Lo schema Ponzi
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Lo schema Ponzi

Romanzo di una truffa

  1. 512 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
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Lo schema Ponzi

Romanzo di una truffa

Informazioni su questo libro

Il 15 gennaio 1919 un serbatoio con otto milioni e settecentomila litri di melassa esplose e si riversò sulla città di Boston provocando ventuno morti e cinquecentodieci feriti. Quest'onda − vischiosa e nera − fu solo la prima a travolgere la città. La seconda, invece, fu invisibile, ma causò danni incalcolabili. Un'ondata di ricchezza e benessere improvvisi che in pochi mesi fece piovere milioni di dollari sugli abitanti di Boston, coinvolgendo tutti i quartieri, le razze e le classi sociali. Il merito, o la colpa, fu di un solo uomo: Carlo "Charles" Ponzi. Giunto in America dall'Italia all'inizio del Novecento, con mezza laurea in Giurisprudenza e il desiderio di un riscatto sociale che l'amata madrepatria non sarebbe mai riuscita a dargli indietro. La strada più veloce passava dai francobolli e dai Buoni Postali di Risposta Internazionale che gli permisero di pagare interessi stellari a tutti coloro che scommettevano su di lui affidandogli i loro soldi e i loro sogni. Sempre sorridente − anche nei momenti più bui − carismatico e visionario, in soli nove mesi rese ricca la quasi totalità degli abitanti di Boston.
La sua epopea, tuttavia, s'incrociò con quella di Richard Grozier, il quale, succeduto al padre nel momento più difficile del Boston Post, intuì che c'era un'unica storia che gli avrebbe permesso di salvare il giornale di famiglia, e quella storia si chiamava: Charles Ponzi.

