
- 264 pagine
- Italian
- ePUB (disponibile sull'app)
- Disponibile su iOS e Android
eBook - ePub
I casi di Theodore Boone - 3. L'accusato
Informazioni su questo libro
Theodore Boone ha solo 13 anni ma ha già dimostrato di avere le carte in regola per realizzare il suo sogno: diventare un grande avvocato. Per questo, quando scopre che un ladro ha rubato un cappello da baseball dal suo armadietto a scuola, non si preoccupa: sarà stato uno scherzo.
Ma da quel momento una mano invisibile lo perseguita: prima gli taglia le gomme della bici, poi tira un enorme sasso contro la finestra della sua stanza e, alla fine, arriva anche la polizia. Il cappello da baseball è stato ritrovato sul luogo di un grave furto e ora Theo è il principale indiziato. In una sfida al limite dell'impossibile, deve dimostrare la sua innocenza, proprio quando nessuno vuole credere alla verità.
Domande frequenti
Sì, puoi annullare l'abbonamento in qualsiasi momento dalla sezione Abbonamento nelle impostazioni del tuo account sul sito web di Perlego. L'abbonamento rimarrà attivo fino alla fine del periodo di fatturazione in corso. Scopri come annullare l'abbonamento.
Al momento è possibile scaricare tramite l'app tutti i nostri libri ePub mobile-friendly. Anche la maggior parte dei nostri PDF è scaricabile e stiamo lavorando per rendere disponibile quanto prima il download di tutti gli altri file. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Perlego offre due piani: Base e Completo
- Base è ideale per studenti e professionisti che amano esplorare un’ampia varietà di argomenti. Accedi alla Biblioteca Base con oltre 800.000 titoli affidabili e best-seller in business, crescita personale e discipline umanistiche. Include tempo di lettura illimitato e voce Read Aloud standard.
- Completo: Perfetto per studenti avanzati e ricercatori che necessitano di accesso completo e senza restrizioni. Sblocca oltre 1,4 milioni di libri in centinaia di argomenti, inclusi titoli accademici e specializzati. Il piano Completo include anche funzionalità avanzate come Premium Read Aloud e Research Assistant.
Perlego è un servizio di abbonamento a testi accademici, che ti permette di accedere a un'intera libreria online a un prezzo inferiore rispetto a quello che pagheresti per acquistare un singolo libro al mese. Con oltre 1 milione di testi suddivisi in più di 1.000 categorie, troverai sicuramente ciò che fa per te! Per maggiori informazioni, clicca qui.
Cerca l'icona Sintesi vocale nel prossimo libro che leggerai per verificare se è possibile riprodurre l'audio. Questo strumento permette di leggere il testo a voce alta, evidenziandolo man mano che la lettura procede. Puoi aumentare o diminuire la velocità della sintesi vocale, oppure sospendere la riproduzione. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Sì! Puoi usare l’app Perlego sia su dispositivi iOS che Android per leggere in qualsiasi momento, in qualsiasi luogo — anche offline. Perfetta per i tragitti o quando sei in movimento.
Nota che non possiamo supportare dispositivi con iOS 13 o Android 7 o versioni precedenti. Scopri di più sull’utilizzo dell’app.
Nota che non possiamo supportare dispositivi con iOS 13 o Android 7 o versioni precedenti. Scopri di più sull’utilizzo dell’app.
Sì, puoi accedere a I casi di Theodore Boone - 3. L'accusato di John Grisham in formato PDF e/o ePub. Scopri oltre 1 milione di libri disponibili nel nostro catalogo.
Informazioni
Print ISBN
9788804618799eBook ISBN
9788852030697CAPITOLO 1
L’imputato era un riccone di nome Pete Duffy, e il suo presunto crimine l’omicidio. Secondo la polizia e gli avvocati dell’accusa, il signor Duffy aveva strangolato la bella moglie nella splendida casa di loro proprietà, attigua all’area della sesta buca di un campo da golf dove quel giorno lui, l’imputato, giocava da solo. Se fosse stato giudicato colpevole, Duffy avrebbe trascorso il resto della propria vita in prigione. Se fosse stato assolto, avrebbe lasciato l’aula del tribunale da uomo libero. A conti fatti, la giuria non lo aveva riconosciuto colpevole. Né innocente.
