Venere in metrò
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Venere in metrò

  1. 264 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
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Venere in metrò

Informazioni su questo libro

Gaia, 38 anni, porta la taglia 38, vive nel centro di Milano e in equilibrio perfetto sul suo tacco dodici si muove disinvolta tra sfilate e locali alla moda: del resto ha un marito che le garantisce una grande agiatezza, un amante il cui profilo su Facebook dice sempre "innamorato", una figlia che va alla scuola steineriana, due amiche di nome Ilaria e Solaria, un iPhone, un iPod, un iPad e una psicanalista che a ogni seduta pronuncia queste parole: "Sono trecento euro". Madre in carriera, può vantare l'invenzione dell'apericena, rito che ha ormai contagiato l'intera penisola, e la soddisfazione di non avere fatto mancare nulla alla figlia Elettra senza per questo trascurare il lavoro. Nessuna sbavatura, insomma. Eppure il passato bussa, implacabile, nel sonno. Un incubo ricorrente, che sembra voler riportare a galla qualcosa... Prima o poi Gaia dovrà decidersi a parlare di suo padre. E dei suoi tre anni di black-out. Anche perché a un tratto nel suo presente si è aperta una piccola crepa, destinata ad allargarsi come la tela di un ragno e a mandare in pezzi le sue sicurezze: il licenziamento dall'agenzia di comunicazione dove lavora, un'impasse sentimentale inattesa, la carta di credito bloccata, Elettra che lancia segnali di un disagio sempre più ineludibile...
Con irresistibile vena satirica, unita qui però a uno sguardo profondamente partecipe, Giuseppe Culicchia dà vita a un personaggio femminile tragico e grottesco, risucchiato in una spirale di menzogne e forzature che mostrano il volto più fasullo della borghesia d'inizio millennio, celebrandone i riti e insieme il declino; e al tempo stesso scrive un libro civile, capace di svelare il bene nascosto sotto la patina del nostro vivere quotidiano come le radici di un albero frondoso che spezzino la crosta dell'asfalto per dare ossigeno alla città.
Attraverso una vertiginosa capacità di scavare nei cliché linguistici e umani, Culicchia procede insinuando variazioni minime nell'infinito gioco di specchi nel quale nostro malgrado ci muoviamo. E - in bilico tra il dolore e il sorriso - libera sulla pagina quelle piccole rivelazioni che sono il nucleo di un cambiamento possibile. Perché, toccato il fondo della crisi, si può ricominciare a vivere, spogli di tutto ma ricchi come mai prima.

