
- 176 pagine
- Italian
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eBook - ePub
Manzoni era un figo
Informazioni su questo libro
Qui dentro trovi una versione sintetica e divertente de I Promessi Sposi, utile per sapere almeno di che cosa parla, per superare le interrogazioni, magari non alla grande, ma con quel minimo di dignità che non fa male a nessuno, e soprattutto per capire che è un romanzo imperdibile. Perché I Promessi Sposi a scuola te lo rifilano in tutte le salse, ma non è sempre facile goderselo e apprezzare quel gran figo di Alessandro Manzoni!
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Informazioni
Editore
EDIZIONI PIEMMEAnno
2020Print ISBN
9788856676532eBook ISBN
9788858524978Sintesi un po’ meno sintetica

Alessandro Manzoni usa uno stratagemma (cioè un trucco) narrativo e finge di non essere l’autore della storia, ma di aver trovato un antico manoscritto. La sua intenzione originale, dice, era quella di tradurlo, ma alla fine ha trovato più facile ri-raccontarlo.Ah, che figo questo Manzoni!
Capitolo 1
Don Abbondio incontra i bravi e comincia a imbrogliarsi la matassa. Appare anche quella chiacchierona ficcanaso di Perpetua, l’aiutante di Don Abbondio.
È la sera del 7 novembre 1628.
Don Abbondio, mite e codardo curato di campagna, ha tra le mani il libro di preghiere e sta percorrendo un viottolo per rientrare a casa.
A un bivio, appoggiati a una cappella votiva, lo aspettano due bravi.
Attenzione, quando si parla di bravi non si intendono persone che prendono buoni voti a scuola e hanno un comportamento corretto… tutt’altro! I bravi sono i sicari dei boss locali, sono delinquenti dalla pelle dura, sempre armati, con il ghigno aggressivo e la minaccia facile. Dei bulli, ecco.
Don Abbondio finge di non vederli ma è chiaro che se la sta facendo sotto. Siccome, però, non ha il potere dell’invisibilità, gli tocca affrontarli. Il succo della questione è che i due gli impongono di non celebrare un matrimonio che è in programma per il giorno dopo. A mandarli è il signore del posto, un fior di delinquente che si chiama Don Rodrigo (e il Don non indica che sia un prete: è un titolo spagnolo equivalente al “signore” in italiano, infatti siamo nel Seicento e il dominio spagnolo si fa sentire anche nel linguaggio, magari lo hai letto prima, ma non si sa mai).
Sconvolto fin nel midollo, Don Abbondio barcolla fino a casa e qui vuota il sacco delle proprie paure con Perpetua.
Perpetua è la donna che vive con lui per aiutarlo nelle faccende domestiche ed è la sua consigliera, ma anche la peggior pettegola nel raggio di chilometri. È una figura così intensa che il suo nome è diventato comune e le aiutanti dei religiosi cattolici sono definite “perpetue”!Il consiglio che Don Abbondio ottiene e si dà pure da solo è quello di tapparsi in casa, comportarsi come un malato e provare a dormirci sopra.
Capitolo 2
Renzo viene a scoprire che il matrimonio non si celebra. Don Abbondio si arrampica sui vetri e il promesso sposo schiuma di rabbia. Corre ad avvertire Lucia e Agnese e tutte le amiche della sposa vengono rimandate a casa.
Don Abbondio non riesce a chiudere occhio. Pensa, rimugina, si arrovella. Valuta ed esclude la possibilità di celebrare le nozze. Accarezza l’idea di scappare e far perdere le proprie tracce. Poi gli si accende la lampadina di un’idea: dalla prima domenica di Avvento fino all’Epifania non si possono fare matrimoni! In fondo, basta scovare qualche pretesto per rinviare fino alla prima domenica di Avvento, due o tre settimane, e il pensiero è rimandato all’anno nuovo.
Quando arriva il giovane sposo, la situazione si presenta nella sua reale difficoltà. Il giovanotto si chiama Renzo e finalmente Manzoni ce lo presenta. È un ventenne nel pieno delle sue forze, orfano fin dalla più tenera età. Di mestiere fa il filatore di seta e in quell’anno di crisi economica spaventosa se la cava raccattando tutti i lavori lasciati da quelli che sono partiti alla ricerca di fortuna. Quando arriva per concordare con Don Abbondio i dettagli, è tirato a festa e pieno di speranze.
