Identici
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  1. 336 pagine
  2. Italian
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  4. Disponibile su iOS e Android
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Informazioni su questo libro

Kindle County, 1982. Al termine di un party a casa di Zeus Kronon, influente membro della locale comunità greco-ortodossa, sua figlia Dita, bellissima e anticonformista, viene trovata uccisa nella sua camera da letto. La ragazza era fidanzata con Cass Gianis, il cui padre è l'acerrimo rivale di Zeus, e per questo motivo la loro unione era malvista da entrambe le famiglie.
Cass, il cui fratello gemello Paul è agli inizi di una promettente carriera legale, si dichiara subito colpevole dell'omicidio e viene condannato a venticinque anni di reclusione. Allo scadere della pena, Cass è pronto a uscire di prigione, proprio mentre Paul, nel frattempo divenuto senatore, è il candidato favorito per la poltrona di sindaco della Kindle County. Ma il ritorno di Cass può trasformarsi per lui in un'arma a doppio taglio, specie quando il fratello di Dita chiede la riapertura delle indagini, accusando Paul di avere avuto un ruolo nell'omicidio della ragazza. Cosa è successo realmente quella notte di tanti anni prima? È stato davvero Cass a uccidere Dita? E perché? Quale segreto nascondono i due gemelli? A ricostruire la vicenda saranno Evon Miller, ex agente speciale dell'FBI ora a capo della sicurezza dell'azienda dei Kronon, e l'anziano investigatore Tim Brodie, che all'epoca si era occupato del caso. Quella dei Kronon e dei Gianis è la storia di una battaglia infinita e senza esclusione di colpi tra due famiglie che cercano la loro unica e illusoria verità inseguendo una giustizia sempre sfuggente.
Ispirandosi liberamente all'antico mito greco di Castore e Polluce, in questo nuovo straordinario legal thriller Scott Turow mette in scena una vicenda appassionante fatta di oscure rivalità familiari, rapporti ambigui e segreti tenuti nascosti troppo a lungo, regalandoci un finale davvero sorprendente.

