Seduzioni pericolose (I Romanzi Extra Passion)
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Seduzioni pericolose (I Romanzi Extra Passion)

  1. 240 pagine
  2. Italian
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Seduzioni pericolose (I Romanzi Extra Passion)

Informazioni su questo libro

Penelope Norman è determinata a combattere la dissolutezza. A causa della sua crociata, molti gentiluomini si vedono attaccati dalle mogli e abbandonati dalle amanti. Tra le sue vittime c¿è anche Jeremy Vaughn, duca di Kilgrath, appartenente a un gruppo di sei ricchi gentiluomini londinesi che hanno deciso di fermarla. Il piano del famoso libertino è diabolico: sostenere di giorno la causa di Penelope, conquistandone la fiducia, e sedurla di notte impersonando un misterioso amante. Quindi, con il ricatto, indurla a farsi da parte. Ma in questo schema perfetto, Jeremy non ha calcolato il rischio di ritrovarsi egli stesso vittima della propria trappola. Riuscirà a portare a termine la missione anche se Penelope, con la sua passionalità, gli ha conquistato il cuore?

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Informazioni

Editore
Mondadori
Anno
2012
eBook ISBN
9788852029196
Jess
Michaels

Image

SEDUZIONI
PERICOLOSE

Traduzione di Berta Smiths-Jacob
Mondadori

SEDUZIONI
PERICOLOSE

Dedico questo libro a tutti i lettori
che hanno speso un po’ di tempo
per esprimermi i loro pensieri.
I vostri commenti
sono sempre molto apprezzati.
E a Michael,
mio paladino e miglior amico.

