La sposa del destino (I Romanzi Classic)
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Disponibile fino al giorno 29 Nov |Scopri di più

La sposa del destino (I Romanzi Classic)

  1. 240 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
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La sposa del destino (I Romanzi Classic)

Informazioni su questo libro

Alexandra Warren, rimasta vedova in Australia e madre della piccola Katie, sta tornando in Inghilterra quando la sua nave è attaccata dai pirati. Fatta prigioniera, Alexandra viene condotta su un'isola indonesiana e venduta come schiava. Il capitano Gavin Elliott, dopo essersi costruito una fortuna nei mari della Cina, si trova sulla stessa isola per concludere affari con il sultano locale prima di rientrare in Inghilterra, intenzionato a sposarsi e a riprendere il posto che gli spetta in società. Ma basta un solo sguardo alla bellissima schiava bianca del sultano per sentirsi rubare il cuore. E per salvarla, sarà disposto davvero a tutto...

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Informazioni

Editore
Mondadori
Anno
2012
eBook ISBN
9788852027918

LIBRO SECONDO
Il prezzo della vita di un uomo

17
Londra, estate 1835
A mano a mano che si avvicinavano alla città, il Tamigi era sempre più trafficato e allorché raggiunsero i dock, era tutto un brulichio d’imbarcazioni grandi e piccole.
Katie guardava incantata, sporgendosi dal parapetto.
— Che impressione fa vedere per la prima volta il proprio Paese a nove anni? — le chiese Gavin.
— Un’impressione bellissima! — rispose lei, con le gote accese per l’eccitazione. — La mamma mi ha raccontato così tanto dell’Inghilterra che mi sento già a casa!
— Sei fortunata ad arrivare in estate, con il sole. Se oggi fosse una giornata d’inverno piovosa, ti verrebbe subito voglia di tornartene a Sydney.
— Non credo proprio! Dopo tre estati di fila, prima a Sydney, poi sull’isola e adesso qui, ho molta voglia che venga l’inverno!
— E tu, come ti senti adesso che non sei più il capitano di una nave? — gli chiese Alex.
— Sono pronto a iniziare una nuova vita sulla terraferma, ma il mare mi mancherà.
— Quando troveremo quella casetta in campagna in riva al mare, potrai prenderti una barca, naturalmente... un piccolo sloop che chiamerai Helena II! — esclamò Alex, raggiante.
— Oppure Passerotto... — Gavin era felice di vederla così. Alex era tornata in forma perfetta e non aveva più sofferto il mal di mare, durante l’ultimo tratto del viaggio. Tre giorni dopo l’aborto, nonostante fosse alquanto debilitata per aver perso molto sangue, aveva ripreso a fare lezione a Katie e a leggere ad alta voce, la sera dopo cena. Aveva letto tutto Robinson Crusoe, uno dei libri preferiti di Elliott. Gli era piaciuto ancor di più, raccontato dalla sua voce calda e suadente, e lui sperava che la moglie avrebbe mantenuto quell’abitudine serale, come aveva fatto sua madre quando era piccolo.
— I dock di Londra sono grandi come Sydney! — esclamò incredula Katie, mentre la Helena entrava maestosa nel porto.
— Non proprio, ma quasi — sorrise Gavin. Poi, rivolto ad Alex, chiese: — Hai qualche preferenza per quanto riguarda l’hotel? Io ne conosco un paio abbastanza buoni, però magari tu ne hai in mente uno migliore.
— Non ci serve un hotel! — fece lei, sorpresa. — Staremo da zio Stephen!
— Così? Senza nessun preavviso! E se fosse fuori città?
— Casa sua è come il quartier generale della famiglia, stiamo sempre da loro, quando veniamo a Londra. In questo periodo dell’anno dovrebbe essere in città, ma se non ci fosse, lui e zia Rosalind si offenderebbero a saperci in albergo!
— Molto bene, allora, tutti da tuo zio! — disse Gavin, che avrebbe fatto qualsiasi cosa, pur di accontentarla.
Anche se negli ultimi tempi Alex si sforzava di nasconderlo, si vedeva che era triste, che soffriva ancora... il corpo guariva prima dell’anima.
Quel giorno, però, era davvero felice.
E lui avrebbe voluto vederla sempre così.
