A piedi nella notte
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A piedi nella notte

Camminare insieme verso casa

  1. 156 pagine
  2. Italian
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  4. Disponibile su iOS e Android
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A piedi nella notte

Camminare insieme verso casa

Informazioni su questo libro

Una riflessione ricca di voci e testimonianze sul senso dell'andare a piedi nel XXI secolo, come scelta di libertà, di sobrietà e di fede nel Vangelo. C'è un affascinante pellegrinaggio notturno che si svolge ancora oggi, a quarant'anni dalla sua invenzione, da Macerata al Santuario di Loreto, ed è il più partecipato tra quelli che si svolgono in Italia. Nel 1978 furono 300 i giovani che s'incamminarono verso il Santuario, dove è venerata la Santa Casa di Nazareth, aderendo all'invito di un giovane sacerdote, don Giancarlo Vecerrica, poi diventato vescovo. Oggi la lunga marcia aggrega oltre 100.000 persone. L'appassionata narrazione dei vaticanisti Agasso e Tornielli ripercorre le origini e la storia dell'evento, le attese dei pellegrini, i piccoli miracoli e le grazie ricevute, le tante testimonianze raccolte durante il cammino. La pratica del pellegrinaggio, che da Abramo si distende nei secoli, è il segno del più vasto e universale muoversi dell'umanità. L'uomo appare nella storia come homo viator, un viandante assetato di nuovi orizzonti, affamato di pace e di giustizia, indagatore di verità, desideroso di amore, aperto all'assoluto e al mistero. I tanti ragazzi e ragazze, uomini e donne, molti anche non credenti, che ancora oggi si avviano sulla strada verso Loreto insieme a vescovi, sacerdoti e religiosi, testimoniano a tutto il mondo la parabola inesauribile della speranza.

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Informazioni

1

Un notte magica

Soffre per la malattia, ma questa notte la sofferenza più insopportabile è non poter essere là. A compiere quella “impresa eroica”, quella fatica pazzesca di cui è “innamorato” fin dagli albori, dal 1978. Quest’anno per Leo niente gesto di ringraziamento alla Madonna, niente preghiera e canti «che mi fanno sentire, seppur nella stanchezza, vicino a Nostro Signore». È costretto a casa, ad Ancona.
Ma c’è un ma. Ci sono gli amici di Leo. I “fratelli” con cui ha sempre condiviso «quelle forti emozioni che solo chi ha vissuto una notte come quella può capire fino in fondo».
Leo non resiste e alle 18,30 di sabato prende il telefono e chiama Giordano, che lo aggiorna: «Il pullman si sta avvicinando allo stadio di Macerata; ci siamo quasi». Tutto sta per cominciare.
Leo pensa alla “celebrazione eucaristica” che viene officiata all’inizio.
Quest’anno per lui gli interrogativi di rito non sono argomento delle ore di attesa, del viaggio di avvicinamento in pullman, sono fonte di ulteriore dolore e rabbia: quanti saranno i pellegrini? Più dei trentacinquemila dell’anno scorso?
Passano tre lunghissime ore. Poi il cellulare di Leo inizia a vibrare. È Tonino: «Stiamo partendo, un pensiero a te e alla tua famiglia». Gli occhi di Leo non possono più resistere, il groppo in gola vince: il viso si riga di lacrime.
Ma c’è di nuovo un ma. Perché Leo capisce in pochi attimi di non essere uno sconfitto. Assapora improvvisamente il calore che proviene dai suoi amici, così speciali proprio perché uniti da “questa notte”. Adesso si sente là con loro, «è come se anch’io avessi iniziato a camminare verso quella meta che tanto mi attrae».
Mezzanotte. Leo non riesce a dormire. Non può! Quella notte non si dorme. Non si riposa. Prende il cellulare e chiama Giordano, che lo rassicura: «Tutto bene, stiamo per ricevere la benedizione eucaristica». Mentre ascolta i canti dal telefono, Leo la sente su di sé, quella benedizione. La sente nel cuore.
Viene in mente Jovanotti e la sua canzone Ti porto via con me, che parla di una «notte fantastica», in cui il sonno è perdente. Alle 3,30 Leo e Giordano sono di nuovo in collegamento telefonico. «La fiaccolata è stata stupenda, siamo quasi in testa, vedo la croce che guida il Pellegrinaggio. Mia figlia Giovanna – che ha quattordici anni ed è alla sua prima presenza – si sta comportando benissimo.» A queste parole Leo sorride contento, perché sente l’orgoglio paterno del caro Giordano, anche lui pellegrino fin dalla primissima ora, che vede coronare un sogno: oltre alla moglie Rossella, sempre compagna fedele, e al primogenito Emanuele, anche la sua piccola è lì a condividere un momento così intenso «in cui lo spirito s’innalza come non mai verso Cristo».
Più tardi Leo si immagina «a Chiarino, dove avviene il rinnovo delle promesse battesimali».
L’alba si avvicina, manca un quarto d’ora alle 6 quando Leo torna ad aggiornarsi. Ha l’ansia di sapere a che punto sono arrivati. «Ci siamo,» lo informano «intravediamo la basilica di Loreto.» In sottofondo si sentono le note della «splendida Dell’Aurora». Un brivido gela Leo: quella è la sua preferita.
Ecco, a quel punto Leo può andare a letto. Non finirà mai di ringraziare i suoi amici. E nel frattempo prega «Dio affinché l’anno prossimo possa tornare a camminare veramente insieme a loro nella “notte magica”». Questa notte in cui si cammina per ore al buio, spesso senza allenamenti precedenti. Una sfacchinata esagerata. Ma c’è un ma. Quel buio non solo porta a una tenera e immensa luce. Chi lo varca, capisce che diventa subito luce.
2

