The Kane Chronicles - 3. L'ombra del serpente
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The Kane Chronicles - 3. L'ombra del serpente

  1. 408 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
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The Kane Chronicles - 3. L'ombra del serpente

Informazioni su questo libro

Apophis, il serpente del Caos, minaccia di sprofondare il mondo intero nella tenebra eterna. Carter e Sadie Kane si trovano ad affrontare un compito impossibile: distruggerlo una volta per tutte. Da soli, perché i maghi della Casa della Vita sono impegnati in una terribile guerra intestina e nessuno degli dei può aiutarli a combattere contro le forze del Caos.
L'unica speranza è un antico incantesimo che potrebbe trasformare la stessa ombra del serpente in una potente arma contro di lui, ma la formula è andata persa da oltre un millennio. Per riuscire a recuperarla, i fratelli Kane saranno costretti a fidarsi del fantasma assassino di un potentissimo mago, che potrebbe condurli fino all'ombra del serpente, oppure alla morte, nelle profondità degli Inferi...

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Informazioni

Editore
Mondadori
Anno
2014
Print ISBN
9788804635277
eBook ISBN
9788852046896

Image

SADIE

L’INIZIATIVA “PORTA
TUA FIGLIA IN UFFICIO
PER UN GIORNO”

FINISCE IN UN DISASTRO

Ormai vicini al pontile, Carter e Walt ci salutarono dalla prua della Regina d’Egitto. Accanto a loro c’era il capitano, Lama Insanguinata, elegantissimo nella sua divisa da comandante di battello a vapore… se sorvoliamo sul fatto che la sua testa era un’ascia bifronte tutta chiazzata di sangue.
— Quello è un demone — constatò Ziah con una punta di nervosismo.
— Sì — confermai.
— C’è da stare tranquilli?
La guardai, sollevando un sopracciglio.
— Ovviamente no — borbottò. — Sto viaggiando con i Kane.
L’equipaggio di sfere luminose guizzò per la barca, dandosi da fare a tirare le corde e ad abbassare la passerella.
Carter aveva l’aria stanca. Indossava un paio di jeans e una maglietta tutta stropicciata e macchiata di salsa barbecue, aveva anche i capelli bagnati e schiacciati da una parte, come se si fosse addormentato sotto la doccia.
Walt aveva un aspetto decisamente migliore (be’, diciamolo pure: non c’era gara!) Aveva la sua solita maglietta senza maniche e i pantaloni della tuta, e per me riuscì a rimediare un sorriso, anche se era chiaro che non stava bene. L’amuleto shen appeso alla mia collanina cominciò a scaldarsi… o forse era solo la mia temperatura corporea che si stava alzando.
Ziah e io ci arrampicammo sulla passerella. Lama Insanguinata fece un inchino, il che fu piuttosto inquietante, dal momento che la sua testa avrebbe potuto tagliare a metà un’anguria.
— Benvenuta a bordo, signora Kane. — La voce era un ronzio metallico che scaturiva dal bordo della lama anteriore. — Al suo servizio.
— Grazie infinite — risposi. — Carter, posso dirti una parola?
Lo afferrai per un orecchio e lo trascinai verso la tuga.
— Ahia! — si lamentò lui mentre me lo tiravo dietro. In effetti forse non fu carino fare una cosa del genere davanti a Ziah ma pensai che potesse darle una dritta sul modo migliore di gestire mio fratello.
Walt e Ziah ci seguirono nella sala da pranzo principale. Come sempre, il tavolo di mogano era carico di piatti di cibo appena cucinato. Il lampadario illuminava gli affreschi colorati di dei egizi, le colonne dorate e il soffitto ornato di stucchi.
Lasciai andare l’orecchio di Carter e gli dissi con un ringhio: — Dico, ti sei bevuto il cervello?
— Ahi! — gridò di nuovo lui. — Qual è il problema?
