GERARD DE VILLIERS
OPERAZIONE
DRAGO ROSSO
- PARTE SECONDA -
Traduzione di Massimo Caviglione
PERSONAGGI PRINCIPALI
MALKO LINGE (SAS)
Sua Altezza Serenissima, agente fuori quadro della CIA
LU ZHAO
capitano dell’Esercito popolare di liberazione cinese
AL SNYDER
capo della stazione CIA di Pechino
THEO STEVENS
agente “illegale” della CIA a Tokyo
LI XIAOPENG
generale dell’Esercito popolare di liberazione cinese, amante di Lu Zhao
LING SIMA
agente del Guoanbu
ZHANG LI
imprenditrice cinese
ZHOU YONGKANG
alto funzionario del regime cinese
GUO DAKAI
responsabile dell’Ufficio numero 3 del Guoanbu
HAI PING
viceministro e rappresentante del Partito in seno al Guoanbu
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Ling Sima continuava a fissare Malko, fumante di rabbia, i tratti distorti dal furore. Sembrava quasi che volesse avventarsi su di lui. Ma, Dio, com’era bella! Malko si lasciò sfuggire un sospiro. — Sei sempre affascinante…
A quell’apprezzamento il furore della cinese aumentò.
— Hai fatto quindicimila chilometri per farmi la corte? — osservò con ironia.
Malko colse la palla al balzo. — Perché credi che ti abbia chiamato?
La cinese esplose nuovamente. — Mi prendi per un’idiota? Ogni volta che mi hai contattato a Bangkok, è stato per chiedermi un favore. E io non mi sono mai tirata indietro, mi sembra.
— È vero — ammise Malko. — Ma sai bene che non si trattava solo di questo. La prima volta che siamo stati a letto insieme non ti avevo ancora chiesto nulla. Ero semplicemente attratto da te. È stato bellissimo. Se ricordo bene, avevi più o meno lo stesso vestito di oggi.
Ling Sima si calmò un po’, ma rispose in tono secco: — Non cambiare argomento. Non sto scherzando, voglio che lasci la Cina domani stesso.
— Perché?
Lo sguardo della donna lo trafisse come un laser. — Dimentichi chi sei tu e chi sono io.
— Non ti chiedi perché i tuoi amici del Guoanbu mi hanno lasciato entrare nel tuo paese? Questo dovrebbe rassicurarti… — ironizzò Malko.
Ling Sima alzò le spalle. — Gli imbecilli ci sono anche da noi.
— E allora prova ad andare a lamentarti personalmente — propose Malko.
Dopo un breve silenzio, la cinese ripeté: — Voglio che tu parta! Potresti crearmi grossi guai. Non conosci le nostre regole interne.
— Nessuno sa che ci siamo incontrati — rispose Malko. — E se non desideri rivedermi, non hai che da dirlo.
La cinese gli lanciò uno sguardo quasi sprezzante. — Credi di non essere seguito e sorvegliato? E poi, il posto in cui ci troviamo appartiene al mio Servizio. La donna laggiù è un agente. Ci sta sorvegliando.
— È normale che io ti chiami — ribatté Malko. — Il Guoanbu è al corrente di quanto è successo a Bangkok.
— Là eravamo in Thailandia, avevo più libertà. Ora siamo in Cina, a Pechino. È diverso. E poi, non mi hai mai chiesto di agire contro il mio Servizio.
— E non te lo chiederò mai! So che per nessuna ragione al mondo tradiresti il tuo paese.
Malko sembrava talmente sincero che Ling Sima ne fu visibilmente turbata. Tuttavia, ancora una volta, ribadì: — Voglio che tu parta!
— È stupido — obiettò Malko. — Non sei obbligata a incontrarmi. Se oggi non mi avessi risposto, non saremmo qui.
Testarda, la donna replicò seccamente: — Quelli del mio Servizio sanno che ci conosciamo. È abbastanza. Loro vedono il male ovunque.
Malko provò a contrattaccare. — Sanno che sei stata la mia amante?