L’uomo che cammina cadrà a terra. Ma si rialzerà (1978-1987)

Sono in trecento. Adulti, ma anche giovani e giovanissimi. Li ha invitati un giovane prete, don Giancarlo Vecerrica, classe ’40, che insegna Religione al Liceo Classico di Macerata. L’appuntamento è nel duomo. Motivo del ritrovo? Un gesto di ringraziamento alla Madonna per l’anno scolastico appena finito. Sulla porta della cattedrale campeggia un grande manifesto: «Nell’esperienza del pellegrinaggio un popolo in cammino». Ecco che cosa si fa: un pellegrinaggio. Fino alla Basilica della Santa Casa di Loreto. È la prima volta.
Arriva anche il vescovo di Macerata-Tolentino-Recanati-Cingoli-Treia, monsignor Tarcisio Carboni: benedice i pellegrini prima della partenza. Chissà quanti dei presenti immaginano quanto sarà faticosa, quella notte sotto una pioggia battente. La meta è l’interno della Basilica della Santa Casa di Loreto, dove riceveranno il saluto e la benedizione dell’arcivescovo monsignor Loris Francesco Capovilla, futuro cardinale, già segretario particolare del papa santo Giovanni XXIII.
Ma come è nata la bizzarra idea di proporre ai giovani di andare a piedi da Macerata a Loreto?
Le “sedi” del concepimento sono nella testa e nel cuore di don Giancarlo, come tutti continueranno a chiamarlo anche quando diventerà monsignore, vescovo di Fabriano-Matelica. Per la sua vita e per la sua vocazione decisivo è stato l’incontro con don Luigi Giussani, fondatore del movimento di Comunione e Liberazione (Cl). Di Cl lo colpiscono in particolare «la capacità di riproporre con decisione il cristianesimo come esperienza, come un’evidenza sperimentabile “qui e ora”». Nel 1977 alcuni amici di don Giancarlo hanno partecipato al pellegrinaggio di Czestochowa, luogo-simbolo della fede del popolo polacco, «e ne erano tornati galvanizzati e desiderosi di proporre qualcosa di analogo dalle nostre parti, dove il cammino a piedi verso Loreto era una tradizione ancora presente nel ricordo di molti ma quasi del tutto abbandonata». Si tratta di sentieri di campagna, ma non di una “passeggiata” notturna, bensì di un duro percorso di trenta chilometri circa.
Ecco che il sacerdote insegnante di Religione pensa di rimettersi in cammino verso la Santa Casa come i pellegrini della tradizione. E invita così i suoi studenti: «Si parte a mezzanotte, ma ci troviamo un’ora prima in cattedrale. Preghiere e canti, poi andremo a piedi da Macerata a Loreto per ringraziare la Madonna dell’anno scolastico che è finito. Ragazzi, la Madonna è una grande madre, ci vuole bene, sapete? Affidiamo a lei la nostra vita, abbiamo solo da guadagnarci», come riporta Giorgio Paolucci nel libro Un popolo nella notte (San Paolo, 2008). Don Giancarlo vuole realizzare così un gesto di fede e di sacrificio, di ringraziamento e di supplica alla Madonna, a conclusione dell’anno scolastico: «Era come se una nuova linfa volesse scorrere nel tronco di una pianta che si stava progressivamente inaridendo, per ridarle vigore». Arrivano le prime risposte degli studenti: alcune sono negative, ma altre entusiaste. Così, sono incominciati i preparativi tra i ragazzi della prima comunità di Cl di Macerata. L’inizio è stato totalmente all’avventura. Non esistevano strumenti “tecnici”. C’erano solo un titolo – «In cammino per diventare un popolo gaudioso di vivere» – un manifesto e un volantino per coinvolgere amici, familiari e conoscenti, su cui era scritto: «Il pellegrinaggio è una ricerca di Dio, è un incontro con Lui in un contesto di preghiera e di fatica fisica, insieme con gli altri».
Le premesse sono buone, ma non travolgenti. Le premesse. La realtà invece supera ogni ottimistica previsione: alle 11 di sera del 17 giugno 1978 sono in trecento, quei trecento, nella cattedrale di Macerata, pronti a partire. Sono allievi del Liceo G. Leopardi, di altre scuole superiori e qualche universitario. Allo scoccare della mezzanotte, il primo embrione del popolo del Pellegrinaggio parte, infischiandosene del diluvio.