Domande frequenti

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Informazioni

Editore
Mondadori
Anno
2012
Print ISBN
9788804616184
eBook ISBN
9788852028472

Matteo

«Matteo, tu mi devi spiegare.»
«Stai manza, è tuttoabboston» minimizza lui.
«Matteo, piantala di parlare come se avessi diciassette anni. Ti dico che mi devi spiegare.»
«Spiegare cosa?»
«Come, cosa? Torno a casa e con Elettra trovo due energumeni russi o albanesi o croati o kossovari o rumeni che mi spaventano a morte e per poco non ci violentano, che ti cercano e mi fanno capire nemmeno tanto velatamente che se non sarai tu a cercarli la prossima volta torneranno e ci faranno qualcosa di brutto, e tu non sai che cosa mi devi spiegare?»
«Quando sono entrato poco fa ti ho beccata che stavi buttando nel cesso una sigaretta.»
«Non è vero.»
«E la puzza di stabacco che sento?»
«Erano quei due a stabaccare. Uno di loro. Ma adesso non cambiare discorso. Tu mi devi spiegare, Matteo.»
«Hai il ciclo, vero?» mi fa, mettendo su un’aria rassegnata e lasciandosi cadere sul divano lì dove poco prima erano seduti Elettra e quel Roman.
«Che c’entra il ciclo?»
«C’entra, c’entra» borbotta, lo sguardo perduto nel vuoto.
«Non mi pare proprio. Allora, com’è che sei salito su dieci minuti dopo che quei due se ne sono andati? Non dovresti essere a Sesto a fare snao? Non mi dirai che sapevi che quei due erano qui con tua moglie e tua figlia e che tu, anziché entrare in casa e difenderci come sarebbe stato tuo dovere, sei rimasto fuori ad aspettare che con loro comodo i signori se ne andassero?»
Matteo fa per dirmi qualcosa, poi rinuncia. Si mette le mani nei capelli.
«Allora?» insisto.
Lui si mette le mani sulla faccia.
«MATTEO! CAZZO! SII UOMO! PARLA!»
«Non gridare. Lo sai che non lo sopporto» mi fa.
«IO NON STO AFFATTO GRIDANDO! QUESTO È IL MIO TONO DI VOCE NORMALE! SEI TU CHE TE NE STAI ZITTO E NON PARLI!»
«Ma stai manza... guarda che svegli la vampira.»
«LA VAMPIRETTA NON DORME! GIOCA CONTINUAMENTE AD ANGRY BIRDS E ADESSO PURE CON LA TUA PLAYSTATION 3! ANCHE CON GLI ESTRANEI! E GLI PARLA ANCHE! E GLI SORRIDE! E LI CHIAMA PER NOME! TUTTE COSE CHE CON NOI, CHE IN TEORIA SAREMMO I SUOI GENITORI, NON FA!»
«Lo sento, io, quando ti viene il ciclo. Ormai ti conosco troppo bene. E ora che ci penso, Elettra si è trasformata in vampira con l’arrivo del menarca. Non può essere casuale.»
Inspiro a fondo. Non posso fare il suo gioco. Devo assolutamente calmarmi.
«Stammi a sentire, Matteo, qui non si tratta del mio ciclo. Qui si tratta della nostra incolumità. Tua, mia e di nostra figlia. Due estranei sono entrati in casa nostra, a sentir loro perché volevano te. Da quello che hanno detto, tu sai chi sono e perché sono venuti a cercarti. Perciò vorrei che mi dicessi: A – chi sono; B – perché sono venuti a cercarti. Puoi, per favore? O preferisci far finta di niente e aspettare che a me e a Elettra accada una di quelle cose orribili che raccontano di solito a “Studio Aperto”?»
Matteo sospira. Si alza. Comincia a camminare avanti e indietro per il soggiorno, facendosi schioccare le nocche.
«Ebbene?»
«Ebbene... sì, li conosco. E credo anche di sapere perché sono venuti.»
«Dimmi.»
«Sono russi, hai ragione. Che se vuoi è anche una piccola fortuna, nel senso che almeno non sono calabresi. E lavorano, se così si può dire, nel settore recupero crediti.»
«Ce li ha mandati la Visa?»
«No» scuote la testa lui.
«American Express? Diner? Master Card?»
«Nemmeno» sospira.
«Allora qualche banca? Quel fondo d’investimento in cui abbiamo perso tutti i nostri soldi? Equitalia?»
«No, Gaia. Ce li ha mandati un pojana.»
«Un che? Ti ricordo che siamo a Milano e che sia tu sia io siamo milanesi da generazioni, per quanto mi risulta.»
«Appunto. In milanese un pojana è un usuraio.»
«Un usuraio?»
«Sì.»
«E che vuole da noi un usuraio?»
«Be’, immagino che voglia indietro i suoi soldi, con un interesse del 300 per cento.»
«Ma perché li chiede a noi?»
«Perché... perché io li ho chiesti a lui.»
«Tu? Tu sei andato da un usuraio?»
«Sì.»
«Per la tavola da snowboard?»
«No. Per il Texas Hold ’Em.»
«Per cosa?»
«Il Texas Hold ’Em.»
«E che è?»
«Uhm... una variante del poker.»
«Tu giochi a poker?»
«Già. Cioè, a Texas Hold ’Em.»
«E quando?»
«Quando vado... a Sesto.»
«Nel parco dei divertimenti?»
«No» mi fa, fermandosi. «Quella è un’idea che ho avuto io e che ho proposto a mio padre, anche per approfittare dei mega finanziamenti in arrivo per l’Expo, ma che lui non intende realizzare, perché dice che a Sesto c’è già la magistratura che indaga e a parte questo con i mega finanziamenti per l’Expo ha in mente ben altro. Non c’è nessun parco dei divertimenti, a Sesto San Giovanni.»
«Dunque quei due avevano ragione. E dimmi, com’è nata la tua passione per questo svago?»
«Giocando online.»
«Online?»
«Sì. In rete.»
«E quando?»
«In ufficio.»
«In ufficio?»
«In ufficio.»
«Scusa, ma non capisco. Se giochi online in ufficio durante la settimana, che ci vai a fare nei weekend a Sesto?»