Ling Sima rimase in silenzio per qualche istante. Malko intuì dal suo sguardo che aveva accusato il colpo. Poi lei rispose con indifferenza: — Di queste cose non si parla. E, comunque, non sono mai stata la tua “amante”. Sono stata a letto con te, come è successo con altri uomini.
Lui sorrise: finalmente stava riemergendo la donna. Nel frattempo, una raffica di vento gelido spazzò il cortiletto. Malko ebbe un’idea.
— Vorrei farti vedere qualcosa — disse.
— Cosa?
— Non qui, vieni.
— Dove?
— Laggiù — disse, indicando la camera vuota che aveva appena “esplorato”.
Ling Sima ebbe un sussulto. — Perché vuoi portarmi là?
— Perché fa freddo — replicò Malko candidamente. — E, comunque, non mi piace starmene qui fuori con gli occhi di quella donna puntati addosso.
— Ci vedrà entrare — sogghignò la cinese.
— E allora? Non significa nulla. Vieni.
Dal momento che lei non si muoveva, la prese per un braccio, ma la donna resistette: sembrava inchiodata al suolo.
— Dato che non hai alcuna intenzione di lasciare la Cina — riprese lei — me ne vado e non mi rivedrai mai più.
Malko la squadrò con ironia. — Non hai voglia di sapere perché mi trovo a Pechino? Eppure, è la prima domanda che mi hai fatto…
— Perché?
— Vieni e te lo dirò.
Stavolta l’afferrò con un po’ più di forza e lei lo seguì. C’erano solo pochi metri da percorrere, ma a Malko parvero interminabili. Aveva appena preso una decisione.
Si trovava a Pechino per sapere se l’informazione trasmessa da Lu Zhao fosse la fantasia di un ubriaco, una realtà o una manipolazione delle autorità cinesi. E la sola persona in grado di aiutarlo era Ling Sima, nonostante trattare con lei fosse rischioso come maneggiare un serpente a sonagli: non era affatto sicuro della sua lealtà. Tuttavia, la ragazza apparteneva ai Servizi segreti cinesi e questo poteva rivelarsi estremamente prezioso.
Entrarono nella camera, dove faceva freddo quasi come all’esterno.
Malko richiuse la porta, prese di tasca il suo passaporto e lo porse a Ling Sima. — Guarda!
La cinese sfogliò il documento, attardandosi sulla pagina del visto, lo richiuse e glielo porse.
— È un visto autentico? — chiese, piantata in mezzo alla camera.
Malko sorrise. — Credi che i tuoi amici siano così ingenui da farsi fregare da un passaporto falso? È un visto vero ed è stato accettato ufficialmente dal Guoanbu. Quindi, come vedi, non puoi obbligarmi a lasciare la Cina.
Disorientata, Ling Sima si sedette sul bordo del letto. Malko rimase in piedi. La giovane donna alzò lo sguardo su di lui. — Benissimo. Perché ti trovi qui?
— Si tratta di un affare di stato — rispose. — Il problema è che non so se posso parlartene…
Lei gli rivolse uno sguardo furibondo. — Mi prendi in giro?
— No. È una faccenda segretissima, di cui soltanto alcuni dirigenti cinesi sono a conoscenza. Te ne parlerei volentieri, se fossi sicuro di poterlo fare.
— E come faresti a sincerartene?
— Semplicissimo. Basterebbe che tu informassi i tuoi capi del nostro incontro dicendo che non ho voluto rivelarti cosa faccio qui. Sta a loro decidere se puoi o non puoi conoscere quest’informazione.
Ling Sima lo osservò torva. — Potrei mentirti.
Malko scosse il capo. — Non credo. Se i tuoi scoprissero che sei in possesso di un’informazione segreta che non hai il diritto di conoscere, le conseguenze sarebbero gravissime… per te.
Ling Sima si accese una sigaretta. Sapeva che Malko aveva ragione. In Cina, un cittadino a conoscenza di un segreto che non era autorizzato a detenere rischiava di passare la vita in un laogai o, peggio, di prendersi una pallottola in testa.
