L'umanità al bivio
eBook - ePub

L'umanità al bivio

Medjugorje nel tempo dell'impostura anticristica

  1. 224 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
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L'umanità al bivio

Medjugorje nel tempo dell'impostura anticristica

Informazioni su questo libro

A Medjugorje, la Regina della Pace ha affermato che quelle avvenute nel villaggio della Bosnia Erzegovina sono le sue apparizioni finali sulla terra, perché è venuta a chiamare il mondo alla conversione per l'ultima volta.
L'umanità è ormai giunta a un bivio decisivo, a un punto di non ritorno: è chiamata a scegliere tra la vita e la morte, la luce e le tenebre, Gesù e l'anticristo. A decidere se fare del pianeta uno splendido giardino o un cumulo di macerie.
Segni evidenti dell'avvicinarsi degli «ultimi tempi» - quelli del definitivo scatenamento del demonio contro gli esseri umani - sono le guerre, le persecuzioni, gli sconvolgimenti naturali causati dall'incuria degli uomini, ma soprattutto la dilagante impostura anticristica, cioè il rifiuto di Cristo, della sua divinità. La gravità della situazione presente però non deve farci dimenticare che la storia del mondo tende a un fine, a un compimento, che è una storia di salvezza.
Nei messaggi che ci affida Maria assicura il trionfo del suo Cuore Immacolato, e mentre annuncia il periodo di prove per la fede più duro di sempre, promette anche un futuro di pace e di prosperità. Scendendo in campo contro le potenze delle tenebre e assicurando la sua materna assistenza alla Chiesa e all'umanità, ci chiede di impegnarci, di essere vigilanti: «Figli miei, siate pronti: questo tempo è un punto di svolta. Perciò io vi invito nuovamente alla fede e alla speranza, vi mostro la via per la quale dovete andare, ossia le parole del Vangelo».

