Buon Anno
eBook - ePub

Buon Anno

La gioia del Natale che ci anima

  1. 372 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
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Buon Anno

La gioia del Natale che ci anima

Informazioni su questo libro

«Buon anno! Scambiarsi gli auguri significa darsi, gli uni agli altri, un segno della speranza che ci anima e ci invita a credere nella vita». Francesco «Ogni giorno custodisce una gioia». È il messaggio che in queste pagine papa Francesco ripete senza stancarsi.
Il Vangelo ci chiede di pregare per chiedere il "pane di oggi", e non per quello di domani. Il Vangelo ci sprona a vivere il presente, senza mai lasciarsi sopraffare dal peso del passato o dall'assillo per il futuro.
Ecco allora - scandito sui mesi, le stagioni e i tempi liturgici dell'anno - un libro prezioso per celebrare, ogni giorno, il senso del proprio stare nel mondo.
A ogni mese è dedicata una dimensione particolare del quotidiano: affetto, pazienza, lotta, vita, gratuità, gioia, fiducia, riposo, perdono, compassione, cammino, speranza.
E se davvero, a Natale, Dio adempie la promessa di spogliarsi della sua divinità per farsi compagno di strada nel viaggio dell'esistenza, allora sapremo accogliere senza paura ogni esperienza che il destino ha in serbo per noi.

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Informazioni

LUGLIO

Fiducia
1

Senti il bisogno di guarire?

Sulla strada del Signore sono ammessi tutti: nessuno deve sentirsi un intruso, un abusivo o un non avente diritto. Per avere accesso al suo cuore, al cuore di Gesù, c’è un solo requisito: sentirsi bisognosi di guarigione e affidarsi a Lui. Io vi domando: ognuno di voi si sente bisognoso di guarigione? Di qualche cosa, di qualche peccato, di qualche problema? E, se sente questo, ha fede in Gesù? Sono i due requisiti per essere guariti, per avere accesso al suo cuore: sentirsi bisognosi di guarigione e affidarsi a Lui.
Angelus, 1° luglio 2018
2

Vedi, abbi compassione, istruisci

A volte non riusciamo a realizzare i nostri progetti, perché sopraggiunge un imprevisto urgente che scombina i nostri programmi e richiede flessibilità e disponibilità alle necessità degli altri. In queste circostanze, siamo chiamati ad imitare quanto ha fatto Gesù: «Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore, e si mise a insegnare loro molte cose» (Mc 6, 34). In questa breve frase, l’evangelista ci offre un flash di singolare intensità, fotografando gli occhi del divino Maestro e il suo insegnamento. Osserviamo i tre verbi di questo fotogramma: vedere, avere compassione, insegnare. Li possiamo chiamare i verbi del Pastore. Lo sguardo di Gesù non è uno sguardo neutro o, peggio, freddo e distaccato, perché Gesù guarda sempre con gli occhi del cuore. E il suo cuore è così tenero e pieno di compassione, che sa cogliere i bisogni anche più nascosti delle persone. Inoltre, la sua compassione non indica semplicemente una reazione emotiva di fronte a una situazione di disagio della gente, ma è molto di più: è l’attitudine e la predisposizione di Dio verso l’uomo e la sua storia.
Angelus, 22 luglio 2018
3

Dio risponde al mio lamento, pensa a me

Dice il libro dell’Esodo: «Gli Israeliti gemettero per la loro schiavitù, alzarono grida di lamento e il loro grido dalla schiavitù salì a Dio. Dio ascoltò il loro lamento... Dio se ne diede pensiero» (Es 2, 23-25). Dio pensa a me. L’azione liberatrice di Dio posta all’inizio del Decalogo – cioè dei comandamenti – è la risposta a questo lamento. Noi non ci salviamo da soli, ma da noi può partire un grido di aiuto: «Signore salvami, Signore insegnami la strada, Signore accarezzami, Signore dammi un po’ di gioia». Questo è un grido che chiede aiuto. Questo spetta a noi: chiedere di essere liberati dall’egoismo, dal peccato, dalle catene della schiavitù. Questo grido è importante, è preghiera, è coscienza di quello che c’è ancora di oppresso e non liberato in noi. Ci sono tante cose non liberate nella nostra anima. «Salvami, aiutami, liberami.» Questa è una bella preghiera al Signore. Dio attende quel grido, perché può e vuole spezzare le nostre catene; Dio non ci ha chiamati alla vita per rimanere oppressi, ma per essere liberi e vivere nella gratitudine, obbedendo con gioia a Colui che ci ha dato tanto, infinitamente più di quanto mai potremo dare a Lui.
Udienza generale, 27 giugno 2018
4

