Vedere oltre la luce
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Vedere oltre la luce

Come sviluppare le proprie capacità extrasensoriali

  1. 152 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
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Vedere oltre la luce

Come sviluppare le proprie capacità extrasensoriali

Informazioni su questo libro

Tutti noi possiamo scoprire capacità extrasensoriali, ma pochi sanno che è possibile imparare a usare consapevolmente la nostra sensitività. Eppure conoscerla e affinarla aiuta a migliorare la vita nostra e degli altri: possiamo infatti utilizzarla con successo nelle attività di counselling sociale e di coaching, nella ricerca di persone scomparse e persino come supporto alle indagini della polizia. Ma come fare? In queste pagine Pascal Voggenhuber ci spiega come affinare le nostre percezioni extrasensoriali e come utilizzarle al meglio. Grazie a esempi ed esercizi pratici, il giovane medium ci insegna a utilizzare tali facoltà nella vita quotidiana, a interpretarle e potenziarle, per aiutare a compiere le scelte giuste nel mondo del lavoro e nel campo affettivo e affrontare con maggior fiducia le sfide della vita.

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Informazioni

Editore
Mondadori
Anno
2012
Print ISBN
9788804619161
eBook ISBN
9788852027307

Gli elementi fondamentali

Che cos’è la sensitività?
Non è un concetto semplice da definire e da spiegare. Personalmente lo intendo nel significato proprio dello Spiritualismo inglese, avendo ricevuto una formazione così improntata, laddove per sensitività si intende la lettura di energie e di oggetti, visibili a tutti noi sulla Terra. Nello Spiritualismo viene fatta una chiara distinzione tra sensitività e medianità. La medianità è la facoltà di comunicare con i defunti, gli spiriti guida, gli angeli, gli arcangeli o altri esseri appartenenti al mondo spirituale e il medium è il canale attraverso il quale si svolge tale comunicazione. La sensitività è qualcosa di più complesso. In questo caso i messaggi non provengono dal mondo spirituale, ma il consulente sensitivo legge l’energia di persone e oggetti, per esempio quella dell’aura, di sedie, mobili, luoghi o abitazioni. Egli non è in contatto con l’aldilà e trae informazioni direttamente dal campo energetico del cliente o delle cose. In entrambi i metodi di lavoro, sia che il consulente sia medium o sensitivo, vengono utilizzati gli stessi sensi interiori: la chiaroveggenza, la chiaroudienza, la chiarosenzienza, l’olfatto interiore e il gusto interiore, la chiarosapienza; è la fonte delle informazioni a essere diversa. Inoltre, a differenza di chi possiede doti telepatiche e ha la capacità di percepire i pensieri di un’altra persona, parola per parola, il consulente sensitivo non legge nel pensiero, nonostante i meno esperti lo confondano spesso con un telepate. Di fatto quest’ultimo può leggere solo ciò che il cliente ha in mente, mentre il sensitivo ha la possibilità di accedere a contenuti che il paziente non conosce o ha rimosso.
Avere chiare queste distinzioni è molto importante per capire di cosa tratta il libro, ovvero esercizi che insegnano come percepire le energie di oggetti che si trovano ancora sulla Terra, e non come comunicare con il mondo spirituale.
In che cosa consiste il lavoro di un sensitivo? Non è facile descriverlo, poiché esistono molte maniere di utilizzare la sensitività. È possibile impiegarla nella vita di tutti i giorni per fare le scelte corrette, per valutare nel modo giusto le persone con cui abbiamo a che fare e rendere più facili i nostri rapporti con loro in molte situazioni. Oppure si può usare nel campo del counseling e del coaching, per definire la situazione personale del cliente, per ricercare persone o oggetti scomparsi, nelle indagini della polizia e persino nello spionaggio.
In questo libro ci occuperemo essenzialmente di esercitare queste facoltà per applicarle alla vita quotidiana o all’attività di consulente sensitivo. Ciascuno deciderà come farne uso e sarà responsabile della sua scelta, dato che questo talento può purtroppo essere utilizzato anche a fini impropri.