— E questa è la casa di tuo zio? — chiese Gavin, stupefatto, mentre la carrozza si fermava davanti a una lussuosa residenza di Grosvenor Square.
— È uno zio acquisito, la mia famiglia non è così ricca! — esclamò Alex, catapultandosi fuori, eccitata come una ragazzina. Poi si ricompose, lo prese sottobraccio, strinse la mano di Katie e insieme si avviarono all’ingresso.
Elliott afferrò il grande batacchio e bussò.
Venne ad aprire un maggiordomo, che li squadrò con fare altezzoso, ma appena riconobbe Alex cambiò espressione.
— Signora Warren! — esclamò con un inchino.
— Sì, Riggs, sono proprio io, in persona! — rispose lei con un sorriso.
I tre entrarono e si trovarono in un atrio immenso, con il soffitto alto due piani. Sembrava l’ingresso d’una reggia.
— Sono in casa gli zii?
— Sì, e anche i vostri genitori. Ma... ma... credevamo che...
Riggs non fece in tempo a finire la frase, perché in quel momento, dalla ringhiera del primo piano, si affacciò una dama, che si mise a gridare: — Alex! Alex! Grazie a Dio!
Si precipitò giù per la scalinata a rotta di collo, trascinandosi dietro il lungo vestito nero.
Mamma! — urlò Alex, correndole incontro.
Le due donne si buttarono l’una nelle braccia dell’altra e scoppiarono in un pianto dirotto.
Gavin stava infine per conoscere la famosa “santa Caterina”, la donna perfetta di cui Alex gli aveva parlato tante volte. Era più giovane di come se l’era immaginata: aveva solo qualche filo grigio tra i capelli ancora neri e qualche piccola ruga. Doveva essere attorno alla quarantina. La somiglianza tra lei e la figlia era notevole; Alex era solo un poco più alta.
— Dio mio, quanto mi siete mancata! — disse alla fine Alex tra i singhiozzi, asciugandosi le lacrime. — Ma voi... — continuò, trasalendo — voi portate il lutto... oh no, cos’è successo?
— Niente! — rispose lei, ridendo. — Mi ero messa il lutto per te e per la tua bambina! — Si asciugò gli occhi, che erano dello stesso azzurro di quelli della figlia e della nipote. — Non sono mai stata tanto felice in tutta la mia vita!
— Pensavate che fossimo morte? — le chiese Alex, cadendo dalle nuvole. — Chi ve l’ha detto?
— Molti mesi fa venimmo a sapere, attraverso canali diplomatici, che la Amstel era stata attaccata nelle Indie Orientali e che eravate morte tutte e due!
— In effetti fu un momento molto caotico, quando la nave venne attaccata dai pirati, ma perché darvi una notizia falsa?
Gavin sapeva perché: il capitano e l’equipaggio della Amstel, per non confessare di aver abbandonato sulla nave una donna e una bambina, avevano preferito dichiarare che erano morte entrambe. Vigliacchi!
— Sei tornata sana e salva, solo questo conta, adesso! — sospirò Catherine. Poi, guardando Katie: — E questa deliziosa signorina... è sicuramente tua figlia. A parte i meravigliosi capelli biondi, è identica a te quando avevi la sua età! — E si chinò ad abbracciarla. — Io sono tua nonna, Katie, e sono tanto felice di conoscere la mia nipotina adorata!
— Anch’io sono felice, nonna! — trillò la bambina, abbracciandola forte.
— Mamma — disse alla fine Alex — ti presento mio marito, il capitano...
Ma non riuscì a finire, perché in quel momento, da una porta laterale, uscirono due tipi alti e distinti, più o meno sulla cinquantina, chiaramente fratelli.
— Alex! Santo cielo! E noi che ti credevamo morta! — e la soffocarono d’abbracci.
— Chi sono? — sussurrò Katie a Gavin, prendendogli la mano.
— Sono i parenti di tua madre, che le vogliono molto bene. E ne vorranno anche a te.
— Dovete scusarmi — disse Alex, asciugandosi le lacrime. — Sono così emozionata che mi sono scordata le presentazioni. Lui è mio marito, il capitano Gavin Elliott. E loro sono mio zio Stephen, duca di Ashburton, e i miei genitori, lord e lady Kenyon.
Gavin era rimasto di stucco. Suo zio un duca? E il colonnello un lord?
— Grazie per averci riportato a casa Alex, capitano! — esclamò il colonnello, con una forte stretta di mano.
— Siete arrivati giusto in tempo! — disse il duca, stringendogli la mano a sua volta. — Michael era pronto a partire per le Indie in cerca di Alex e Katie!