La mia vita vale molto

Chi è il Cristo che risana? In che cosa consiste l’essere risanati da Lui? Da che cosa ci guarisce? E attraverso quali atteggiamenti? La risposta a tutte queste domande la troviamo nel Vangelo dove Gesù dice: «Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita per le pecore» (Gv 10, 11). Questa autopresentazione di Gesù non può essere ridotta a una suggestione emotiva, senza alcun effetto concreto! Gesù risana attraverso il suo essere pastore che dà la vita. Dando la sua vita per noi, Gesù dice a ciascuno: «La tua vita vale così tanto per me, che per salvarla do tutto me stesso». È proprio questo offrire la sua vita che lo rende Pastore buono per eccellenza, Colui che risana, Colui che permette a noi di vivere una vita bella e feconda.
Regina Coeli, 22 aprile 2018
5

Gesù punta al cuore

Il Vangelo riporta aspre discussioni attorno alle parole di Gesù: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?» (Gv 9, 52). C’è un’aria di disfattismo in queste parole. Tante nostre parole assomigliano a queste: come può il Vangelo risolvere i problemi del mondo? A che serve fare del bene in mezzo a tanto male? E così cadiamo nell’errore di quella gente, paralizzata dal discutere sulle parole di Gesù, anziché pronta ad accogliere il cambiamento di vita chiesto da Lui. Non capivano che la Parola di Gesù è per camminare nella vita, non per sedersi a parlare di ciò che va o non va. Don Tonino Bello augurava di accogliere questa novità di vita, passando finalmente dalle parole ai fatti. Perciò esortava accoratamente chi non aveva il coraggio di cambiare: «Gli specialisti della perplessità. I contabili pedanti dei pro e dei contro. I calcolatori guardinghi fino allo spasimo prima di muoversi». A Gesù non si risponde secondo i calcoli e le convenienze del momento; gli si risponde col «sì» di tutta la vita. Egli non cerca le nostre riflessioni, ma la nostra conversione. Punta al cuore.
Omelia, 20 aprile 2018
6

Dio non si offende a essere nostro

Tommaso, dopo aver visto le piaghe del Signore, esclamò: «Mio Signore e mio Dio!» (Gv 20, 28). Vorrei attirare l’attenzione su quell’aggettivo che Tommaso ripete: mio. È un aggettivo possessivo e, se ci riflettiamo, potrebbe sembrare fuori luogo riferirlo a Dio: come può Dio essere mio? Come posso fare mio l’Onnipotente? In realtà, dicendo mio non profaniamo Dio, ma onoriamo la sua misericordia, perché è Lui che ha voluto “farsi nostro”. [...] Dio non si offende a essere “nostro”, perché l’amore chiede confidenza, la misericordia domanda fiducia. Già al principio dei dieci comandamenti Dio diceva: «Io sono il Signore, tuo Dio» (Es 20, 2) e ribadiva: «Io, il Signore, tuo Dio, sono un Dio geloso» (20, 5). Ecco la proposta di Dio, amante geloso che si presenta come tuo Dio. E dal cuore commosso di Tommaso sgorga la risposta: «Mio Signore e mio Dio!». Entrando oggi, attraverso le piaghe, nel mistero di Dio, capiamo che la misericordia non è una sua qualità tra le altre, ma il palpito del suo stesso cuore.
Omelia, 10 aprile 2018
7