Sono sensitivo?
Questa domanda mi viene posta spesso e io non posso che rispondere di sì, perché siamo tutti sensitivi.
In realtà ciò che i miei interlocutori intendono davvero sapere è se hanno la possibilità di diventare consulenti sensitivi, ovvero se hanno sufficiente talento. A questo punto rispondere diventa più complicato, poiché il talento non basta ed è invece necessaria moltissima costanza. Può sembrarti strano, ma la facoltà in sé non è tanto determinante quanto la frequenza con cui ci si esercita, così come non è la stessa cosa pretendere di imparare tutto e subito oppure prendersi tempo e dedicare alcuni anni ad allenare la propria sensitività. Ho avuto molti studenti che all’inizio dei corsi mi hanno fatto pensare: “Dio avrebbe potuto darti un po’ più di talento”. Spesso però le persone che possiedono meno doti sensitive si applicano con più disciplina e alla fine raggiungono lo stesso livello o addirittura superano chi aveva fin da subito maggiori capacità. Il talento è naturalmente molto importante ed è la componente fondamentale della sensitività, tuttavia in particolare in questo ambito la costanza e l’esercizio possono produrre notevoli risultati.
Come dicevo prima, ognuno di noi è sensitivo, eppure molti usano la sensitività in maniera inconsapevole. Vi posso facilmente descrivere un paio di situazioni che tutti noi conosciamo, nelle quali ci è capitato di usare le nostre facoltà sensitive senza saperlo o pensando che fosse una casualità, invece di capire che si trattava di percezioni extrasensoriali. Primo esempio: ci presentano una persona, sentiamo che c’è qualcosa in lei che non ci convince e qualche mese dopo veniamo a sapere che è finita in prigione o in qualche modo ci ha imbrogliato. Altro esempio: il nostro compagno torna a casa tardi, si scusa dicendo che aveva del lavoro da finire e, benché la sua giustificazione appaia verosimile, qualcosa dentro di noi ci dice che non è la verità; alla fine scopriamo che la sua nuova segretaria non ha sessant’anni, ma è una fresca venticinquenne. In casi come questo è importante non confondere la gelosia e i propri timori con una percezione sensitiva. È un rischio che si corre soprattutto all’inizio, quando non possediamo sufficiente allenamento e non siamo in grado di distinguere tra le nostre paure, preoccupazioni, fantasie e la vera facoltà sensitiva.
Un’altra situazione molto frequente ha a che fare con la chiarosenzienza. Ci troviamo al supermercato e siamo in fila alla cassa. All’improvviso percepiamo una strana sensazione, che proviene da dietro le nostre spalle. Ci voltiamo e vediamo che vicinissima a noi c’è una persona. Anche se non l’abbiamo vista avvicinarsi, abbiamo provato una specie di disagio. È sicuramente capitato a tutti, ma la maggior parte di noi non l’ha mai considerato un esempio di percezione extrasensoriale. Eppure è proprio così.
Altre volte ci succede di incrociare qualcuno e, mentre viene verso di noi, sentiamo che ci manca l’aria o percepiamo una pressione sul plesso solare (cavità sotto lo sterno). Si tratta chiaramente di chiarosenzienza, dato che la sensitività fluisce da questo chakra, ma anche in questo caso è molto importante fare attenzione a non inventare nulla. Io provo una sensazione poco gradevole se un estraneo mi si avvicina a meno di trenta centimetri, ma può essere spiacevole anche la presenza di qualcuno a un metro e mezzo di distanza. Ecco un altro esempio di chiarosenzienza, che conosciamo tutti: stiamo guidando e improvvisamente sentiamo che dobbiamo frenare. Lo facciamo senza sapere perché, e un secondo dopo un bambino o un animale attraversa la strada oppure superiamo un dispositivo per il controllo della velocità. In questi casi potrebbe trattarsi di una percezione sensitiva parziale, dovuta all’intervento del nostro angelo custode o dello spirito guida, ma sarebbe pur sempre una percezione extrasensoriale.
Potrei continuare a elencare molte altre situazioni nelle quali ci capita di utilizzare le nostre facoltà sensitive, ma credo che ormai abbiate capito che cosa intendo dire quando parlo di sensitività.