«Diciamo che... giocando online, su siti americani, ho conosciuto degli altri giocatori che stanno a Sesto... così poi ci siamo messi a giocare tra noi, e loro mi hanno messo in contatto con questo usuraio che mi ha prestato i soldi per ripianare i debiti che avevo fatto giocando online. Solo che poi ne ho fatti altri giocando lì a Sesto. E poi c’è il mutuo per la casa, e ci sono le carte di credito. In questo momento uso la Visa più che altro per prelevare contante da mettere sul conto, così da poter pagare la Diner e l’American Express... il mese scorso invece ho prelevato contante con la Diner per poter pagare la Visa e l’American Express. E quello prima ho prelevato contante con l’American Express per poter pagare la Visa e la Diner. Solo che le commissioni che applicano le società di emissione delle carte di credito per prelevare il contante sono piuttosto alte, e quindi si finisce per entrare in un circolo vizioso, e per indebitarsi sempre di più...»
Comincia a piangere.
«E perché se a Sesto vai a giocare a Texas Hop Men o come cavolo si chiama, solo un paio di settimane fa ti sei comprato una nuova tavola da snowboard? Capisco che lo snowboard sia solo una scusa, ma perché spenderci altri soldi?»
Continua a piangere sommessamente.
«Perché, Matteo, quella nuova tavola, se hai già fatto tutti quei debiti?»
«Perché... anche se... non vado... a fare snao...»
S’interrompe. Singhiozza.
«Perché anche se non vai a fare snao?»
«Non lo so... vedi... non è facile capirlo... se non ci sei dentro... alla fine... io... io mi sono fatto prendere dall’immaginario...»
«Dall’immaginario? Da quale immaginario?»
«Dall’immaginario... dello snowboarder... che si lancia a folle velocità... incurante del pericolo... come gli eroi della Marvel e della DC Comics... e dato che nel Texas Hold ’Em... tutti i giocatori hanno come... uno pseudonimo... sì, cioè... un nome di battaglia...»
S’interrompe di nuovo.
«Allora?»
«Io... ecco... nel giro... sono conosciuto... come... Mister Fantastic The Snowboarder.»
«Ah, tu nel giro sei conosciuto come Mister Fantastic the Snowboarder.»
«Sì.»
«Non come Mister Super Testa di Cazzo.»
«No.»
Inspiro a fondo. Non devo dargli la soddisfazione di mettermi a urlare di nuovo, così che possa tirare fuori un’altra volta il ciclo. Faccio uno sforzo sovrumano.
«Benissimo, Matteo. Chiedo scusa, Mister Fantastic The Snowboarder. Mi fa davvero molto piacere che finalmente tu e io si sia potuto parlare come due uomini adulti. Cioè, l’uomo in teoria sei tu, ma direi che a questo punto hanno ragione Solaria e Ilaria, il marrone è il nuovo nero...»
«Che significa?» m’interrompe lui, sempre piagnucolando.
«Lascia perdere. Ora che la situazione è un po’ più chiara, comunque, sappi che per me non esisti più. Non intendo certo aspettare che quei tipi tornino a cercarti e rapiscano Elettra per ottenere una specie di riscatto che tra l’altro non potremmo permetterci di pagare, o che mi violentino per vendicarsi della tua inadempienza nei confronti di quell’altro tipo a cui devi dei soldi...»
«Ma quell’altro tipo pretende il 300 per cento, non capisci?» frigna.
«Immagino che sapessi a che cosa andavi incontro, quando ti sei rivolto a lui. Lo so perfino io che bisogna tenersi alla larga dagli usurai. Domani vado dall’avvocato e divorziamo.»
«Ma domani è domenica.»
«Allora ci vado lunedì.»
«Ma io ti ho aiutata, quando tu hai avuto quei tre anni di blackout, ricordi?»
«Che c’entrano quei tre anni di blackout? Lo sai che non ne voglio più parlare.»
«Aiutami, Gaia...»
«Certe donne hanno la vocazione dell’infermiera. Io di difetti ne ho tanti, confondo Dubai con Mumbai e agli arabi prenoto tavoli dagli ebrei e metto il bagnoschiuma nella jacuzzi, ma per fortuna questo di...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Venere in metrò
  3. Dello stesso autore
  4. Stamattina
  5. Oggi
  6. Apericena
  7. In auto, sola
  8. Devo ammettere
  9. E improvvisamente ricordo
  10. Psicanalista
  11. Stanotte
  12. Controllo
  13. Seduta
  14. Niccolò
  15. In albergo
  16. Apericena
  17. In auto
  18. Dove sei stata?
  19. L’esame della situazione
  20. Così per fare qualcosa
  21. Per fortuna
  22. Niccolò!
  23. Psicanalista
  24. Dato che
  25. Quando certe sere
  26. Oggi
  27. Quando rincaso
  28. Matteo
  29. Non lo so cosa mi prende
  30. Sì pronto
  31. Sì pronto
  32. Psicanalista
  33. Buccia di banana
  34. Guia Soncini
  35. Con l’Ikeite
  36. Matteo, che succede?
  37. Cara Natalia
  38. Qualcuna può dirmi
  39. Niccolò
  40. Non mi sono ancora ripresa
  41. Apericena
  42. Al circo
  43. E insomma
  44. Buongiorno signora
  45. Nessuno
  46. Apericena
  47. Sei un fallito
  48. Nell’attesa
  49. Questa notte
  50. Dài, piccola roccia
  51. Psicanalista
  52. In disco
  53. Quando il taxi
  54. Vorrei solo capire
  55. Una volta a casa
  56. Personal shopper
  57. Manpower
  58. Questa notte
  59. Psicanalista
  60. Le mie cose
  61. In chat
  62. Il puntello
  63. Buongiorno signora
  64. Dal parrucchiere
  65. Faccio in tempo
  66. Rispondimi
  67. La cartolina
  68. Mio suocero
  69. In rete
  70. Caro Paolo
  71. La sorpresa
  72. Questa notte
  73. Devo
  74. Il pero
  75. Lidl
  76. In cucina
  77. Gli ultimi giorni
  78. Psicanalista
  79. Bicosa
  80. Quando a Elettra
  81. Ringraziamenti
  82. copyright