Quei ragazzi probabilmente sono inconsapevoli che stanno per segnare il solco – seppure in un tragitto diverso da quello che poi sarà – di qualcosa che assumerà dimensioni imprevedibili. Meditazioni, canti, preghiere, silenzio, fino all’arrivo liberatorio diventano i pilastri di un’opera umana e spirituale che coinvolgerà migliaia di persone per decenni. E fin da quella notte e da quell’alba, la Santa Casa di Loreto è la meta da raggiungere di un cammino che conviene intraprendere, sempre. Ieri come oggi. «Il Pellegrinaggio non è una nostra proprietà, è un gesto di affidamento a Maria, un dire sì a imitazione di quel suo decisivo sì pronunciato davanti all’angelo che le aveva prospettato qualcosa di umanamente inconcepibile come l’incarnazione del Mistero nel grembo di una ragazza di Palestina». Parola di don Giancarlo, e di chi se no?
Fra quei trecento ragazzi c’è Claudio, sedicenne di Ancona. Quando percorrerà per la trentesima volta la Macerata-Loreto, avrà al suo fianco la moglie e il figlio «che frequenta il 2° anno di medicina a Roma (è venuto apposta anche se è sotto esame)», poi l’altro figlio «che farà quest’anno la maturità, i miei amici, i figli dei miei amici, gli amici dei miei figli, un mio collega con sua moglie e sua figlia, una collega di mia moglie e… tutto il “popolo in cammino”… ma tutto mi sembrava “normale”, scontato». Quando sentirà don Giancarlo Vecerrica commentare la conclusione del Pellegrinaggio: «…la Madonna ha ispirato questo cammino ed è Lei che lo conduce…», Claudio si renderà conto, «improvvisamente, che è proprio vero che la Madonna ha ispirato la mia vita ed è Lei che la conduce».
Il 16 ottobre 1978 il Conclave elegge il primo papa polacco, Karol Wojtyla, futuro santo. Giovanni Paolo II seguirà sempre con paterna attenzione l’evolversi del Pellegrinaggio, a cominciare dall’edizione 1979, alla quale manda la sua benedizione e il suo incoraggiamento. Ai circa ottocento partecipanti viene distribuito un tesserino con la scritta «Totus Tuus», il motto mariano del pontefice, e viene letto il suo telegramma, inviato al vescovo, con la firma del cardinale Agostino Casaroli, «Pro-Segretario di Stato Città del Vaticano, 4 giugno 1979»: «Vivamente apprezzando devoto messaggio da lei inviatoGli anche nome codesto movimento in spirito orante comunione circostanza suo viaggio in Polonia Sommo Pontefice paternamente invita at autentica fedeltà et totale dedizione at Cristo et alla Chiesa mentre imparte di cuore propiziatrice divina assistenza auspice Madre di Dio particolare Benedizione apostolica». Il legame con Giovanni Paolo II, che in quei giorni è egli stesso pellegrino in Polonia, diventa sempre più stretto e i temi di riflessione proposti nei futuri pellegrinaggi rivelano da parte del comitato organizzatore un riferimento sempre più preciso all’apostolato del papa polacco. Anche in questa occasione, dopo la benedizione in cattedrale del vescovo di Macerata, una pioggia battente accompagna la partenza dei pellegrini che all’arrivo vengono accolti dall’arcivescovo di Loreto Capovilla.
Arriva il tempo delle riflessioni sulla prima enciclica di papa Wojtyla, Redemptor hominis, pubblicata il 4 marzo 1979. Costituisce una specie di manifesto del pontificato, e indica come priorità l’analisi dei problemi e dei bisogni dell’uomo contemporaneo, proponendo soluzioni basate su una profonda comprensione delle sfumature della persona umana alla luce della rivelazione cristiana. L’enciclica ispira la terza edizione del Pellegrinaggio, nel 1980, a cui sono presenti anche alcuni vescovi marchigiani: oltre a Carboni, i monsignori Cleto Bellucci, arcivescovo di Fermo; Vittorio Cecchi, vescovo ausiliare di Macerata. L’appuntamento si rivela sempre più atteso e partecipato dalla popolazione: lungo le strade vengono accesi falò per contribuire a illuminare il cammino e vengono appesi drappi rossi alle finestre per celebrare la solennità dell’evento; aumenta il numero dei pellegrini, stimati già in circa duemila, che percorrendo i sentieri tradizionali a San Firmano poseranno una croce di legno in ricordo del loro passaggio. Durante il cammino il silenzio e la recita del Rosario si alternano ai canti: l’arrivo a Loreto è accolto da un grande applauso delle tante persone che attendono i pellegrini, sempre felici pur se affaticati.