— Il problema è — dissi, abbassando la voce — che hai di nuovo richiamato questa barca e il suo capitano demone, nonostante l’avvertimento di Bast: sai che il signor ascia bifronte non esiterebbe a tagliarci la gola, se solo ne avesse l’occasione!
— È sotto l’influsso di un incantesimo di costrizione — si giustificò Carter. — L’ultima volta è stato bravissimo.
— L’ultima volta con noi c’era Bast — gli ricordai. — E se pensi che io possa fidarmi di un demone che si chiama Lama Insanguinata più di…
— Ragazzi — ci interruppe Walt.
Lama Insanguinata entrò nella sala da pranzo, chinando un po’ la testa sotto lo stipite. — Signora e signor Kane, ormai non manca molto. Arriveremo al Tribunale del Giudizio tra una ventina di minuti.
— Grazie, Lama — rispose Carter massaggiandosi l’orecchio — ti raggiungeremo sul ponte tra poco.
— Molto bene — disse il demone. — Quali sono i vostri ordini, all’arrivo?
Sentii crescere in me la tensione; sperai che Carter avesse già pianificato. Bast ci aveva detto che i demoni hanno bisogno di istruzioni molto chiare per poter essere tenuti sotto controllo.
— Ci aspetterai mentre noi visiteremo il Tribunale del Giudizio — annunciò Carter. — Quando saremo tornati, ci porterai là dove vorremo andare.
— Ai suoi ordini. — Il tono di Lama Insanguinata era venato di disappunto… o era forse la mia immaginazione?
Dopo che fu uscito, Ziah ci rivolse uno sguardo accigliato. — Carter, in questo caso sono d’accordo con Sadie. Come puoi fidarti di quell’essere? Dove ti sei procurato questo battello?
— Era dei nostri genitori — rispose Carter.
Gli lanciai un’occhiata e, senza bisogno di parlare, ci accordammo che quella spiegazione poteva bastare. La notte che la mamma era morta liberando Bast dagli abissi, lei e papà avevano navigato su questa barca, risalendo il Tamigi fino all’Ago di Cleopatra. Dopo di allora, era proprio in questa stanza che papà era rimasto a piangere nostra madre, con la dea gatta e il capitano demone come unica compagnia.
Lama Insanguinata ci aveva accettato come suoi nuovi padroni. Aveva già eseguito i nostri ordini, in passato, ma questo era di poco conforto: non mi fidavo di lui e non mi piaceva essere su quel barcone.
D’altro canto, avevamo bisogno di raggiungere il Tribunale del Giudizio. Avevo fame e sete, avrei potuto sopportare venti minuti di viaggio se questo significava godermi una bibita fresca e un piatto di pollo tandoori con le naan.
Ci sedemmo tutti e quattro attorno al tavolo, raccontandoci le rispettive avventure mentre mangiavamo. A dirla tutta, era il duplice appuntamento galante più imbarazzante della storia. Non eravamo certo a corto di terribili emergenze da raccontare, ma la tensione nella stanza era spessa come la nebbia del Cairo.
Erano mesi che Carter non vedeva Ziah di persona. Ti garantisco che stava facendo il possibile per non tenere lo sguardo fisso su di lei. E Ziah era chiaramente a disagio, seduta lì vicino a lui. Continuava a scostarsi, il che senza dubbio urtava i sentimenti di mio fratello. Forse era solo preoccupata di cadere vittima di un altro episodio di lancio di palle di fuoco. Quanto a me, ero euforica di essere così vicina a Walt, ma allo stesso tempo devastata dalla preoccupazione per lui. Non riuscivo a dimenticare che aspetto avesse, avvolto nelle bende da mummia, e mi chiedevo che cosa voleva dirmi Anubi sulla sua situazione. Lui cercava di nasconderlo, ma era ovvio che soffriva parecchio. Mentre afferrava il suo panino al burro di arachidi, le mani gli tremavano.
