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Fuoco, fuoco, brucia i libri
Nelle ore buie del mattino, quattro uomini silenziosi giocavano a blackjack sotto una lampada verde. Dal soffitto veniva una voce:
“Una e trentacinque, giovedì mattina 4 ottobre 2052 d.C… Una e quaranta… Una e cinquanta…”
Il signor Montag, seduto rigidamente fra gli altri pompieri, ascoltò il funereo annuncio dell’orologio acustico della caserma che scandiva l’ora fredda e l’anno gelido; rabbrividì.
Gli altri tre alzarono gli occhi.
«Cosa c’è, Montag?»
Da qualche parte mormorava una radio. “La guerra potrebbe essere dichiarata da un momento all’altro. Il nostro paese è pronto a difendere le proprie sorti e…”
La caserma tremò sotto il rombo di cinquecento aerojet che attraversavano il cielo nero del mattino.
I pompieri sembrarono depressi. Indossavano uniformi nero-bluastre, il colore del carbone, e sotto i capelli dalle tinte castane i volti affilati e rosei rasati di fresco riflettevano un’aria da trentenni. Cumuli di caschi di riserva erano ammucchiati alle spalle degli uomini. Al piano di sotto, il mostro in persona dormiva nella cavità di cemento umido, silenzioso drago di nichel color mandarino, completo di pompe come boa constrictor e ottoni scintillanti.
«Pensavo al nostro ultimo lavoro» disse Montag.
«Non farlo» ribatté il capo pompiere Leahy.
«Il poveretto cui abbiamo arso la biblioteca. Cosa proveremmo se i pompieri bruciassero casa nostra e i nostri libri?»
«Noi non abbiamo libri.»
«Se li avessimo.»
«Tu ne hai qualcuno?»
«No.»
Montag guardò la parete di fronte, dov’erano affissi gli elenchi dattiloscritti di un milione di libri proibiti. I titoli sembravano arricciarsi tra le fiamme, bruciare com’erano bruciati nel corso degli anni sotto la sua ascia e la sua pompa che non spruzzava acqua ma cherosene.
«È sempre stato così?» chiese il signor Montag. «La caserma, il nostro lavoro. Voglio dire anche una volta, tanto tempo fa…»
«C’era una volta, insomma» gracchiò Leahy. «Che modo di esprimersi è?»
Stupido, gridò il signor Montag fra sé. Ti tradirai. L’ultimo incendio. Un libro di fiabe. Aveva osato leggerne una riga o due. «Volevo dire» aggiunse rapidamente «che una volta, prima che le case diventassero ininfiammabili, i pompieri servivano a spegnere il fuoco, non ad accenderlo.»
«Io non lo sapevo.» Stoneman e Black tirarono fuori il regolamento e lo misero sul tavolo dove Montag potesse vederlo, anche se lo conosceva a memoria:
1. Rispondere prontamente all’allarme.
2. Appiccare il fuoco in modo veloce.
3. Essere sicuri di aver bruciato tutto.
4. Tornare in caserma senza indugi.
5. Stare pronti al prossimo allarme.
I colleghi guardarono Montag.
Lui deglutì. «Cosa faranno al vecchio che abbiamo preso l’altra sera?»
«Manicomio criminale.»
«Ma non era pazzo.»
«Chiunque pensi di poter nascondere i libri a noi o al governo è pazzo.» Leahy sbuffò una gran nuvola di fumo di sigaro dalla bocca sottile. Si appoggiò pigramente allo schienale.
In quel momento suonò l’allarme.
In pochi secondi la campana squillò duecento volte e in un lampo davanti a Montag ci furono tre sedie vuote. Le carte volarono in aria come fiocchi di neve, la pertica di ottone tremò. Gli uomini erano scomparsi insieme ai loro caschi. Montag era ancora seduto, ma sotto di lui il drago color mandarino tornò tossendo alla vita.
Montag si calò dalla pertica come un uomo che entri in un sogno.
«Ehi, Montag, hai dimenticato il casco!»
Lo prese e partirono, con il vento della notte che soffiava intorno all’ululato della sirena e al possente bolide di metallo.
Era una casa a tre piani nel quartiere vecchio. Un secolo almeno, giorno più giorno meno, ma una cinquantina d’anni fa le avevano applicato un rivestimento di plastica antincendio, come a molte altre case. Quella scarna protezione la teneva ancora in piedi.
«Ragazzi, siamo arrivati.»
Il veicolo si fermò. Leahy, Stoneman e Black si avventarono sul marciapiede, improvvisamente grassi e odiosi negli ampi impermeabili. Montag li seguiva.
Abbatterono la porta e presero una donna che correva.
«Non ho fatto male a nessuno» si lamentò lei.
«Dove sono?» Leahy le torse il polso.
«Non oserete togliere un po’ di conforto a una povera vecchia.»
Stoneman prese la carta della segnalazione telefonica con il facsimile della denuncia firmata sul retro. «Qui dice che i libri sono nell’attico.»
