
- 652 pagine
- Italian
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eBook - ePub
Nuovi Argomenti (12)
Informazioni su questo libro
Hanno collaborato: Enzo Siciliano, Don DeLillo, Alfredo Reichlin, Andrea Salerno, Francesca Sanvitale, Antonio Debenedetti, Elisabetta Rasy, Marcello Fois, Aurelio Picca, Claudio Piersanti, Alessandro Tamburini, Dario Voltolini, Tommaso Pincio, Eraldo Affinati, Romana Petri, Rocco Carbone, Vincenzo Pardini, Guido Conti, Tim Parks, Jean-Noël Schifano, Massimo Onofri, Raffaele Manica, Arnaldo Colasanti, Donald Justice, Giovanni Ferrara, Luca Canali, Nico Naldini, Marzio Siracusa, Stefano Simoncelli, Dan Fante, Andrea Barzini, Renato Minore, Luigi Anania, Michael Ondaatje, Edoardo Albinati, Mauro Martini, Tommaso Ottonieri, Roberto Galaverni, Pablo Echaurren.
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Informazioni

NUMERI SCRITTI CHISSÀ DOVE
Donald Justice
Il tempo e le intemperie
Il tempo e le intemperie demoliscono
Le case che i padri costruirono.
Restano i mobili spettrali –
E i divani desolati che screziammo
Con lacrime di colpa o noia,
gli stemmi che si sfanno, le pendole ferme…
Eppure a volte queste forme stanche
Ripopolano i saloni pallidi del cuore.
Che carceri domenicali fanno rammentare!
E che evasioni portentose!
Time and the Weather. Time and the weather wear away / The houses that our fathers built. / Their ghostly furniture remains / All the sad sofas we have stained / With tears of boredom or of guilt, / The fraying mottoes, the stopped clocks / And still sometimes these tired shapes / Haunt the damp parlors of the heart. / What Sunday prisons they recall! / And what miraculous escapes!
Paesaggio con figurette
C’era una volta: dei pini, un canale, un pezzo di cielo.
I pini adesso sono le case dei più poveri,
strette una all’altra in stracci di vento azzurro.
I bimbi conducono i cani fischiando giù alle pozze di fango,
un tempo canale. C’è una palla rossa persa fra le erbacce.
È inverno, è dopocena, è addio.
Addio alle case, ai bimbi, alla pallina rossa,
e ai brandelli di cielo che adesso cadranno per giorni e giorni.
L’uomo sottile
Mi crogiolo
in rifiuti sfarzosi.
nulla basta.
Mi affilo
A questa lama. Assopito,
sono un orizzonte.
Landscape with Little Figures. There once were some pines, a canal, a piece of sky. / The pines are the houses now of the very poor, / Huddled together in a blue, ragged wind. / Children go whistling their dogs, down by the mud flats, / Once the canal. There’s a red ball lost in the weeds. / It’s winter, it’s after supper, it’s goodbye. / O goodbye to the houses, the children, the little red ball, /And the pieces of sky that will go on now falling for days.
The Thin Man. I indulge myself / In rich refusals. / Nothing suffices. // I hone myself to / This edge. Asleep, I / Am a horizon.
Morte di amici fanciulli
Non li inconteremo mai barbuti in paradiso,
né sdraiati al sole tra i calvi dell’inferno;
se mai, nel cortile vuoto della scuola a sera,
disposti in cerchio, forse, o dandosi la mano
in giochi dai nomi che abbiamo scordato.
Vieni ricordo, cerchiamoli là tra le ombre.
Uomini a quarant’anni
Gli uomini a quarant’anni
imparano a chiudere piano
le porte di stanze
cui non torneranno.
Seduti a riposare sulle scale,
le sentono muoversi
come il ponte di una nave,
anche se è dolce il respiro del mare.
E fondo negli specchi
riscoprono
il viso del bimbo che in segreto
prova a annodare la cravatta del padre,
e il viso di quel padre, ancora caldo
del mistero della schiuma da barba.
Sono più padri che figli adesso.
Qualcosa li colma, qualcosa
che è come il canto dei grilli
al crepuscolo, immenso,
che colma i boschi sotto al colle
dietro le case di cui pagano il mutuo.
