I miracoli accadono
eBook - ePub

I miracoli accadono

Curare l'anima attraverso il ricordo delle vite passate

  1. 372 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
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I miracoli accadono

Curare l'anima attraverso il ricordo delle vite passate

Informazioni su questo libro

Il nuovo libro di Brian Weiss arriva dopo anni di attesa dei suoi moltissimi lettori, e racchiude anni di storie, esperienze, miracoli raccontati dai loro protagonisti.
"Ogni giorno, continuamente, accadono fatti incredibili. I partecipanti dei miei corsi non solo ricordano vite precedenti, ma sperimentano straordinarie vicende spirituali o di guarigione, trovano l'anima gemella, ricevono messaggi dai loro cari trapassati, accedono a una saggezza e a una conoscenza profonda o fanno esperienza di qualche altro evento mistico e straordinario."
Racconta di anime e di anime gemelle, della vita dopo la vita e di esistenze presenti che sono state rivoluzionate da ciò che hanno trovato. Racconta di profonde guarigioni fisiche e insieme spirituali. Di come il dolore possa essere trasformato in serenità e speranza, e di come la realtà spirituale compenetri e arricchisca quella fisica, sempre. Storie che traboccano di saggezza, amore e conoscenza. Sono divertenti e serie, brevi e lunghe, ma sempre profonde e educative. Raccolte in tutto il mondo, aiuteranno migliaia di anime a superare le difficoltà delle loro vite attuali. Perché aiutare gli altri a guarire, a capire e a evolvere nel proprio sentiero spirituale è il compito più nobile che un'anima abbia.

