Siamo andati sulla luna per divertirci, ma è venuto fuori che la luna è una vera schifezza.
Ci siamo andati un venerdì, perché non c’era un cazzo da fare a casa. Era l’inizio delle vacanze di primavera. A casa era una noia unica. Link Arwaker fa: «Sono proprio null» e Marty gli va dietro: «Anch’io sono null, cifro» ma, voglio dire, eravamo tutti piuttosto null, perché per più o meno un’ora avevamo giocato con tre fili scoperti che venivano fuori dal muro. Stavamo cercando di prenderci le scosse. Per cui Marty ci ha detto che c’era un posto divertente con poca grav sulla luna. Poca grav può essere una cosa piuttosto stupida, ma a quanto pareva quel posto era forte. Si chiamava Ricochet Lounge. Abbiamo pensato di andarci per qualche giorno con alcune ragazze e stare in un albergo e andare a ballare.
Siamo volati in su e i nostri feed parlottavano, dicendoci ogni genere di cose su dove dormire e cosa mangiare. Suonava piuttosto divertente, e all’inizio c’erano un sacco di immagini di gente che ballava e gente con romperlame e ali di metallo e io ho fatto: «Sarà forte, proprio forte» ma poi direi che non ero più così sprizzo quando abbiamo volato sopra la superficie della luna, perché la luna era sempre uguale, dopo esserci stato le prime volte, quando hai finito col ritornello “Whoa, cifro! La luna! La dannata luna!” e, al posto, ci sono solo rocce e noia, e tutti i crateri sono pieni di vecchie schifezze rotte, come cupole che nessuno usa più e incarti e ganci.
La cosa che odio dello spazio è che senti quanto è vecchio e vuoto. Non so se gli altri sentivano quello che sentivo io, a proposito dello spazio. Ma credo di sì, perché hanno cominciato tutti ad alzare la voce. Indicavano di più, e si ammucchiavano vicino al finestrino di Link.
Si ha bisogno del rumore degli amici, nello spazio.
Mi dispiace molto per le persone che devono viaggiare da sole. Nello spazio dev’essere una bella rottura. Quando si va nei posti con altre persone, con un grosso gruppo, ognuno si sporge verso l’altro, e la gente ride e chiacchiera, e le cose vanno alla grande, ed è come in una pubblicità dei jeans, o di qualcosa con il torrone.
Per fare un po’ di rumore, Link ha cominciato a muovere il suo sedile in su e indietro per sfondare le ginocchia di Marty. Io stavo cercando di dormire per gli ultimi minuti di volo perché, cioè, non c’era niente da vedere a parte la roba rotta nello spazio, e quando si va veloce mi viene subito sonno, e non volevo essere null per le cifrette sulla luna, in albergo, se ce n’era per caso una yam.
Se devo essere sincero, speravo di fare un incontro sulla luna. Magari, in parte, era dovuto al deserto dei crateri, ma mi sentivo che era forse tempo di stare con qualcuno di nuovo, perché erano passati un paio di mesi. Alle feste, cominciavo a sentirmi proprio solo, anche quando c’erano altre persone intorno a me, ed è ancora peggio quando te ne vai. Poi c’è il silenzio quando stai tornando a casa da solo nell’ariauto e non c’è nient’altro, a parte il feed che ti dice qual è la musica che hai sentito. Questa è la musica che ti sei perso. Queste sono le novità. Ascolta. E farebbe bene avere qualcuno con cui scaricare. Farebbe bene avere qualcuno accanto nell’ariauto, volare a casa con le luci sotto di te, e le facce pallide delle madri che vedi per metà nei finestrini dei furgoni che scendono.
Mentre volavamo sopra la superficie della luna, io non riuscivo a dormire. Link stava giocando con il sedile come un coglione. Lo muoveva avanti e indietro. Marty aveva lasciato cadere il suo uccellino, quegli uccellini finti che erano lo sputo del momento e un sacco di gente li aveva, e l’uccellino di Marty stava galleggiando via, perché non c’era quasi nessuna gravità, e non appena lui si allungava in avanti per riprendere l’uccellino, Link sbatteva il suo sedile indietro giga forte e faceva sbam sulla faccia di Marty e si mettevano a ridere. Marty gli faceva: «Cifro! Aspetta solo…» e Link gli faceva: «Avanti. Provaci! Prova!» e Marty gli faceva: «Cifro! Sei così…» E poi se la ridevano come pazzi e io mi sentivo uno sfeedato perché cercavo di dormire mentre tutti si divertivano. Continuavo a sperare che la signorina cameriera dicesse qualcosa e li facesse tacere un attimo, ma non appena siamo usciti dalla zona di gravità terrestre si era rimbambita con le cose del duty free.
