Vado da Francesco
eBook - ePub

Vado da Francesco

Uomini e donne, poveri e potenti, pellegrini al sacro convento di Assisi

  1. 192 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
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Vado da Francesco

Uomini e donne, poveri e potenti, pellegrini al sacro convento di Assisi

Informazioni su questo libro

Migliaia di persone, ogni giorno, varcano la soglia della Basilica di San Francesco ad Assisi, il tempio che custodisce il corpo del Santo.
In questo luogo unico al mondo, l'intensa spiritualità e le meraviglie dell'arte permeano il cammino del visitatore, suscitando emozioni profonde. È qui, infatti, che è nata l'arte figurativa moderna: Cimabue, Giotto, Simone Martini, Pietro Lorenzetti, i maestri della Bottega fiorentina e quelli della Bottega romana seppero trasferire sulle pareti e sulle volte delle due Basiliche, inferiore e superiore, la storia per immagini della Fede e della vita di san Francesco, come fossero le pagine di un libro illustrato.
La Basilica e l'annesso Sacro Convento hanno ospitato visite ufficiali e incontri riservati, messaggi pubblici e testimonianze private. In questo libro sono raccolti e raccontati alcuni di tali momenti, vissuti da personaggi famosi o da semplici donne, uomini e ragazzi arrivati fin qui per placare la loro ansia e cercare risposte non effimere ai loro interrogativi sul vivere.
In un arco di tempo che copre cinquantuno anni (dal viaggio ad Assisi di papa Giovanni XXIII, il 4 ottobre 1962, a quello di papa Francesco, il 4 ottobre 2013), il lettore entra così nel cuore del francescanesimo attraverso gli occhi e le parole di persone - credenti o non credenti, ricche o povere, giovani o anziane - che sono state sempre accolte dalla comunità dei frati con il motto di Francesco d'Assisi «Il Signore ti dia pace»: da Madre Teresa di Calcutta a Bruce Springsteen, da Michail Gorbaciov a Franco Zeffirelli, da Roberto Benigni a Renato Zero, da Andrea Bocelli a Shimon Peres, solo per citare alcuni dei protagonisti di queste pagine.
Per tutti, quei minuti passati in raccoglimento di fronte al grande blocco di pietra con il sepolcro di san Francesco o in contemplazione dell¿azzurro degli affreschi sono momenti di straordinaria tensione, umana e spirituale, dove l'incontro e il dialogo fra gli uomini sembrano diventare tangibili e la testimonianza e il messaggio di Francesco d'Assisi divengono un solido punto di riferimento di fronte alle sfide e alle emergenze dei nostri tempi e insieme l'occasione di un nuovo avvio.

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Informazioni

Editore
Mondadori
Anno
2014
Print ISBN
9788804638278

Epilogo

Spunti e appunti di spiritualità francescana.
Tra «idealità» e «praticità»