Questo, infatti, era il suo secondo processo. Il primo si era concluso improvvisamente quattro mesi prima, quando il giudice Henry Gantry ne aveva deciso l’illegittimità. Aveva dichiarato nullo il procedimento e mandato tutti a casa, anche Pete Duffy, che restava libero su cauzione. Nella maggior parte dei casi di omicidio, l’imputato non può permettersi di pagare una cauzione per attendere il processo fuori di prigione. Ma grazie ai propri soldi e agli eccellenti avvocati, il signor Duffy era rimasto libero come l’aria sin da quando la polizia aveva rinvenuto il corpo di sua moglie e lo Stato lo aveva accusato di averla uccisa.
In città lo si vedeva un po’ ovunque: cenava nei suoi ristoranti preferiti, assisteva alle partite di basket dello Stratten College, frequentava la chiesa (più di prima) e, naturalmente, giocava spesso a golf. Mentre era in attesa del primo processo, sembrava che la prospettiva di comparire in giudizio e la possibilità di finire in galera non lo turbassero affatto. Ora, però, davanti a un secondo processo, e con un testimone oculare in mano all’accusa, correva voce che Pete Duffy fosse decisamente preoccupato.
Il nuovo testimone oculare era Bobby Escobar, un immigrato clandestino di diciannove anni che lavorava al campo da golf il giorno in cui la signora Duffy era stata uccisa. Aveva visto il signor Duffy entrare in casa più o meno all’ora della morte della donna, quindi allontanarsi in tutta fretta e riprendere la sua partita a golf. Bobby non si era fatto avanti se non a processo già in corso, per diverse ragioni. Una volta ascoltata la sua storia, il giudice Gantry aveva dichiarato nullo il procedimento. Ora, con Bobby pronto a testimoniare, quasi tutti gli abitanti di Strattenburg, che avevano seguito da vicino il caso Duffy, si aspettavano un verdetto di colpevolezza.
Era praticamente impossibile trovare qualcuno disposto a credere che Pete Duffy non avesse ucciso sua moglie. Ed era altrettanto difficile trovare qualcuno che non volesse assistere al processo. Nel tribunale di Strattenburg un processo per omicidio era un evento raro – anzi, nella contea di Stratten era proprio l’omicidio a essere raro – sicché una gran folla cominciò a radunarsi già alle otto del mattino, appena dopo l’apertura del tribunale. I giurati erano stati selezionati tre giorni prima. Era giunto il momento che il dramma giudiziario avesse inizio.
Alle 8,40 il signor Mount ottenne il silenzio dalla sua classe dell’ottavo anno e fece l’appello. Tutti e sedici gli allievi erano presenti. Le comunicazioni di servizio durarono solo dieci minuti prima che i ragazzi andassero alla lezione di spagnolo con madame Monique.
Il signor Mount aveva fretta. Disse: «Bene, signori. Oggi è il primo giorno del processo a Pete Duffy, secondo round. Ci era stato dato il permesso di assistere all’udienza di apertura del primo processo ma, come sapete, la mia richiesta di assistere anche al secondo è stata respinta».
Parecchi ragazzi protestarono e fischiarono.
Il signor Mount sollevò le mani. «Basta così. Nonostante questo, la nostra stimata preside, la signora Gladwell, ha accettato di permettere a Theo di seguire le fasi iniziali del processo e di riferircele. Theo.»
Theodore Boone balzò in piedi e, come i professionisti del foro che osservava e ammirava, andò a mettersi di proposito davanti alla classe. Reggeva un grande blocco giallo per appunti, da vero avvocato. Fermo accanto alla scrivania del signor Mount, restò un attimo in silenzio e guardò i compagni proprio come se si preparasse a rivolgersi a una giuria.
Dal momento che entrambi i suoi genitori erano avvocati, che in pratica era cresciuto nel loro studio legale, che bazzicava le aule del tribunale mentre gli altri ragazzi della sua scuola praticavano sport, prendevano lezioni di chitarra e facevano tutto ciò che fanno di solito i tredicenni normali, e dal momento che lui amava il diritto, lo studiava, lo seguiva e aveva ben pochi argomenti di conversazione oltre quello, il resto della classe era sempre pronto a cedere il passo a Theo quando c’erano questioni legali da discutere. Se si trattava di legge, Theo non aveva rivali, almeno non tra gli allievi dell’ottavo anno del signor Mount.
Theo cominciò: «Quattro mesi fa avete assistito alla prima giornata del primo processo, perciò conoscete le formazioni e i giocatori. Gli avvocati sono gli stessi. Le accuse anche. Il signor Duffy è ancora il signor Duffy. C’è una giuria diversa, stavolta, e naturalmente c’è la questione del testimone oculare che non aveva deposto durante il primo processo».
«Colpevole!» urlò Woody dal fondo dell’aula. Molti altri intervennero, dichiarandosi d’accordo.
