Tomoe era inavvicinabile nel sonno come nella veglia. Si dice che potesse vedere qualcuno arrivare da molto lontano e sapesse le sue intenzioni e, se stava dormendo, che lo vedesse ancora più chiaramente.
La parola inemuri è formata da i, che può essere reso con «essere presente», e nemuri, «dormire». Si tratta del sonno vigile, dell’abilità di appisolarsi rimanendo tra il sonno e la veglia, in una condizione nella quale si rilasciano le tensioni, ci si rigenera abbondantemente, senza tuttavia entrare nel sonno profondo.
I giapponesi sono famosi per la loro capacità di sonnecchiare in qualsiasi circostanza; se non hanno altro da fare si appisolano per rigenerare le energie che poi servono loro per svolgere gli impegni quotidiani. Grazie a questi piccoli riposini ripetuti, riescono anche a ridurre le ore del sonno notturno per avere a disposizione un maggiore tempo produttivo.
La capacità di rigenerarsi con piccoli riposini è una componente dello stile di vita wabi sabi perché è un modo di unire i due mondi, il visibile e l’invisibile, il sonno e la veglia, il giorno e la notte, e di stare a cavallo, come un ponte arcobaleno, tra gli opposti.
Questo luogo, la grande terra di mezzo tra la veglia e il sonno, è uno stato altamente rigenerativo e creativo. È chiamato «stato ipnagogico o ipnopompico» ed è il dormiveglia, una condizione nella quale c’è nell’organismo una presenza simultanea di varie onde cerebrali che caratterizzano diversi stati di coscienza.
Il nostro cervello è plastico e la nostra narrazione interiore può trasformarlo. Godere di una simultaneità di dimensioni della coscienza, utilizzare capacità e aree del cervello comunemente latenti della mente e del corpo è possibile. Per far questo è necessario lasciar andare le resistenze, adottare una condotta wabi sabi nella quale transitorietà, ombra, melanconia, abbandono, un’elegante umiltà, non fanno paura, non sono respinti o indesiderati.
L’arrendersi al sonno e il rimanere a osservarlo, tanto da poter dormire e simultaneamente essere presenti è decisamente una condizione wabi sabi, è il tao del sonno e della veglia.
L’attività cerebrale, oggi, è misurabile in termini di onde e frequenze grazie all’EEG, ovvero l’elettroencefalogramma. La mente poetica può essere vista come la situazione in cui nel cervello c’è una presenza simultanea delle frequenze cerebrali a una certa intensità. In quella condizione la coscienza si espande oltre i confini della mente ordinaria, ed è possibile realizzare questo stato attraverso l’eliminazione dell’impedenza.
Possiamo vedere l’impedenza in termini fisici come resistenza elettrica e in termini psicologici come paura. La paura, infatti, si manifesta come spasmo, contrazione, attrito, resistenza.
Gli strumenti tecnologici misurano ciò che c’è e non considerano ciò che non c’è. Ciò che manca – l’aspetto wabi – non è però assente, ma solo invisibile. Osservare l’invisibile significa sapere che c’è, e avere fede nel fatto che c’è. La tigre che dorme ha fede nel fatto di poter percepire la preda, perciò anche nel sonno più profondo nessuno osa avvicinarsi a lei.
Chi non è totalmente presente a se stesso conosce le cose solo a metà, solo nell’aspetto visibile, mai in quello invisibile, quindi lascia sempre una metà di sé lontana: quando si addormenta dimentica lo stato di veglia e quando si risveglia dimentica lo stato di sogno.
La capacità di ricordare la condizione di sogno e la condizione di veglia simultaneamente, l’unione di giorno e notte, di femminile e maschile, di yin e yang, è uno stato di coscienza ampliata.
«Inemuri», mi disse Noburo, «non è solo la capacità di riposare varie volte nel corso della giornata, sui mezzi di trasporto o nelle pause del lavoro, è molto di più, in verità. È un potente strumento spirituale nel quale noi, sciamani yamabushi praticanti dello shugendō, ci esercitiamo per tutta la vita. Ma questo è anche lo strumento di cui ha bisogno il mondo per narrare una nuova economia, una nuova politica, una nuova ecologia, un uomo nuovo, per risolvere le contraddizioni della modernità, per ritrovare l’anima, che è natura, e riportarla a vivere e a trionfare.»