On the Death of Friends in Childhood. We shall not ever meet them bearded in heaven, / Nor sunning themselves among the bald of hell; / If anywhere, in the deserted schoolyard at twilight, / Forming a ring, perhaps, or joining hands / In games whose very names we have, forgotten. / Come, memory, let us seek them there in the shadows.
Men at Forty. Men at forty / Learn to close softly / The doors to rooms they will not be / Coming back to. // At rest on a stair landing, / They feel it moving / Beneath them now like the deck of a ship, / Though the swell is gentle. //
And deep in mirrors / They rediscover / The face of the boy as he practices tying / His father’s tie there in secret, // And the face of that father, / Still warm with the mystery of lather. / They are more fathers than sons themselves now. / Something is filling them, something // That is like the twilight sound / Of the crickets, immense, / Filling the woods at the foot of the slope / Behind their mortgaged houses.
Il turista di Gorgonzola
One of those men who can be a car salesman or
a tourist from Syracuse or a hired assassin.
a tourist from Syracuse or a hired assassin.
JOHN D. MACDONALD
Non mi sapresti riconoscere.
Mio è il volto che sboccia sugli specchi
appannati dei bagni pubblici
quando brancoli in cerca dell’interruttore.
Negli occhi ho lo sguardo
degli occhi freddi delle statue
quando guardano i piccioni tornare
dalle granaglie che hai gettato loro,
e sto al mio incrocio
con uguale pazienza di marmo.
Se pur mi muovo, lo faccio
con la cadenza esatta
della persiana sull’altana
sotto cui aspetto e pare che mi sia
già fuso del tutto
con la sua oscurità.
Parlo di rado, e sempre
con il murmure cheto dei crocchi
che si accalcano attorno
alle vittime degli incidenti.
Devo confessare chi sono?
Mi chiamo con ogni nome e nessuno.
Sono il rivenditore d’auto usate,
il turista di Gorgonzola,
il sicario, e aspetto.
Starò qui in piedi per sempre
come uno che ha perso l’autobus -
familiare, anonimo -
al mio solito incrocio,
l’incrocio dove svolti tu
per avvicinarti al posto dove ora
non devi sperare più di arrivare.
The Tourist From Syracuse. You would not recognize me. / Mine is the face which blooms in / The dank mirrors of washrooms / As eyes grope for the light switch. // My eyes have the expression / Of thr cold eyes of statues / Watching their pigeons return / From the feed you have scattered, // And I stand on my corner / with same marble patience. / If I move at all, it is / At same pace precisely // As shade of awning / Under which I stand waiting / And with whose blackness it seems / I am already blended. //
I speak seldom, and always / In a murmur as quiet / As that of crowds which surround / The victims of accidents. // Shall I confess who I am? / My name is all names and none. / I am the used-car salesman, / The tourist from Syracuse, // The hired assassin, waiting. / I will stand here forever / Like one who has missed his bus— / Familiar, anonymous— // On my usual corner, / The corner at which you turn / To approach that place where now / You must not hope to arrive.
Evento nel roseto
Il giardiniere venne di corsa,
il vecchio, trafelato.
Gambe in spalla di paura.
Signore, ho incontrato Morte
adesso tra le nostre rose.
Era là, fine come una falce.
L’ho riconosciuto dalle foto.
Portava un paltò nero, guanti neri
e un ampio cappello nero.
Pensavo avrebbe parlato,
vista la bocca spalancata.
Era enorme, i denti bianchi.
Appena m’ha scorto, son corso via.
Ho corso finché no v’ho incontrato.
Messere, mi licenzio.
Voglio vedere i figli
una volta ancora prima di morire.
Voglio vedere la California.
Ci stringemmo la mano. Partì.
E là stava Morte nel giardino,
vestito come un cameriere spagnolo.
Aveva l’aria di uno che,
preferendo arrivare presto
a ogni appuntamento,
impara a considerarsi paziente.
Lo vidi recidere un fiore
e avvicinarlo al naso –
un esperto di rose –
un fiore dopo l’altro.
Erano cosparsi a terra intorno a lui.
Signore, voi dovete essere l’estraneo
che ha minacciato il giardiniere.
Questa è la mia terra, signore.
Vi accolgo solo gli amici.
Morte fece una smorfia, gli occhi gli s’accesero
del lucore pallido delle lanterne
che chi lavora a volte porta
al crepuscolo per rischiararsi la via.