Il parroco a questo punto dà il meglio (ma anche il peggio) di sé e mette una sull’altra una serie di scuse sempre meno credibili. La tirata, infarcita di incomprensibili citazioni in latino oscuro, finisce con un farfugliamento che giustamente dà sui nervi a Renzo. Tutto sommato questo primo round finisce bene per il prete: Renzo accetta un rinvio di una settimana.

Quando però sta per andarsene, Renzo incontra Perpetua e lei si lascia sfuggire un riferimento a un certo prepotente. È la goccia che fa traboccare il vaso. Renzo torna sui propri passi, blocca in casa Don Abbondio e gli fa confessare il nome di Don Rodrigo.
Allo sposo promesso e frustrato non resta che andare al più presto verso la casa della sua fidanzata.
Lucia vive con la madre appena fuori dal paese e nel momento in cui la incontriamo per la prima volta è circondata da donne che l’assistono negli ultimi preparativi per lo sposalizio.
Nella testa di Renzo rimbombano i peggiori propositi, tipo quello di ammazzare Don Rodrigo, ma in fondo è un bravo ragazzo e se ne pente subito.
Arrivato alla casa della ragazza, fa dire ad Agnese che il parroco è malato e bisogna rimandare e così ottiene che tutti gli estranei se ne vadano.
Manzoni qui precisa che alcune delle amiche di Lucia vanno a controllare che Renzo sia stato sincero… perché gli spiriti maliziosi sono sempre esistiti e sempre esisteranno!
Capitolo 3
Lucia confessa di aver avuto l’impressione che Don Rodrigo le avesse messo gli occhi addosso. Renzo viene mandato, con tre capponi in mano, dall’avvocato Azzeccagarbugli che, una volta capito di chi si tratta, lo mette alla porta (e gli restituisce pure i capponi!). Intanto Agnese e Lucia fanno avvertire Fra’ Cristoforo del pasticcio.
Lucia, messa alle strette da Renzo e da sua madre, ammette di essere stata adocchiata qualche giorno prima da Don Rodrigo e da un altro uomo che era con lui. Quando le sono passati accanto ha sentito una sola parola: “Scommettiamo”. In seguito le è capitato di rivederli, ma ha ben pensato di stare zitta con tutti e di confidarsi solo con Fra’ Cristoforo, che è un frate cappuccino del convento di Pescarenico.
Agnese prende una decisione sui due piedi: bisogna consultare un avvocato. A parlargli andrà Renzo.
Agnese gli piazza in mano i quattro capponi che aveva tenuto da parte per il banchetto di nozze (i famosi capponi di Renzo!) e lo spedisce a parlare con un legale che tutti chiamano Azzeccagarbugli (che è tutto dire…).
Si dice “i capponi di Renzo” per indicare due o più persone che anziché unire le forze contro il nemico comune sprecano energie litigando tra loro. Infatti, Manzoni descrive i poveri polli che, appesi a testa in giù e destinati alla pentola, si beccano senza tregua.
Che l’avvocato si meriti il proprio soprannome è chiaro sin dall’apparizione della sua governante che, prima che il legale stesso faccia il suo ingresso utilizzando la toga come vestaglia da camera, si piglia i capponi con la delicatezza di un rapace.
Il colpo di grazia arriva quando Azzeccagarbugli comincia a parlare, convinto che Renzo sia un bravo che si è tagliato il ciuffo per non essere riconosciuto. Quando il giovanotto riesce a farsi largo nel fiume di parole e a spiegare tutto per filo e per segno, arrivando al nome di Don Rodrigo, avviene la grande svolta. Ossia, Renzo si ritrova i capponi in mano e viene messo alla porta in un batter d’occhio. Lui era un avvocato che si batteva per i cattivi, non per i giusti!