«Avanti, prendiamoli!»
In un attimo entrarono nel buio che sapeva di umido, pestando gli stivali con forza e abbattendo l’ascia anche sulle porte aperte. Si affrettavano come bambini, fra grida e schiamazzi.
«Ehi!»
Una pioggia di carta scese su Montag, che rabbrividendo proseguì sulle scale ripide. I libri lo colpirono alle spalle e sulla faccia pallida. Un libro si depositò tra le sue mani, obbediente come un piccione bianco dalle ali che frullavano. Una pagina si aprì nella luce minima, simile a un fiocco di neve con le parole dipinte delicatamente. Nonostante la fretta e il trambusto, Montag ebbe il tempo di leggere una riga che gli rimase impressa come un marchio a fuoco. Fece cadere il libro e un altro gli arrivò in mano quasi immediatamente.
«Ehi, tu, ti muovi?»
Montag chiuse la mano sul libro come una trappola e lo strinse al petto con totale devozione, una forma di pazzia oppure d’incoscienza. Gli uomini spalarono un’altra montagna di carta, gettando un torrente di letteratura nell’aria polverosa. I libri caddero come uccelli morti e la donna rimase come una bambina tra i corpi.
«Montag!»
Arrivò all’attico.
«Anche questo finirà.»
«Che?» Leahy lo guardò.
Montag si bloccò, ammiccando. «Ho detto qualcosa?»
«Muoviti, idiota.»
I libri erano sistemati in pile come pesci lasciati a essiccare.
«Immondizia, immondizia!» Gli uomini li prendevano a calci. I titoli brillavano come occhi d’oro, scomparivano, risucchiati nel vuoto.
«Cherosene!»
Dal serpente bianco che avevano trascinato per le scale spruzzarono il liquido freddo. Innaffiarono ogni libro rimasto, inondarono le stanze.
«È meglio qui che in casa del vecchio la notte scorsa, eh?»
Non era stato così divertente. Il vecchio abitava in un condominio con altre famiglie, perciò avevano dovuto usare il fuoco controllato. Qui avrebbero distrutto anche la casa.
Tornarono correndo al piano di sotto, seguiti da Montag che barcollava nei fumi del cherosene.
«Vieni con noi, donna!»
«I miei libri» disse lei, tranquilla. Si inginocchiò in mezzo a loro e toccò le copertine di pelle inzuppata, per leggere i titoli d’oro con le dita invece che con gli occhi. Teneva su Montag lo sguardo accusatore.
«Non potete prendere i miei libri.»
«Conosci la legge» recitò Leahy. «Sono semplici sciocchezze. Non ci sono due libri simili, due che vadano d’accordo. Creano confusione, parlano di persone che non sono mai esistite. Adesso tu vieni fuori.»
«No» ribatté lei.
«La casa brucerà.»
«Non me ne andrò.»
I tre uomini andarono goffamente alla porta, guardando Montag che stava vicino alla donna.
«Non la lascerete qui?» protestò lui.
«Non vuole venire.»
«Ma deve.»
Leahy alzò la mano con l’accenditore che avrebbe appiccato il fuoco. «Dobbiamo tornare presto in caserma. E poi ci costerebbe un processo, la prigione, sono soldi.»
Montag mise una mano sul braccio della donna. «Può venire con me.»
«No.» Per un attimo lei sembrò vederlo davvero. «Grazie lo stesso.»
«Conterò fino a dieci» disse Leahy. «Uno, due…»
«Per favore» insistette Montag.
«Fate pure» disse la signora.
«Tre» contò Leahy.
«Venga.» Montag cercò di tirarla.
«Voglio restare qui» rispose la padrona di casa, lentamente.
«Quattro, cinque…» disse Leahy.
La donna si divincolò e Montag scivolò su un libro inzuppato, cadde. La signora corse su per le scale e rimase fra i libri.
«Sei, sette… Montag» disse Leahy.
Montag non si mosse, ma guardò l’uomo dalla faccia rosea, lucida, accesa dai troppi incendi e dalle notti di avventura; il signor Leahy dalla faccia rosea e le dita rosee con l’accenditore.
Montag tastò il libro che aveva nascosto sul petto.
«Andate a prenderlo» ordinò Leahy.
Gli uomini allontanarono dalla casa Montag che urlava.
Leahy venne dopo, lasciando una striscia di cherosene sul vialetto. Quando furono a trenta metri dalla casa, Montag ancora scalciava fra i compagni, guardandosi indietro con gli occhi di un pazzo.
La donna, che era tornata davanti alla porta di casa, si guardava intorno serenamente e proprio in tale serenità esprimeva la sua condanna. Teneva gli occhi fissi in quelli di Leahy e in mano aveva un libro.
Leahy mosse un dito per dare fuoco al combustibile.
Era arrivato un attimo troppo tardi. Montag gemette.
La donna davanti alla casa fece un gesto sprezzante verso tutti, accese un fiammifero e lo appoggiò al legno saturo.
La ...