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Informazioni

Editore
Mondadori
Anno
2012
Print ISBN
9788804623960
eBook ISBN
9788852030666

1

Siamo tutti collegati

Una volta, mentre tenevo un seminario davanti a un grande pubblico, notai un biglietto. Riportava una poesia, o una preghiera, che recitava: “La natura del Buddha permea l’intero universo, ed esiste qui e ora. Dedico il merito di questa pratica a tutti gli esseri senzienti. Insieme, realizziamo la liberazione”.
Mentre leggevo quelle parole, mi resi conto che erano vere per tutti e sempre. Potete sostituire – se vi è più congeniale – l’espressione “la natura del Buddha” con altre come “amore”, “Dio”, “Gesù” o “potere superiore” o con qualsiasi altra evochi per voi una figura spirituale. Non ha importanza. Indica semplicemente un’energia dolce, sapiente e amorevole, le cui caratteristiche forse vanno oltre l’umana comprensione e che pervade gli atomi, le molecole e le particelle dell’intero universo; un’energia di cui siamo fatti e da cui siamo, per così dire, “precipitati”. Questa energia, questa natura del Buddha, o divina, esiste proprio qui e ora, ovunque e sempre. Adoperatevi con compassione nella vostra vita quotidiana per contribuire all’evoluzione degli esseri senzienti, cioè di tutte le cose che hanno una coscienza. Insieme, poiché siamo tutti collegati, possiamo realizzare la liberazione, cioè liberarci dal ciclo di nascita e morte e rinascita, così da poter lasciare questa scuola che chiamiamo “Terra”.
La parola “insieme”, apparentemente una semplice parola, è fondamentale. Una sacra energia pervade un gruppo di persone che si riunisce. Come illustrano le storie raccolte in questo capitolo, non è un caso né una coincidenza che determinate persone si trovino insieme in un certo momento e con uno scopo comune. Alcuni protagonisti di queste storie riescono a presagire l’intreccio dei meravigliosi fili che ci legano l’un l’altro. Altri, che si definiscono “estranei”, scoprono di essere stati intimamente legati nelle vite precedenti. Non esistono estranei. Non esiste la separazione. Nessuno è solo.
Per esempio, i partecipanti a un qualsiasi mio workshop non si ritrovano mai in quel gruppo per puro caso. Sono già collegati tra loro ben prima che si riuniscano lì, attratti da una sorta di superiore forza aggregante. È come se un magnete cosmico attraesse quelle particolari anime necessarie per quel seminario. Anime gemelle e affini, alcune delle quali hanno condiviso vite precedenti, ma che non si sono ancora incontrate in questa, si ritrovano insieme. Queste unioni sono, a tutti gli effetti, riunioni.
Guardando il foglietto, mi ricordo di aver pensato: “Questa preghiera è molto importante”. Poi, mentre tenevo il seminario, con le parole di quella preghiera che ancora mi risuonavano in testa, compresi che le centotrenta persone venute a quel corso intensivo non erano riunite solo per scopi personali, e neppure per fare esperienza di una vita passata. E se Dio o un potere superiore avesse assemblato quelle centotrenta persone per guarirne tre o quattro? E se l’intenzione fosse stata: “Bene, facciamo in modo che queste centotrenta persone e la loro energia unica guariscano le tre o quattro del gruppo che hanno bisogno”? Quale privilegio, quale onore e quale benedizione sarebbe essere tra quelle centotrenta persone!
Questa consapevolezza diede a me e all’intero gruppo una diversa prospettiva. Ci rendemmo conto che stavano accadendo miracoli e benedizioni. Dovevamo solo aprire gli occhi.
La trama delle connessioni
Nel 1993 ricevetti Molte vite, molti Maestri da un estraneo che non sapeva nulla di me, ma disse che quel libro era “per” me. Tutto quello che c’era stato nella mia vita prima di quel fatto finalmente aveva senso, non tanto la mia esperienza delle vite passate quanto i conflitti personali che sentivo riguardo al lutto comunemente inteso. Ricevetti la conferma che non ci si deve sentire distrutti dopo la morte di un caro. Avevo la certezza che se solo avessi potuto “lavorare” con te e imparare da te, avrei potuto aiutare gli altri a cambiare la loro prospettiva, passando dal dolore al senso di connessione.
Più di dieci anni dopo, mio marito, un agente di pattuglia della polizia stradale californiana, fu ucciso durante un inseguimento. Due anni dopo quel lutto, ti vidi in tivù all’“Oprah Winfrey Show” e fui pervasa dalla stessa certezza. Il tuo corso professionale all’Omega Institute sarebbe stato di lì a poche settimane, perciò prenotai nel giro di alcuni minuti. Fu facilissimo.
