Bastarde di Francia
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Bastarde di Francia

La figlia del cardinale

  1. 688 pagine
  2. Italian
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Bastarde di Francia

La figlia del cardinale

Informazioni su questo libro

Nella Francia di Louis XIII e del cardinale Richelieu, due giovani donne vivono gli stessi aneliti di ribelllione, cercando di non piegarsi a chi le vorrebbe pedine in una partita giocata da altri. «C'era un qualcosa di libero e selvaggio in quell'acqua torbida che la rendeva cento volte più desiderabile del mio bagno tiepido del sabato sera. Ma era un'illusione il suo incresparsi: non era acqua libera, come non ero libera io.» Tenuta di Meaux, Francia, 1630. La giovane Madeleine Pidoux, nipote del cardinale Richelieu, primo ministro del Re, temeva quel momento più di ogni altro: a Parigi stanno decidendo del suo destino e la sua vita cambierà per sempre. Sono due moschettieri giunti di gran carriera dalla capitale con l'ordine di scortarla a casa a farle capire che l'attesa dell'inevitabile è finita. Un anno prima, Vittorio Amedeo I, erede del ducato di Savoia, si era invaghito di lei, arrivando a pretendere dal re Louis XIII che la fanciulla rientrasse tra le clausole del trattato di pace tra Francia e Savoia. E ora è tornato a chieder conto di quella richiesta. Madeleine è diversa dalla gran parte delle giovani del suo tempo: colta e anticonformista, considera deplorevole il ruolo di favorita, al quale i giochi politici la vorrebbero spingere.
Durante il rocambolesco viaggio di ritorno, conosce uno dei soldati della guardia reale, Hauteville, tenebroso e sfuggente, deciso a resistere ai suoi capricci, ma ora dopo ora la vicinanza forzata sembra unirli in un legame speciale. Forse anche per questo, Madeleine decide di giocare l'unica carta che ha per essere libera: lo scandalo. Conosce un segreto del cardinale e potrebbe rivelarlo per farlo cadere in disgrazia.
È a questo punto che la vicenda di Madeleine si intreccia a quella di un'altra giovane donna, Cécile de La Baume, imprigionata in un forte a scontare l'atto di disobbedienza della sua famiglia al re di Francia.I destini di due donne coraggiose e indomabili si snodano in questo appassionante romanzo, costruito con la struttura del feuilleton ottocentesco, che ci riporta al tempo violento in cui comandavano le spade e solo le ribelli facevano sentire la propria voce. Prima di essere ricondotte al silenzio.

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Informazioni

1

Madeleine cerca la pace nel suo bosco, ma fa un incontro che le sconvolgerà la vita, mentre i savoiardi fanno saltare un ponte per scongiurare il suo rientro a Parigi