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Informazioni

EMANUEL SPERANZA

Il 4 luglio, le strade erano illuminate a giorno dai fuochi d’artificio.
«Emanuel, come se chiama il marito di Rose, la sorella de Theresa…»
«Carlo? Ponzi…»
«E dove hai detto che c’ha l’ufficio?»
«Al 27 di School Street.»
«Allora è lui. Stamattina nel North End girava una voce. Che ci hanno fatto una causa per un milione di dollari…»
«Un milione?»
«Guarda qua, il “Boston Post”… l’ho trovato a Beacon Hill, a casa dei Warren quando sono andata a far le pulizie stamattina.»
«Non dice il suo nome…»
«Dice 27 School Street. È lì che c’è sempre la fila, dicevi.»
«Securities Exchange Company. Cazzo!»
«Deve essere proprio ricco… per avere qualcuno che gli chiede così tanti soldi, eh?»
«Che ne so, io.»
«Cosa state trafficando con Carlo… da dove arrivavano quei soldi?»
La mia testa cominciò a ronzare a vuoto come il motore di un’automobile.
«Se ti chiedono un milione di dollari è perché si presume che tu li abbia, mamma. E se Carlo li ha, possiamo stare sicuri che ci ripagherà.»
«Tutti dicono che è milionario…»
«Certo che è milionario! E noi ci fidiamo di lui. Come fai a non fidarti di uno così ricco?»
«Certo. E come fai a non fidarti di qualcuno, quando c’è tutta una città che lo sta facendo insieme a te, vero Emanuel?»
La notizia salì fino ai piani alti del West End, dove risuonò come un colpo di grancassa nel silenzio.
«Manny, vai fuori. C’è una telefonata per te.»
Mad mi mandò a bordo piscina. C’era uno dei suoi domestici che mi aspettava in piedi, davanti a uno dei tavolini, coi guanti bianchi reggeva il telefono. Era Mr Cooper. Aveva un tono molto solenne. Come se fosse in rappresentanza di tutti i suoi colleghi WASP.
«Emanuel, dimmi che sta succedendo con la SEC. L’hai letto il “Boston Post” di ieri?»
«Sì, l’ho letto, Mr Cooper.»
«Che diavolo state combinando tu e quel Ponzi con i nostri soldi?»
Gli ripetei quello che stavamo pensando tutti: se gli hanno chiesto un milione di dollari è perché ce l’ha, un milione di dollari. Mr Cooper era un uomo di mondo. Dirigeva un’azienda. Sapeva meglio di me come funzionavano queste cose.
«Senti un po’, stupido di un italiano! Qua stiamo parlando di soldi. Forse non ti è chiaro. Ora ti spiego una cosa: se ti chiedono un milione di dollari, non è detto che tu li abbia, anzi forse te li chiedono appunto perché pensano che tu non li abbia proprio. Se invece sei tu a dire in giro di avere un milione di dollari, devi provare ai procuratori di averli sul serio!»
«Capisco, Mr…»
«Se poi tutti in città sanno che hai un milione di dollari, c’è da vedere da dove arrivano questi soldi e se sono realmente i tuoi. Insomma, non so se l’hai capito – caro il mio genio della finanza – il tuo compare, Ponzi, può non averlo proprio questo milione di dollari, oppure può averlo ma non averne diritto, perché magari sono solo soldi degli altri.»
«Mr Cooper, parlerò con Charles appena possibile…»
«Emanuel Speranza… Ricordati che se la nave affonda, sarai tu a ridare indietro tutti i soldi. Ce li metterai di tasca tua. Intesi?»
«Mr Cooper, io non li ho tutti quei soldi. Sono dentro la SEC…»
«Il fatto che tu non li abbia a me non interessa.»
«Mr Cooper…»
«Noi siamo gente seria… Pensi che ci facciamo fregare da due figli di nessuno come voi?»
«Charles ripagherà fino all’ultimo centesimo, glielo prometto.»
«Bene, perché altrimenti sarai tu a pagare, con qualsiasi moneta. Anche la galera!»
Riattaccò.
Il cassetto del mio comodino era pieno di cambiali della SEC firmate da Ponzi. Secondo i miei calcoli, prima di settembre, continuando a tenere depositati tutti gli interessi, Carlo mi avrebbe dovuto pagare tremilaseicento dollari in un’unica soluzione. Erano i soldi che un operaio specializzato guadagnava in un anno di lavoro. Con quelli mi sarei finalmente liberato da questa doppia vita.
«Emanuel, io sono stanca. Sono due settimane che non ho notizie di te. Due settimane! Mi hai chiamato tre volte, in due settimane. Ti sembra normale?»
«Theresa, è un discorso che abbiamo già fatto…»
«Sì, esatto. È un discorso già fatto. Tutto quanto è già successo. Sono mesi che va avanti così! Anche le tue risposte sono sempre le stesse. Adesso mi dirai che hai lavorato giorno e notte, che lo hai fatto per noi, lo stai facendo per me e per tua madre…»
«…è la verità!»
«Vuoi fare qualcosa per me e per tua madre? Perché non cominci a stare… con me e tua madre!»
«Se continua così, prima dell’autunno avrò soldi sufficienti per portarvi in California… oppure tornare in Italia.»
«Io non voglio una nuova vita. Io voglio questa vita, adesso!»
Tentai di abbracciarla ma lei mi evitò.
«Non è possibile adesso, Theresa, te l’ho spiegato.»
«Allora non è possibile nemmeno per me.»
«Che significa?»
«Significa che non possiamo continuare così.»
«Bene! Allora vuoi che rinunci al mio lavoro? Con tutti i sacrifici che ho fatto!».
«Emanuel, sono mesi che prego Dio… che ti dia il coraggio di farlo. Non l’hai mai fatto. Mi basta questo.»
Theresa se ne restò immobile, in silenzio per qualche istante. Fissava il pavimento, mentre una lacrima le scendeva dalla guancia. Poi scosse la testa:
«Non con questa persona.» Alzò lo sguardo e mi squadrò dalla testa ai piedi. «Guardati, non ti riconosco nemmeno più.»