Poi con gesto misurato
sfilò il guanto dalla destra
e la protese in segno di saluto,
una minuta gabbia d’osso.
Signore, conoscevo vostro padre,
e divenimmo amici alla fine.
Riguardo al giardiniere,
non l’ho minacciato.
I vecchi fraintendono i miei gesti.
Volevo solo domandargli
di presentarmi il suo padrone.
Suppongo siate voi…
PER MARK STRAND
Incident in a Rose Garden (2). The gardener came running, / An old man, out of breath. / Fear had given him legs. / Sir, I encountered Death / just now among our roses. / Thin as a scythe he stood there. / I knew him by his pictures. / He had his black coat on, / Black gloves, a broad black hat. / I think he would have spoken, / Seeing his mouth stood open. / Big it was, with white teeth. / As soon as he beckoned, I ran. / I ran until I found you. / Sir, I am quitting my job. / I want to see my sons / Once more before I die. / I want to see Caltfornia. / We shook hands; he was off. //
And there stood Death in the garden, / Dressed like a Spanish waiter. / He had the air of someone / Who, because he likes arriving / At all appointments early, / Learns to think himself patient. / I watched him pinch one bloom off / And hold it to his nose— / A connoisseur of roses— / 0ne bloom and then another. / They strewed the earth around him. / Sir, you must be that stranger / Who threatened my gardener. / This is my property, sir. / I welcome only friends here. // Death grinned, and his eyes lit up / With the pale glow of those lanterns / That workmen carry sometimes / To light their way through the dusk. /
Una lettera
Scrivi che sei malata, confusa. Le piante
oltre la finestra della camera che t’hanno dato
sono bagnate di lacrime ogni mattino quando ti destano
dal sonno in cui non cadi mai del tutto.
Hai in testa un vago sogno di traffico
che si ferma e va, e va, e non si ferma
a volte tutta notte, tutto il giorno. La processione dei motori
ti passa accanto come il corteo funebre
di uno famoso con cui andasti a letto, una o due volte.
(Un altro accesso di pianto bagna le foglie, la pagina.)
Allora scopri le ferite, lasci cadere la camicetta,
esponi il seno appieno al dottorino
che ha il potere di firmare ricette, permessi,
cui pare tu piaccia... E così tornare
in città per l’ennesima volta, una di noi,
scorrendo veloce oltre gli alberi bagnati di un parco
verso un incrocio che conosci bene dove
il semaforo ti suggerisce di non attraversare,
di aspettare, come prima, sola - ma d’improvviso
con dieci anni in più, donna ora, meno folle, meno bella.
Now with great care he slid / The glove from his right hand / And held that out in greeting, / A little cage of bone. / Sir, I knew your father, / And we werefriends at the end / As for your gardener, // did not threaten him. / Old men mistake my gestures. // only meant to ask him / To show me to his master // take it you are he?
A Letter. You write that you are ill, confused. The trees / Outside the window of the room they gave you / Are wet with tears each morning when they wake you / Out of the sleep you never quite fall into. / There is some dream of traffic in your head //
That stops and goes, and goes, and does not stop Sometimes all night, all day. / The motorcade Winds past you like the funeral cortege / Of someone famous you had slept with, once or twice. / (Another fit of tears dampens the leaves, the page.) // You would expose your wounds, pull down your blouse, / Unbosom yourself wholly to the young doctor / Who has the power to sign prescriptions, passes, / Who seems to like you ... And so to pass / Into the city once again, one of us, // Hurrying by the damp trees of a park / Toward a familiar intersection where / The traffic signal warns you not to cross, / To wait, just as before, alone-but suddenly / Ten years older, tamed now, less mad, less beautiful.
Fermata d’autobus
Luci accese
in stanze quiete
dove scorrono vite
come le nostre.
Le vite quiete
Che ci pedinano –
Vite condotte,
non possedute –
stanno alla pioggia
così quiete
quando andiam via,
così quieti…
E l’ultimo autobus
viene e fa scendere
ombrelli scuri –
fiori neri, fiori neri.
E le vite continuano.
Le vite continuano
come luci improv...
Indice dei contenuti
- Copertina
- Nuovi Argomenti (12)
- ARGOMENTI
- MORAVIA: VICINI E LONTANI
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- CANTIERE
- GIORNALI DI BORDO
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