«Io penso, Signore, che tu ne abbia abbastanza della gente che parla di servirti con un piglio da condottiero, di conoscerti con aria da professore, di amarti come si ama in un matrimonio invecchiato. Un giorno in cui avevi voglia d’altro, hai inventato san Francesco e ne hai fatto il tuo giullare. Lascia che anche noi inventiamo qualcosa per gente allegra che danza la propria vita con te.»
MADELEINE DELBRÊL
Ho scelto, per concludere queste pagine, Madeleine Delbrêl, una donna francese animata da un’intensa spiritualità e un impegno perseverante verso gli ultimi e gli emarginati delle periferie di Parigi; come lei ci indica, vogliamo anche noi danzare la nostra esistenza animati dall’attualità e dall’esperienza del Santo di Assisi.
In questo volume sono stati raccolti alcuni degli incontri vissuti con uomini e donne che si sono lasciati affascinare dal Santo della Pace. Lo scopo è stato quello di evidenziare quella tensione spirituale presente negli uomini. Una consapevolezza che man mano è maturata proprio all’ombra del Patrono d’Italia. Qui ho visto credenti raccogliersi in meditazione e non credenti versare lacrime sulla nuda pietra che custodisce le spoglie del fratello maggiore, del padre san Francesco.
Per l’Assisiate questa tensione spirituale partiva dalla ricerca di senso e di significato da consegnare alla propria vita, trovando infine Cristo tra i lebbrosi e ricevendo un mandato ai piedi della croce di San Damiano: «Va’ e ripara la mia casa», sfociato poi nella sequela radicale del Cristo, fino a essere chiamato Alter Christus, quando ricevette le stimmate sulla Verna. Un percorso che l’ha portato a essere l’uomo del dialogo, il fratello universale, l’uomo della pace, fino a diventare il patrono dei cultori dell’ecologia.
Tre possibili equivoci
Questa tensione di Francesco d’Assisi non fu solo un fatto intimistico, ma soprattutto capacità di apertura verso tutto e tutti, proprio alla luce di una robusta identità che affonda le sue radici nel Vangelo. Una tensione spirituale non scevra comunque da alcuni equivoci, presenti, consapevolmente o inconsapevolmente, negli uomini di oggi.
Di san Francesco, infatti, si è parlato e si continua a parlare moltissimo, merito o colpa di quella continua dualità che caratterizza la sua figura. Come quella che riguarda la sovrapposizione tra il Francesco Frate e il Francesco Santo.1
La sua figura, in effetti, ha avuto una lunga e persistente vitalità attraverso i secoli. Il mito del Poverello d’Assisi ha attraversato il tempo con alterne vicende di successo e di disinteresse, fino ad arrivare ai giorni nostri dove Francesco – Santo e Frate – diviene simbolo di purezza evangelica. Si contrappongono così una complessa e incerta lettura storica e una rassicurante lettura teologica e spirituale. A ribadire questo stesso concetto è stato papa Francesco nella sua omelia del 4 ottobre 2013, durante la sua visita pastorale ad Assisi, quando ha affermato: «La pace francescana non è un sentimento sdolcinato. Per favore: questo san Francesco non esiste! E neppure è una specie di armonia panteistica con le energie del cosmo… Anche questo non è francescano! ma è un’idea che alcuni hanno costruito! La pace di san Francesco è quella di Cristo, e la trova chi prende su di sé il suo giogo, cioè il suo comandamento».2
Si comprende che vige una pluralità di immagini e interpretazioni che, come dice giustamente Grado Giovanni Merlo, finisce per «confondere, se non eliminare, l’unicità di Frate Francesco sino a farlo divenire una figura sfuggente».3 Meccanismi che hanno generato e generano una proliferazione di un secondo equivoco dato dai «san Franceschi da san Francesco»,4 abbinati a ogni sorta di ideologia e pensiero: da quello nazionalista (si pensi per esempio alla frase «Il più santo tra gli italiani, il più italiano tra i santi»5 per molti anni erroneamente attribuita a Benito Mussolini, a Pio XI o a Pio XII, ma che risale invece a Vincenzo Gioberti), al Francesco ecologista, che diviene «l’uomo che parla agli uccelli», al Francesco socialista, passando perfino per ideologie femministe. Elementi con i quali la vicenda di Francesco non ha nulla a che fare, nonostante possano diventare occasione valida per conoscerlo e approfondirlo.
Il terzo equivoco, infine, è che non esiste un Francesco in se stesso né un Francesco per noi:6 perché, nel primo caso, è difficile precisare cosa fosse, mentre nel secondo si finirebbe per disgregare una figura unica, giungendo infine a confondere la «complessità dell’umana esistenza di Francesco uno con la pluralità di interpretazioni, di immagini e strumentalizzazioni attraverso i quali l’uno è moltiplicato in pluralità».7