Si tratta solo di avere fede

Dobbiamo sforzarci di aprire il cuore e la mente, per accogliere la realtà divina che ci viene incontro. Si tratta di avere fede: la mancanza di fede è un ostacolo alla grazia di Dio. Molti battezzati vivono come se Cristo non esistesse: si ripetono i gesti e i segni della fede, ma ad essi non corrisponde una reale adesione alla persona di Gesù e al suo Vangelo.
Angelus, 8 luglio 2018
8

Dio muove le nostre viscere

Dio ci fa visita nelle viscere di una donna, muovendo le viscere di un’altra donna con un canto di benedizione e di lode, con un canto di gioia. La scena evangelica porta in sé tutto il dinamismo della visita di Dio: quando Dio ci viene incontro muove le nostre viscere, mette in movimento quello che siamo fino a trasformare tutta la nostra vita in lode e benedizione. Quando Dio ci fa visita ci lascia inquieti, con la sana inquietudine di coloro che si sentono invitati ad annunciare che Egli vive ed è in mezzo al suo popolo. Così lo vediamo in Maria, la prima discepola e missionaria, la nuova arca dell’alleanza che, lontana dal rimanere in un luogo riservato nei nostri templi, esce a far visita e accompagna con la sua presenza la gestazione di Giovanni.
Omelia, 12 dicembre 2016
9

Che cosa ho nel cuore?

Penso a San Martín de Porres. Niente impedì a quel giovane di realizzare i suoi sogni, niente gli impedì di spendere la sua vita per gli altri, niente gli impedì di amare e lo fece perché aveva sperimentato che il Signore lo aveva amato per primo. Così com’era: mulatto e alle prese con molte privazioni. A uno sguardo umano, agli occhi dei suoi amici, sembrava destinato a “perdere”, ma lui seppe fare la cosa che sarebbe diventata il segreto della sua vita: avere fiducia. Avere fiducia nel Signore che lo amava. E sapete perché? Perché il Signore per primo aveva avuto fiducia in lui; come ha fiducia in ognuno di voi, e non si stancherà mai di avere fiducia. Ad ognuno di noi il Signore affida qualcosa, e la risposta è avere fiducia in Lui. Ognuno di voi pensi adesso, nel proprio cuore: che cosa mi ha affidato il Signore? Che cosa mi ha affidato il Signore? Ognuno pensi... Che cosa ho nel mio cuore che mi ha affidato il Signore?
Angelus, 21 gennaio 2018
10

Chi vince alla fine?

Io farò la domanda: chi è più grande, Dio o il peccato? Dio! E chi vince alla fine? Dio o il peccato? Dio. Egli è capace di vincere il peccato più grosso, più vergognoso, più terribile, il peggiore dei peccati? Con che arma vince Dio il peccato? Con l’amore! Questo vuol dire che “Dio regna”; sono queste le parole della fede in un Signore la cui potenza si china sull’umanità, si abbassa, per offrire misericordia e liberare l’uomo da ciò che sfigura in lui l’immagine bella di Dio, perché quando siamo in peccato l’immagine di Dio è sfigurata. E il compimento di tanto amore sarà proprio il Regno instaurato da Gesù, quel Regno di perdono e di pace che noi celebriamo con il Natale e che si realizza definitivamente nella Pasqua.
Udienza generale, 14 dicembre 2016
11

Che cosa sarà di noi?