Carter mi parlò in dettaglio dell’imminente abbandono della Brooklyn House sotto la supervisione di Bast. Quasi mi si spezzò il cuore pensando alla piccola Shelby, al meraviglioso e assurdo Felix, alla timida Cleo e a tutti gli altri pronti a partire per andare a difendere il Primo Nomo contro un attacco mortale, ma sapevo che Carter aveva ragione. Non c’era altra scelta.
Carter continuava a interrompersi e a esitare, come se aspettasse che Walt contribuisse al racconto. Ma Walt se ne stava in silenzio. Era chiaro che stava tenendo qualcosa per sé. In qualche modo, dovevo riuscire a stare con lui da sola per torchiarlo e farmi rivelare i dettagli.
A mia volta, raccontai a Carter della nostra visita alla Casa del Riposo. Lo feci partecipe dei miei sospetti riguardo ad Amos che, probabilmente, stava evocando Set per riuscire ad avere più potere. Ziah non mi contraddisse e la notizia venne accolta piuttosto male da mio fratello. Dopo parecchi minuti di espressioni poco fini e di andirivieni per la stanza, finalmente si calmò abbastanza da riuscire a dire: — Non possiamo permettere che succeda. Finirà distrutto.
— Lo so — dissi. — Ma lo aiuteremo meglio andando avanti.
Non feci cenno al blackout di Ziah giù alla Casa del Riposo. Nello stato mentale attuale di Carter, ritenni che per lui sarebbe stato troppo. Gli riferii invece quello che Tawaret aveva detto riguardo alla possibile localizzazione dell’ombra di Bes.
— Le rovine di Saïs… — Aggrottò la fronte. — Mi pare che papà avesse accennato a quel posto. Diceva che non ne era rimasto granché. Ma anche se riuscissimo a trovare l’ombra, non abbiamo tempo. Dobbiamo fermare Apophis.
— Ho fatto una promessa — insistetti. — E poi di Bes abbiamo bisogno. Pensalo come un giro di prova. Salvare la sua ombra ci darà la possibilità di familiarizzare con questo tipo di magia prima di provare con Apophis… be’, anche nell’altro senso, ovviamente. Potrebbe persino darci la possibilità di ridare slancio a Ra.
— Ma…
— Sadie ha ragione — lo interruppe Walt.
Non so chi rimase più sorpreso, se Carter o io.
— Anche se otterremo l’aiuto di Setne — continuò Walt — intrappolare un’ombra in una statua sarà parecchio difficile. Mi sentirei meglio se potessimo prima provare su un obiettivo più amichevole. Potrei mostrarvi come si fa, finché… finché ho ancora tempo.
— Walt — intervenni — per favore, non dire così.
— Quando affronterete Apophis — continuò lui — avrete solo una possibilità per pronunciare l’incantesimo nel modo giusto. E sarà molto meglio aver fatto un po’ di esercizio.
Quando affronterete Apophis. Lo aveva detto con estrema calma ma il significato era chiaro: io non sarò della partita, quando succederà.
Carter allontanò la sua pizza mezza mangiata. — È solo… non capisco come possiamo fare in tempo. So che per te si tratta di una missione personale, Sadie ma…
— Deve farlo — intervenne Ziah con voce dolce. — Carter, tu una volta te ne sei andato in missione personale nel bel mezzo di una crisi, vero? E ha funzionato. — Appoggiò la mano su quella di Carter. — A volte bisogna seguire il proprio cuore.
Carter assunse l’aria di uno che sta cercando di inghiottire una pallina da golf. Prima che potesse dire qualcosa, la campana della nave suonò. In un angolo della sala da pranzo la voce di Lama Insanguinata gracchiò dall’altoparlante. — Signori e signore, siamo arrivati al Tribunale del Giudizio.
Il tempio nero sembrava ancora come me lo ricordavo. Salimmo la scalinata che partiva dal pontile e oltrepassammo le file di colonne di ossidiana che si susseguivano nella semi-oscurità. Sul pavimento e sui fregi che decoravano le colonne rilucevano scene del mondo sotterraneo dall’atmosfera sinistra: neri disegni su nera pietra. Nonostante le torce di canna che ardevano a pochi metri di ditanza l’una dall’altra, l’aria era così caliginosa, satura di cenere vulcanica, da rendere la visuale molto limitata.