— Cosa proponi? — domandò seccamente.
— Tu riferisci di questo incontro, di cui saranno certamente già informati, e spieghi la mia posizione. Se ti autorizzano a conoscere la ragione del mio soggiorno a Pechino, me lo dirai. In caso contrario, non sei obbligata a rivedermi.
Si fissarono per qualche istante, poi Ling Sima si alzò dal letto e squadrò Malko. Di nuovo furiosa.
— Questa faccenda in cui vuoi coinvolgermi è davvero molto strana! — sbottò. — Non avrei mai dovuto accettare un appuntamento con te.
Malko evitò di dirle che forse qualcuno le aveva consigliato di farlo…
— Non ti voglio coinvolgere in nulla di particolare — protestò. — Il motivo per cui volevo incontrarti è un altro.
— Quale?
Era il momento di giocare il jolly. Le cose erano già andate troppo avanti perché Ling Sima potesse fare marcia indietro di sua iniziativa. Le andò vicino e le passò un braccio intorno alle spalle. — Quando ho saputo che eri a Pechino, mi è venuta voglia di rivederti. E non perché pensavo che tu potessi aiutarmi nella mia missione.
Sentì la cinese irrigidirsi. I loro visi erano a pochi centimetri l’uno dall’altro. Per un istante il tempo parve fermarsi. Poi l’espressione di Ling Sima cambiò.
— Stai mentendo — disse lei.
Tuttavia non cercò di sottrarsi e Malko ebbe la sensazione che il suo corpo si fosse leggermente rilassato. Trattenendo il respiro, con la mano sinistra le abbassò la cerniera del giubbotto di pelle nera, scoprendo un pullover di cachemire rosso che le modellava il seno.
— Sei sempre maledettamente desiderabile — mormorò.
Ling Sima non rispose. Il ritmo del suo respiro era lievemente accelerato.
Con delicatezza, lui prese ad accarezzarle il sedere e disse a bassa voce: — Ho sempre voglia di te.
Di sicuro c’erano dei microfoni nella stanza, ma il Guoanbu se ne infischiava della vita sessuale di Ling Sima.
— Io invece no — rispose lei con freddezza.
Ignorando la risposta raggelante della cinese, Malko le si avvicinò impercettibilmente, abbastanza perché i loro corpi si toccassero. Adesso il bacino di Ling Sima era incollato al suo. Attese alcuni istanti, poi cominciò ad accarezzarle il seno attraverso il cachemire. Lei non si sottrasse, però rimase immobile, come se volesse cedere, ma non osasse farlo.
— Ti ricordi della ya ba? — chiese Malko dolcemente.
Un memorabile incontro erotico durante il quale Ling Sima si era scatenata. Non rispose, ma lasciò che continuasse ad accarezzarla, in modo sempre più insistente.
La testardaggine di Malko venne ricompensata. Vide i capezzoli inturgidirsi, il seno modellato dal cachemire.
Spostò lo sguardo sul viso di Ling Sima. I lineamenti erano distesi, ma la cinese rimaneva immobile e controllata.
Lui non osava baciarla, per non rompere l’incantesimo. Per il momento era come se lei ignorasse i suoi palpeggiamenti.
A poco a poco nell’inguine di Malko affluì il sangue. Il suo membro si stava indurendo. Allora tentò una nuova strategia, e prese a strofinarsi dolcemente contro i pantaloni di pelle nera della cinese, raggiungendo l’erezione completa.
Ormai Ling Sima non poteva più ignorare quel sesso drizzato contro il suo ventre. Chiuse gli occhi e si lasciò sfuggire una sola parola: — Stronzo!
Come se ce l’avesse con lui perché la stava importunando.
Malko non pensava più alla CIA, ma soltanto al sesso di Ling Sima. Con un gesto deciso afferrò la cerniera dei pantaloni di pelle nera.
Stavolta, la cinese gli bloccò la mano. — No.
Ora non stava...