Non volevo avere sonno, cioè, sembrare un perfetto idiota, ma avevo bevuto la sera prima ed ero stato in malo e mi sentivo un po’ di merda. Insomma, non era un bel modo di cominciare quel viaggio sulla luna, con il sedile che sbatteva sulla faccia di Marty, e lui che faceva «Cifro! Sto cercando di riprendere l’uccellino!»
Link diceva: «Prendilo.»
Marty gli ha fatto: «Link! Cazzo! Mi stai facendo giga danni alle ginocchia e alla faccia!»
«Bacia la sedia. Limonala.»
Si sono messi a ridere tutti e due. «Okay» ha detto Marty. «Okay, dimmi solo quale dei miei stupidi organi mi schiaccerai questa volta.»
«Tieni il vassoio in posizione verticale.»
«Tipo quale organo? Dimmi solo questo.»
«Questi non sono organi.»
«Che cosa vuoi dire?»
«La tua faccia non è un organo.»
«Anche la mia faccia è un organo. Sono vivo.»
«Omaigod, c’è abbastanza ossigeno?» ha detto la nostra amica Calista. «Perché mi sa che vi stanno crepando i neuroni.»
«Sto cercando di dormire» si è lamentata Loga. Ha sbadigliato. «Sono scarica. Giga.»
Poi c’è stato un wham e Marty ha fatto: «Oh, cazzo» tenendosi la faccia, e mi sono raddrizzato ed ero tutto, cioè non c’era verso di dormire con quei ritardati che facevano bordello sul mio bracciolo.
La cameriera si è avvicinata e Link ha smesso e le ha sorriso e lei ha fatto, Che ragazzo simpatico. Questo perché lui aveva comprato una tanica di acqua di Colonia del duty free.
Quindi ero stanco e ingrugnito per il razzo orario.
Quando siamo scesi dalla navicella, i nostri feed sono andati in fugato per tutti i banner che c’erano. Gli alberghi si sovrapponevano a vicenda, e c’erano cartoffie di casinò e slittate sul fango e negozi di souvenir e posti in cui si potevano noleggiare braccia in più. Cercavo di parlare con Link, ma non ci riuscivo perché mi stavano bannerizzando di brutto, e continuavo a strizzare gli occhi e cercavo di tirare dritto. Non riesco a ricordarmi quasi niente. Mi ricordo solo che nei banner tutto pareva dorato e scintillante, ma mentre camminavamo verso i bagagli, le prese d’aria erano striate di nero.
Per tutto il tempo è stato così. La luna andava avanti, avanti. C’eravamo io, Marty e Link e Calista e Loga e Quendy. In albergo le tre ragazze avevano una stanza, e noi tre ragazzi ne avevamo un’altra. C’era un sacco di gente lì per le vacanze di primavera, e i ragazzi saltavano su e giù per i corridoi e facevano l’eco con le voci. Era un albergo piuttosto scrauso, e non c’erano abbastanza lenzuola, e non c’era quasi nessuna gravità, e nessuno di noi aveva una falsa carta d’identità perciò hanno messo un lucchetto al minibar. Io ho fatto: «Questo albergo è scrauso» ma Marty continuava con: «Cifro, ci sono venuto la volta scorsa. Si spende giga poco, e tutto il personale è fatto con una sostanza cristallina.»
I nostri feed erano di nuovo liberi dai banner lunari, perciò per parecchio tempo abbiamo guardato la partita di football mentre le ragazze facevano qualcos’altro col feed. Si stavano chattando e non potevamo sentirle, ma continuavano a ridere e a toccarsi il viso a vicenda. Volevo andarmene a letto, ma ogni volta che ci provavo, sbam! Link e Marty andavano in fissione su di me, e dicevano: «Titus! Hai visto, cazzo? Hai visto Hemmacher?» Ho cercato di dirmi che essere lì non era oggetto: dormire, ma oggetto: stare con gli amici e fare cose da paura. Ho cercato di concentrarmi su tutti gli stimoli e il divertimento, tutto quanto.
Però continuava a non essere troppo divertente. Abbiamo ordinato alcuni nutrienti endovena dalla sala di servizio ma hanno dato a tutti il mal di te...