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Informazioni

Editore
Mondadori
Anno
2014
Print ISBN
9788804636045
eBook ISBN
9788852046285

II

11

CASS – 5 SETTEMBRE 1982

«Cassian» dice Zeus, esagerando come sempre con quell’uso del nome completo di Cass. «Felice di averti qui. Tua madre c’è? Devo salutarla.»
Gli dà un’energica stretta di mano, chiamando per un attimo a raccolta tutto il proprio charme e il proprio potere, mentre lo fissa con gli occhi neri. Dietro di lui, Hermione, la madre di Dita, sottile e semplice come un foglio bianco, passa senza neanche fare finta di sorridergli. Non le stanno simpatici né Lidia né Mickey, e quindi neanche Cass.
Zeus è più affabile, anche se non sopporterebbe mai di vedere l’adorata figlia insieme a uno sbirro, nonostante quello che è costretto a dire in pubblico in quei giorni. Ma Zeus è fasullo. Molto cordiale, capace di piacevoli complimenti, quando però è nel suo studio con un bicchiere di whisky in mano, come a volte lo vede Cass, è un isolano cupo e calcolatore.
Dita parla senza peli sulla lingua di tutto il resto della famiglia. La madre è “una cretina”, attaccata alle apparenze, e definisce la licenziosa zia Teri, che quasi tutti ritengono responsabile dei modi spregiudicati di Dita, “divertente”. In quanto al fratello maggiore Hal, Dita lo considera sostanzialmente un inetto, però gli vuole bene.
Di Zeus, però, parla pochissimo. Amore e odio. Quando lei e suo padre sono vicini, si sente quasi la vibrazione dello scontro di volontà. Dita dice che in privato suo padre le ha ripetuto migliaia di volte che Hal assomiglia alla mamma mentre lei è più simile a lui, cosa che evidentemente la lusinga. Ma gli sguardi che gli lancia quando lui gira le spalle sfrigolano di disprezzo per l’untuosità e le illimitate ambizioni dell’uomo.
Con quel vestito bianco, Zeus assomiglia più a un direttore di casinò di Las Vegas che a un candidato politico, per non parlare della cravatta a stelle e strisce. Pur fermandosi a salutare altri ospiti, procede verso Lidia, che è accanto a Nouna Teri, con i soliti capelli ossigenati, duri come fili di paglia, e la solita abbondanza di gioielli. Come suo fratello, Cass comprende al volo ogni sfumatura dell’umore della madre, e anche a venti metri coglie lo sguardo sofferente con cui Lidia registra l’avvicinamento di Zeus.
Né Paul né lui capiscono a fondo il litigio dei genitori con i Kronon. Adesso che il padre di Dita è spesso in tivù, il padre di Cass, Mickey, non l’accende più, neanche per guardare il suo programma preferito. È una faccenda incomprensibile perché Helen, la loro sorella maggiore, afferma che prima della nascita dei gemelli, Zeus era considerato il salvatore della loro famiglia. A metà degli anni Cinquanta, Mickey era rimasto quasi completamente invalido per colpa di una valvola mitralica che non funzionava, e non poteva più lavorare, allora Teri aveva convinto il fratello ad assumere Lidia nel suo ufficio. Era stata lì per due o tre anni, fino a quando era rimasta incinta dei gemelli e l’invenzione della macchina cuore-polmone aveva consentito a Mickey di farsi sostituire la valvola mitralica. Con Mickey come nuovo, Papou Gianis aveva aiutato il figlio ad aprire una drogheria. Paulie e Cass ci lavoravano da quando avevano cinque anni e mettevano a posto le merci sugli scaffali; Cass ricorda ancora il giorno in cui suo padre, che teneva sempre a freno le intemperanze caratteriali in presenza dei clienti, aveva scagliato il grembiule dalla cassa al banco dei latticini, urlando che avrebbe trasferito il negozio. Era furioso per via dell’affitto, che ora pagava a Zeus, il quale aveva ormai acquistato la maggior parte dei locali commerciali del quartiere.
«OH, DIO!»
Nonostante la musica e le chiacchiere a tutto volume, Cass sente questa esclamazione proveniente dall’altra parte del prato, riconosce automaticamente il fratello e si precipita in quella direzione. Quando arriva vede il gemello steso nell’erba con Sofia Michalis che incombe su di lui, e tutti e due ridono come bambini. Vicino all’orecchio di Paul c’è un pezzo di agnello grigliato e un po’ di maccheroni, oltre a un piatto di carta. Parecchie persone, quasi tutti vecchi vicini di casa, si sono radunate intorno. Quando è chiaro che Paul sta benissimo, qualcuno si volta verso Cass, e come al solito gli chiede: «Chi sei dei due?». Questa domanda ha sempre su di lui l’effetto di una scossa elettrica nel petto.
Il segreto più profondo nella vita di Cass Gianis è quanto lo fa infuriare sentire di non valere quanto suo fratello. Quando Lidia era incinta rimase molto colpita dalla storia di Esaù e Giacobbe, e prima di essere anestetizzata per il parto chiese al dottor Worut di non dire mai a nessuno, lei compresa, quale dei due era nato per primo. Quando le portarono i piccoli, si limitò a battezzarli Cassian e Paul, da sinistra a destra, come suo padre e il padre di Mickey. Nessuno ha mai saputo chi fosse il più vecchio.
Ma i gemelli avevano interpretato la determinazione di Lidia a essere imparziale come un incitamento a restare uguali. Avevano in comune la camera, gli amici, i libri; non accendevano mai il televisore senza avere prima deciso insieme cosa guardare. Ogni anno lottavano contro i benintenzionati sforzi del preside che voleva metterli in due classi diverse, e intanto ridevano degli insegnanti convinti che copiassero solo perché i loro compiti erano sempre uguali. La loro vita era come una mela tagliata esattamente a metà, fino a quando, alle superiori, Cass iniziò a sospettare che a Paul piacesse così perché era lui a trarne vantaggio. Le differenze tra loro, per insignificanti che sembrassero agli altri, indicavano impercettibilmente Paul come il migliore: più simpatico, più intelligente, più abile.
Paul era sempre stato il più competitivo. Quando correvano con la squadra di tennis per fare fiato, Paul continuava anche dopo la fine della sessione. Cass ricorda ancora la propria rabbia. Perché non aveva scelta. Paul sapeva che sostanzialmente trascinava il fratello. Nei tornei, Cass vinceva il maggior numero di singoli, ma si rifiutava di affrontare Paul, anche in allenamento, perché sapeva che avrebbe perso.