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Informazioni

1

LA STORIA UMANA È UNA PROFEZIA CHE SI REALIZZA

Come già nei precedenti libri, anche in questo nuovo testo, padre Livio, non ci limiteremo a trattare argomenti di interesse puramente intellettuale o a presentare questioni astratte, bensì cercheremo di affrontare in tutta la loro urgenza e concretezza gli interrogativi che riguardano il futuro della Chiesa e del mondo. Un futuro che appare sempre più segnato da domande inquietanti e sfide difficili, al punto da poter dire che l’umanità è ormai giunta a un bivio, cioè a un punto decisivo della sua storia.
Già san Giovanni Paolo II (1920-2005) si era espresso in questi termini: nel solenne Atto di affidamento del nuovo millennio alla Beata Vergine Maria del 2000, allorché disse che «oggi come mai nel passato l’umanità è a un bivio; possiede strumenti che possono fare di questo mondo un giardino, o ridurlo a un ammasso di macerie»; ancora, in due encicliche, papa Wojtyla parlò apertamente del rischio di autodistruzione: «Sull’orizzonte della civiltà contemporanea, specialmente di quella più sviluppata in senso tecnico-scientifico, i segni e i segnali di morte sono diventati particolarmente presenti e frequenti. Basti pensare alla corsa agli armamenti e al pericolo, in essa insito, di un’autodistruzione nucleare» (Dominum et vivificantem, 57); «La seconda metà del nostro secolo – quasi in proporzione agli errori e alle trasgressioni della nostra civiltà contemporanea – porta in sé una minaccia così orribile di guerra nucleare che non possiamo pensare a questo periodo se non in termini di accumulo incomparabile di sofferenze, fino alla possibile autodistruzione dell’umanità» (Salvifici doloris, 8).
Sulla scia di queste eloquenti affermazioni troviamo poi gli ammonimenti contenuti nei messaggi della Regina della Pace, attraverso i quali la Madonna ci presenta l’ormai prossimo tempo dei segreti come il momento decisivo per ognuno di noi, chiamato a scegliere tra la vita e la morte, tra la salvezza e la perdizione. È per questo che proprio a Medjugorje occorre rivolgere particolare attenzione, per capire come siamo giunti al tempo della impostura anticristica, cioè dell’inganno diabolico che porta a rifiutare la salvezza offerta da Gesù Cristo, segno che l’umanità è dinanzi a un bivio, a un momento decisivo della sua storia.
Certamente. Ma si tratta di un momento decisivo per l’umanità non solo da un punto di vista terreno – cioè relativamente alle grandi questioni che agitano il mondo nella prospettiva politica, sociologica, economica – bensì anzitutto nell’ottica della storia della salvezza. Non si può comprendere appieno il senso della storia, senza considerarla in prospettiva globale e teologica, quale storia della salvezza, per comprendere così che il momento storico attuale non è un casuale insieme di circostanze ma il compimento di una profezia.
Una profezia per comprendere la quale occorre risalire alle origini della storia della salvezza, cioè alla creazione, della quale il Catechismo della Chiesa Cattolica (CCC) dice: «“In principio Dio creò il cielo e la terra” (Gn 1, 1). Con queste solenni parole incomincia la Sacra Scrittura. Il Simbolo della fede le riprende confessando Dio Padre onnipotente come “Creatore del cielo e della terra”, “di tutte le cose visibili e invisibili”» (CCC 279). E proprio nella Genesi troviamo descritta questa meraviglia che è la creazione: «In principio Dio creò il cielo e la terra. La terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l’abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque. Dio disse: “Sia la luce!”. E la luce fu. Dio vide che la luce era cosa buona e separò la luce dalle tenebre e chiamò la luce giorno e le tenebre notte. E fu sera e fu mattina: primo giorno» (Gn 1, 1-5).
Poi, Dio ha continuato a creare: il firmamento (2° giorno); la terra e il mare, le piante (3° giorno); il sole, la luna e le stelle (4° giorno); pesci e uccelli (5° giorno); ogni specie animale (6° giorno), fino al vertice della creazione, cioè l’uomo:
«E Dio disse: “Facciamo l’uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza, e domini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutte le bestie selvatiche e su tutti i rettili che strisciano sulla terra”. Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò. Dio li benedisse e disse loro: “Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra; soggiogatela e dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e su ogni essere vivente, che striscia sulla terra”. Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona. E fu sera e fu mattina: sesto giorno» (Gn 1, 26-28, 31).
Ora, tali espressioni non si comprendono senza avere ben chiara la concezione cristiana della storia: non si tratta di una lettura materialistica o panteistica delle vicende umane; neppure consiste nell’incessante ripetizione ciclica del tempo. La storia cristiana ha invece un inizio preciso, per opera di Dio che crea dal nulla il mondo (cfr. CCC 296); il culmine del creato è l’uomo, dotato di corpo ma altresì di un’anima immortale «capace di Dio». Parimenti, da Dio proviene il fine stesso della storia: il susseguirsi delle civiltà e delle culture non ha altro scopo che quello di portare a compimento il progetto d’amore di Dio che si realizza attraverso la mediazione salvifica del Figlio Gesù Cristo. Questa concezione cristiana della storia è necessaria, oggi più che mai, per trovare il senso di vicende umane altrimenti destinate ad apparire meramente assurde e casuali. Se è «storia della salvezza», infatti, è guidata dalla speranza certa che Dio è il Signore della storia e, tramite la Madonna, guida l’umanità verso la salvezza.