1
1819
— Quella donna deve essere fermata.
Jeremy Vaughn, duca di Kilgrath, alzò gli occhi dal bicchierino di porto con espressione corrucciata e guardò il suo amico, Anthony Wharton, muoversi a grandi passi nella saletta privata del Worthington’s Club.
— Quale donna? — chiese Vaughn, prima di aspirare una lunga boccata dal sigaro.
David Forster, marchese di Chartsford, lo fissò. — Buon Dio, Kilgrath, che significa quale donna? Stiamo parlando di Penelope Norman.
Anthony annuì e il suo sguardo si fece ancora più cupo. — Esattamente. È una dannata minaccia.
Jeremy si strinse nelle spalle, spense il mozzicone di sigaro in un portacenere d’argento e, con gli occhi della mente, rivide lady Norman. Con la sua silhouette flessuosa, le chiome bionde lunghe e fluenti e gli occhi turchesi. Penelope non era esattamente il tipo da passare inosservata a un uomo con i suoi appetiti. E se anche l’avesse ignorata, le recenti campagne di quella donna contro gli eccessi sensuali degli uomini appartenenti al fior fiore dell’alta società ne avevano fatto il centro dei pettegolezzi.
Tuttavia, Jeremy stentava a credere che lady Norman valesse tutta quella baraonda, ed era venuto al circolo proprio per persuadere gli amici a evitare di alimentare queste stupide chiacchiere.
— Che impatto può avere davvero una come lei? — chiese con voce calma.
Tutti e cinque i presenti lo guardarono all’unisono. Si trattava di facoltosi gentiluomini, a parte Ryan Crawford, il cui padre, già da anni, aveva chiuso i cordoni della borsa. E tutti erano uomini di sviluppati appetiti che godevano a piene mani dei vantaggi che il loro nome e il loro patrimonio erano in grado di offrire. Specie quelli che coinvolgevano il gentil sesso.
Il gruppo, inoltre, aveva fondato una sorta di circolo, i “Mai-e-poi-Mai”, un nome stupido coniato dal fratello minore di Jeremy, Christopher, dopo una notte di allegre bevute. Ognuno di loro aveva giurato di non cambiare mai, di non esitare di fronte a niente e di non innamorarsi per nulla al mondo.
Fino a questo momento, solo il fratello di Jeremy aveva rotto il giuramento. Christopher, infatti, si era sposato sei mesi prima e questa sera era l’unico assente. Jeremy, al pensiero, fu scosso da un brivido.
Finalmente, Anthony sbuffò, oltraggiato. — Che impatto, dici? Sei pazzo? Quella donna mi ha soffiato l’amante da sotto il naso.
Jeremy trattenne una risata, ma solo perché sapeva che per l’amico quello era un punto dolente.
— Suvvia, Wharton — disse Ryan Crawford appoggiandosi alla spalliera di una poltrona di cuoio — adesso esageri. Ti comporti come se lady Norman fosse scesa in picchiata su Fiona e l’avesse rapita. Fiona se n’è andata di sua volontà.
Nathan Ridgemont, conte di Dunfield, rovesciò la testa all’indietro e rise di gusto. — Forse pensava che lady Norman potesse darle maggior soddisfazione.
Jeremy si sarebbe volentieri concesso qualche istante per godere della spettacolare visione che quel commento gli aveva fatto materializzare davanti agli occhi, ma non poté. Anthony si scagliò imprecando addosso a Dunfield e nella saletta riecheggiarono le grida degli altri amici che si affrettavano a separare i due litiganti. Jeremy afferrò Anthony per le braccia, incurante di quanto questo si dimenasse, e lo staccò dal contendente.
— Wharton — ringhiò. — Sai perfettamente che Dunfield stava solo scherzando.
— Inoltre non sei l’unico a soffrire di questa situazione — si lamentò con fare imbronciato Chartsford, quando Anthony smise di dibattersi per liberarsi e tra il gruppo sembrò tornare una calma apparente. — Mia moglie, sempre così malleabile e disinteressata di dove andassi, o con chi mi vedessi, adesso mi arringa giorno e notte sollecitandomi a lasciare l’amante. E tutto per colpa di quell’accidenti di donna!
Jeremy lasciò lentamente Anthony e arretrò. Wharton era il suo amico più caro da quando Christopher lo aveva abbandonato per i piaceri del focolare e delle mura domestiche e stentava a riconoscere in quell’essere infuriato e rosso in volto il gentiluomo solitamente spensierato che era. Penelope Norman, in verità, era più di una semplice seccatura per Wharton: rappresentava per lui l’umiliazione più profonda.
