Il tempo dei segreti
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Il tempo dei segreti

A Medjugorje la Madonna ha deciso di cambiare il mondo

  1. 224 pagine
  2. Italian
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  4. Disponibile su iOS e Android
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Il tempo dei segreti

A Medjugorje la Madonna ha deciso di cambiare il mondo

Informazioni su questo libro

« Ci sia sempre di conforto il fatto che i dieci segreti sono anzitutto un evento salvifico, perché sono l'occasione per ritornare a Dio, per convertirsi, per sfuggire alle trame diaboliche del nemico della nostra salvezza.»
- Padre Livio - Fin dalle prime apparizioni a Medjugorje, iniziate nel 1981, la Madonna ha svelato ai sei veggenti dieci segreti sul futuro della Chiesa e del mondo. Nel corso di quarant'anni si sono fatte molte ipotesi su tali segreti, dei quali i veggenti conoscono luoghi, date e contenuti. E che verranno svelati con tre giorni di anticipo rispetto al loro compimento, in modo da convincere anche i più increduli che veramente la Madonna è apparsa a Medjugorje. In ambito biblico, quarant'anni sono un tempo dal significato profondo, che richiama il lungo periodo della peregrinazione degli Ebrei nel deserto, prima dell'arrivo nella Terra promessa. Ecco perché cresce, tra i fedeli, l'attesa del tempo dei segreti che, pur essendo una stagione di prove, rappresenterà proprio l'ingresso nel mondo nuovo della pace, così a lungo atteso. La situazione di crisi generalizzata dell'umanità - col diffondersi dell'ateismo, di guerre e violenze, di fondamentalismi, di sconvolgimenti ambientali, fino all'ultima pandemia - sembra preannunciare proprio l'imminenza dello scatenamento satanico, del primo combattimento in cui la Donna vestita di sole affronterà il dragone infernale. Interrogato da Diego Manetti, padre Livio esamina questi segni e ripercorre i messaggi attraverso i quali Maria ci ha chiesto di non essere in passiva attesa, nel momento di prova per la fede, ma di restare vigili e in preghiera, nella dimensione della speranza e della conversione, per affrettare il trionfo finale, il compiersi del regno della pace.