Senza la consapevolezza delle origini, l’uomo smarrisce la propria identità. Senza ricordarci che siamo creati da Dio a sua immagine e somiglianza, che cosa può impedirci di considerarci diretti discendenti delle scimmie, semplicemente capaci di camminare in posizione eretta, dimenticando che siamo invece dotati di un’anima immortale e che siamo chiamati da Dio, gratuitamente, a corrispondere al suo amore? Se ci ricordassimo, leggendo le pagine bibliche della creazione, della grande dignità della creatura umana, troveremmo anche risposta alle più attuali questioni di bioetica – dall’aborto all’eugenetica, dall’eutanasia alla fecondazione artificiale – riscoprendo la sacralità e intangibilità della vita! Ecco perché il Catechismo insiste sul valore salvifico della creazione, presentandola come opera trinitaria: «La creazione è il fondamento di tutti i progetti salvifici di Dio, l’inizio della storia della salvezza, che culmina in Cristo» (CCC 280);
«In principio, Dio creò il cielo e la terra (Gn 1, 1). Queste prime parole della Scrittura contengono tre affermazioni: il Dio eterno ha dato un inizio a tutto ciò che esiste fuori di lui. Egli solo è Creatore (il verbo “creare” – in ebraico bara – ha sempre come soggetto Dio). La totalità di ciò che esiste (espressa nella formula “il cielo e la terra”) dipende da colui che le dà l’essere. “In principio era il Verbo (...) e il Verbo era Dio. (...) Tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui niente è stato fatto” (Gv 1,1-3). La fede della Chiesa afferma pure l’azione creatrice dello Spirito Santo: egli è colui che “dà la vita”, lo Spirito Creatore, la sorgente di ogni bene. La creazione è opera comune della Santissima Trinità» (CCC 290-291).
Il Catechismo ribadisce altrettanto chiaramente il fine della creazione: «Il mondo è stato creato per la gloria di Dio» (CCC 293), il quale «ci ha predestinati a essere suoi figli adottivi per opera di Gesù Cristo, secondo il beneplacito della sua volontà» (CCC 294); e ancora:
«La creazione ha la sua propria bontà e perfezione, ma non è uscita dalle mani del Creatore interamente compiuta. È creata in stato di via verso una perfezione ultima alla quale Dio l’ha destinata, ma che ancora deve essere raggiunta. Chiamiamo divina provvidenza le disposizioni per mezzo delle quali Dio conduce la creazione verso questa perfezione» (CCC 302).
Tale meraviglioso disegno presenta però una sorta di macchia o ferita profonda allorché ci si imbatte nella seconda tappa della storia della salvezza, cioè la “caduta”. È ancora il Catechismo, infatti, a interrogarsi in merito:
«Se Dio Padre onnipotente, Creatore del mondo ordinato e buono, si prende cura di tutte le sue creature, perché esiste il male? (...) nella sua sapienza e nella sua bontà infinite, Dio ha liberamente voluto creare un mondo in stato di via verso la sua perfezione ultima. Gli angeli e gli uomini, creature intelligenti e libere, devono camminare verso il loro destino ultimo per una libera scelta e un amore di preferenza. Essi possono, quindi, deviare. In realtà, hanno peccato. È così che nel mondo è entrato il male morale, incommensurabilmente più grave del male fisico. Dio non è in alcun modo, né direttamente né indirettamente, la causa del male morale. Però, rispettando la libertà della sua creatura, lo permette e, misteriosamente, sa trarne il bene» (CCC 309-311).
Dio ha creato l’universo intero perché desiderava condividere la sua gloria, il suo amore, la sua perfezione, fino al punto da voler addirittura mettere a parte la creatura umana della propria natura divina. Dio, che è Amore, ha dunque creato l’universo e l’uomo stesso per amore: questo implica, fin dal principio, il fattore libertà come decisivo, poiché l’amore, per essere autentico, o è libero o non è. Le creature – uomini e angeli – sono quindi chiamate a corrispondere liberamente all’amore del Padre ma questa libertà porta con sé anche la possibilità che tale amore venga rifiutato. Come è effettivamente accaduto. Dapprima con il peccato degli angeli – «La Scrittura parla di un peccato di questi angeli. Tale “caduta” consiste nell’avere, questi spiriti creati, con libera scelta, radicalmente ed irrevocabilmente rifiutato Dio e il suo Regno» (CCC 392) – e poi con quello degli uomini:
«L’uomo, tentato dal diavolo, ha lasciato spegnere nel suo cuore la fiducia nei confronti del suo Creatore e, abusando della propria libertà, ha disobbedito al comandamento di Dio. In ciò è consistito il primo peccato dell’uomo. In seguito, ogni peccato sarà una disobbedienza a Dio e una mancanza di fiducia nella sua bontà. Con questo peccato, l’uomo ha preferito se stesso a Dio, e, perciò, ha disprezzato Dio» (CCC 397-398).
