descrivere la moglie e le figlie senza un ritratto in mano. — Per quanto riguarda i doni, devo confessare che voi ne sapete molto più di me.
— C’è qualcosa che potrebbe tornarmi utile sapere sul suo defunto marito o sulla sua estrazione? La libreria è stata aperta soltanto di recente, se non vado errato.
— È lì da quasi sette anni, Vostra Grazia. Edward St Vincent era un poeta che ha avuto una certa fama a causa dell’interesse della regina per la sua opera; pare tuttavia che fosse anche un giocatore d’azzardo... e non troppo bravo. Ci sono state delle chiacchiere riguardo alla sua morte: potrebbe essersi tolto la vita, ma è impossibile saperlo per certo, ovviamente. Perdere a carte porta spesso all’autodistruzione. Sappiamo tutti di situazioni simili. Per quanto riguarda la vedova, è di origini rispettabili. Porta il titolo di onorevole Rosalind Pitt-Riverston, ma la sua famiglia non è ricca. Mi è stato detto che suo padre, il barone Pitt-Riverston, si interessa di scienze naturali in una zona remota dello Yorkshire.
— Quindi non è una donna della classe lavoratrice.
— No, al contrario. Ha un’aria altezzosa.
Groveland socchiuse appena gli occhi. — Non mi dite. —Si portò il bicchiere alla bocca e bevve lentamente il whisky come se potesse schiarirgli le idee.
— Proprio così — replicò Hutchinson tirando su col naso. — Sono stato liquidato con un’arroganza incredibile.
— Mmm. Audace e difficile.
Hutchinson sbuffò. — Questo è minimizzare, Vostra Grazia.
Il duca allungò di nuovo il bicchiere vuoto. — Un altro po’ del vostro ottimo whisky e mi recherò subito a conoscere la nostra formidabile avversaria.
Quando però il duca uscì dal palazzo in stile rinascimentale di Hutchinson, si imbatté in Freddie Mackenzie,visconte di Islay.
— Salve, Fitz! — esclamò il visconte. — Ho sentito dire che vi siete liberato di Clarissa. Che ne dite di una partita da Brooks?
— Cristo, i pettegolezzi viaggiano in fretta — replicò il duca. Aveva lasciato Clarissa non più di tre ore prima.
— Margot Beaton è passata a trovare mia sorella mentre stavo uscendo di casa. Era appena tornata dalla festa nella casa di campagna di Knolly. A proposito, odia Clarissa.
— Come quasi tutte le donne.
— Al contrario di quasi tutti gli uomini.
Groveland inarcò le sopracciglia scure. — In effetti, Clarissa si dà molto da fare per compiacere gli uomini.
— Quanto si è data da fare per voi?
— Mi ha sfiancato. Ecco il peché del mio ritiro in città. Mi farà un gran piacere portarvi via u...
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