Meaux, 26 agosto 1630

Respirare. Era ciò di cui avevo bisogno. E di sentire l’erba soffice sotto i piedi e quella morsa alla bocca dello stomaco, quando il respiro si faceva più corto nell’incertezza dei miei passi in solitudine.
Una morsa di paura e insieme di euforia, una sensazione che mi dominava o che vincevo a seconda di come girava il vento, che portasse il profumo dolciastro dei tigli o quello d’ombra proveniente dal bosco.
Non c’era la sicurezza della casa in quell’angolo del parco, sebbene la cinta di un muro delimitasse i terreni. Chiunque, senza fatica, avrebbe potuto introdursi fin lì nascondendosi nel fitto della vegetazione che ormai cresceva inselvatichita.
Aveva tuonato tutto il pomeriggio.
Sul presto erano cadute anche poche gocce, così grosse e pesanti da far tremare le foglie e far rientrare in casa i gatti della cuoca, ma aveva smesso subito.
I gatti erano usciti di nuovo e dal terreno si era sollevato un vapore denso che avvolgeva le caviglie e scoraggiava le passeggiate, ma più tardi, mentre le persone timorate di Dio si radunavano per recitare il rosario, mi ero decisa a uscire.
Sola.
«Pioverà.» La sagoma di Camille si era stagliata nella luce dell’entrata delle scuderie.
«Magari no» avevo ribattuto, tornando a osservare il garzone che stringeva i finimenti di Eudore.
«Non hai mai paura, Leine?» aveva mormorato lei.
Mi ero voltata come se mi avesse punta con uno spillo. «Dovrei dargliela vinta?»
Marie era comparsa dietro la mia amica, cingendole la vita e posando la guancia sulla sua spalla. «Vuoi che ti liberi di questa impicciona, Madeleine?»
Avevo sorriso senza rispondere, afferrando le redini e avviandomi verso l’uscita.
Marie mi aveva riacciuffato da un polso.
«Ho bisogno di respirare.»
Una fossetta graziosa le si era formata sulla guancia destra: «Stai attenta».
Come se servisse.
«Starai buona, Eudore? Brava, non ti allontanare.»
Avanzai verso il cerchio di pietra della fontana che si sollevava giusto di una spanna sul livello del terreno.
Lo zampillo al centro faticava a puntare verso il cielo, otturato dall’incuria di anni, e ricadeva pigramente su Michel e Ninette. Li avevamo ribattezzati così, la ninfa e il tritone al centro della fontana, come se fossero due persone comuni. Lui che affondava quelle sue dita grosse nella morbidezza delle carni di pietra di lei; lei che fuggiva e rideva al tempo stesso, senza che si potesse dire se davvero lo respingesse o lo invitasse a insistere.
Il cielo brontolava, ma gli uccelli non tacevano ancora e una luce rosata sembrava provenire non dall’alto, ma da qualche parte al di là del bosco.
Sedetti sul bordo della vasca, immergendo le gambe fino al ginocchio nello specchio d’acqua. Era fredda: il perfetto ristoro in quella giornata di nuvole basse.
Mossi i piedi, chiusi gli occhi e mi lasciai cadere con la schiena sull’erba. C’era un qualcosa di libero e selvaggio in quell’acqua torbida che la rendeva cento volte più desiderabile del mio bagno tiepido del sabato sera. Ma era un’illusione il suo incresparsi: non era acqua libera, come non ero libera io.
Dissetarmi di voi.
Quella frase all’improvviso mi era esplosa in testa. Assieme al ricordo della sua voce, che non mi aveva mai abbandonato.
Lo sbaglio era mio: non avrei dovuto leggere le sue dannate lettere, ma la curiosità aveva vinto e così lui era arrivato fin qui. A profanare il mio nido con frasi invadenti, vischiose, che volevano apparire gentili, ma nelle quali leggevo una presunzione, una forza che non pensavo di poter fronteggiare o contrastare.
Mi rimisi a sedere, intrecciando le dita nella stoffa della gonna per calmare l’angoscia che mi aveva invaso il cuore.