Una mente ampliata sa leggere il passato e sa vedere nel futuro perché è presente nell’istantaneità della medesimezza.
La grande terra di mezzo
A chi mi dice di essere troppo pigro rispondo: «Riposati!» È così che si vince la pigrizia.
Fai almeno un riposino al giorno, anche solo venti minuti sono sufficienti. Punta una sveglia dal suono dolce e rilassati. Se puoi addormentarti in un giardino, in un parco, in un bosco, all’aria aperta e in mezzo alla natura è molto meglio.
Vincere la pigrizia è come dimagrire. Per dimagrire devi mangiare, non digiunare. Bisogna che mangi cose sane, molto sane e molto buone. Allora non sentirai la necessità di metterti in bocca continuamente qualcosa, perché il tuo corpo sarà sempre ben nutrito e la tua mente appagata.
Ugualmente, per essere molto produttivo devi riposare nell’arco della giornata. Quando fai il riposino diurno, generalmente non sei così tanto stanco come quando vai a letto alla sera, perciò puoi essere più consapevole del passaggio dalla veglia al sonno e dal sonno alla veglia.
Queste transizioni vengono definite rispettivamente «stato ipnagogico» e «stato ipnopompico». Sono delle condizioni privilegiate nelle quali le onde cerebrali beta, alfa e theta sono presenti simultaneamente a un grado di intensità misurabile.
Le onde cerebrali, infatti, si distinguono tra loro per la frequenza. Possiamo vederle come delle note musicali: le onde a frequenza bassa possono essere paragonate al suono di un tamburo, mentre quelle ad alta frequenza al suono acuto di un flauto.
Nel box «Le frequenze cerebrali» riporto, per un approfondimento, quelle note a oggi.
LE FREQUENZE CEREBRALI
Onde gamma. Caratterizzano lo stato della concentrazione e del benessere, uno stato di benedizione, di grazia e di esperienza mistica, l’intenso apprendimento che porta alla la risoluzione di problemi complessi, in cui c’è l’elaborazione simultanea di informazioni da diverse aree del cervello. Lo stato gamma è lo stato dell’amore universale, della spiritualità, dell’ideale. Le onde gamma trasmettono informazioni molto velocemente e hanno un’alta frequenza, come quella di un flauto.
Onde beta. Sono proprie dello stato di veglia, degli stati cognitivi e dei momenti di stress e di intensa concentrazione, per esempio vengono generate durante i calcoli matematici o la soluzione di problemi.
Onde alfa. indicano lo stato di profonda calma accompagnato da consapevolezza e lucidità. Sono proprie dei momenti immediatamente precedenti l’addormentamento e immediatamente successivi il risveglio, ma solamente nella fase iniziale degli stessi. Un’alta frequenza di onde alfa caratterizza i momenti di creatività priva di sforzo.
Onde theta. Sono le onde degli stati di meditazione profonda, del rilassamento e del sogno (fase REM del sonno), dello stato ipnagogico e ipnopompico e della trance ipnotica. Caratterizzano anche la fase più avanzata del dormiveglia, cioè la fase avanzata dello stato ipnagogico o ipnopompico.
Onde delta. Sono le frequenze cerebrali che caratterizzano lo stato di sonno profondo, senza sogni, nel quale c’è la perdita della consapevolezza corporea, e caratterizzano altresì gli stati della meditazione più profonda. Le onde delta supportano il sistema immunitario e stimolano la rigenerazione e la guarigione dell’organismo, migliorando anche la nostra capacità di imparare. Sono onde lente.
A seconda del tipo di attività che stiamo facendo, alcune onde saranno prevalenti. Per esempio, se siamo in meditazione le onde alfa saranno predominanti, e in questo caso si dice che «siamo in uno stato alfa». Mentre ci addormentiamo lo stato beta lascia gradualmente il posto a uno stato alfa che, a sua volta, si converte in uno stato theta.
A circa quindici-venti minuti dall’inizio del riposo, si manifesta una massiccia presenza di onde delta. Il sonno REM viene raggiunto generalmente dopo venti-quaranta minuti dall’inizio dell’addormentamento. Se si dorme a lungo, le varie fasi del sonno non-REM e REM si alternano più volte e la fase REM, in cui si sviluppa il sogno e gli occhi si muovono sotto le palpebre (REM significa questo, da Rapid Eye Movement), si fa via via sempre più frequente.