Mentre tutto questo accade, a casa di Lucia e Agnese passa Fra’ Galdino, confratello del Cristoforo già citato. Fra’ Galdino sta passando per chiedere le noci, secondo un’usanza diffusa tra i frati che usavano poi la frutta per campare e anche per farne distillati. Le due donne prendono la palla al balzo, gli danno molte più noci di quelle che potrebbero permettersi in un’annata così magra e lo pregano di avvertire Fra’ Cristoforo che passi da loro al più presto. La generosità spropositata fa capire a Fra’ Galdino che la situazione è grave.
Capitolo 4
Appare in scena Fra’ Cristoforo e se ne racconta la storia.
Fra’ Cristoforo è un sessantenne alto e con una lunga barba. Esce dal convento e tutta la descrizione di ciò che vede serve per far capire al lettore quanto duro sia quel periodo. Fidati: è tutto fame e fatica e difficoltà nel tirare a campare.
Manzoni si butta poi a raccontare la storia di questo personaggio forte e curioso.
Il suo nome prima di indossare il saio era Ludovico, ed è figlio di un ricco mercante. Con la morte del padre perde molte delle sue sostanze e diventa un emarginato, tutto sommato onesto ma con un’indole violenta che va peggiorando, e dissipa l’intero patrimonio nella difesa dei giusti.
Un giorno è a spasso con un compagno che gli fa da guardia e un amico di vecchia data che si chiama Cristoforo. Questo Cristoforo aveva lavorato a bottega da suo padre e ora è alle sue dipendenze. Lungo la strada Ludovico incontra un “nemico di vista”, accompagnato da quattro bravi.
Nel periodo descritto, rispettare la precedenza incontrandosi per la via è una questione di grande importanza. Ci sono regole ben precise di gerarchia e di rispetto che specificano chi debba cedere il passo, chi si debba scansare e così via.
Poiché Ludovico procede sulla destra, ritiene di avere il diritto di non spostarsi. Il “nemico di vista” non è dello stesso parere. Insomma, nasce una zuffa perché tutti e due stavano solo cercando un pretesto per farla scoppiare.
Purtroppo, Cristoforo si trova nel mezzo e viene ucciso da un colpo destinato a Ludovico. Questi, per tutta risposta, pugnala a morte il rivale. Ludovico, insomma, è appena diventato un omicida.
Per non correre il rischio di finire negli incerti ingranaggi della giustizia, si rifugia in una chiesa. Le chiese, infatti, sono territorio del papa e nessuno può essere arrestato lì dentro. Quel che Ludovico non immagina è di trovarsi toccato dalla fede, di convertirsi davvero e di diventare frate cappuccino, prendendo il nome di Cristoforo per ricordare l’uomo morto al posto suo. È costretto a cambiare città, ma prima di andarsene vuole chiedere personalmente scusa al fratello dell’ammazzato.
La riunione di famiglia inizia all’insegna della tensione, ma il frate ha la capacità di trasformarla in un momento di comprensione e perdono. I parenti del morto organizzano un banchetto, ma il frate prende solo pane. Ne mangia, ma ne mette via un pezzo che porterà sempre con sé: il pane del perdono.

Capitolo 5
Fra’ Cristoforo arriva a casa di Agnese e Lucia, si fa raccontare tutto e va a dare una strigliata a Don Rodrigo, che sta pranzando con suo cugino il Conte Attilio, il Podestà e l’avvocato Azzeccagarbugli.
Fra’ Cristoforo arriva rapidamente a casa di Lucia e Agnese, dove tutti vengono quasi subito raggiunti da Renzo.
Ascoltate le notizie e fatto il quadro della situazione, Fra’ Cristoforo decide di andare ad affrontare faccia a faccia Don Rodrigo.
Il boss della zona abita in un pala...
Indice dei contenuti
- Copertina
- Frontespizio
- Nota pratica
- Premessa
- La biografia
- I Promessi Sposi
- Sintesi sintetica
- Sintesi un po’ meno sintetica
- Carrellata di ameni personaggi. Descrizioni a elevato contenuto di spoiler!
- Principali opere di Alessandro Manzoni. (oltre a “I Promessi Sposi”, è ovvio)
- Copyright