All’Omega, sperimentai una consapevolezza psichica sconosciuta: non ero collegata semplicemente con gli altri presenti, ma anche con gli animali e le piante. Venni accettata come volontaria per una dimostrazione di fronte al gruppo. Dopo un’induzione rapida, visualizzai immediatamente la parola “abbeveratoio” che sfrecciò nella mia mente, e poi vidi davvero l’abbeveratoio che usavamo per i nostri cavalli nella fattoria in cui ero cresciuta. Venni guidata a un ricordo dell’infanzia, quando la mia famiglia fu costretta dalle circostanze a vendere i nostri amati cavalli. Mi ricordai il dispiacere di mio padre, mentre diceva a mia madre di come il suo istinto gli avesse suggerito di non venderli a quel compratore e di come avesse ignorato la vocina interiore, pentendosene. Avevo deciso di non piangere, per risparmiare a mio papà quell’ulteriore senso di colpa. Da quel momento dell’infanzia fino alla regressione all’Omega, avevo rimosso persino il pensiero di aver provato quella tristezza. Il dolore represso affiorava a ogni respiro, salendo dal diaframma, mentre descrivevo quella scena. Provavo una sensazione indescrivibile di choc misto a sollievo.
Dopo passai al momento della nascita di mio figlio: quando da settimane il mio istinto mi “urlava” che qualcosa non andava, ma io mi ero lasciata convincere dal dottore che ero solo paranoica. Finalmente, pregai il medico di indurmi il travaglio e lui accettò riluttante, però finii per essere sottoposta a un cesareo d’urgenza non appena arrivai all’ospedale. Mio figlio dovette essere rianimato, perché la cancrena aveva infettato la placenta e il cordone ombelicale. Il giorno successivo, quando finalmente le sue condizioni si stabilizzarono e mi fu permesso di tenerlo in braccio, lo guardai e vidi le sue piccole e deboli dita scure. Sapevo che ignorando il mio intuito – che avrei dovuto ascoltare senza il minimo dubbio – avevo fallito la mia prova come genitore. Ero scoppiata a piangere di rabbia, tristezza e frustrazione, come aveva fatto mio padre quando aveva venduto i nostri cavalli. Proprio in quel momento, mio figlio aveva iniziato ad agitarsi e a muoversi nervosamente, e mi ero resa conto che gli stavo trasmettendo il mio dolore. Preoccupata di non fargli altro male, smisi di piangere e rimossi completamente il senso di colpa per quattordici anni, fino a quella regressione. Rilasciai il grande dolore che neppure sapevo di avere dentro di me. Mi sentivo leggerissima, come se il peso del mondo mi fosse stato letteralmente tolto dal petto.
Poi diventai consapevole della presenza delle mie guide, e la sensazione familiare di pace e appartenenza mi pervase. Le mie guide mi trasmisero la consapevolezza che io ero parte di loro, e loro di me, e, mentre ti percepivo accanto a me, mi resi conto che anche tu eri parte della “squadra”.
Mi domandasti se mio marito fosse lì. In cerca di una risposta, lo sentii alla mia sinistra, e voltai la testa come per “vederlo” più chiaramente. Proprio mentre mi voltavo a sinistra, percepii la sua presenza anche davanti a me; mi rivoltai verso il centro, solo per sentirlo alla mia destra, ma anche e ancora a sinistra e davanti. “Lui è ovunque” dissi, mettendo a fuoco la sensazione.
Alle mie parole, tutti i presenti nella sala – circa centotrenta persone – sospirarono all’unisono. In quell’istante divenni consapevole dell’energia che aveva collegato me a ogni altro partecipante sin dalle presentazioni della sera precedente, come dei fili blu che partivano da sotto il mio diaframma verso quello di ognuno di loro. Quando ci fu il sospiro collettivo, in risposta all’emozione suscitata dalle mie parole per la presenza del mio defunto marito, quei fili blu esplosero a catena, unendo tutti in una bellissima, semplice ma complessa, trama di connessioni. Presi coscienza del fatto che ogni mia futura azione a partire da quel momento avrebbe influito su tutte le altre persone, e lo stesso valeva per ognuno di loro. “Guarisci i guaritori” fu la consapevolezza che mi pervase, accompagnata dalla certezza che nella connessione risiedeva la nostra forza.