«Benissimo» disse Theo. «Andiamo per alzata di mano. Chi pensa che Pete Duffy sia colpevole?»
Quattordici mani su sedici scattarono verso l’alto senza la minima esitazione. Chase Whipple, lo scienziato pazzo che andava fiero di non pensarla mai come la maggioranza, rimase seduto con le braccia incrociate sul petto.
Theo non votò, ma al contrario si mostrò seccato. «È ridicolo! Come potete votare colpevole prima che il processo sia iniziato, prima di sapere cosa diranno i testimoni, prima che succeda qualsiasi cosa? Abbiamo parlato della presunzione di innocenza: nel nostro sistema, una persona accusata di un crimine è ritenuta innocente fino a prova contraria. Stamattina Pete Duffy entrerà in tribunale del tutto innocente, e rimarrà tale finché i testimoni non avranno finito di deporre e la giuria non considererà l’insieme delle prove. La presunzione di innocenza, ricordate?»
Il signor Mount era in piedi in un angolo e osservava Theo dare il meglio di sé.
Aveva già assistito a questa scena molte volte. Il ragazzino era un oratore nato, la star della squadra di oratoria dell’ottavo anno, della quale il signor Mount era il tutor.
Theo continuò, fingendo indignazione per il giudizio affrettato dei suoi compagni. «E la colpevolezza deve essere dimostrata oltre ogni ragionevole dubbio, ricordate? Cosa vi prende, ragazzi?»
«Colpevole!» urlò di nuovo Woody, suscitando qualche risata.
Theo capì che quella era una causa persa. Disse: «Va bene, posso andare, adesso?».
«Certo» rispose il signor Mount. La campanella suonò e tutti e sedici i ragazzi si diressero alla porta. Theo schizzò in corridoio e raggiunse di corsa l’ufficio dove la signorina Gloria, la segretaria della scuola, era al telefono. Theo le piaceva perché la signora Boone si era occupata del suo primo divorzio e perché lui stesso le aveva dato un consiglio informale quando suo fratello era stato beccato a guidare ubriaco. Gli tese un modulo giallo di permesso firmato dalla signora Gladwell, e Theo uscì. L’orologio sopra la scrivania segnava esattamente le 8,47.
Fuori, al portabici accanto all’asta della bandiera, Theo aprì il lucchetto, avvolse la catena intorno al manubrio e partì in volata. Se avesse rispettato le regole e fosse rimasto sulla strada, sarebbe arrivato davanti al tribunale in quindici minuti. Ma prendendo le solite scorciatoie, sfrecciando lungo un vicolo o due, tagliando per un giardino qui e uno là e bruciando almeno due STOP, Theo poteva farcela in una decina di minuti.
Quel giorno non aveva tempo da perdere. Sapeva che l’aula era già affollata. Sarebbe stato fortunato se fosse riuscito a sedersi.
Percorse un vicolo a tutta velocità, prese il volo con la bici un paio di volte, e attraversò come una saetta il giardino di un tizio che conosceva, un tipo sgradevole, uno che portava un’uniforme e si sforzava di comportarsi come se fosse stato davvero un poliziotto, quando invece era poco più che una guardia giurata part-time. Si chiamava Buck Boland (o Buck Ballista, come sussurravano alcuni alle sue spalle), e di tanto in tanto Theo lo vedeva ciondolare in giro per il tribunale. Mentre filava per il giardino del signor Boland, sentì un grido inferocito.
«Fuori di qui, ragazzino!»
Theo si girò verso sinistra appena in tempo per vedere il signor Boland che lanciava un sasso nella sua direzione. Il sasso gli atterrò vicinissimo e Theo spinse ancora di più sui pedali.
“Per un pelo” pensò. Forse avrebbe dovuto trovare un percorso alternativo.
Nove minuti dopo essere uscito da scuola, Theo si arrestò con una brusca sterzata di fronte al tribunale della contea di Stratten, legò velocemente la bicicletta alla rastrelliera, corse dentro, salì le imponenti scale e raggiunse le massicce porte dell’aula del giudice Gantry.
Lì davanti c’era una vera folla: spettatori in fila che cercavano di entrare, telecamere della TV accompagnate da luci violente, e parecchie guardie giudiziarie dall’espressione torva che tentavano di mantenere l’ordine.
Di tutta Strattenburg, la guardia che meno piaceva a Theo era un anziano scorbutico di nome Gossett, e sfortuna volle che fosse proprio lui a beccarlo mentre cercava di incunearsi tra i presenti.
«Dove credi di andare, Theo?» grugnì Gossett.