La «galleria» di personaggi che ha accompagnato questo testo non vuole frammentare ulteriormente la figura di san Francesco, ma mira, in realtà, a sondare un altro aspetto, con l’obiettivo di dimostrare che, se l’uomo si lascia toccare dai testimoni del Vangelo, può accadere l’imprevedibile, ma soprattutto può accadere di comprenderne la complessità.
A noi interessa la presenza ad Assisi di uomini e donne; una presenza che dimostra – a volte indirettamente, altre volte esplicitamente – la sete e la tensione di una spiritualità che qui diventa punto di arrivo o punto di partenza. Si è ad Assisi per attingere a una delle sorgenti più pure dell’esperienza cristiana. Tutto ciò rappresenta un incontro, un dialogo, ma soprattutto un cammino.
Il percorso di questo volume è iniziato con Giovanni XXIII, terziario francescano, e si è concluso simbolicamente con papa Francesco, che abbiamo voluto chiamare «l’uomo dal saio bianco».
Dopo aver proposto una serie di incontri inediti, desidero presentare una sintesi breve e non compiuta di spunti e appunti della spiritualità francescana, delineata da quattro coordinate ideali e da tre percorsi pratici.
Le coordinate della spiritualità francescana:
quattro percorsi di idealità
In questa prima parte, dettata dall’idealità, vorrei far emergere quattro aspetti della vita di san Francesco che si trasformano per noi in altrettante coordinate di riferimento per una spiritualità francescana: il rapporto con Dio, con se stessi, con gli altri e con l’ambiente.
Il rapporto con Dio, anzitutto. Non si può comprendere rettamente l’esperienza di Francesco al di fuori di un orizzonte teocentrico, poiché l’uomo acquista valore, ai suoi occhi, in quanto creatura di Dio e in quanto questa stessa creatura si rivela capace di aderire al progetto dell’Altissimo. Uomo, «per indole quasi naturale, cortese nel comportamento e nel conversare»,8 ricco e brillante, generoso e spendaccione, il giovane Assisiate era vissuto, fino a vent’anni e più, sognando gloria e battaglie, necessarie, queste, per guadagnare quella. Poi qualcosa cambiò in lui, grazie all’incontro con il dolore umano: perché il dolore cambia l’uomo che l’attraversa, nel bene come nel male: «Il Signore dette a me, frate Francesco,» scriverà al termine della vita nel suo Testamento «di incominciare a fare penitenza così: quando ero nei peccati mi sembrava cosa troppo amara vedere i lebbrosi e il Signore stesso mi condusse tra loro e usai con essi misericordia. E allontanandomi da loro, ciò che mi sembrava amaro mi fu cambiato in dolcezza di animo e di corpo. E, in seguito, stetti un poco e uscii dal secolo».9
Da quel momento l’uomo – soprattutto l’uomo sofferente – diventa per lui immagine di quel Dio che l’aveva amato fino alla follia, fino a morire per lui su una croce: sì, l’uomo valeva il sangue di Dio; egli, dunque, traeva da ciò il suo valore; valeva, infatti, non per la posizione che occupava nella scala sociale, per il denaro che riusciva a maneggiare, per l’abito che poteva indossare, ma valeva in quanto uomo, in quanto creatura amata da Dio; valeva non per le cose che contano agli occhi degli uomini, ma per quelle che valgono davanti al Signore, perché l’uomo guarda l’apparenza mentre il Signore guarda il cuore.10 Perciò l’uomo «quanto vale davanti a Dio, tanto vale e non di più».11 Da tale convincimento scaturì anche la suprema libertà e lo straordinario coraggio che Francesco seppe mostrare con i potenti, come quella volta (si era nel settembre 1209) che l’imperatore Ottone IV, «che si recava a ricevere “la corona dell’imperatore terreno”», si trovò a passare vicino al Tugurio di Rivotorto, dov’era Francesco con i suoi compagni: «Il santissimo padre» scrive Tommaso da Celano «non volle neppure uscire fuori per vederlo né permise che i suoi vi andassero, eccetto uno il quale doveva annunciare con fermezza all’imperatore che ben poco sarebbe durata quella sua gloria».12
Da questa visione teocentrica scaturì pure la convinzione che tutta la vita dovesse giocarsi sul concetto di restituzione. Poiché Dio, Colui che ci ha amati per primo e senza misura, è datore di ogni bene, tutti i beni debbono essere restituiti a Lui: «Restituiamo al Signore Dio altissimo e sommo tutti i beni» è scritto in quello straordinario testo che è la Regola non bollata «e riconosciamo che tutti i beni sono suoi e di tutti rendiamo grazie a lui, dal quale procede ogni bene».13 Di nulla l’uomo può e deve appropriarsi, perché tutto ciò che ha gli è stato dato in dono, anche – anzi, soprattutto – la sua intelligenza: per questo, dice ancora Francesco, sono uccisi dalla lettera tutti coloro che tentano di utilizzare la scienza (e anche gli uomini di Chiesa possono essere tentati di abusare del sapere) per i propri fini, mentre «sono vivificati dallo spirito della divina Scrittura coloro che ogni scienza, che sanno e desiderano sapere, non l’attribuiscono al proprio io carnale, ma la restituiscono con la parola e con l’esempio all’altissimo Signore Dio, al quale appartiene ogni bene»; beato infatti quel servo «che restituisce tutti i beni al Signore Iddio».14