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Informazioni

1

STORIA UMANA E STORIA DELLA SALVEZZA

Caro padre Livio, eccoci giunti a un nuovo appuntamento con i nostri lettori. Questa volta il titolo del nostro libro è quanto mai esplicito: Il tempo dei segreti. A Medjugorje la Madonna ha deciso di cambiare il mondo. Come facciamo ormai da oltre dieci anni, anche ora il desiderio che ci muove a dialogare sul tema prescelto è di offrire una sorta di accompagnamento, una introduzione al tempo dei segreti che, come vedremo, è già iniziato. Ed è un tempo fatto di attesa, vigilanza e preghiera, come la Regina della Pace sempre più insistentemente ci ricorda.
Non si tratta di spargere timori infondati, bensì di ricordare come, da quarant’anni, la Madonna stia portando avanti, da Medjugorje, un progetto di misericordia e di salvezza che si oppone decisamente al perverso piano di satana: da una parte, la Regina della Pace vuol condurre l’umanità a suo Figlio Gesù; dall’altra, il Maligno cerca di sostituire il cristianesimo con una nuova religione “umanitaria” che vorrebbe fare dell’uomo il nuovo dio al posto di Dio. Mentre il tempo si fa sempre più breve, la Madonna prepara i suoi «apostoli dell’amore» affinché siano strumento della sua vittoria contro il dragone infernale nel tempo della prova della fede. Un tempo nel quale – come ci testimonia Mirjana nel suo libro Il mio cuore trionferà – attraverso i segreti la Madonna ha deciso di cambiare il mondo…
Per comprendere il valore di questa affermazione – che giustamente richiami fin da subito perché è un po’ il filo rosso di questo nostro dialogo sul tempo dei segreti di Medjugorje – credo sia opportuno parlare proprio del tempo che stiamo vivendo, un momento che si colloca tra i due estremi della storia della salvezza: la creazione e la fine del mondo.
È utile ricordare quanto Benedetto XVI scrive nel suo libro La luce del mondo (2010):
«È importante che ogni epoca stia presso il Signore. Che anche noi stessi, qui ed ora, siamo sotto il giudizio del Signore e ci lasciamo giudicare dal suo tribunale. Si discuteva di una duplice venuta di Cristo, una a Betlemme ed una alla fine dei tempi, sino a quando san Bernardo di Chiaravalle parlò di un Adventus medius, di una venuta intermedia, attraverso la quale sempre Egli periodicamente entra nella storia. Credo che abbia preso la tonalità giusta. Noi non possiamo stabilire quando il mondo finirà. Cristo stesso dice che nessuno lo sa, nemmeno il Figlio. Dobbiamo però rimanere per così dire sempre presso la sua venuta, e soprattutto essere certi che, nelle pene, Egli è vicino. Allo stesso tempo dovremmo sapere che per le nostre azioni siamo sotto il suo giudizio».
Queste parole ci dicono chiaramente che occorre sempre vivere il momento presente nella attesa della venuta di Cristo: non solo la sua venuta “ultima” – nel tempo dell’Apocalisse – bensì anche la sua venuta salvifica in ogni momento della nostra storia, allorché ci mettiamo sotto il suo sguardo, desiderosi di conoscere e compiere la sua volontà. Il tempo, infatti, è di Dio, come ci ricordano san Paolo – «In lui siamo stati fatti anche eredi, essendo stati predestinati secondo il piano di colui che tutto opera efficacemente conforme alla sua volontà» (Ef 1,11) – e, prima di lui, il profeta Daniele: «Egli alterna tempi e stagioni, depone i re e li innalza, concede la sapienza ai saggi, agli intelligenti il sapere» (Dn 2,21).
Prendere consapevolezza del momento presente – nel quale l’umanità è ormai giunta alle soglie di un bivio decisivo, come abbiamo detto nel nostro precedente libro1 – è possibile solo guardando alla storia come storia della salvezza, in cui al centro non è più l’uomo, bensì Cristo, unico Signore della storia. E la storia della salvezza ha il suo spartiacque nella incarnazione del Verbo di Dio, attraverso il quale si opera la redenzione dell’umanità: un avvenimento dunque decisivo, in vista del quale è stato orientato tutto lo svolgersi dei secoli precedenti. Con la venuta terrena di Gesù, è iniziato il tempo della grazia, che avrà termine con la fine del mondo. In questo lasso di tempo, se devo identificare una particolare «venuta intermedia» di Gesù, penso al trionfo del Cuore Immacolato di Maria: quello sarà un momento molto forte, in cui si vedrà che la Madonna, con la potenza concessale da suo Figlio, vincerà il Maligno e concederà al mondo un tempo di pace. Si capirà – in questo tempo segnato dal compiersi dei dieci segreti di Medjugorje – che Dio è il Signore della storia e che, in seguito, la fine del mondo vedrà il trionfo definitivo di Cristo sul demonio. Ecco, credo che questa sia la prospettiva da assumere in questo particolare momento storico: guardare al ritorno glorioso di Cristo, nella parusia, ma sapendo che, prima di allora, ci sarà già un inizio della vittoria escatologica di Dio con il trionfo del Cuore Immacolato di Maria al termine del tempo dei segreti.
La prospettiva che hai aperto, padre Livio, conduce a considerare, come necessaria cornice del nostro discorso, la storia come storia della salvezza, in ottica lineare, cioè finalizzata a Cristo e alla redenzione da Lui operata:
«poiché in lui sono state create tutte le cose che sono nei cieli e sulla terra, le visibili e le invisibili: troni, signorie, principati, potenze; tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui» (Col 1,16).
Prospettiva ribadita anche dal Catechismo della Chiesa Cattolica (CCC):
«La creazione è il fondamento di tutti i progetti salvifici di Dio, l’inizio della storia della salvezza, che culmina in Cristo. Inversamente, il mistero di Cristo è la luce decisiva sul mistero della creazione: rivela il fine in vista del quale, «in principio, Dio creò il cielo e la terra» (Gn 1,1): dalle origini, Dio pensava alla gloria della nuova creazione in Cristo» (CCC 280);
«La catechesi sulla creazione è di capitale importanza. Concerne i fondamenti stessi della vita umana e cristiana: infatti esplicita la risposta della fede cristiana agli interrogativi fondamentali che gli uomini di ogni tempo si sono posti: “Da dove veniamo?”, “Dove andiamo?”, “Qual è la nostra origine?”, “Quale il nostro fine?”, “Da dove viene e dove va tutto ciò che esiste?”. Le due questioni, quella dell’origine e quella del fine, sono inseparabili. Sono decisive per il senso e l’orientamento della nostra vita e del nostro agire» (CCC 282).
A questa concezione lineare della storia – per cui lo svolgersi degli avvenimenti avrebbe pieno significato nel raggiungimento di uno scopo ultimo fissato prima ancora della creazione – si oppone la visione ciclica tipica della cultura greco-romana. Platone (IV sec a.C.) dedica il dialogo del Timeo alla nascita del mondo, sostenendo che il Demiurgo – il mitico artefice del cosmo – avrebbe plasmato la caotica materia originaria cercando di renderla il più possibile somigliante al mondo perfetto delle idee, ovvero l’Iperuranio. Per realizzare tale somiglianza il Demiurgo avrebbe impresso nel mondo uno svolgimento storico ciclico, affinché questo fosse «immagine mobile dell’eternità». Tutti i tempi astrali dei diversi corpi celesti sono regolati secondo un unico, grande movimento che è quello del «Grande Anno» platonico, ovvero del tempo impiegato dai corpi celesti per ritornare nelle primitive posizioni di partenza. Il senso della storia sarebbe dunque interamente all’interno di questa eterna ciclicità.
Già prima di Platone, Empedocle (V sec a.C.) affermava la ciclicità della storia, parlando di quattro radici (acqua, aria, terra, fuoco) continuamente aggregantesi e disaggregantesi per l’alternante prevalenza di una delle due forze che eternamente si oppongono in natura, ovvero Amore e Odio.
Attraversando secoli di filosofia, si giunge al pensiero di Nietzsche, nel xix secolo, che ribadisce la ciclicità della storia (più a livello filosofico che cronologico) con la famosa dottrina dell’eterno ritorno:
«Che accadrebbe se un giorno o una notte, un demone strisciasse furtivo nella più solitaria delle tue solitudini e ti dicesse: “Questa vita, come tu ora la vivi e l’hai vissuta, dovrai viverla ancora una volta e ancora innumerevoli volte, e non ci sarà in essa mai niente di nuovo, ma ogni dolore e ogni piacere e ogni pensiero e sospiro, e ogni indicibilmente piccola e grande cosa della tua vita dovrà fare ritorno a te, e tutte nella stessa sequenza e successione”?» (Nietzsche, La Gaia Scienza, aforisma 341).
Una visione ciclica della storia come quella che hai appena sintetizzato conduce all’ateismo, negando ogni trascendenza nel nome di un fine che è immanente all’eterna ciclicità. Al contrario, la visione cristiana della storia lineare esalta il ruolo di Dio come: Creatore – «In principio Dio creò i cieli e la terra» (Gn 1,1); Provvidente – «Ancora informe mi hanno visto i tuoi occhi e tutto era scritto nel tuo libro; i miei giorni erano fissati, quando ancora non ne esisteva uno (Sal 138,16); Onnipotente – «Comprendo che puoi tutto e che nessuna cosa è impossibile per te» (Gb 42,2); Giudice – «Il Dio che ha fatto il mondo e tutto ciò che contiene, che è signore del cielo e della terra, ha stabilito un giorno nel quale dovrà giudicare la terra con giustizia per mezzo di un uomo che egli ha designato, dandone a tutti prova sicura col risuscitarlo dai morti» (At 17,24.31).
La visione ciclica, oltre a negare un fine ultimo che trascenda la storia stessa, di fatto fa coincidere il mondo con il divino, conducendo a una visione panteistica della realtà, nella quale – sulla scorta di una visione ciclica della vita della natura e dell’esistenza umana, tramite la reincarnazione – il nuovo dio è l’uomo, quale vertice assoluto di quanto esiste. Così si nega Dio e si fa dell’uomo – secondo la prospettiva paolina dell’impostura anticristica – il nuovo dio, in un mondo privo però di alcun significato che sia capace di andare oltre la mera ripetizione di se stesso.
La concezione cristiana, invece, scandisce la storia della salvezza in diverse tappe – creazione, caduta, incarnazione e redenzione, fine del mondo – che culminano nel rendere partecipi della gloria di Cristo risorto tutti gli uomini che hanno accolto la chiamata di Dio. Chiaramente, in una tale ottica la vita umana acquista un senso e una consistenza ben più profondi rispetto alla visione ciclica e immanente che sopra hai ricordato. Ma moltissimi oggi non accolgono una simile prospettiva, poiché lo scopo della storia sarebbe quel Cristo, Figlio di Dio, che il mondo rifiuta, preferendo l’illusione diabolica dell’uomo quale nuovo signore della storia. Alla fine, però, viene da chiedersi quale senso abbiano tutte le fatiche e le prove della vita, se credo che questa esistenza uno scopo ulteriore neppure ce l’abbia…
