Imparare a sorridere
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Imparare a sorridere

La gioia del Vangelo

  1. 108 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
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Imparare a sorridere

La gioia del Vangelo

Informazioni su questo libro

A tutti noi è necessario un maggior radicamento contemplativo. Abbiamo bisogno di entrare di più in noi stessi, di ascoltare nel cuore la voce di Dio, di rivisitare coraggiosamente le ferite interiori che turbano la nostra gioia e di esporle alla medicina della Parola. Abbiamo bisogno di fare spazio al messaggio di Gesù di Nazareth, per un agire più costante, più perseverante, per essere operatori di pace, per superare le inquietudini nostre e del vivere civile, le litigiosità, i timori e i pregiudizi.
Questa splendida meditazione sulla «gioia del Vangelo» del fine esegeta Martini - che mantiene intatta tutta la sua freschezza, originalità e attualità - è un invito ad avvicinarsi alla pagina biblica in semplicità di cuore per imparare a leggere la propria vita nell'orizzonte della fiducia e a custodire un invincibile sorriso anche fra le pieghe tortuose del cammino di ogni giorno.

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Informazioni

1

LA GIOIA DEL VANGELO

Esprimo il mio saluto più cordiale a tutti i presenti e a coloro che sono in ascolto, attraverso la radio, nelle varie chiese della Diocesi come gruppo. È un grande dono del Signore, e insieme un impegno per noi che siamo qui, vivere una comunione di preghiera anche nella lontananza fisica. Sono fondamentalmente tre i motivi che mi hanno spinto a proporvi cinque sere continuate di riflessione e di meditazione.
1 – Innanzitutto, il centenario di don Giovanni Bosco, l’amico dei giovani. Si era, in un primo tempo, pensato di poter avere in questo Duomo la salma del santo, quasi per riascoltarne il messaggio riuniti attorno al suo corpo.
In ogni caso, don Bosco è spiritualmente presente, specialmente con il suo messaggio di gioia: «Laetare et bene facere»; gioire e fare del bene. Per sua intercessione, chiediamo al Signore il dono di accogliere quel messaggio di gioia che il santo ha saputo portare in maniera così efficace a tanti giovani del suo tempo e porta ancora oggi in tutto il mondo.
2 – Il secondo motivo è la preparazione alla Giornata mondiale della gioventù, che si celebrerà domenica prossima e che, anticiperemo nella Veglia del sabato in Traditione Symboli.
Vogliamo unirci alle intenzioni del Papa e per questo il titolo degli Esercizi ripete l’invito proposto da lui per la Giornata della gioventù: «Fate quello che egli vi dirà» (Giovanni 2, 5).
L’espressione, come sapete, è tratta dall’episodio di Cana, tramandatoci dall’evangelista Giovanni. Nel racconto Maria opera per la gioia dei convitati, per la gioia degli sposi, per la gioia della gente, e Gesù opera per la gioia dell’uomo.
I nostri Esercizi avranno dunque come tema soprattutto la domanda, che occorre già per questa prima meditazione, ma che riprenderemo nelle sere seguenti: Che cosa manca alla mia gioia? e quale aumento di gioia vuole darmi il Signore per la vita che ha in serbo per me? La domanda dovrà emergere dal nostro cuore. La mia gioia è turbata da tante vicende personali, da tanti avvenimenti della società – penso al tristissimo fatto di Belfast, dei due soldati uccisi dalla gente, ad esempio –, da problemi di comunità.
O Signore, come vuoi infonderci la tua forza, la tua grazia, per servire alla gioia e alla pace degli uomini?
3 – Il terzo motivo per il quale vi ho chiesto l’impegno degli Esercizi, è la mia persuasione profonda che a tutti noi è necessario un maggior radicamento contemplativo. Abbiamo bisogno di entrare di più in noi stessi, di ascoltare nel cuore la parola di Dio, di rivisitare coraggiosamente le ferite interiori che turbano la nostra gioia e di esporle alla medicina della parola del Signore. Abbiamo bisogno di fare spazio allo Spirito santo dentro di noi, per un agire più costante, più perseverante, per essere operatori di pace, per superare le inquietudini nostre e delle nostre comunità, le litigiosità, i timori, i pregiudizi.
Oggi, in questo particolare momento di Chiesa, abbiamo bisogno, appunto, di un maggior radicamento contemplativo.
Si parla spesso della fragilità odierna dei giovani; vogliamo però confessare che tutti, giovani e meno giovani, siamo fragili e lo siamo tanto più quanto meno siamo radicati nella fede. E siamo poco radicati nella fede perché non perseveriamo sufficientemente nell’ascolto silenzioso della Parola.
Che cosa chiede dunque il Signore a ciascuno di noi per queste sere? Chiede, mi pare, soprattutto quattro atteggiamenti:
– il silenzio, che avrà il suo culmine nei dieci minuti di silenzio che seguiranno la mia proposta della Parola.
Cercate di viverli come il momento più prezioso e ricco della serata. Non sarà un tempo vuoto, se nascerà dallo stupore e dal rispetto per la venuta dello Spirito santo che vuole invadere il nostro cuore.
– l’ascolto della parola di Dio proclamata nel vangelo, l’ascolto della mia riflessione sul testo e del pensiero finale di don Bosco.1
– la perseveranza contro la fatica, perché l’esercizio che vogliamo compiere è faticoso e richiede vittoria su noi stessi anche contro il freddo, il sonno, l’inquietudine, il nervosismo, l’ansietà.
– infine il Signore ci chiede la preghiera partendo dalla Parola ascoltata, di parlare con lui e con Maria, nostra Madre, di rivolgerci al Padre dicendogli di noi, della società in cui viviamo, della nostra poca gioia, di ciò che ci manca, di ciò che vorremmo avere.