“Dovrebbe essere evidente” si disse subito Theo. “Dove altro potrei andare in questo momento, quando sta per iniziare il più grosso processo per omicidio nella storia della contea?” Ma fare il saputello non avrebbe migliorato le cose.
Theo sfoderò il permesso della scuola e rispose con gentilezza: «Ho l’autorizzazione della mia preside per assistere al processo, signore». Gossett afferrò il permesso e gli lanciò uno sguardo truce, quasi fosse pronto a sparare, se il documento non fosse stato in regola. Theo pensò di dirgli: “Se le serve aiuto, glielo posso leggere io”, ma ancora una volta si morse la lingua.
Gossett disse: «Questo è della tua scuola. Non è un pass per entrare. Hai l’autorizzazione del giudice Gantry?».
«Sì, signore» rispose Theo.
«Fammela vedere.»
«Non è un permesso scritto. Il giudice Gantry mi ha autorizzato a voce ad assistere al processo.»
Gossett si accigliò ancora di più, scosse la testa con un gesto autoritario e replicò: «Mi dispiace, Theo. L’aula è piena zeppa. Non ci sono più posti a sedere. Stiamo mandando via la gente».
Theo riprese il suo permesso e si sforzò di avere l’aria di uno che sta per scoppiare in lacrime. Indietreggiò, si voltò e si incamminò per il lungo corridoio. Quando Gossett non fu più in grado di vederlo, si infilò in una porta e si precipitò giù per una scala di servizio, usata solo dagli addetti alle pulizie e dai tecnici dell’assistenza. Al primo piano, percorse un corridoio buio e stretto che passava sotto l’aula giudiziaria principale, poi entrò con disinvoltura nella stanza in cui i dipendenti del tribunale si riunivano a bere caffè, mangiare ciambelle e spettegolare.
«Ehi, ciao, Theo» disse l’adorabile Jenny, l’impiegata che Theo preferiva in assoluto tra tutti quelli del tribunale.
«Ciao, Jenny» la salutò con un sorriso mentre attraversava la stanzetta senza fermarsi. Sparì dentro uno sgabuzzino e uscì dalla parte opposta, raggiungendo un pianerottolo che portava a un’altra scala nascosta. Nei decenni passati, da qui transitavano i detenuti che dalla prigione venivano trascinati nell’aula principale ad affrontare le ire dei giudici, ma ormai era un passaggio utilizzato di rado. Il vecchio tribunale era un labirinto di corridoi angusti e scale strette, e Theo li conosceva uno per uno.
Entrò nell’aula da una porta laterale, vicina al banco dei giurati. Il locale ronzava del parlottio nervoso del pubblico sul punto di assistere a qualcosa di drammatico. Era pieno di guardie in uniforme, occupate a chiacchierare tra loro e a darsi molte arie. C’era ressa davanti alla porta principale perché la gente cercava ancora di entrare. Sul lato sinistro dell’aula, in terza fila dietro al tavolo della difesa, Theo vide un volto familiare.
Era suo zio Ike, e stava tenendo un posto per il suo nipote preferito (e unico). Con qualche contorsione, Theo percorse rapido la fila e si incuneò nel limitato spazio accanto a lui.
CAPITOLO 2
Un tempo Ike Boone era stato un avvocato. In realtà, un tempo divideva lo studio con i genitori di Theo. I tre Boone avevano prosperato, malgrado la difficile collaborazione, finché Ike non aveva fatto qualcosa di illegale e si era messo nei guai, in grossi guai. In guai tali che l’ordine degli avvocati lo aveva radiato dall’albo. Adesso lavorava come contabile e consulente fiscale per parecchie piccole aziende di Strattenburg. Non aveva una famiglia degna di questo nome e nell’insieme era un uomo infelice...
Indice dei contenuti
- Copertina
- Frontespizio
- Theodore Boone - L’accusato
- CAPITOLO 1
- CAPITOLO 2
- CAPITOLO 3
- CAPITOLO 4
- CAPITOLO 5
- CAPITOLO 6
- CAPITOLO 7
- CAPITOLO 8
- CAPITOLO 9
- CAPITOLO 10
- CAPITOLO 11
- CAPITOLO 12
- CAPITOLO 13
- CAPITOLO 14
- CAPITOLO 15
- CAPITOLO 16
- CAPITOLO 17
- CAPITOLO 18
- CAPITOLO 19
- CAPITOLO 20
- CAPITOLO 21
- CAPITOLO 22
- CAPITOLO 23
- CAPITOLO 24
- CAPITOLO 25
- Copyright