Nel 1981, anno del referendum sull’aborto e dell’attentato in piazza San Pietro a Giovanni Paolo II, salvo per “miracolo”, il Pellegrinaggio, che si svolge a un mese esatto dall’attentato, diventa – insieme all’enciclica Dives in misericordia, sulla misericordia divina a partire dal figliol prodigo – occasione di riflessione e preghiera per la nazione italiana e per una piena guarigione del papa. Wojtyla manda un telegramma – sempre firmato Casaroli – al vescovo Carboni.
Nel 1982 la terra del papa, la Polonia, è teatro di grandi sommovimenti: il popolo, al seguito del movimento operaio di Solidarnosc e di Lech Walesa, manifesta contro il regime. I pellegrini del Macerata-Loreto si legano concretamente alla nazione polacca sia attraverso il messaggio inviato loro dai Padri paolini, custodi del santuario della Madonna nera di Czestokowa, sia grazie alla partecipazione del teologo polacco Jan Krapek che, nella sua testimonianza, dice: «La fede è il più grande dono che un popolo possa avere. E il mio paese, la Polonia, nasce da una fede che per mille anni si è incarnata nel solco della storia». Un volantino d’invito a firma degli studenti marchigiani viene diffuso in tutta la regione e in quelle vicine in cui il cammino viene proposto come esperienza della speranza cristiana ribadendo l’invito del papa lanciato nell’omelia di inizio pontificato (22 ottobre 1978): «Non abbiate paura! Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo!». Molti sono i popoli che vivono in situazioni drammatiche e i cinquemila pellegrini convenuti per la prima volta allo Sferisterio di Macerata pregano anche perché in Libano, in Iran, in Iraq torni a regnare la pace.
Al Pellegrinaggio giunge, dalla Segreteria di Stato vaticano, il messaggio del sostituto Giovanni Battista Re, indirizzato «Al Reverendo Signore Sac. Giancarlo Vecerrica». «Il Santo Padre ha appreso con compiacimento che il gruppo di Comunione e Liberazione di codesta città ha promosso, per i giorni 12 e 13 giugno corrente, un pellegrinaggio di giovani da Macerata al Santuario di Loreto, a conclusione dell’anno scolastico 1981-82. Motivo di conforto all’animo di Sua Santità è tornata pure la notizia che, in tale circostanza, saranno elevate speciali preghiere per l’unità della Chiesa, secondo le intenzioni del papa e per la pace del mondo. Nell’esprimere apprezzamento per tale lodevole iniziativa, il Sommo Pontefice desidera far giungere a Lei ed a tutti i promotori una parola di cordiale riconoscenza, con l’auspicio che il pellegrinaggio costituisca un simbolo e un richiamo per tutti “a camminare nel Signore Gesù in maniera degna del Signore per piacerGli in tutto e portare frutti di buone opere…” (S. Paolo)».
Camminare a piedi nella notte porta a faticare parecchio. «A soffrire», come dirà Luisa, che a volte nei suoi tanti pellegrinaggi dovrà cedere allo sfinimento e arrivare alla meta con il pullman. Ma ciò che conta è che si ha la sensazione che ogni passo che si riesce a fare è «supportato dagli Angeli». Ecco che allora si può anche «non sentire dolori», e godersi la bellezza «di incontrare persone meravigliose che, come me, camminano, pregano e basta». Anzi, sorridono anche, nonostante tutto. Un anno Luisa non riuscirà a partecipare al Pellegrinaggio, allora «feci la Macerata-Loreto a casa mia: lo stesso giorno in cui si sarebbe svolta, organizzai a casa mia un bellissimo incontro a tavola, con tutti i miei famigliari. In tutto circa 30/40 persone. È stata una giornata indimenticabile per tutti noi». Questo è il senso della marcia. Di ogni marcia. «Il senso lo ritroviamo in noi. La fatica appaga. Il sacrificio anche. Pure le sconfitte fanno parte di tutto ciò. Le preghiere ci aiutano, sempre. Il risultato è cogliere l’Amore di Dio legato indissolubilmente a quello della cara Madonnina che ci ama infinitamente, come suo figlio Gesù.»