— Cosa suggerisci di fare con lei? — chiese il visconte John Lockwood dall’angolo nel quale era rimasto tranquillamente seduto a osservare lo scambio di idee. Era stato l’unico a non muovere un dito per sedare lo scontro.
Chartsford e Anthony si scambiarono un’occhiata che esprimeva con chiarezza ciò che loro avrebbero voluto fare a Penelope, ma non dissero nulla. Fu Dunfield a fare un passo avanti.
— Siamo in sei — esordì con un sorriso malevolo. — E tutti godiamo di una certa reputazione. Di sicuro uno di noi sarà in grado di farle cambiare idea, e di mettere, in un modo o nell’altro, fine a questa sua intromissione.
— Come? — sbottò Wharton con aria stizzita. — Qual è il tuo piano, se mai ne hai uno?
Dunfield fece spallucce. — La seduzione potrebbe essere un’idea. Ci aprirebbe le porte al ricatto o alla sua messa in ridicolo.
— Sedurla? — abbaiò Chartsford scuotendo, incredulo, la testa. — Impossibile. Non per niente è soprannominata la Regina di ghiaccio.
— Ci hai provato e hai fallito, vero? — chiese Jeremy. Prese il bicchiere e, con lentezza, bevve un altro sorso di porto.
Chartsford lo guardò, senza negare l’insinuazione. Poi, mentre i gentiluomini continuavano a discutere di Penelope, Jeremy, ancora una volta, si mise a pensare a lei.
In cuor suo era sempre stato convinto che il titolo di Regina di Ghiaccio non le fosse congeniale. Poteva apparire fredda e distaccata, a prima vista, ma lui l’aveva spesso osservata, e aveva notato come si guardava intorno. Talvolta, quando pensava di non essere notata, Jeremy si era accorto di una scintilla sensuale nei suoi begli occhi, un bagliore di desiderio insoddisfatto, persino prima che il marito tirasse le cuoia l’anno precedente.
No. Penelope Norman non era di ghiaccio. O se lo era, poteva essere sciolta facilmente dall’uomo giusto.
— Coraggio, Kilgrath, tira un legnetto — disse Anthony, strappandolo dalle sue elucubrazioni.
Jeremy guardò l’amico con gli occhi sgranati per la sorpresa. Mentre lui era immerso nei suoi pensieri, gli altri avevano raccolto dei fiammiferi che adesso gli tendevano, chiusi nel pugno di una mano.
— Non dirai sul serio! — esclamò Jeremy, arretrando di un passo.
Anthony lo raggiunse e gli mise i fiammiferi sotto il naso. — Diavolo, certo che sì. Quella strega di Penelope mi ha rubato l’amante e se continua la sua crociata, potremmo essere non solo io e Chartsford a soffrirne. Voglio fermarla. In un modo o nell’altro. E noi siamo i soli ad avere le palle per farlo. Coraggio, tira!
Di norma, Jeremy avrebbe espresso un commento succoso, ma, considerato che i suoi amici avevano un’espressione così seria e arrabbiata, si trattenne e, invece di replicare, allungò una mano e prese un fiammifero dal mucchietto. Quando si accorse di quanto fosse corto, trasalì.
Anthony fece un sorrisetto e passò a Dunfiled. Ciascuno degli uomini della cerchia partecipò all’estrazione, e ogni bastoncino era più lungo di quello di Jeremy. Quando, alla fine, Anthony aprì il pugno mettendo in mostra l’ultimo fiammifero rimasto, Jeremy aveva già compreso il risultato del giochetto proposto dagli amici.
Fissò la corta asticella che teneva tra le dita, un sottile pezzetto di legno che aveva marcato il suo destino.
— Non sei obbligato a seguire il ridicolo suggerimento di Dunfield riguardo alla seduzione — disse Anthony mentre si lasciava cadere su una poltrona e beveva un sorso di whisky. — Potresti minacciarla. È sola al mondo, adesso che suo marito è morto. Ha un’unica parente in grado di esercitare una certa influenza, la contessa di Rothschild. Ho sentito dire che si sono allontanate da quando lady Norman è entrata a far parte della società londinese.
Jeremy si avvicinò al caminetto, scuotendo la testa, e gettò il legnetto tra le fiamme. — Posso essere molte cose, cari i miei gentiluomini, ma non mi sono mai spinto tanto in là da intimorire una donna. No, sono certo di riuscire a trovare modi molto più piacevoli per convincere la deliziosa lady Norman che la sua crociata contro l’illecita sensualità è una missione da accantonare.
Fissò le lingue di fuoco che divoravano un ciocco di legno e rifletté su cosa sarebbe stato costretto a fare: sedurre Penelope Norman con un preciso intento manipolatorio.