Con questo peccato – prima angelico, poi umano – nella storia è entrato il male e la possibilità concreta del rifiuto dell’amore di Dio. Senza questo prezioso insegnamento che ci viene dalla dottrina cattolica sul peccato originale, oggi purtroppo sempre più spesso taciuta, non si comprende il male che così radicalmente segna le odierne vicende umane, in una spirale di violenza e perdizione che, diversamente, parrebbe inspiegabile. Insomma: l’orizzonte antropologico e quello teologico si legano saldamente tra loro e, senza considerare la storia come creazione dell’amore di Dio, non capiremmo in tutta la sua portata il dramma della libertà umana.
Ancora: il peccato originale viene presentato dal Catechismo come «prova della libertà», come preferenza per sé e disprezzo di Dio, con ciò anticipando quel tentativo di «mettersi al posto di Dio» che ben esprime l’essenza dell’impostura anticristica oggi così dilagante. D’altra parte, basta pensare al peccato delle origini, quello che ha portato Lucifero e i suoi seguaci nella condizione di autoesclusione dalla comunione con Dio: non è forse stata una ribellione suggerita dall’invidia, dalla superbia, dal desiderio di essere dio al posto di Dio? E quando il serpente antico ha tentato Eva, affinché disobbedisse al Creatore, non le ha forse presentato la seducente prospettiva di diventare «come Dio» (Gn 3, 5)? In ogni peccato, l’uomo cerca di affermare il proprio “io” come una realtà assoluta, spodestando Dio dal primo posto, per cui ogni peccato è in fondo una scelta auto-idolatrica e anticristica. Come anche la Regina della Pace ci ricorda nei suoi messaggi: quando noi rifiutiamo Cristo, permettiamo a satana di prendere il posto di Dio nella nostra vita, e con ciò ripetiamo il peccato delle origini.
Parlando del peccato originale, non dovremmo dimenticare che, pur essendo un peccato “personale” riguardo ad Adamo ed Eva, tuttavia presenta drammatiche conseguenze per la vita di ogni uomo: «Adamo ed Eva perdono immediatamente la grazia della santità originale» (CCC 399); «L’armonia con la creazione è spezzata: la creazione visibile è diventata aliena e ostile all’uomo... La morte entra nella storia dell’umanità» (CCC 400); «Dopo questo primo peccato, il mondo è inondato da una vera invasione del peccato» (CCC 401).
La natura umana risulta così profondamente ferita:
«Il peccato originale, sebbene proprio a ciascuno, in nessun discendente di Adamo ha un carattere di colpa personale. Consiste nella privazione della santità e della giustizia originali, ma la natura umana non è interamente corrotta: è ferita nelle sue proprie forze naturali, sottoposta all’ignoranza, alla sofferenza e al potere della morte, e inclinata al peccato (questa inclinazione al male è chiamata “concupiscenza”). Il Battesimo, donando la vita della grazia di Cristo, cancella il peccato originale e volge di nuovo l’uomo verso Dio; le conseguenze di tale peccato sulla natura indebolita e incline al male rimangono nell’uomo e lo provocano al combattimento spirituale» (CCC 405).
Le conseguenze del peccato originale per l’umanità sono tali da poter dire che la «drammatica condizione del mondo che giace tutto “sotto il potere del Maligno” (1 Gv 5, 19) fa della vita dell’uomo una lotta» (CCC 409). Una lotta che si comprende bene pensando a tutti i tradimenti umani successivi al peccato originale, a causa dei quali Dio è giunto persino a “pentirsi” di aver creato l’uomo e a decidere di punirlo con il diluvio universale, scampando solo Noè e la sua famiglia (cfr. Gn 6-9). Dopo di che, Dio strinse un’alleanza con Noè e giurò che non avrebbe mai più distrutto l’umanità: la Madonna è da circa quarant’anni a Medjugorje proprio per compiere questa promessa, impedendo che il mondo giunga all’autodistruzione.
Tuttavia, in questo scenario così drammatico, segnato dalla caduta umana dopo il peccato delle origini, non manca una forte nota di speranza:
«Dopo la caduta, l’uomo non è stato abbandonato da Dio. Al contrario, Dio lo chiama, e gli predice in modo misterioso che il male sarà vinto e che l’uomo sarà sollevato dalla caduta. Questo passo della Genesi è stato chiamato “protovangelo”, poiché è il primo annunzio del Messia redentore, di una lotta tra il serpente e la Donna e della vittoria finale di un discendente di lei: “Io porrò inimicizia tra te e la donna, tra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno” (Gn 3, 15)» (CCC 410).

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. L’UMANITÀ AL BIVIO
  4. Introduzione
  5. 1. La storia umana è una profezia che si realizza
  6. 2. Cristo spartiacque della storia
  7. 3. I tempi dell’Apocalisse
  8. 4. L’impostura anticristica nel magistero contemporaneo
  9. 5. I segni storici dell’impostura anticristica
  10. 6. La verità eterna del cristianesimo
  11. 7. Il monoteismo messianico dell’ebraismo
  12. 8. Il monoteismo post-cristiano dell’Islam
  13. 9. Le religioni orientali e il nuovo panteismo
  14. 10. L’umanità sull’orlo dell’abisso
  15. 11. L’attacco alla Chiesa
  16. 12. La crisi della fede
  17. 13. La strategia delle apparizioni mariane
  18. 14. Il combattimento escatologico nelle apparizioni mariane
  19. 15. Da Fatima a Medjugorje: l’ultima battaglia
  20. 16. La Madonna è venuta per vincere
  21. 17. Il trionfo del cuore immacolato è già incominciato
  22. 18. Satana sciolto dalle catene
  23. 19. Con i vostri pastori trionferò
  24. 20. L’ultima battaglia della Madonna
  25. 21. La Madonna ha deciso di cambiare il mondo
  26. Copyright