TESSA HARRIS
L’ANATOMISTA
Traduzione di Igor Longo
Ai miei genitori Patsy e Geoffrey,
a mio marito Simon e ai miei figli Charlie e Sophie
con amore e molti ringraziamenti.
Non importa come si muore ma come si vive. La
morte in sé è troppo breve per avere una qualche
importanza. SAMUEL JOHNSON, 1769
PERSONAGGI PRINCIPALI
THOMAS SILKSTONE
anatomista
LORD EDWARD CRICK
giovane conte
LADY LYDIA FARRELL
sua sorella
LADY FELICITY CRICK
loro madre
FRANCIS CRICK
cugino di Edward e Lydia
MICHAEL FARRELL
marito di Lydia
SIR MONTAGU MALTHUS
padrino di lord Crick
JAMES LAVINGTON
avvocato e amico di Michael
HANNAH LOVELOCK
cameriera
WILL
figlio di Hannah
SIR THEODISIUS PETTIGREW
coroner
Il tempo è un gran medico, ma un pessimo anatomista, e se può sanare le ferite dell’animo umano dopo la morte o l’allontanamento della persona amata, non può di certo aiutare gli anatomisti quando riempie i cadaveri di vermi e di mosconi e i batteri che prima nutrivano l’intestino cominciano a digerirlo.
Questa è la storia di un uomo il cui nome si è perduto nelle nebbie del tempo, ma cui deve moltissimo la criminologia moderna. Due secoli fa gli anatomisti non possedevano celle frigorifere per ritardare il processo di putrefazione e la dissezione doveva essere attuata subito dopo la morte, prima che le mosche facessero marcire la carne.
Le sale anatomiche dell’Inghilterra georgiana non erano posto per i deboli di stomaco, specie d’estate, quando il puzzo di ammoniaca, metano e solfito d’idrogeno riusciva a far vomitare anche chi aveva una costituzione di ferro.
Thomas Silkstone non era poco sensibile al grottesco aspetto d’un cadavere decomposto, ma da quando era arrivato sette anni prima a Londra dalla natia Filadelfia era riuscito a dominare la nausea del novellino, anche se a venticinque anni era di venti più giovane dei suoi colleghi.
Era la sua dedizione al lavoro a distinguerlo tra gli altri. Gli studenti correvano ad assistere alle sue dissezioni, e il tono in cui spiegava le sue incisioni, se non propriamente britannico, era perlomeno quello d’un gentiluomo.
La patologia moderna deve molto a quel giovane americano, che registrò per primo i vari stadi del processo di decomposizione, studiò gli effetti dei veleni sul sistema linfatico e seppe usare l’entomologia per determinare l’ora della morte d’un individuo.
Egli si trovò così a dover studiare chimica, fisica, botanica e zoologia, oltre che medicina. Forse Silkstone avrebbe potuto limitarsi a diventare un anatomista puro, e in una simile eventualità sarebbe stato uno dei più eminenti membri di quella professione, se gli eventi dell’autunno del 1780 non lo avessero trasformato in qualcosa di nuovo e d’inaudito.
Era il tempo in cui Giorgio III credeva di poter dominare il mondo intero contro il parere di alcuni gentiluomini indipendenti d’oltre Atlantico, quando, una gelida sera d’autunno, la visita d’una giovane donna cambiò la vita del dottor Silkstone e creò una nuova branca della medicina.
La spiacevole storia raccontata da quella dama costrinse Thomas a usare tutta la sua scienza per provare se effettivamente si era trattato oppure no d’un delitto, facendolo così diventare un pioniere della criminologia, in grado di risolvere misteri grazie alla logica e alle sue svariate conoscenze scientifiche. Questo è in effetti il resoconto del primo caso del primo medico legale della storia.
1
Contea di Oxfordshire, nell’anno del Signore 1780
Un grido soffocato ruppe il silenzio opprimente, subito seguito da passi pesanti. Lady Lydia Farrell corse nel corridoio. Delle impronte infangate cunducevano alla camera del fratello.
— Edward!
Presa dal panico, bussò alla porta senza ottenere risposta. Allora corse dalla cameriera Hannah Lovelock, che era paralizzata dalla paura.
In un angolo della grande stanza buia, il giovane conte scuoteva violentemente la testa, con i capelli spettinati e la camicia aperta sul petto. Ma fu il suo colorito giallastro a impressionare di più la sorella, quando la luce della finestra gli batté sul viso, che era diventato una maschera d’onice.
— Non stai bene, Edward?
Lui la guardò come se non la conoscesse, poi fu scosso da violente convulsioni e cominciò a vomitare. Lydia cercò di dargli dell’acqua, ma lui l’allontanò con un gesto rabbioso, che mandò a infrangersi sul pavimento il bicchiere. Gli occhi gli schizzarono dalle orbite. Strinse i denti come un cane rabbioso e si prese la gola mentre la bocca gli diventava bluastra e un orribile fiotto di sangue gli colava tra le labbra.
Quando tentò di aggrapparsi alle tende e si abbatté al suolo, contorcendosi come un indemoniato, Hannah si mise a gridare istericamente. Lydia cercò di frenare quel tremito incontrollabile, e fu violentemente scalciata dalla gamba sinistra del fratello. Si resse al bordo del letto con un gemito, poi corse a chiamare la servitù.
