L’amicizia con Sebastian Sampas coincise con un periodo cruciale per l’evoluzione artistica di Jack Kerouac. La loro produzione giovanile – testi teatrali, giornali e sceneggiature radiofoniche – era spesso il frutto a quattro mani delle esperienze condivise crescendo insieme a Lowell, in Massachusetts. La realtà industriale di Lowell, allora brulicante crocevia di minatori immigrati, offriva una vasta gamma di fonti d’ispirazione ai due scrittori in erba. Jack e Sebastian, come moltissimi altri giovani di Lowell all’epoca, erano americani di prima generazione, una condizione che esercitava un profondo impatto sui loro primi interessi intellettuali.
Insieme a parecchi altri amici di Lowell – Cornelius Murphy, George Constantinides, Billy Chandler, George Apostolos, John MacDonald, Ed Tully e Jim O’Dea –, Jack e Sebastian facevano parte di un gruppo chiamato (tra gli altri nomi) Young Prometheans. Si riunivano informalmente per discutere di argomenti quali la letteratura e l’arte, e allo scopo di trovare canali espressivi formavano gruppi come i Variety Players e il Pioneer Club per produrre commedie e sceneggiature radiofoniche, recitare poesie, creare fumetti, scrivere racconti e cantare per chiunque volesse ascoltarli.
Pur mancando chiarimenti specifici su come mai il gruppo avesse scelto di ispirarsi al titano Prometeo – venerato come un dio prima dell’avvento di Zeus –, esistono nessi significativi tra questa figura mitologica e la fratellanza dell’umanità perseguita dagli Young Prometheans. Prometeo è spesso definito salvatore dell’umanità poiché, per alleviarne le sofferenze, donò agli uomini il sapere tecnico e il fuoco, un gesto che gli costò grandi sofferenze per mano di Zeus. Cresciuti all’apice della Grande Depressione, è probabile che gli Young Prometheans vedessero nella storia di Prometeo, così piena di speranza e disperazione, un riflesso del mondo che li circondava. L’analogia più forte, pertanto, è probabilmente costituita dalla conoscenza tecnica donata all’umanità come grande livella. Erano inoltre gli anni della pubblicizzatissima costruzione del Rockefeller Plaza, all’interno del quale nel 1934 venne installato il Prometeo di Paul Manship ricoperto di lamine d’oro: una novità che dovette rappresentare un raggio di luce per i precoci interessi intellettuali di due giovani idealisti come Jack e Sebastian, all’epoca dodicenni. Leggevano inoltre Goethe e Byron, ascoltavano Beethoven e Liszt: tutti artisti che avevano utilizzato la figura di Prometeo nelle loro opere. Nel suo Prometeo del 1816, Byron contesta la punizione inflitta al titano:
Il tuo delitto divino fu l’essere gentile,
Di rendere con i tuoi precetti la somma
Dell’umana infelicità minore,
E di rafforzare la mente dell’Uomo; […]
L’impostazione filosofica del gruppo – la fratellanza dell’umanità – era spesso oggetto di discussione, così come i tentativi di lasciare il segno da parte degli Young Prometheans. A metà marzo 1943 Jack scrive a Sebastian che le loro attività rappresentano un «risveglio della coscienza sociale; è un processo che stanno vivendo i giovani di tutto il mondo […] La nostra era la Società di Prometeo, fondata sulla Fratellanza dell’Uomo, e sulle energie collettive dei numerosi partecipanti […] come disse Connie una volta, o forse Eddy, cinque venticinquenni radunati fanno un saggio centenario» (vedi p. 338).
Gli anni Trenta erano stati per l’America un decennio turbolento, segnato dalla Grande Depressione, dai venti di guerra sempre più intensi e dal crescente divario tra lavoratori e intellettuali. Gli interessi politici alimentavano gran parte dei dibattiti intellettuali e delle opere letterarie. Jack e Sebastian, insieme ad altri giovani intellettuali dell’epoca, leggevano giornali, riviste e libri nel tentativo di capire come poter inquadrare queste ideologie alla luce delle loro idee sull’America e sulla fratellanza.
Grazie alle esperienze accumulate tramite la vorace lettura degli autori dell’epoca, i Prometheans iniziarono ad ampliare il concetto di Fratellanza dell’Umanità per includervi i temi della politica, della guerra, della povertà e dello sfruttamento. Tra le nuove letture figuravano Albert Halper,1 William Saroyan, Thomas Wolfe e John Dos Passos. In Union Square, Halper crea due personaggi presi nella rete della politica radicale. Jack e Sebastian lo citano spesso: questi versi sul diario di Jack associano la frase di Halper alle difficoltà di tutti gli americani colpiti dalla povertà, dalla guerra e dallo sconvolgimento politico.
– DEPRESSIONE AMERICANA –
Halper disse: “Sento le braccia pesanti,
sono depresso. Ho una locomotiva
nel petto, e questo è quanto….”
Jack e Sebastian oscillano politicamente tra il sostegno ai lavoratori in difficoltà e l’entusiasmo per il Sogno Americano alimentato dal capitalismo. Per quanto le varie dottrine politiche dell’epoca esercitassero un impatto innegabile sulla loro vita e sui loro interessi letterari, i due non entrarono in alcun partito, rimanendo ideologicamente neutrali. Nella Nascita di un socialista di Jack traspaiono lo sforzo di trovare un senso nella politica e una certa rassegnazione al fatto che non tutto è come sembra: «Questa storia, lo ammetto, è contro i capitalisti. Ma è anche contro i comunisti. È contro ogni forma di schiavitù, così come G.B. Shaw la concepisce».2 Parecchi anni più tardi, scrisse:
Tempo dopo io e Sabby facemmo l’autostop per Boston molte volte per andare al cinema, oziare nella sala di riunione comunitaria vedendo passare la gente, e di tanto in tanto Sabby che saltava su per fare grandi discorsi leninisti sull’area dei conferenzieri dove i piccioni arrivavano per guardare i parlatori. Lì c’era Sabby col suo sfavillante camiciotto bianco e coi selvaggi capelli neri arricciolati che arringava tutti sulla Fratellanza dell’Uomo.
(Vanità di Duluoz, Libro quinto, parte I, pp. 121-22)
Oltre alla politica e alla condizione dei lavoratori, un altro tema letterario ricorrente negli anni Trenta era l’individuo. L’apripista fu Thomas Wolfe, i cui racconti vagamente autobiografici riflettevano con grande profondità sulla vita dell’autore. Le sue ricerche interiori ispirarono molti scrittori a cercare spunti nell’ambiente circostante. Questo genere di prosa autoanalitica contraddistingue molte delle opere giovanili di Jack, come La città e la metropoli e Dagli alberi un dolce canto d’addio, la sua vita fatta racconto. Dopo essere stato criticato in quanto imitatore di Wolfe, Jack avrebbe trasformato il proprio stile in una prospettiva di osservazione più universale, utilizzando ritmo e suono per comporre l’odissea americana Sulla strada, destinata a fare breccia in generazioni di giovani a caccia dello spirito della vita. Wolfe esercitò una profonda influenza su Jack e Sebastian, che ne discutono l’opera nella loro corrispondenza. In una lettera del 1940, mentre frequenta l’Emerson College di Boston, Sebastian esprime il suo entusiasmo: «Siamo tutti patiti di Wolfe. Sto per avviare la mia campagna per far conoscere Wolfe a Emerson». (Anche William Saroyan inseri...