Guarnigione di Saint-Germain-des-Prés

Quella mattina Parigi si trascinava verso la fine dell’estate in una quiete sonnacchiosa e la caserma era gremita di buona parte dei duecentocinquanta soldati scelti a protezione del re Louis XIII.
Quelli che mancavano erano d’istanza al Louvre o al seguito del sovrano in una battuta di caccia o rintanati nella fresca penombra di una taverna. Alcuni potevano vantare la fortuna di aver prolungato nella mattina l’incontro amoroso della sera precedente. La maggior parte di loro, invece, non si poneva il problema di trasformare in taverna la guarnigione stessa: c’era chi puntava ai dadi o a tric trac, giocandosi metà della paga, chi sorseggiava vino e chi pigramente chiacchierava, seduto alla grande tavolata nell’angolo del cortile, contrapposta al portone che dava accesso ai locali di rappresentanza.
Alcuni uomini si allenavano nel combattimento, ma più che una rigorosa esercitazione sembrava un gioco d’azzardo anche quello, considerando che le armi erano affilate come quelle ordinarie e che i motti di spirito, assieme alle risate degli spettatori, rendevano la sfida più rischiosa.
Era forse la caratteristica più saliente del corpo dei moschettieri: uno spudorato sprezzo del pericolo che a un occhio estraneo sarebbe parso fuori da ogni comune buonsenso; era facile spiegarlo invece se si considerava che quegli uomini avevano sbeffeggiato la morte più di una volta prima di essere ammessi nel reggimento e, quasi sempre, consideravano la vita militare come la sola possibile.
C’era però un evento che riportava sempre disciplina nella guarnigione di Saint-Germain-des-Prés: l’arrivo del capitano Jean de Peyrer, conte de Troisville.
Costui era l’uomo che poteva vantare la sincera amicizia del re Louis, il rispetto, tanto prezioso quanto raro, del cardinale Richelieu e la stima incondizionata dei propri uomini.
De Peyrer varcò l’arcata su cui si apriva il portone. Come d’abitudine si arrestò, serrando gli occhi celesti, mentre abbandonava l’ombra dell’androne per il sole del cortile; lanciò uno sguardo circolare, posandolo per un battito di ciglia su alcuni suoi uomini, poi nascose il volto sotto la tesa del cappello e si diresse verso l’entrata dell’edificio.
Man mano che sfilava in diagonale attraverso il cortile, i soldati si ricomponevano come bambini discoli all’entrata del maestro.
Arrivato all’altezza del tavolo, de Peyrer fece un cenno a Hauteville, proseguendo poi verso l’ufficio dove riceveva abitualmente.
Lui ripose la pistola che stava lucidando e lo seguì.
Hauteville aveva percepito il nervosismo del proprio capitano, soltanto a incrociarne lo sguardo. Salendo le scale dietro di lui ne ebbe conferma: i tacchi dell’uomo battevano furiosi sui gradini di pietra e sul pavimento in cotto del primo piano.
Una volta entrati, de Peyrer si mise a scartabellare tra i fogli, senza sedere alla scrivania e probabilmente senza leggere alcunché. «Chiudete la porta.» Poi sollevò gli occhi per piantarglieli in viso. «Il vostro compagno Bayeux?»
L’uomo strinse le labbra, una minima resistenza prima di rispondere che subito venne colta da de Peyrer: «Vi ho mai dato l’impressione di essere un fantoccio, lieutenant?».
«No, signore.»
«Bene, allora rispondetemi!»
Hauteville deglutì. «In qualche letto, suppongo.»
«Come immaginavo» sospirò de Peyrer profondamente. «Il cardinale ha scelto di affidarvi una missione delicata, questioni di spionaggio ad alte sfere, e per una volta sono d’accordo con lui.»
«Il cardinale ha fatto i nostri nomi?»
«Il vostro per intero.» De Peyrer fece uno dei suoi mezzi sorrisi, poi si fece mortalmente serio: «Al di là degli ordini che arrivano dal cardinale, mi fareste un favore personale».
Hauteville annuì: rifiutare un incarico del cardinale gli avrebbe causato grossi guai, negare un aiuto a de Peyrer gli era moralmente impossibile.
Quell’uomo lo aveva accolto nel reggimento senza bisogno di prove di valore, solo in virtù della sua antica nobiltà. Aveva intuito che si sarebbe rovinato in assenza di un ideale da seguire. Gli aveva detto: «Battetemi alla spada e il posto sarà vostro».
Poi era stato lui ad avere la meglio, dopo pochi minuti in cui Hauteville si era illuso di avergli dato almeno del filo da torcere. Eppure, nonostante ciò, il capitano gli aveva ugualmente assegnato il posto, dicendogli che, completamente sobrio, avrebbe potuto battere chiunque. Tranne lui, naturalmente, come avrebbe sostenuto qualsiasi altro guascone.