Mi “risintonizzai” sulla tua voce: mi chiedevi se le mie guide fossero ancora lì. Risposi che lo erano e lo sarebbero sempre state, e aggiunsi: “Siamo una squadra e abbiamo un obiettivo”. Mi domandasti quale fosse l’obiettivo, e io iniziai a visualizzare una serie di flash – solo flash – ma precisi e carichi di emozioni. I pochi che riuscii a catturare riguardavano un detenuto, seduto sul suo giaciglio angusto in prigione, con le mani sulla testa, mentre era assalito da più dolore, paura e rabbia verso se stesso di quanto immaginassero le sue vittime: lui neppure sapeva perché aveva fatto quello che aveva fatto, perciò non poteva “fidarsi” di se stesso. Una madre con in braccio la sua bambina, entrambi sul punto di morire di fame; la donna soffocata dal suo stesso dolore, conscia che la figlia sarebbe morta prima di lei e temendo che sarebbe morta odiandola per averla lasciata morire per prima. Tutto ciò che riuscivo a tradurre verbalmente di quei flash era: “Sofferenza, sofferenza, troppa sofferenza”, mentre piangevo sopraffatta dalla disperazione al punto di pensare di andare in pezzi.
“Tutto questo dolore nasce dalla paura, dalle incomprensioni, dall’avere paura e dal subirla” dissi. Sapevo che l’obiettivo, di cui mi avevi chiesto, era quello di attenuare la sofferenza collettiva eliminando la paura, e così permettere l’elevazione di tutti gli esseri viventi. Ora capisco che essere tutti uno non è uno scopo – lo siamo già – e quanto facciamo, persino le cose apparentemente piccole, si riverbera invece su tutti noi.
Nina Manny
Nelle mie conferenze e nei miei seminari, spesso parlo di come siamo tutti collegati, di come le azioni di ciascuno influiscano su tutti gli altri. Nina usa parole bellissime per dirlo: “Nella connessione risiede la nostra forza”. I legami che ci uniscono sono spirituali. Se siamo fatti della stessa energia, di particelle e onde e non di sangue e ossa, allora ciò che facciamo influisce sugli altri, e non solo sugli altri esseri umani. I nostri pensieri e le nostre azioni generano conseguenze, una ragione in più per essere compassionevoli e gentili, e non spaventati e cattivi. Pensieri e azioni creano il nostro futuro.
La storia di Nina rafforza meravigliosamente e spiega i cordoni energetici che ci uniscono. Ma c’è dell’altro. Lei percepisce la presenza amorevole e l’ubiquità del marito defunto. È consapevole della saggezza eterna che la grazia, la mano celeste, ci dispensa sotto varie forme, attraverso angeli, guide, messaggeri spirituali o in molti altri modi. Lei ha preso coscienza di vite piene di lezioni, lutti, dolore e speranza. E lei mi ha fatto ricordare un messaggio di tanto tempo fa di un Maestro, giuntomi attraverso Catherine, che avevo registrato e trascritto in Molte vite, molti Maestri. È un messaggio che mi ha sempre sostenuto e motivato.
Lei ha ragione nel pensare che questo sia il trattamento appropriato per chi si trova nello stato fisico. Lei deve sradicare le paure dalla loro mente. Quando c’è la paura vi è uno spreco di energie. Li distoglie dal compiere quello che erano stati inviati a compiere. [...] Energia... tutto è energia. In quanto tale viene sprecata. Le montagne... dentro le montagne vi è pace; nel centro tutto è calmo. Ma i guai appaiono all’esterno. Gli uomini possono solo vedere l’esterno, ma lei può andare molto più nel profondo. [...] Lei deve liberarsi dalle paure. Questa sarà la sua principale arma...
È ciò che Nina ci ricorda: “Tutto il dolore nasce dalla paura”.
L’amore e la comprensione dissolvono la paura.
Il grande Maestro Jon Kabat-Zinn mi insegnò una meditazione, “la montagna”. Ci rifletto spesso, perché mi aiuta a capire come restare radicato, a prescindere da quello che mi accade intorno. Credo che per me sia un’immagine molto potente proprio perché i Maestri accennavano alla “montagna” nella citazione che ho appena riportato.
Figuratevi una magnifica montagna, magari con la vetta innevata. Guardandola, potete accorgervi che al suo centro c’è una pace perenne, una temperatura costante, così che, indipendentemente da quello che accade all’esterno, dentro è sempre uguale.
Ora immaginate il susseguirsi delle stagioni. Arriva l’estate con i fulmini, i temporali, le piogge torrenziali e gli incendi, ma all’interno la montagna resta assolutamente immobile, tranquilla e calma. L’estate diventa autunno, con il vento che ulula e le foglie che cadono dagli alberi; arriva l’inverno, con la neve e le temperature rigide, che poi si trasforma in primavera, con la neve che si scioglie e le valanghe che si staccano. Ma il centro profondo della montagna, quello spazio bellissimo là dentro non è toccato da nessuno di questi cambiamenti stagionali.