A quel punto fui io ad abbassare lo sguardo.
«È l’America, Theresa. Questo paese…»
«L’America la portiamo tutti sulle spalle. C’è anche chi lo fa onestamente…»
«Mi stai dicendo che sono un truffatore?»
«No! Non sei un truffatore. Sei solo un ragazzino che si è fatto trascinare troppo…»
«Ci devo convivere io, con la fatica che sto facendo, per portare a casa questi soldi…»
«Hai detto bene! Ci devi convivere tu.»
Theresa fece due passi, aprì la porta della mia stanza e si fermò in attesa, di fianco all’uscio.
«Scegli che strada vuoi prendere, Emanuel Speranza.»
Io restai immobile e lei alzò i tacchi. C’era poco da dire. Non mi avrebbe più aspettato.
Avevo bisogno di fermarmi a pensare. Era tutto così surreale. Io stavo facendo ogni cosa per lei, e adesso lei mi aveva fatto capire chiaramente che era pronta ad andare avanti senza di me. Ero troppo impegnato a fare, a risolvere, a sistemare, a investire e a provare a cambiare vita, che non mi preoccupavo di quello che invece stavo vivendo nel presente. Forse anche perché se lo avessi fatto, mi sarei sentito male.
Mia madre continuava a lavorare e anche lei non la vedevo praticamente più. Erano passati un paio di mesi dal nostro pranzo da Boni’s. Ogni tanto la incrociavo in giro per casa la sera tardi, ma nessuno dei due riusciva a parlare. Inoltre, Mad era diventata sempre più possessiva. L’ultima settimana mi aveva costretto a stare nella villa per sette giorni consecutivi. Non mi aveva mai permesso di uscire.
Adesso si erano aggiunti anche Mr Cooper e tutta la cerchia di Mad. Li immaginavo che parlottavano tra loro, che mi guardavano da lontano, aspettando che io o Carlo facessimo un passo falso. Sentivo la pressione del divario sociale. Sapevo che forse, più di tutto quello che stavo rischiando sugli altri fronti, loro non me l’avrebbero perdonata. Nessun errore, mio o di Carlo, ci sarebbe stato condonato da quella gente. E non penso che fosse solo una faccenda di soldi. Erano già tutti pieni di soldi. Sarebbe stata più una questione di principio, di reputazione.
Grazie ai soldi che aspettavo da Ponzi, decisi che potevo fare a meno di Mad e di questa doppia vita. Era ora di trovarmi un impiego stabile, un lavoro che potevo raccontare a tutti, senza dovermi più inventare delle storie assurde ogni volta. Avrei restituito tutti i vestiti e i regali a Mad. L’avrei ringraziata e mi sarei congedato con stile, come quando finisce una storia d’amore. Anche se amore non era.
Mad si alzò in direzione del tavolo. Frugò dentro la sua borsa e mi tirò venti dollari.
«Tieni, dalli a tua madre.»
«Grazie ma…»
«…te ne servono altri? Ti servono altri soldi, Emanuel? Cosa ti serve?»
«No, no, ti prego, tu sei già troppo…»
«…troppo cosa?» Si sedette davanti a una grande consolle ricoperta di cipria e bottigliette di vetro. Le lampadine attorno allo specchio e l’oro del mobile le illuminano il volto. «Troppo vecchia? O troppo ricca?» Iniziò a truccarsi.
«Troppo gentile… Mad. È ora di finirla. Io… io devo trovarmi un lavoro. Voglio campare come una persona…»
Feci per uscire dal giardino d’inverno.
«Dove vai, Emanuel? Perché te ne vuoi andare?»
«La mia famiglia non mi vede da giorni…»
«Oh! La tua… la tua famiglia!»
«Io penso che dovremmo ridurre i nostri incontri a solo una vol…»
«…la tua famiglia!»
«…sì, una volta a settimana.»
Mad diede un pugno sulla consolle. Cadde tutto a terra. Una delle lampad...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. LO SCHEMA PONZI
  4. Premessa
  5. NOTA DELL’EDITORE PURITY PUBLISHING HOUSE INC.
  6. NOTA DELL’AUTORE
  7. ALLEGATO AL MANOSCRITTO
  8. EDDA GRÜNN
  9. ROSE GNECCO
  10. EMANUEL SPERANZA
  11. EDDA GRÜNN
  12. ROSE GNECCO
  13. HENRY CHMIELINSKI
  14. EDDA GRÜNN
  15. EMANUEL SPERANZA
  16. UNITED STATES POSTAL SERVICE / 31 MILK ST LBBY, BOSTON, MA. 02109 / UNITED STATES OF AMERICA
  17. ROSE GNECCO
  18. EDDA GRÜNN
  19. JOSEPH DANIELS
  20. ETTORE GIBERTI
  21. EMANUEL SPERANZA
  22. ETTORE GIBERTI
  23. ETTORE GIBERTI
  24. EMANUEL SPERANZA
  25. EDDA GRÜNN
  26. EDITH GIBERTI
  27. ETTORE GIBERTI
  28. FRANK POPE
  29. EDDA GRÜNN
  30. EMANUEL SPERANZA
  31. ROSE GNECCO
  32. EMANUEL SPERANZA
  33. EDDA GRÜNN
  34. ROSE GNECCO
  35. PRINCIPO SANTOSUOSSO
  36. HENRY CHMIELINSKI
  37. EMANUEL SPERANZA
  38. HENRY CHMIELINSKI
  39. ROSE GNECCO
  40. HENRY CHMIELINSKI
  41. EDDA GRÜNN
  42. ROSE GNECCO
  43. PRINCIPO SANTOSUOSSO
  44. HENRY CHMIELINSKI
  45. JOSEPH DANIELS
  46. EDDA GRÜNN
  47. PRINCIPO SANTOSUOSSO
  48. EMANUEL SPERANZA
  49. ROSE GNECCO
  50. HENRY CHMIELINSKI
  51. EMANUEL SPERANZA
  52. ROSE GNECCO
  53. EDDA GRÜNN
  54. WILLIAM MCMASTERS
  55. PRINCIPO SANTOSUOSSO
  56. EDDA GRÜNN
  57. WILLIAM MCMASTERS
  58. EDDA GRÜNN
  59. ROSE GNECCO
  60. WILLIAM MCMASTERS
  61. ETTORE GIBERTI
  62. PRINCIPO SANTOSUOSSO
  63. ROSE GNECCO
  64. WILLIAM MCMASTERS
  65. EMANUEL SPERANZA
  66. ROSE GNECCO
  67. PRINCIPO SANTOSUOSSO
  68. EDDA GRÜNN
  69. ROSE GNECCO
  70. EDDA GRÜNN
  71. EMANUEL SPERANZA
  72. JOSEPH DANIELS
  73. EMANUEL SPERANZA
  74. PRINCIPO SANTOSUOSSO
  75. HENRY CHMIELINSKI
  76. EDDA GRÜNN
  77. EMANUEL SPERANZA
  78. EDDA GRÜNN
  79. ROSE GNECCO
  80. ROSE GNECCO
  81. Copyright