Alla fine, che cosa sarà del popolo di Dio? Che cosa sarà di ciascuno di noi? Che cosa dobbiamo attenderci? L’apostolo Paolo rincuorava i cristiani della comunità di Tessalonica, che si ponevano queste stesse domande e, dopo la sua argomentazione, dicevano queste parole che sono tra le più belle del Nuovo Testamento: «E così per sempre saremo con il Signore!» (1 Ts 4, 17). Sono parole semplici, ma con una densità di speranza tanto grande! [...] Ecco quello che ci attende! Ed ecco, allora, chi è la Chiesa: è il popolo di Dio che segue il Signore Gesù e che si prepara giorno dopo giorno all’incontro con lui, come una sposa con il suo sposo. E non è solo un modo di dire: saranno delle vere e proprie nozze! Sì, perché Cristo, facendosi uomo come noi e facendo di tutti noi una cosa sola con lui, con la sua morte e la sua risurrezione, ci ha davvero sposato e ha fatto di noi come popolo la sua sposa.
Udienza generale, 15 ottobre 2014
12

Il mistero della voce

Gesù vuole stabilire con i suoi amici una relazione che sia il riflesso di quella che Lui stesso ha con il Padre: una relazione di reciproca appartenenza nella fiducia piena, nell’intima comunione. Per esprimere questa intesa profonda, questo rapporto di amicizia, Gesù usa l’immagine del pastore con le sue pecore: lui le chiama ed esse riconoscono la sua voce, rispondono al suo richiamo e lo seguono. È bellissima questa parabola! Il mistero della voce è suggestivo: pensiamo che fin dal grembo di nostra madre impariamo a riconoscere la sua voce e quella del papà; dal tono di una voce percepiamo l’amore o il disprezzo, l’affetto o la freddezza. La voce di Gesù è unica! Se impariamo a distinguerla, Egli ci guida sulla via della vita, una via che oltrepassa anche l’abisso della morte.
Regina Coeli, 21 aprile 2013
13

Tempi belli e tempi brutti

La vita assomiglia un po’ a questo pomeriggio, perché a volte c’è il sole, ma a volte vengono le nuvole, viene la pioggia e viene il tempo brutto. Sappiate che nella vita ci sono tempi belli e tempi brutti. Cosa deve fare un cristiano? Andare avanti con coraggio, nei tempi belli e nei tempi brutti. Capito? Ci saranno delle tempeste, nella vita... Avanti! Gesù ci guida. Ci saranno giornate luminose... Avanti! Gesù ci guida. Così, come deve fare un cristiano? Tutti insieme diciamo la cosa: andare avanti in tempi brutti e in tempi belli. Ma Gesù c’è soltanto nei tempi belli... [rispondono: «No!».] Anche nei tempi brutti c’è Gesù? [rispondono: «Sì!».] Sicuro? [rispondono: «Sì!».] E cosa dobbiamo fare noi, nei tempi brutti, quelli che ci fanno soffrire, cosa dobbiamo prendere in mano? La mano di... [rispondono: «di Gesù!».], perché Gesù ci porti per mano avanti. Ognuno pensi – ma non dica nulla, non dire nulla –: «Io mi lascio portare per mano da Gesù?». Ognuno risponda nel suo cuore.
Incontro con i bambini, 25 febbraio 2018
14

Come va la tua fede?

Come va la tua fede? Ognuno dia la risposta nel proprio cuore. Come va la tua fede? Come trova il Signore i nostri cuori? Un cuore saldo come la pietra o un cuore sabbioso, cioè dubbioso, diffidente, incredulo? Ci farà bene nella giornata di oggi pensare a questo. Se il Signore trova nel nostro cuore una fede non dico perfetta, ma sincera, genuina, allora Lui vede anche in noi delle pietre vive con cui costruire la sua comunità.
Angelus, 24 agosto 2014
15

Sono io come Giuda?

Chi sono io, davanti a Gesù che entra in festa in Gerusalemme? Sono capace di esprimere la mia gioia, di lodarlo? O prendo distanza? Chi sono io, davanti a Ges...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. BUON ANNO
  4. GENNAIO. Affetto
  5. FEBBRAIO. Pazienza
  6. MARZO. Lotta
  7. APRILE. Vita
  8. MAGGIO. Gratuità
  9. GIUGNO. Gioia
  10. LUGLIO. Fiducia
  11. AGOSTO. Riposo
  12. SETTEMBRE. Perdono
  13. OTTOBRE. Compassione
  14. NOVEMBRE. Cammino
  15. DICEMBRE. Speranza
  16. Copyright