Noi siamo come la montagna. Non dobbiamo permettere che eventi esterni ci derubino della gioia e dell’armonia, a prescindere da quanto forte infuri la tempesta o ululi il vento. Noi tutti abbiamo quel centro interiore di calma e silenzio. È lì in qualunque momento vogliamo o ne abbiamo bisogno. Entrando in noi, possiamo accedere al suo potere di guarigione. La montagna, dentro, è perfetta e così siamo noi.
Visualizzate ora i turisti che vanno sulla montagna. Ci arrivano in treno, con l’aereo, in auto, in barca o con altri mezzi. Ciascuno di loro ha la propria opinione: “Questa montagna non è bella come quell’altra che ho visto altrove” o “È troppo bassa, o troppo alta o poco maestosa o troppo imponente”. Ma la montagna non se ne cura, perché sa di essere la manifestazione dell’essenza ideale di montagna.
Noi, ancora una volta, siamo come la montagna. Non importa che cosa la gente dica di noi, non importa quali critiche o giudizi ci possa offrire o mostrare, noi siamo già ideali e divini. Non dobbiamo essere influenzati dalle opinioni altrui, anche se ci vengono da persone a noi care, come i nostri familiari, i nostri capi o i nostri amici intimi. Così, noi siamo solidi e radicati come la montagna. Noi sappiamo, nel profondo del nostro cuore, che incarniamo l’essenza perfetta di un essere spirituale. Le parole degli altri non possono rubarci la pace interiore o la gioia, a meno che noi non diamo loro il potere di farlo.
Io uso spesso questa meditazione per ricordare a me stesso e agli altri il nostro splendore e la nostra nobiltà, proprio come la magnifica montagna. Anche se ce lo siamo dimenticato, siamo già perfetti. Lo siamo sempre stati.
Amata e degna
La settimana all’Omega Institute nell’ottobre del 2011 mi toccò profondamente e mi aprì il cuore. Contribuì a rendermi cosciente di tantissime cose che avevo dimenticato. Ogni volta che mi siedo in silenzio e mi rendo conto di che esseri meravigliosi siamo tutti noi, sento affiorare in me una consapevolezza che mi commuove fino alle lacrime.
Durante il primo mattino del seminario, il dottor Weiss ci guidò in una regressione di gruppo. Non era la prima volta che lo facevo, ed ero ansiosa di sperimentare un’altra vita passata. Di solito sento, percepisco e visualizzo in sincronia con le parole di chi ci guida nel viaggio. Quella volta, invece, con mia grande sorpresa, mi vidi come sono in questa vita e con la mia età. Ero in piedi in un luogo dove tutto era indistinto. Guardai davanti a me e mi sembrò di vedere una cortina di nebbia. Un braccio nudo spuntò da dietro quella cortina, mi prese per mano, e me la fece attraversare.
Mi trovai di fronte a un vecchio amico, Joe, morto negli anni Settanta, quando eravamo ventenni. Io e Joe eravamo stati molto legati. In verità, non sono stata così intima con nessun altro, né prima né dopo. Eravamo amici, amanti e confidenti. Parlavamo per ore della possibilità che la vita continuasse dopo la morte fisica. Ci eravamo promessi che chi di noi fosse morto per primo sarebbe tornato dall’altro e gli avrebbe spiegato com’era. Alla fine, avevamo preso strade diverse, purtroppo.
Dopo un anno o due dalla nostra separazione, Joe e io ci eravamo sentiti per telefono ed era chiaro che, qualunque cosa ci fosse stata tra di noi, non era più così forte. Mi aveva invitato ad andare a trovarlo a Santa Barbara, la prima volta che ci fossi passata. Gli assicurai che l’avrei fatto, ma non lo feci. Avevo avuto paura, mi ero detta che avevo bisogno di tempo prima di rivederlo di persona.
Non molto tempo dopo quella nostra conversazione, mi telefonò un amico comune e mi disse che Joe si era suicidato. Non riuscivo a capacitarmene. Venni sopraffatta dalla rabbia, e poi dal dolore e poi di nuovo dalla rabbia. Se solo lo avessi chiamato quand’ero a Santa Barbara, forse non sarebbe andata così.
Passò il tempo e Joe mantenne la parola. Veniva a farmi visita, perlopiù di notte, in sogni vividi. E a volte, dopo aver confessato a qualcuno quanto fossi sconvolta per il suo suicidio, mi svegliavo con il letto che veniva scosso e riuscivo a sentire la sua voce che mi chiedeva di non essere arr...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Copyright
  4. I miracoli accadono
  5. Introduzione
  6. 1. Siamo tutti collegati
  7. 2. Ricordi confermati
  8. 3. In che modo la comprensione può guarire
  9. 4. Libertà dal dolore emotivo
  10. 5. Guarire le malattie e i sintomi fisici
  11. 6. Lasciare andare il dolore del lutto
  12. 7. Intuizione e altre abilità psichiche
  13. 8. Caso unico
  14. 9. Relazioni eterne
  15. 10. Le lezioni che ci insegnano gli animali
  16. 11. Piacevolmente concise
  17. 12. Esperienze spirituali e mistiche
  18. Ringraziamenti