Il 1983 è l’anno in cui ricorre il quattrocentesimo anniversario dell’ingresso in Cina di padre Matteo Ricci, il missionario gesuita maceratese che fece conoscere a quel popolo l’esperienza cristiana anche attraverso la diffusione della devozione alla Vergine lauretana. I giovani inviano un messaggio di sostegno ai giovani cristiani cinesi, perseguitati e sofferenti a causa della loro fede. Il tema di riflessione del Pellegrinaggio «Aprite le porte al Redentore», che anticipa quello proposto dal pontefice per il Giubileo dell’anno seguente, viene particolarmente sottolineato dalle parole di suor Vitangela, già brigatista rossa ed ex-terrorista, ora operatrice nel carcere di San Vittore a Milano: «Non vergognatevi mai di Gesù […] Gridate forte il suo nome». Il cammino si svolge sempre seguendo il percorso tradizionale ma la novità che viene introdotta è l’accensione dei flambeaux prima di Chiarino: a ogni pellegrino ne viene offerto uno e il Pellegrinaggio si trasforma in una lunga scia di luce che, simbolo della luce di Cristo, illumina i passi del popolo cristiano.
La presenza dei banchetti allestiti proprio all’entrata di Chiarino preannuncia che il bellissimo ma anche faticoso cammino è quasi giunto al termine; è la colazione dell’alba, prima del salitone finale che porta a Loreto. Ad accogliere i pellegrini sono dei volontari di Pesaro (circa 100) che allestiscono per più di un chilometro i banchetti aventi per la colazione circa 3.000 litri di tè (riposto in più di 16.000 bottigliette di plastica), 1.000 litri di caffè, 18.000 bottigliette di acqua, 35.000 merendine e 800 kg. di dolci fatti in casa per tutti quei camminatori che passeranno a ritirare la loro razione di cibo, per rifocillare un po’ lo stomaco e preparare le energie in vista dello “strappo” conclusivo.
Nel giorno della partenza della settima edizione si svolge a Loreto il V convegno sul magistero del papa dal titolo «Maria: madre e immagine della Chiesa». Gli stessi partecipanti al convegno prenderanno poi parte al cammino notturno verso la Basilica di Loreto, insieme ai circa diecimila giovani e adulti anche con bimbi sui passeggini provenienti da tutta Italia. Continuano le preghiere per i fratelli cristiani perseguitati a causa della fede, e la testimonianza della scrittrice Tatiana Goriceva, esule russa, è un invito esplicito a invocare la Madre di Dio perché continui a sostenerli: «La vostra preghiera è una grande forza per cui vi chiedo di pregare la Madonna di Loreto per coloro che sono nei lager e negli ospedali psichiatrici del mio paese, dove la fede, nonostante l’ateismo, non è stata vinta».
Nel 1985 monsignor Moreira Neves, segretario della Congregazione dei Vescovi, invita i pellegrini a fare del loro cammino «una ricerca di unità nella verità». L’intervento di don Matteo Sagro, missionario del movimento Christ Communion and Life dell’Uganda, testimonia la terribile situazione del pa...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. A PIEDI NELLA NOTTE
  4. Prologo. Una luce verso Casa
  5. 1. Un notte magica
  6. 2. L’uomo che cammina cadrà a terra. Ma si rialzerà (1978-1987)
  7. 3. È sempre un tappeto d’erba tenera (1988-1997)
  8. 4. Passo dopo passo verso ciò che si ama (1998-2007)
  9. 5. Dopo la notte c’è sempre l’alba (2008-2017)
  10. 6. «Voglio vedere Dio nel volto di quelli che ci credono» (2018)
  11. 7. L’alba di una vita rinnovata
  12. INSERTO FOTOGRAFICO
  13. Copyright