Erano passati più di due anni: ormai a Hauteville sembrava di riuscire a tenere a bada, almeno di giorno, il tormento che di notte ancora lo consumava, ma proprio in virtù di questo non poteva negare alcun favore al suo capitano.
«Dovete recarvi al villaggio di Meaux, sulla strada per Reims. Lì troverete una delle residenze di campagna di sua eminenza; preleverete la nipote del cardinale, Madeleine Pidoux, e la riporterete con voi a Parigi. Rapidamente, senza seguito e a cavallo.»
«Il cardinale non ha più le sue guardie?»
«Dubito che siano affari vostri» rispose seccamente de Peyrer. «Voglio che partiate subito. Per quanto ne sappiamo alcuni uomini sono già in viaggio, da un’altra direzione, e potrebbero giungere a lei prima di voi. Siete autorizzati a eliminare chiunque si ponga tra voi e il vostro obiettivo di riportarla nella capitale» disse e serrò le labbra, facendogli capire che non avrebbe aggiunto dettagli sulla questione. «Scriverò alla ragazza, così che sappia che vi mando io.» Vergò poche parole su un foglio, sciolse la ceralacca e sigillò la missiva, porgendogliela. «Ha già ricevuto comunicazioni da suo zio e questo dovrebbe bastare. Fatevi accompagnare da Castelmore.» De Peyrer appoggiò le nocche delle mani al suo tavolo e trasse un sospiro. «Quando Bayeux salterà fuori, ve lo manderò dietro come rinforzo; ricordate che ci si aspetta da voi la massima discrezione.»
Hauteville mise la lettera nella tasca della propria giubba e fece per inforcare la porta.
«Monsieur...»
«Sì, capitano?»
«Madeleine...» de Peyrer usava familiarità nel nominarla. «Vi servirà pazienza con lei.»
Hauteville gonfiò il petto. Non era certo il più affabile nel reggimento, ma poteva limare la propria scabrezza se si trattava di una mi...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. BASTARDE DI FRANCIA
  4. Personaggi
  5. 1. Madeleine cerca la pace nel suo bosco, ma fa un incontro che le sconvolgerà la vita, mentre i savoiardi fanno saltare un ponte per scongiurare il suo rientro a Parigi
  6. 2. Dove si vedono i moschettieri confrontarsi con tre fanciulle caparbie e si ha conferma che i rapporti di vicinato non sono sempre distesi
  7. 3. La notte non porta consiglio. Pensieri, dialoghi e confidenze che riguardano la nostra eroina
  8. 4. Dove la duchessa di Savoia disubbidisce al duca e un impero muove le pedine per ostacolare un’alleanza
  9. 5. Madeleine dà l’addio al suo mondo sbalzata lontano da una forza perversa. I moschettieri lasciano la piccola fortezza per andare in campo aperto. L’importante è che ne arrivi a Parigi anche uno solo
  10. 6. Un fazzoletto cambia di mano e lascia un moschettiere sotto il fuoco di un nemico più insidioso di una lama. Sette uomini vestiti di nero trovano ricovero nella stessa locanda e Madeleine scopre che è solo l’inizio
  11. 7. Come una moneta d’argento in una borsa di livres senza valore, l’innocenza risplende nella notte
  12. 8. Una spada puntata alla gola del peggiore degli infami non asciuga le lacrime di Madeleine. E veniamo a sapere come la nostra eroina abbia conosciuto il principe di Piemonte e Cristina di Francia
  13. 9. Sulla scacchiera il re e la regina tengono le loro posizioni. Un sacrificio è richiesto, ma non saranno loro a cadere. Intanto nella notte c’è chi getta alle ortiche la faccia e lo spallaccio
  14. 10. Le messe del cardinale sono lunghe e noiose e le sue chiacchiere spifferano più di quel che dovrebbero. Mentre Madeleine non prova alcun sollievo nello svelare un segreto
  15. 11. Madeleine con coraggio affila gli artigli, ma Richelieu, si sa, è abile a trattare con gatti riottosi. I giardini del Luxembourg profumano di fresco e inducono a confidenze dietro le lunghe ciglia
  16. 12. La viltà di un uomo di lettere provoca una zuffa tra due moschettieri. A Torino un principe diviene duca e il suo pensiero più pressante è il grembo della nostra ragazza
  17. 13. Una moglie disprezzata dalla vita, una moglie infedele e una ignara di esserlo
  18. 14. Louis muove Madeleine come una pedina. La accompagna nei giardini del Louvre e intanto la spinge verso l’alcova che più gli convenga. Essere re significa anche saper guidare i muli
  19. 15. Re Louis, amante delle belle cose, incontra un pittore e ne riceve un ritratto sconcertante. Mentre suo fratello Gaston prepara per il cardinale un regalo di compleanno assai sgradito
  20. 16. Tra busti e dipinti dei Grandi di Francia i valorosi moschettieri si scontrano con i mercenari. La vittoria sarà loro ma, ahimé, uno resterà sul terreno. Nel silenzio della notte, nel palazzo deserto un dolce veleno circola nelle vene di Hauteville che non sa trarsi d’impaccio, o non vuole