Man mano che ci addentravamo nel tempio, sempre più voci bisbigliavano intorno a noi. Con la coda dell’occhio vidi gruppi di spiriti che fluttuavano per il padiglione: ombre fantasma che si mimetizzavano nell’aria fumosa. Alcune si muovevano senza meta, piangendo sommessamente o strappandosi disperate le vesti. Altre trasportavano bracciate di rotoli di papiro. Questi fantasmi sembravano più solidi, come se avessero uno scopo o fossero in attesa di qualcosa.
— Anime postulanti — spiegò Walt. — Portano i documenti del loro caso, sperando in un’udienza con Osiride. È stato via per così tanto tempo… devono esserci un bel po’ di casi arretrati.
Sembrava avesse il passo più leggero, gli occhi meno guardinghi, il fisico meno schiacciato dal dolore. Era così vicino alla morte che temevo che questo viaggio nel mondo degli inferi potesse essere davvero duro per lui. Invece sembrava molto più a proprio agio di tutti noi.
— Come fai a saperlo? — chiesi.
Walt esitò. — Di preciso non lo so. È solo che mi sembra… che sia così.
— E i fantasmi senza papiri?
— Rifugiati — rispose. — Sperano che questo posto li protegga.
Non chiesi da cosa. Mi ricordai dei fantasmi al ballo della Brooklyn Academy, avviluppati in quei nastri di oscurità e trascinati sottoterra. Ripensai alla visione descritta da Carter: nostra madre raggomitolata sotto una cengia da qualche parte nella Duat, che cercava di resistere a un’oscura forza che la trascinava da lontano.
— Dobbiamo sbrigarci. — Feci per proseguire, ma Ziah mi afferrò un braccio.
— Guarda là — disse.
Nel fumo si aprì uno spiraglio. A una ventina di metri davanti a noi si ergeva una coppia di massicce porte di ossidiana. Davanti a esse, un animale delle dimensioni di un cane lupo era seduto sui posteriori: uno sciacallo fuori misura, con il pelo fitto e nero, orecchie dritte e appuntite e un muso che era una via di mezzo tra quello di una volpe e quello di un lupo. Nell’oscurità, gli occhi brillavano di riflessi lunari.
Ci ringhiò contro ma non mi lasciai intimidire. Fors...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. The Kane Chronicles - 3. L'ombra del serpente
  3. Attenzione
  4. Sadie - Ci imbuchiamo a una festa per rovinarla
  5. Sadie - Faccio due chiacchiere con il Caos
  6. Carter - Ci aggiudichiamo una scatola piena di niente
  7. Carter - Consulto un piccione guerriero
  8. Sadie - Un ballo con la morte
  9. Sadie - Amos gioca con i soldatini
  10. Carter - Vengo quasi strangolato da un vecchio amico
  11. Carter - Mia sorella, il vaso da fiori
  12. Sadie - Ziah mette fine a una battaglia a palle di lava
  13. Sadie - L’iniziativa “Porta tua figlia in ufficio per un giorno” finisce in un disastro
  14. Carter - Don’t worry, be Hapi
  15. Carter - Faccio la conoscenza di un toro furioso che spara raggi laser
  16. Sadie - Si gioca in amicizia a nascondino. Premio in palio: una morte dolorosa
  17. Sadie - Me la spasso con una personalità multipla
  18. Carter - Uno scimpanzé viola
  19. Carter - Arriva Sadie a dare manforte (la peggiore idea di sempre)
  20. Sadie - La Brooklyn House va in guerra
  21. Sadie - Il ragazzo morto alla riscossa
  22. Carter - Benvenuti al Luna Park del diavolo
  23. Carter - Una sedia per me
  24. Sadie - Gli dei sono a posto, i miei sentimenti no
  25. Sadie - L’ultimo valzer (per ora)
  26. Glossario
  27. Copyright