Dal rapporto con Dio scaturisce la seconda coordinata, vale a dire il rapporto con se stessi. Nel momento in cui l’uomo lascia a Dio campo libero, non fa più troppo conto di se stesso, perché più nulla vuole o cerca per sé se non ciò che vuole Dio di lui. È un passaggio, questo, che si realizza non senza dolore, perché comporta la morte dell’uomo vecchio, e l’uomo vecchio, lo sappiamo, non vuole morire. Francesco stesso realizzò tale passaggio non senza sforzo, come mostra un episodio straordinariamente efficace, testimoniato da una delle più antiche fonti agiografiche, la cosiddetta Leggenda dei tre compagni, certo quella meglio inf...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Vado da Francesco
  3. Prefazione di Gianfranco Ravasi
  4. Vado da Francesco
  5. Premessa. Lo spirito di Assisi e il Sacro Convento
  6. Giovanni XXIII, qui, con san Francesco, siamo veramente alle porte del Paradiso
  7. Madre Teresa, gli ultimi saranno i primi
  8. Giovani, la vita è troppo breve per essere sprecata
  9. Bruce Springsteen, questa Basilica ha i colori della Resurrezione
  10. Una madre coraggio bussa al Sacro Convento
  11. Michail Gorbaciov, la religione non è l’oppio dei popoli
  12. Padre Coli, io come Francesco d’Assisi, Berlinguer come il lupo di Gubbio
  13. Don Benzi, con le prostitute come Francesco con i lebbrosi
  14. Nicola Legrottaglie, difendo e attacco nel nome di Gesù
  15. Giulio Andreotti, fratelli lupi al Sacro Convento di Assisi
  16. Giovanni Paolo II, se non parlo con Lui...
  17. Carlo Maria Martini, offriamo l’olio della medicazione e della rinascita
  18. Yolanda e Ingrid, due Betancourt alla tomba di san Francesco
  19. Danilo, che scrive con gli occhi e con il cuore
  20. Giorgio Napolitano, il dialogo abbatte i muri
  21. Lech Wałesa, Solidarność segua la strada di padre Francesco
  22. Lucio Dalla, come Francesco io giullare di Dio
  23. Cerami, De Luca, Merini, Tamaro, parole per Francesco
  24. «Cortile di Francesco», si vince o si perde tutti assieme
  25. La nipote di Mick Jagger, perché mi chiamo Assisi
  26. Renato Zero, basta un piatto di pasta e fagioli
  27. Zaia, un leghista nella Basilica del Patrono d’Italia
  28. Roberto Benigni, un piccolo diavolo al Sacro Convento
  29. Andrea Bocelli, lo sguardo che viene dal cuore
  30. Padre Angelo, cappellano a Kabul, Francesco, dammi la forza!
  31. Padre Scognamiglio, quando Francesco andò a incontrare l’islam
  32. El Baradei, san Francesco ispirazione per uomini di ogni fede
  33. Carlos Santana, io vorrei che san Francesco, Madre Teresa e John Lennon...
  34. Raniero Cantalamessa, Francesco non è uomo per tutte le stagioni
  35. Patti Smith, la sacerdotessa del rock nel tempio di san Francesco
  36. Pellegrini digitali, dalla Rete preghiere sulla tomba del Santo
  37. 26 settembre 1997, il dolore e la devastazione entrano nella Basilica
  38. Lettere dalle carceri, qui ci è rimasto Dio
  39. Tareq Aziz ad Assisi, no, i mitra non entrano nel refettorio
  40. Chiara Frugoni, c’è un diavolo nella nube di Giotto
  41. Fernando Botero, emozionato davanti a Giotto come sessant’anni fa
  42. Quando a parlare è la bontà dello sguardo
  43. Yasser Arafat, pregate per i palestinesi, pregate per me
  44. Aurélie Filippetti, una Basilica carica di spiritualità e di cultura
  45. Shimon Peres, arriveremo a camminare mano nella mano
  46. Kathleen e Bob jr, i Kennedy e Saint Francis
  47. Solidarietà con Cuore, finché abbiamo tempo operiamo il bene
  48. Dario Fo, san Francesco e il valore delle cose semplici
  49. Le lacrime di Lula: quando mi rifugiai in un convento a San Paolo
  50. Standing ovation al refettorio, l’applausometro
  51. Frati contro la crisi, l’economia sia solidale e la politica sobria
  52. Franco Zeffirelli, con Francesco la nostra casa è il mondo
  53. La Sala stampa del Sacro Convento: comunicare san Francesco oggi
  54. 4 ottobre, giornata della pace, della fraternità e del dialogo
  55. Un «saio bianco» ad Assisi, Francesco incontra Francesco
  56. Epilogo. Spunti e appunti di spiritualità francescana. Tra «idealità» e «praticità»
  57. Ringraziamenti
  58. Copyright