Attese di essere colpito da un’ondata di timore o da un moto di rabbia. Non accadde nulla. Certo, solitamente si dedicava a donne più compiacenti, ma era pur vero che mai in vita sua era arretrato di fronte a una sfida.
E Penelope Norman era una sfida bella e buona. Dietro la sua rigida apparenza esteriore, Jeremy intuiva in lei una donna ipocrita e sensuale. Non doveva fare altro che mettere a nudo quella parte della sua personalità. Una volta che lady Norman avesse ceduto ai propri desideri carnali, sarebbe stato semplice farle vedere quanto fosse sbagliato intromettersi negli affari altrui. O, nella peggiore delle ipotesi, sarebbe potuto ricorrere al ricatto, come aveva suggerito Dunfiled poco prima.
In ogni modo, il processo di seduzione si sarebbe potuto rivelare piacevole. Da quando Christopher si era sposato, Jeremy si sentiva inquieto e persino tediato dalla vita che conduceva. Negli ultimi sei mesi aveva lasciato due amanti e non provava più alcun interesse per le numerose cantanti d’opera, le ballerine di varietà e le maliziose vedove che si gettavano letteralmente ai suoi piedi.
Non che avesse smesso di dedicarsi alla soddisfazione dei propri piaceri, ma nulla gli pareva più lo stesso. Sì, condurre Penelope alla rovina era l’occasione giusta per riportare un po’ di brio nella sua esistenza.
— Allora, Kilgrath? Che piano hai? — volle sapere Dunfield, avvicinandosi a lui con un nuovo bicchierino di porto. — In che modo intendi ingraziarti la Regina di ghiaccio?
Jeremy sorrise mentre beveva un sorso di vino. — La mia idea, signori, non è complicata. Mi convertirò alla sua causa. Semplicemente.
Lady Penelope Norman, in piedi in un angolo della sala da ballo, fissava il mare di ballerini che ondeggiavano al suono dell’orchestra. Tutti, intorno a lei, sembravano felici e soddisfatti.
E lei era tutto tranne che quello. Si sentiva... tesa, inacidita. Una sorta di stranezza esposta agli occhi di tutti, ed era una sensazione piuttosto sgradevole.
— Ecco, vedi! Lord Billingham ti ha appena snobbata! — le sussurrò la madre, Dorothea Albright, in un orecchio, ma in tono abbastanza elevato perché tutti quelli che si trovavano a una distanza di quindici passi potessero udirla. — È la decima persona che lo fa, stasera.
Penelope sospirò senza rivolgerle lo sguardo. — Non esagerate, madre — le sussurrò in risposta.
La donna la strattonò per un braccio e Penelope si girò nella sua direzione. Il volto tondo di Dorothea era rosso per l’indignazione e i suoi occhi azzurri, molto simili a quella della figlia, la fissarono intensamente.
— Non è affatto un’esagerazione! Li ho contati. — Le dita della signora Albright la artigliarono in una stretta al limite del dolore. — Il tuo comportamento non solo ti sta esponendo a ogni sorta di critiche velenose ma comincia a isolarti da una certa parte della buona società.
Penelope arricciò le labbra in una smorfia imbronciata. Se fosse stato per lei avrebbe evitato di partecipare a questa riunione, ma aveva ceduto alle insistenze della madre che considerava questo ballo di fondamentale importanza per il futuro delle altre due figlie nubili, Beatrice e Winifred.
Sfortunatamente, nessuna di loro stava ballando. Il che non faceva che rendere ancora più inquieta la madre.
— Se non vuoi pensare a te e alla possibilità di trovare un nuovo marito, pensa alle tue sorelle. La tua piccola crociata le sta ferendo e attira su di loro le attenzioni negative riservate a te. — A sottolineare il suo disappunto la madre si allontanò da Penelope e incrociò le braccia sul petto. — Agli uomini piace che le mogli siano cedevoli. Vogliono che facciano come dicono loro. Desiderano che le consorti non sussurrino mai la parola... — il suo tono si abbassò — amanti e che, soprattutto, non facciano storie se ne hanno una. Penelope...
La giovane donna si massaggiò le tempie che sentiva pulsare. — Sì, madre. Vi ho sentito. Mezzo salone vi ha udita — sibilò. — Vado a prendermi qualcosa da bere.
Si allontanò da Dorothea prima che questa potesse dire altro e iniziò a farsi strada tra la folla.
Come accidenti aveva fatto a essere invischiata in quella sorta di crociata?
Era una domanda che si poneva almeno una volta al giorno. Non era mai stata sua intenzione trasformarsi in una paladina della lotta contro gli eccessi ses...

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