Ora, nella visione lineare cristiana – che comincia con il meraviglioso progetto di Dio realizzato nella creazione – compare una “macchia”, ovvero il male e il peccato delle origini, sul quale il Catechismo così si interroga:
«Ma perché Dio non ha creato un mondo a tal punto perfetto da non potervi essere alcun male? Nella sua infinita potenza, Dio potrebbe sempre creare qualcosa di migliore. Tuttavia, nella sua sapienza e nella sua bontà infinite, Dio ha liberamente voluto creare un mondo in stato di via verso la sua perfezione ultima» (CCC 310);
«Gli angeli e gli uomini, creature intelligenti e libere, devono camminare verso il loro destino ultimo per una libera scelta e un amore di preferenza. Essi possono, quindi, deviare. In realtà, hanno peccato. È così che nel mondo è entrato il male morale, incommensurabilmente più grave del male fisico. Dio non è in alcun modo, né direttamente né indirettamente, la causa del male morale. Però, rispettando la libertà della sua creatura, lo permette e, misteriosamente, sa trarne il bene» (CCC 311).
Il male esistente nel mondo – dal peccato dei nostri progenitori in poi – è dunque segno della libertà dell’uomo, realtà bellissima e drammatica sulla quale ancora il Catechismo così si esprime allorché, descritta la caduta degli angeli (cfr. CCC 391-395), esamina la catastrofe del peccato originale:
«L’uomo, tentato dal diavolo, ha lasciato spegnere nel suo cuore la fiducia nei confronti del suo Creatore e, abusando della propria libertà, ha disobbedito al comandamento di Dio. In ciò è consistito il primo peccato dell’uomo. In seguito, ogni peccato sarà una disobbedienza a Dio e una mancanza di fiducia nella sua bontà. (…) Con questo peccato, l’uomo ha preferito se stesso a Dio, e, perciò, ha disprezzato Dio. (…) La Scrittura mostra le conseguenze drammatiche di questa prima disobbedienza. Adamo ed Eva perdono immediatamente la grazia della santità originale. (…) L’armonia con la creazione è spezzata. La morte entra nella storia dell’umanità. Dopo questo primo peccato, il mondo è inondato da una vera invasione del peccato: il fratricidio commesso da Caino contro Abele» (CCC 397-401).
Questi richiami alla dottrina cristiana della storia della salvezza sono necessari: senza la consapevolezza del progetto originario della creazione di Dio e della conseguenze drammatiche del peccato originale – per cui l’uomo ha perso tutti i grandi privilegi dei quali il Creatore lo aveva insignito – non si riuscirebbe a cogliere l’immenso valore della redenzione operata da Cristo! Se l’uomo fosse rimasto nella condizione del peccato originale – cioè privo dell’amicizia con Dio e dei doni della immortalità, della sapienza, dell’integrità morale – la sua esistenza sarebbe stata una ben triste condanna, segnata dalla fatica, dalla malattia, dalla sofferenza e infine dalla morte. Un’esistenza precaria e fragile, minacciata in ogni istante, come la recente pandemia da Coronavirus drammaticamente ci ha fatto ben capire. Nell’odierno contesto di crisi globale – allarmi climatici, emergenze da pandemia, tensioni sociali, depressioni economiche… – l’unica risposta di senso si può trovare nella lettura cristiana della storia, tramite la quale all’uomo viene ridonata una speranza e una pienezza di senso nella fede in Cristo risorto.
Ecco perché, a ragione, il Catechismo insiste sulla centralità di Gesù Cristo come spartiacque della storia:
«Fin dall’inizio della storia cristiana, l’affermazione della signoria di Gesù sul mondo e sulla storia comporta anche il riconoscimento che l’uomo non deve sottomettere la propria libertà personale, in modo assoluto, ad alcun potere terreno, ma soltanto a Dio Padre e al Signore Gesù Cristo: Cesare non è il Signore. La Chiesa crede di trovare nel suo Signore e Maestro la chiave, il centro e il fine di tutta la storia umana» (CCC 450).
Un insegnamento che è tratto dalla Scrittura – «Io sono l’Alfa e ...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. IL TEMPO DEI SEGRETI
  4. Introduzione
  5. 1. Storia umana e storia della salvezza
  6. 2. L’escatologia cristiana
  7. 3. I tempi dell’Apocalisse
  8. 4. Medjugorje e gli ultimi tempi
  9. 5. Gesù e gli ultimi tempi
  10. 6. Escatologia e apparizioni mariane
  11. 7. Gli ultimi tempi nelle profezie di santi e mistici
  12. 8. I segreti di Medjugorje: le ultime profezie
  13. 9. Il tempo della conversione: il segno sulla collina
  14. 10. Il tempo della purificazione: i sette castighi
  15. 11. I segni degli ultimi tempi
  16. 12. Il segno della stagione dei martiri
  17. 13. La perdita della fede
  18. 14. L’inganno del modernismo
  19. 15. Dalla secolarizzazione all’indifferentismo
  20. 16. La nuova religione dell’umanità
  21. 17. L’ambientalismo anticristico
  22. 18. Satana sciolto dalle catene
  23. 19. Quando inizieranno i segreti?
  24. 20. Come vivere nel tempo dei segreti
  25. 21. Il trionfo del Cuore Immacolato di Maria
  26. Copyright