Penso che ogni persona possieda capacità sensitive e che il percorso di formazione metta in luce se sono sufficienti per essere usate in ambito professionale, per lavorare come consulente sensitivo. Sono comunque convinto che ciascuno di noi sia in grado di affinare le proprie facoltà per farne uso nella propria vita personale. La sensitività è molto utile in qualsiasi genere di contesto lavorativo; ti permette di capire se un progetto è buono, se è opportuno assumere un tale collaboratore, se gli affari della tua azienda vanno bene, se il tuo lavoro, l’azienda, il tuo capo sono giusti per te. Anche questa è una lista che potrei allungare all’infinito. In definitiva credo che chiunque abbia scoperto la propria sensitività e sia capace di usarla possa trarne dei benefici.
I sensi interiori
La maggior parte dei lettori ha già sentito parlare di concetti come chiaroveggenza, chiaroudienza, chiarosenzienza, olfatto interiore, gusto interiore, chiarosapienza. Solo pochi però sanno con precisione di che cosa si tratti e nel corso dei miei studi ho notato che molti insegnanti non fanno distinzione tra sensi interiori oggettivi e soggettivi. Personalmente li distinguo e mi sono accorto che ciò facilita molto la comprensione dei miei studenti.
Poiché i sensi interiori vengono spesso definiti in maniera sbagliata, quando si vuole educare la propria sensitività è di fondamentale importanza sapere con quali sensi si lavora. È possibile che siano tutti ugualmente sviluppati, oppure che ciò avvenga durante la tua formazione, o facendo gli esercizi contenuti in questo libro. È altrettanto probabile che solo uno o due siano sviluppati, ma questo non ha una grande importanza: ciò che conta è conoscere bene i sensi interiori che si hanno o che si sono perfezionati e sapere come servirsene. Per fare questo è necessario capire come funzionano.
Cercherò di descriverli nella maniera più chiara possibile, ma in ogni caso dovresti provare tu stesso e durante gli esercizi concentrarti sulle tue sensazioni; scoprirai presto quali sono i tuoi sensi già attivi. Con il tempo ti accorgerai che si modificano e se ne manifestano di nuovi, mentre in altri momenti potresti avere la sensazione di non sentire più nessuna percezione extrasensoriale. Accade spesso, ma rappresenta solo una fase transitoria durante la quale il tuo campo energetico e le tue facoltà sensitive si riassestano e si modificano. È importante essere consapevoli che i sensi interiori si modificano continuamente; più li eserciti, più si affinano, ma se smetti di usarli per un certo periodo, o non li eserciti regolarmente, può succedere che anche loro si prendano una pausa. Dopo una vacanza o dopo periodi nei quali non ho tenuto sedute, mi capita di aver bisogno di un po’ di “riscaldamento” prima di ricominciare, ma di solito i sensi interiori riprendono in fretta a funzionare, anche perché li utilizzo tutti i giorni per diverse ore. Oggi, per me, una pausa di questo tipo è di circa dieci, venti minuti, mentre in passato poteva durare da uno a cinque giorni.
Ma dedichiamoci a conoscere da vicino i singoli sensi interiori.
Chiaroveggenza
È il senso interiore maggiormente conosciuto. Molti miei studenti vorrebbero svilupparlo a tutti i costi perché pensano che sia il più preciso, anche se in realtà non è sempre così. La chiaroveggenza può essere soggettiva oppure oggettiva. La maggior parte delle persone possiede una facoltà del primo tipo, mentre la chiaroveggenza oggettiva si ha generalmente dalla nascita ed è molto raro riuscire ad acquisirla con l’esercizio. Nonostante quasi tutti i bambini siano chiaroveggenti, persino in modo oggettivo, fino ai sette anni, con la crescita questo talento si perde. Esistono diverse teorie che spiegano come mai ciò avvenga, ma per il momento sono solo delle ipotesi.