Il racconto di Cana

L’evangelista Giovanni ha una capacità singolare di concentrare in poche righe una folla di simboli e di significati, richiamando in un testo la sostanza di tutti gli altri. Da questo punto di vista se noi impariamo a penetrare un solo episodio, potremo penetrare tutto il resto del IV vangelo e della storia di salvezza.
Incominciamo a rileggere, molto semplicemente, il brano di Cana che avete ascoltato, per coglierlo nella sua globalità, come se ci ponessimo dall’alto di un monte per contemplare un panorama.
Anzitutto dobbiamo considerare che il racconto è molto più ampio di quanto ci si potrebbe aspettare. Se l’avesse tramandato Marco, ad esempio, si sarebbe limitato a esprimersi così: «Mentre Gesù si trovava a un banchetto di nozze, venne a mancare il vino e Gesù tramutò in vino l’acqua che c’era là; tutti ne bevvero a sazietà». Queste poche parole sono sufficienti per dare ilsucco dell’episodio.
Se Giovanni ha invece preferito dilungarsi in tanti particolari, come vedremo, significa che vuole dire a noi ben altre cose che non la semplice narrazione di un fatto.
È quindi opportuno approfondire la lettura per far venire alla luce le intenzioni dell’evangelista.
Domandiamoci allora chi sono i personaggi che agiscono; quali sono i simboli che Giovanni mette in rilievo; quali i valori evocati.
Dice il testo: «Tre giorni dopo, ci fu uno sposalizio a Cana di Galilea e c’era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli. Nel frattempo, venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: “Non hanno più vino”. E Gesù rispose: “Che ho da fare con te, o donna? Non è ancora giunta la mia ora”. La madre dice ai servi: “Fate quello che vi dirà”. Vi erano là sei giare di pietra per la purificazione dei Giudei, contenenti ciascuna due o tre barili. E Gesù disse loro: “Riempite d’acqua le giare”; e le riempirono fino all’orlo. Disse loro di nuovo: “Ora attingete e portatene al maestro di tavola”. Ed essi gliene portarono. E come ebbe assaggiato l’acqua divenuta vino, il maestro di tavola, che non sapeva di dove venisse (ma lo sapevano i servi che avevano attinto l’acqua) chiamò lo sposo e gli disse: “Tutti servono da principio il vino buono e, quando sono un po’ brilli, quello meno buono; tu invece hai conservato fino ad ora il vino buono’’. Così Gesù diede inizio ai suoi miracoli in Cana di Galilea, manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui. Dopo questo fatto, discese a Cafarnao insieme con sua madre, i fratelli e i suoi discepoli e si fermarono colà solo pochi giorni» (Giovanni 2, 1-12).