Al college, si infuriava ogni volta che suo fratello entrava in una stanza. Era tutto molto confuso. Perché amava così intensamente Paul, e ogni giorno c’erano momenti in cui desiderava la sua vicinanza, però solo dopo essersi mosso nella propria, personale direzione.
Cass sta parlando della scuola di polizia con Dean Demos, un sergente del reparto Reati contro il patrimonio, quando vede arrivare Dita, furente.
«Tuo fratello è proprio un coglione» dice, abbastanza forte da farsi sentire da Dean, e come se non bastasse aggiunge: «Non sopporto più tutta la tua famiglia del cazzo». Naturalmente è ubriaca, anche se Cass sospetta che il problema vero sia il Quaalude che si è calata prima del picnic per essere in grado di sopportarlo.
«Sì, certo» dice, e invece di ribattere si limita ad abbracciarla e a condurla lentamente attraverso il prato, lontana dalla ressa, verso il fiume. Sa che la rabbia di Dita sbolle facilmente, e infatti dopo un minuto si lascia andare contro di lui.
I suoi credono che Cass ami Dita perché è la peggiore donna immaginabile per lui, come se la sua fosse una passione nata per fare loro dispetto. Ma Dita è diversa da tutte le altre donne che ha conosciuto: sboccata, brillante, audace, terribilmente divertente e, in segreto, profondamente generosa. Pochi tra i presenti sanno che Dita ogni giorno si impegna allo spasimo lavorando come assistente sociale per la Corte superiore della Kindle County, reparto Abusi e Abbandono. Cass l’ha vista con quei bambini, ai quali si dedica con tutto il cuore.
Dita è senza dubbio la persona più complicata che conosce, con vizi che tutti vedono e doti che tiene nascoste. E a letto è davvero fantastica. Fa sesso, anzi “scopa” – è l’unico modo di definirlo – come se avesse inventato lei personalmente questa attività. Viene più velocemente e più spesso di qualunque altra femmina di sua conoscenza, un concentrato di sospiri, ansiti, sudore e gemiti che, appena riprende fiato, chiede “ancora”.
Lo fanno soprattutto qui, a casa di lei, nel suo letto. Per Dita c’è una sorta di oscura eccitazione nell’essere a pochi metri dai suoi genitori mentre ci dà dentro a tutto volume, sia pure con la porta chiusa a chiave. Ogni tanto lo fa salire per le scale di nascosto, ma il più delle volte Cass si arrampica fino al terrazzino della sua camera, al primo piano, approfittando delle nicchie lasciate nei muri di mattoni per ospitare i cavi del telefono.
Lidia detesta Dita, probabilmente perché è prepotente quanto lei. Ma questo trasforma Dita nella perfetta alleata per Cass. Dita non cederà mai alle convenzioni. Non dirà mai: “Okay, questo è quello che farebbe Paul”. Pretenderà che lui, che loro, siano diversi, e lui ha bisogno di questa certezza, perché la forza della marea che lo attira verso il fratello durerà per sempre.
Cass vuole sposare Dita. È un altro segreto, perché di sicuro la sua reazione, almeno all’inizio, sarà negativa. “Io sposare uno sbirro?” O, ancora più probabile: “Io scopare un ragazzo solo per il resto della mia vita?”. Sarebbe tremendo farsi ridere in faccia da lei. Paulie sa incassare, invece Cass prende fuoco come Lidia. Quella è l’unica parte di Dita che lui ancora non sa come trattare, la parte che non si vuole bene e che cerca di allontanare gli altri. Il rischio di amare Dita è essere odiati da lei proprio per questo.
Intorno alle sei, quando il picnic sta per concludersi, il cielo si oscura e poi apre le cateratte, inondandoli di pioggia. Dita, come previsto, rimane sotto l’acquazzone finché la sua camicetta non è completamente fradicia. Alla fine Cass l’avvolge in una tovaglia e l’accompagna dentro. Dita cerca di trascinarlo su, ma in casa c’è troppa gente, e lui le sussurra che tornerà più tardi.
Verso le sette Paulie, che è rimasto con Cass e gli altri del comitato a pulire, ne ha abbastanza.
«Andiamo a farci un paio di birre fresche in riva al fiume.»
«Niente zum zum mentre padre Nik gioca a pinnacolo al circolo?» Nik perderebbe tutto lo stipendio se gli amici a turno non mettessero giù le carte giuste per lui. I suoi parrocchiani si sentono obbligati ad avere cura di Nik adesso che sua moglie è morta e i voti gli impediscono di risposarsi.
«Stasera no, Josephine» dice Paulie. Ha l’aria un po’ preoccupata.
«Dov’è Lidia?» chiamano la madre per nome a sua insaputa fin da quando erano alle elementari.
«Se n’è andata. Ha detto che l’accompagnava a casa Teri, dovevano andare a trovare qualcuno.» I ragazzi attraversano il prato, con calma.
«Che è successo con Sofia Michalis?» chiede Cass. «Una gara di wrestling?»
Paul spiega, poi conclude: «Avresti mai detto che sarebbe diventata così carina?».
«Oh-oh. Paulie si è preso una cotta.» Erano anni che suo fratello non mostrava il minimo interesse per una ragazza che non fosse Georgia. Quando erano al college, lei e Paul avevano deciso di uscire con altri, ma non erano convinti. Paul aveva continuato a chiamare Georgia almeno tre volte alla settimana dal telefono pubblico nell’atrio del dormitorio, buttandoci dentro monete su monete. Restavano aggrappati l’uno all’altra, come a scialuppe di salvataggio nella tempesta del diventare adulti. Ma quel tempo era passato. Giorgia non è una cretina. Sarà bravissima in tutte le classiche attività femminili, tipo fare bambini e tenere la casa, ma Gesù, siamo nel 1982, e restare con lei sarebbe come una replica continua di “Papà ha ragione”. La minima possibilità che Paul le sfugga allarga il cuore di Cass. Nel frattempo, suo fratello si guarda intorno.
«Gesù, Cass. Sta’ zitto. Vuoi far piangere Georgia per un mese?»
E invece Cass continua a sussurrare la frase come una cantilena finché suo fratello non gli molla una botta su una spalla e dice: «Allora, questa birra? O hai intenzione di stare nascosto fra i cespugli finché non sarà ora di scalare il terrazzino?».
Questo sforzo di mettersi in pari è così goffo che Cass scoppia a ridere. Ormai è notte. Dopo il temporale, l’aria è fresca e limpida. Sul fiume brilla la luna piena e la corrente è rapida. Cass sente le infinite possibilità della vita, e la gioia di amare le persone che ama. Paul. E Dita. Lui ama Dita. Capisce che la decisione è presa.
Quella notte le chiederà di sposarlo.