Che cosa è esattamente la chiaroveggenza? Ebbene, è la capacità di vedere cose o persone come se lo facessimo con i nostri occhi fisici, tanto da non riuscire a distinguere se si tratta della nostra vista normale o del cosiddetto “terzo occhio”. Questo talento è un grande regalo, nonostante abbia alcuni aspetti spiacevoli. In passato, per esempio, non capivo se le persone che vedevo erano vive o defunte. Oggi per fortuna riesco a distinguerle chiaramente, anche perché non vedo quasi più in modo oggettivo. Per capire meglio vi faccio un esempio: nel mio studio c’è una cliente e io osservo la sua relazione affettiva; a un certo punto mi si presenta l’immagine di suo marito mentre la tradisce con la sua segretaria e la mia percezione è così intensa che è come se stesse accadendo nella stanza in cui ci troviamo. Ho la sensazione di poter allungare la mano e toccarli.
La chiaroveggenza soggettiva funziona in modo diverso perché le immagini sono interiori, come se stessi pensando a qualcuno. Se penso a mia madre o alla mia ultima vacanza subito sorgono dentro di me immagini e ricordi. Nella chiaroveggenza soggettiva accade lo stesso, solo che mi accorgo che quelle scene non possono far parte del mio passato, non avendo mai vissuto una certa situazione. Tornando all’esempio della cliente tradita dal marito, in questo caso non vedo più i due amanti nel mio studio, ma la loro immagine mi si presenta alla coscienza come un ricordo, un’immagine interiore, come se mi rammentassi di quella scena nonostante non abbia mai conosciuto né l’uomo, né la donna, né abbia mai vissuto quella particolare circostanza.
Succede lo stesso quando si percepiscono in modo soggettivo i defunti: è come se ci si ricordasse di quella certa persona benché non la si abbia mai conosciuta e i clienti siano degli estranei.
La chiaroveggenza soggettiva può far parte fin dall’inizio delle nostre facoltà oppure manifestarsi con il tempo. Più avanti vi presenterò degli esercizi che aiutano a sviluppare e allenare i singoli sensi interiori. All’inizio è difficile distinguere la chiaroveggenza soggettiva dalle proprie fantasie, mentre quella di tipo oggettivo non lascia alcun dubbio, poiché tutto appare evidente. Personalmente negli ultimi tempi lavoro quasi soltanto con la forma soggettiva perché mi richiede meno energia e riesco a rielaborare meglio le immagini. Dato che fornisco solo contatti con l’aldilà e spesso mi ritrovo a dover chiarire le cause precise della morte, mi è più facile riorganizzare le immagini che mi appaiono come ricordi piuttosto che percepire la situazione come se accadesse dal vivo davanti a me, anche perché molto spesso le mie sedute hanno a che fare con persone morte in incidenti, con suicidi o omicidi. In casi come questi l’elaborazione dell’accaduto è più efficace, benché la visione sia meno netta.
A questo punto spero che la differenza tra le due modalità ti sia chiara.
Chiaroudienza
La differenza tra chiaroudienza oggettiva e soggettiva è molto facile da spiegare. Se una persona è chiaroudente in modo oggettivo è in grado di sentire le informazioni extrasensoriali come se qualcuno gliele riferisse a voce, proprio come se fosse al telefono. Quindi la voce o il suono provengono dall’esterno e la sensazione è uguale a quella dell’udito fisico. La modalità soggettiva è invece estremamente difficile da percepire, poiché si confonde con il nostro dialogo interno ed è arduo distinguere la voce interiore. Quando pensiamo, sentiamo la voce dei nostri pensieri, che tuttavia non è la nostra voce interiore; sono semplicemente i nostri pensieri. È dunque necessario fare molta attenzione a non confonderle, giacché la prima è una cattiva consigliera, espressione di tutti i nostri desideri e paure. Tuttavia con un esercizio costante, e in particolare con la meditazione, è possibile riconoscere la chiaroudienza.
Più avanti tornerò a parlare di questo argomento.
Chiarosenzienza
La considero il senso interiore più importante, quello che ci permette di ottenere ogni genere di informazioni e per di più molto precise, nonostante molti miei allievi, soprattutto all’inizio, tendano a sottovalutarlo. Io stesso ho fatto affidamento fin troppo a lungo sulla mia chiaroveggenza, che era effettivamente abbastanza sviluppata. Ora invece lavoro in prevalenza con la chiarosenzienza perché riesco a ricavare con facilità dati esatti.