— Chiamate il dottor Fairweather, per l’amor del cielo! — gridò, tentando di sovrastare le urla del fratello. A Boughton Hall scoppiò l’inferno. Un lacchè e il maggiordomo corsero di sopra, e il capitano Michael Farrell si sporse dal suo studio e notò il volto terreo della giovane moglie sul pianerottolo.
— Che succede?
Le urla di un’altra servetta finirono per far radunare nell’atrio tutti i domestici. I cani cominciarono ad abbaiare e si unirono in crescendo a quella cacofonia di terrore. Poi il caos cessò all’improvviso e su Boughton Hall tornò a regnare il silenzio.
Il dottor Fairweather era arrivato troppo tardi. Il giovane era disteso sul letto, con la camicia insanguinata, il volto contorto da una smorfia grottesca, gli occhi sgranati come a fissare una scena d’indescrivibile tormento, la lingua sporgente dalle labbra purpuree. L’esame del medico fu alquanto inconcludente.
— Ha un colorito giallastro.
Il volto tirato di Lydia era rigato dalle lacrime.
— Cosa può essergli successo?
Fairweather scosse il capo.
— Lord Crick era molto malato, una qualsiasi delle sue afflizioni può aver causato la sua prematura dipartita.
Intanto era arrivato lo speziale Peabody, che giurò di aver preparato per lord Crick il solito purgante, senza aggiungervi altro.
— Questa morte è per me un mistero, come lo è per il dottor Fairweather.
La notizia della scomparsa del conte Crick si sparse in tutto l’Oxfordshire, come un’emorragia da un’arteria recisa che nessun cerusico poteva arrestare.
Di taverna in taverna, la storia si fece sempre più orribile. Chi diceva che Crick aveva gli occhi rossi, chi sosteneva che era diventato verde, chi affermava che era indemoniato e che era stato il diavolo in persona a portarselo via. Non aveva forse cercato d’uccidere con un calcio la povera sorella, sangue del suo sangue, prima di finire dritto e filato all’inferno, quel pendaglio da forca? Di fronte al fuoco morente, nelle locande delle Chiltern Hills, tutti erano pronti a raccontare i torti subiti da parte del giovane conte, lieti che ora se ne stesse a bruciare in eterno.
Un fabbro si chinò verso i suoi compagni con aria da cospiratore.
— Naturalmente sappiamo tutti chi starà festeggiando, vero?
Gli altri annuirono all’unisono di fronte a quell’osso polposo che veniva gettato loro in pasto, e un mugnaio sogghignò, succhiando la pipa.
— Si starà fregando le mani dalla gioia!
— Proprio così. — Il fabbro posò rumorosamente il boccale di birra sul tavolo con l’aria soddisfatta di chi crede di sapere tutto, senza sapere in effetti un granché.
Anche le donne ne parlavano al mercato, e si scambiavano i terribili racconti che avevano saputo da una cugina della cameriera che era fidanzata con lo stalliere del fratello del vicario che aveva officiato il funerale del conte.
Quella morte veniva discussa nei salotti più discreti e nelle bische più sguaiate ed era oggetto della curiosità di mercanti e lattaie, pettegole e governanti, sobri signorotti e vecchie vedove sdentate, e tutti parlavano degli occhi del conte, che avevano pianto lacrime di sangue e della sua bocca schiumante di rabbia che aveva proferito indicibili bestemmie prima di tacere per sempre.
La storia assumeva così le sfumature più svariate, come le foglie d’autunno, e i sottili fili di dubbi e sospetti che l’abbellivano si rafforzavano sempre di più man mano che si annodavano gli uni agli altri.
Boughton Hall era un solido maniero costruito alla fine del Seicento dal primo conte Crick, il bisnonno del giovane così prematuramente defunto. Era annidato in una valletta nel cuore delle Chiltern Hills, circondato da acri e acri di campi e di boschi. I suoi imponenti frontoni avevano visto giorni migliori e la facciata aveva ormai perso la sua freschezza giovanile, e la trascuratezza con cui il giovane conte aveva trattato per quattro anni la proprietà di famiglia non poteva essere celata da qualche cura cosmetica.
Lydia amava la sua casa natale, che ora la proteggeva come una fortezza dall’assalto dei maligni pettegolezzi e delle insinuazioni che erano sorte sul conto di suo marito dopo la morte del fratello.
Il vicario Lightfoot cercava di consolarla, ma le parole di conforto che rotolavano simili a barili dal volto vetusto e chiazzato come una vecchia mappa erano fin troppo smussate da un’antica e consumata pratica.
Quando le ripeté per l’ennesima volta che il tempo era un gran medico, lei gli sorrise debolmente, ben poco impressionata dalle sue buone intenzioni, perché ben sapeva che il tempo era un gran medico ma un pessimo anatomista. Più a lungo suo fratello fosse giaciuto avvolto nel sudario della sua morte misteriosa, e più quel “gran medico” si sarebbe trasformato in un acerrimo nemico.
2
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