12

ZIA TERI –1° FEBBRAIO 2008

Evon aveva sempre considerato il momento in cui sarebbe andata in pensione come un anticipo di morte. Aveva completato i vent’anni di servizio più di tre anni prima, ma aveva dovuto aspettare di compierne cinquanta prima di poter riscuotere la pensione, ovvero metà stipendio circa per il resto della sua vita, una delle attrattive su cui contava il Bureau per attirare forze nuove. Tra colleghi circolava il consiglio di andarsene prima possibile, finché si era abbastanza giovani da poter intraprendere una nuova carriera, ma lei si era presa tempo per immaginare il proprio futuro, fino a quando l’aveva chiamata un cacciatore di teste locale. Dopo che la faccenda della corruzione in Illinois era finita sulle prime pagine dei giornali, Hal e i dirigenti della ZP avevano deciso di sbarazzarsi di Collins Mullaney e sostituirlo come capo della sicurezza con qualcuno che avesse una scintillante armatura e una reputazione di paladino della lotta al crimine. Il fatto che Evon potesse vantare un corso di formazione manageriale a Easton – un modo per tenersi occupata dopo la morte di Doreen – e avesse esperienza come agente sul campo nella Kindle County la rendevano la scelta ideale, e Hal le aveva quindi fatto la classica offerta impossibile da rifiutare.
Ed eccola qui, responsabile della sicurezza in una compagnia quotata in Borsa. L’aspetto meno prevedibile di questo lavoro era quanto le piacesse. Heather, che se si trattava degli altri era molto acuta, una sera le aveva detto: “Tu sei una di quelle persone che adorano lavorare”. Vero, ma era una bella sfida gestire la sicurezza di una compagnia che possedeva duecentoquarantasei centri commerciali in trentacinque Stati, con più di tremila impiegati. Più o meno, Evon aveva gli stessi compiti di un capo della polizia in una cittadina, ma molta meno autorità. Ogni giorno in una delle proprietà si verificava qualche reato grave: spaccio di droga, sequestro di TIR, sparatorie. Il terrorismo era un’altra preoccupazione, perché far esplodere un centro commerciale sotto Natale, per esempio, sarebbe stata un’azione estremamente rappresentativa per i militanti dell’odio. I loro negozi erano sorvegliati da più di duemila guardie di sicurezza assunte tramite agenzie locali, le quali però diventavano un problema suo quando rubavano ai negozianti o, come in un unico caso, violentavano qualcuno in un camerino di prova. Ogni giorno Evon doveva vedersela con rapporti che denunciavano liti nei parcheggi, atti di vandalismo, ragazzini beccati dalle videocamere mentre si facevano le canne, cadute e scivoloni, e bambini di sei anni che restavano con le maniche impigliate nelle scale mobili. E chi avrebbe mai detto che tanti comitati di protesta scegliessero proprio un centro commerciale per le loro manifestazioni? E poi bisognava tenere conto della sicurezza interna, che significava controllare i computer e investigare sulla stupefacente quantità di cattive azioni a opera degli stessi impiegati...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Identici
  3. I
  4. II
  5. III
  6. IV
  7. V
  8. NOTA SULLE FONTI
  9. Copyright