Possiamo distinguere anche in questo caso tra chiarosenzienza oggettiva e soggettiva e tra le due è più sensato allenare la seconda. La differenza tra le due modalità è semplice da capire. Si tratta di una percezione oggettiva quando, per esempio, sento dei dolori alla schiena e capisco che il mio cliente ha questo tipo di problema, oppure sento il mio braccio quasi paralizzato e mi rendo conto che la persona davanti a me ha difficoltà a usare questo arto. Voglio raccontarvi un aneddoto curioso che risale al periodo in cui tenevo le mie prime lezioni. Una volta una ragazza si sedette accanto a me e io sentii immediatamente dei tremendi dolori al ventre. Mi sentivo davvero poco bene, ma non volevo interrompere la serata poiché era la terza volta che il mio circolo si riuniva e temevo che, se avessi sospeso l’incontro, i partecipanti non sarebbero più tornati. All’epoca ero ancora uno sconosciuto e cercavo di costruirmi una professione. Chiesi aiuto al mio Spirito Guida e gli chiesi: “Che cosa mi succede? Perché sento questi dolori?”. Lo Spirito Guida mi fece capire che dovevo guardare alla mia sinistra e vidi che anche la ragazza era ripiegata su se stessa per il mal di pancia. Le chiesi: «Hai per caso il mestruo? Sento degli strani spasmi al ventre». Lei mi fissò stupita e confermò che era proprio così. Fino a quel momento non capivo da dove provenisse il dolore, ma non appena mi fu chiaro che lo percepivo solo con la chiarosenzienza, sparì. Sono dunque il primo uomo che sa cosa provano le donne quando soffrono per il ciclo.
Nel caso delle percezioni ottenute dalla chiarosenzienza oggettiva, siano esse sensazioni dolorose o di altro genere, è molto importante avere la prontezza di abbandonarle subito.
Se invece il mal di pancia viene percepito in modo soggettivo si avverte un malessere, ma non si provano veri dolori. Con la chiarosenzienza soggettiva si può percepire quasi tutto, anche i colori. Non è necessario vederli, perché quelli dell’aura, per esempio, possono anche essere sentiti. Io riesco a sentire se il salotto del mio cliente è grande o piccolo, se il suo compagno/compagna è biondo, bruno, basso, alto, grasso, magro, vecchio o giovane. La chiarosenzienza è uno strumento straordinario e consiglio a tutti di tenerlo nella considerazione che merita, essendo anche il talento che possiede il maggior numero di persone.
Intuizione e voce interiore
Mi viene spesso domandato quale ruolo svolga l’intuizione o la voce interiore. Personalmente non faccio distinzioni tra le due cose e intendo e definisco entrambe come chiarosenzienza soggettiva.
Gusto interiore e olfatto interiore
Tratterò insieme questi due talenti senza dilungarmi troppo nella spiegazione, perché non sono molto importanti per il consulente sensitivo. Anche in questo caso la distinzione tra la modalità di percezione oggettiva e soggettiva è facile da capire. Quando percepisco qualcosa con il gusto interiore oggettivo lo sento come se lo avessi davvero in bocca, mentre nel caso dell’olfatto è come se l’odore o il profumo fossero effettivamente presenti. Quando invece percepisco in modo soggettivo, ho solo la sensazione di annusare del fumo o di gustare del cioccolato. Mi capita a volte di essere con un cliente e di sentire improvvisamente il sapore dell’alcol; capisco perciò che la persona davanti a me ha problemi di alcolismo. In questo caso lo percepisco oggettivamente e se non fossi certo di non avere bevuto nulla, crederei di averlo fatto davvero. Di nuovo la sensazione sparisce non appena mi rendo conto che il mio cliente è alcolista o quando mi conferma lui stesso di bere spesso e volentieri. Altre volte mi succede di avere solo la sensazione di sentire un profumo o un certo odore, che non sono realmente presenti, e so di percepirli in...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Vedere oltre la luce
  3. Premessa
  4. Gli elementi fondamentali
  5. Esercizi – parte I
  6. Esercizi – parte II
  7. Esercizi – parte III
  8. Conclusione
  9. Ringraziamenti
  10. Copyright