— Per fortuna non ce n’è stato bisogno! — esclamò l’uomo, abbracciando la figliastra. — Ma cosa diavolo è successo, laggiù?
— Abbiamo tante cose da raccontare — intervenne Catherine — prima però lasciamo che Alex e la sua famiglia abbiano il tempo di rinfrescarsi.
A questo punto il duca chiamò il maggiordomo, perché provvedesse alla loro sistemazione.
Gavin avrebbe preferito la privacy di una stanza d’albergo, ma capiva che quello era un momento speciale, da condividere con gli altri.
Catherine prese per mano Katie e si diresse con lei verso la serra, chiacchierando con vivacità.
“Mia madre e mia figlia finalmente insieme” pensò Alex, guardandole con amore.
Subito arrivò la governante, che accompagnò lei e Gavin nella loro stanza al piano di sopra, dove erano già stati portati i bagagli.
— Mi sembra di sognare... — sospirò Alex, buttandosi sul letto. — Quando ero a Maduri, non riuscivo nemmeno a immaginare che un giorno sarei tornata a casa... Invece sono qui, e Maduri mi sembra solo un brutto sogno... Ti sarò grata per sempre.
— Tua madre è davvero bella come dicevi — osservò Gavin, guardando un quadro italiano che raffigurava una Madonna col bambino.
— Te ne sei già innamorato?
— No... — rispose lui, avvertendo una punta di fastidio nel suo tono di voce — sono solo rimasto colpito dalla vostra somiglianza e dalla felicità che traspariva dal suo volto quando ti ha visto.
— Scusami per quella domanda, non avrei dovuto... è solo che un tempo i giovanotti che venivano a farmi visita a casa restavano incantati ad ascoltare lei...
— Per questo te ne sei andata lontano... Siete entrambe bellissime, ognuna a modo suo... ma a proposito della tua famiglia — aggiunse Elliott mettendosi a girare per la stanza — cosa pensano ad avere come genero un commerciante?
— Il colonnello ha sempre avuto azioni nell’industria mineraria e manifatturiera e quanto a zio Stephen, probabilmente gli interesserà fare degli investimenti, se gli proponi qualcosa di valido, dunque non ci sono problemi. Per me non sono dei nobili, ma solo la mia famiglia. Pensavo che quando li avessi conosciuti, ti sarebbero piaciuti e avresti dimenticato i loro titoli nobiliari.
— Sì, mi sembrano delle belle persone... non preoccuparti, anche se mi sento un pesce fuor d’acqua, sopravviverò — disse Gavin, ridendo. — Non sono i titoli nobiliari il problema. — Per un istante posò lo sguardo sul grande letto a baldacchino, ma lo ritrasse subito.
Alex arrossì al pensiero di essere lì con lui in quella stanza che era sempre stata la sua, senza sbarre a separarli...
— Io... io posso dormire per terra, ci sono abituata — mormorò. — A Maduri dormivo sempre su una stuoia...
— Maduri è solo un ricordo, adesso, e comunque possiamo chiedere due camere adiacenti... è una cosa abbastanza comune, tra gli aristocratici, dormire in camere separate, mi pare...
— In questa famiglia non si usa...
— E tu non vuoi che comincino a domandarsi cosa c’è che non va tra di noi. Io però non posso dormire nel tuo nello stesso letto, Alexandra... prova a chiedere se la camera qui accanto è libera.
— D’accordo, lo farò nel pomeriggio.
Alex era felice di essere di nuovo a casa, ma la vita non era così semplice come aveva immaginato. Erano subito sorti dei problemi.
18
La camera adiacente a quella di Alex era libera e Gavin vi trasferì le sue cose senza che nessuno facesse domande. Prima o poi però sarebbe successo, perché due sposini che dormivano in stanze separate suscitavano una certa perplessità.
Dopo aver sistemato ogni cosa, Alex e Gavin raggiunsero Katie nella sala studio, dove la bambina stava facendo amicizia con la giovane sorellastra di Alex e la figlia più piccola degli Ashburton. Era felice di poter stare in compagnia di ragazzine che avevano più o meno la s...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. La sposa del destino (I Romanzi Classic)
  3. Libro Primo - Il prezzo della vita di una donna
  4. Libro Secondo - Il prezzo della vita di un uomo
  5. Copyright