I personaggi

La madre di Gesù, è il primo personaggio che viene menzionato. Non si dice il suo nome in tutto il vangelo di Giovanni.
Nel nostro brano se ne parla parecchie volte: la madre di Gesù era allo sposalizio; mancando il vino, la madre ne dà notizia al Figlio; viene poi interpellata da Gesù col nome di «donna» e malgrado la sua risposta la madre dice ai servi di fare quello che lui dirà.
Alla fine dell’episodio, nuovamente ritorna la menzione della madre che discese, con Gesù e gli altri, a Cafarnao.
Il racconto di Cana è anzitutto sotto il segno della madre di Gesù, e il Papa lo commenta ampiamente nell’enciclica Redemptoris Mater, che ha inviato a tutta la Chiesa per l’Anno Mariano. Maria è appellata da Gesù come «donna» e lo stesso titolo tornerà nel vangelo di Giovanni soltanto nel momento della croce, quando cioè Gesù le presenta l’evangelista dicendole: «Donna, ecco tuo figlio» (Giovanni 19, 26).
Ciò significa che Cana va letto in collegamento con il brano della croce, che in questo episodio di nozze ci viene velatamente annunciato il mistero della Redenzione.
– Il secondo personaggio in rilievo è Gesù; invitato alle nozze, vi giunge con i suoi discepoli, ascolta la madre che lo invita a provvedere, le risponde dapprima con una parola che suona come un rifiuto, poi impartisce ai servi, due volte, un comando.
La sua presenza è richiamata verso la fine dell’episodio: «Così Gesù diede inizio ai suoi miracoli in Cana di Galilea, manifestò la sua gloria». È un passo cristologico molto importante: qui Gesù manifesta la sua gloria.
Voi ricordate che, nel prologo, l’evangelista Giovanni riassume tutto il mistero dell’Incarnazione con l’espressione: «Abbiamo visto la sua gloria» (Giovanni 1, 14).
Sottolineare quindi che Gesù la manifesta a Cana, suggerisce un mistero grande.
– Il terzo personaggio è rappresentato da una categoria di persone, i discepoli: sono invitati alle nozze, assistono al fatto, e «credettero» in Gesù. Evidentemente è un momento estremamente importante anche per il cammino dei discepoli.
I discepoli non sono i Dodici, come immediatamente ci verrebbe da pensare. A questo punto del vangelo di Giovanni, sono soltanto i primi due discepoli (lo stesso evangelista Giovanni, e Andrea) che hanno seguito il Signore per invito di Giovanni il Battezzatore, poi Simone che Gesù ha già incontrato, Filippo e Natanaele.
Cinque uomini che timidamente lo accompagnano e che, all’inizio, non si rendono ben conto di che cosa accade; dopo però hanno un sussulto e ai loro occhi si svela la gloria di Gesù.
I servi sono pure personaggi di rilievo: hanno il coraggio di credere alla parola di Maria, hanno il coraggio di eseguire, senza porsi tanti problemi, i comandi di Gesù e diventano così coloro che sanno ciò che è avvenuto. Sono tra i pochissimi che capiscono il fatto.
Il maestro di tavola è un altro personaggio del racconto. Fa una figura un po’ meschina, perché non riesce a rendersi conto del vino che sta mancando e poi, trovandosi di fronte alla novità non sa come spiegarla, inventa un proverbio scherzoso rivolgendosi allo sposo.
Il maestro di tavola non si è reso conto che c’è stata una manifestazione di Dio. Rappresenta l’uomo coinvolto in qualcosa di più grande di sé e che però crede di poter dominare la situazione, mentre resta ai margini.
Lo sposo è l’ultimo personaggi...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. IMPARARE A SORRIDERE
  4. Nota dell’editore alla nuova edizione
  5. Introduzione. La Lectio divina
  6. 1. LA GIOIA DEL VANGELO
  7. 2. «NON HANNO PIÙ VINO»
  8. 3. «MANIFESTÒ LA SUA GLORIA»
  9. 4. «FATE QUELLO CHE EGLI VI DIRÀ»
  10. 5. MARIA CI ACCOMPAGNA SEMPRE
  11. Copyright