  21. 17. Dove si parla di missive, buste, biglietti. Dove ambasciator non porta pena ma tasche piene di lettere che pesano come i ferri a cui l’appenderebbero, se scoperto
  22. 18. Da uomo a uomo: lo sconcerto di uno alimenta le speranze dell’altro, ignari che altrove due sgherri, un pizzico di orgoglio e una misura colma di imprudenza causeranno un gran pasticcio
  23. 19. L’aspra realtà del mondo si abbatte sulla nostra eroina mentre un moschettiere vive un incubo e un altro sogna un’ascesa sfavillante
  24. 20. La giornata più atroce per Madeleine sembra prendere la piega più bella, ma una serpe vede ciò che non avrebbe dovuto
  25. 21. Dove le coppie si scambiano i letti come le carte a piquet e un’antica profezia formulata per spaventare un ragazzino incute ancora terrore. Intanto a Parigi un marchese si macchia del delitto più abietto
  26. 22. La paura del peccato non spegne la fiamma e una proposta “decente” fa arrossire il capitano dei moschettieri
  27. 23. Una regina e un pittore creano eternità, mentre nel buio di Parigi un carceriere consegna il suo trofeo a un altro aguzzino
  28. 24. La vergogna di Madeleine rincuora il cardinale. Il re gioca a fare il sensale con la nostra eroina e conosciamo un conte linguacciuto che un moschettiere infilzerebbe volentieri
  29. 25. Parole trattenute nel cuore troppo a lungo evocano emozioni che tessono un legame invisibile tra due ragazze lontane
  30. 26. Rimproveri, insulti, duelli. Dove le parole dettate dall’urgenza danno speranza mentre i mormorii uditi per caso gettano nello sgomento
  31. 27. L’uccellino sembra cadere in trappola ma in realtà è lui che prende al laccio la preda. Un pensiero vergognoso si trasforma in un gesto segretissimo che apparterrà solo a lei
  32. 28. In un’atmosfera tetra e senza tempo un nome brucia sulle labbra di chi lo pronuncia e nel cuore di chi lo ascolta
  33. 29. Madeleine si infila in una situazione scomoda e sfida i moschettieri ad aiutarla. L’ordine naturale delle cose dovrebbe contribuire alla salute del regno e alla gloria del cardinale; all’opposto, sua eminenza è corroso da un dubbio
  34. 30. Dove un martire porta la propria testa su un vassoio scorrono le lacrime che ricongiungono una figlia alla madre; i segreti hanno un valore e non si possono serbare in eterno
  35. 31. Un’ombra nella notte si porta via un innocente mentre Caino continua a colpire
  36. 32. Una confessione più dolorosa di una ferita mortale per il nostro moschettiere
  37. 33. Chi passa inosservato o è un ladro o una spia, o una serva che sa sempre cosa succede nel letto della sua padrona. Un gesto di ribellione ha un alto prezzo da pagare e si sa: prima si inizia e prima si finisce
  38. 34. Un nome dimenticato su un vecchio registro. Un nome sconosciuto sarà lo sposo. Un nome strappato alle labbra di una fanciulla. Un nome sulla bocca di una regina muove a desiderio
  39. 35. Il capitano scopre l’illecito legame, mentre la nostra eroina, abituata alla crudeltà altrui, si accorgerà con la regina di Francia che se lasci il fianco esposto la stoccata può essere all’inglese
  40. 36. Tra amici si parla d’amore e sacrificio: il maestro non sa, l’apprendista gli svela. L’uomo in pace con la propria coscienza non teme castigo divino, ma su di lui si abbatte quello umano
  41. 37. Stoffe, trine e merletti: tre donne sotto il cielo di Francia con gli stessi dubbi, crucci e affanni
  42. 38. In Consiglio di Stato la regina madre apre il fuoco contro Richelieu. Tre bottoni saltano dal farsetto come saltano i nervi del re in una mattinata in cui tutto precipita per il cardinale
  43. 39. I cuori dei nostri innamorati ritrovano un battito di speranza, mentre Louis XIII e il cardinale Richelieu discutono dei destini di Francia gettando le basi della “Grandeur”
  44. 40. Madeleine scivola verso nozze repentine, ma non si affida alla misericordia di Dio. In confessionale giura lealtà, ottenendo la promessa di una mercede
  45. 41. Prima notte di nozze. Notte di sgomento. Notte di incubi. Notte di inganno
  46. 42. Una cappa scura nasconde il suo dolce sorriso. Avanza leggera, schivando pozzanghere e seminando briciole di felicità: l’ultimo scampolo di paradiso prima del tempo delle amare lacrime
  47. 43. I potenti ordinano, gli altri devono ubbidire: nemmeno origini nobilissime salvano da un destino tracciato da mani estranee come se fosse un disegno a sanguigna
  48. 44. Partita. Andata. Perduta. Ma una speranza cavalca sulla strada per Bayonne
  49. Nota storica
  50. Ringraziamenti
  51. Copyright