Se ci svegliassimo dopo circa venticinque minuti dall’addormentamento, probabilmente emergeremmo da uno stato delta. Quando ci si sveglia in questa fase del sonno, generalmente si sperimenta una condizione definita «stato di confusione» perché la coscienza non è immediatamente vigile, cosa che non succede se ci si sveglia, invece, durante le fasi REM. In verità, si tratta di uno stato in cui c’è una copresenza di varie funzioni cerebrali. Saper vivere al meglio e prolungare questo stato è un’arte yogica che può dare grandi benefici.
L’importante è non svegliarsi di soprassalto. A questo fine è bene andare a riposare con l’intenzione di svegliarsi dolcemente e serenamente. Il ciclo veglia-sonno è influenzabile dalla qualità dei nostri pensieri e dall’autosuggestione. Poter svegliarsi lentamente, dolcemente, dopo circa venticinque minuti di sonno ci consente di sperimentare uno stato di contemporaneità di varie funzioni cerebrali. È questo lo stato che chiamiamo «ampliato».
Una condizione simile si verifica negli stati profondi di meditazione. Meditare durante il giorno è molto utile per facilitare il buon risveglio in fase delta e anche per imparare a prolungare la condizione in cui le onde e le attività del cervello sono tutte attive simultaneamente.
Direi che meditare una volta al giorno, stando semplicemente seduti nello zazen per venti minuti, e riposare una volta al giorno per venti minuti costituiscano una disciplina molto utile per chi vuole essere creativo, lucido, consapevole, attento e concentrato al massimo delle proprie capacità. Meditare è un’attività che si fa meglio al mattino, nelle prime ore della giornata. Il massimo sarebbe prima del sorgere del sole.
Per vivere, lavorare, creare, amare «con il favore degli dei» è importante affrontare i momenti del risveglio dal sonno in un certo modo. Quando emergiamo dal sonno, siamo infatti portatori di preziosi doni; conservare questi tesori, metterli a frutto, usarli è un’arte.
RITUALE INEMURI POMERIDIANO
- Nel tuo riposo pomeridiano addormentati con la decisione di risvegliarti dopo venti-venticinque minuti in modo molto dolce, progressivo, consapevole di ogni più piccola sensazione e provando intenso piacere. Punta una sveglia dal suono molto dolce e rimani immobile per qualche minuto appena sveglio.
- Mantieni gli occhi chiusi, senti il torpore e il calore del tuo corpo, immergiti in essi. Ascolta il tuo respiro, seguilo nel suo viaggio dentro e fuori dal tuo corpo e divieni consapevole del piacere che le funzioni organismiche, il movimento del respiro e degli organi manifesta.
- Stai in questa condizione il più a lungo possibile, osservando con consapevolezza il progressivo diradarsi della sensazione di disorientamento – che è frequente all’inizio, quando ti svegli mentre ti trovi in una fase delta del sonno.
- Alzati lentamente cercando di conservare tutte le tue sensazioni e torna alle tue attività della giornata sempre cercando di mantenere la medesima condizione di quei momenti: uno stato di coscienza ampliata in cui la mente poetica è presente perché l’impedenza è al minimo.
Con la pratica e la tua ferma decisione di migliorare, riuscirai a vivere con sempre maggiore intensità e in modo sempre più prolungato questa esperienza. Quasi senza accorgertene ti troverai a estendere questa esperienza in porzioni sempre più vaste della tua giornata finché diverrà una nuova condizione permanente, un nuovo modo di essere, di esistere, che si intensificherà sempre di più, permettendoti di essere più creativo e ispirato. Ne beneficerà persino la tua salute fisica perché le onde theta e delta sono le onde della rigenerazione e dell’autoguarigione del corpo.
RITUALE INEMURI PICCOLO E RIPETUTO
Durante il giorno, più volte, ricorda le sensazioni dello stato ipnopompico e ipnagogico, ripetendo a te stesso: «Sono il ponte arcobaleno tra due mondi». In questo modo cerca di essere congiunzione tra le...