Il sogno ha inizio
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Il sogno ha inizio

Il romanzo di House of Talent

  1. 224 pagine
  2. Italian
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  4. Disponibile su iOS e Android
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Il sogno ha inizio

Il romanzo di House of Talent

Informazioni su questo libro

Michelle ha sempre fantasticato di diventare una cantante famosa. Roberto, Noa e Federico, invece, un giorno vorrebbero recitare in un film o calcare il palco di qualche teatro importante. Gabrielle ama la musica, per ora però si accontenta di girare video sul suo canale YouTube. Swami è una ballerina nata, e da grande spera di diventare una professionista. Come tanti altri ragazzi, sognano un futuro meraviglioso chiusi nelle loro camerette... e se ora una scuola potesse aiutarli a realizzare i propri desideri? A Milano ha infatti aperto la House of Talent, un collegio molto speciale con lezioni pomeridiane di danza, canto e recitazione. Alle selezioni si sono presentati in migliaia, e solo i migliori sono stati scelti. Le vere difficoltà però iniziano adesso: i ragazzi dovranno vivere lontani dalle famiglie, affrontando ogni giorno professori severi, compiti impossibili, antipatie e rivalità. Ma tra aule e corridoi nasceranno anche importanti amicizie e non mancheranno feste clandestine e tanto divertimento. E alla fine, in un modo o nell'altro, tutti loro dovranno imparare la lezione più importante: per raggiungere il proprio obiettivo non basta avere talento, servono dedizione e sacrifici. E persino per trovare l'

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Informazioni

Print ISBN
9788891580559
eBook ISBN
9788858694176

Capitolo 1

Quindici giorni dopo l’ultima audizione, ragazzi e genitori erano di nuovo raccolti nel cortile interno della House of Talent, questa volta per salutarsi definitivamente. Da quella domenica pomeriggio gli ammessi sarebbero diventati a tutti gli effetti allievi della scuola.
Michelle fermò una ciocca di capelli dietro l’orecchio e si voltò verso la preside Giordano, che aveva richiamato l’attenzione dei presenti.
«Ragazzi, è ora di salutare le vostre famiglie. Intanto, a nome di tutto il corpo docente, vorrei ringraziare i genitori per la fiducia accordata alla nostra scuola: i vostri figli sono in buone mani.»
Per alcune madri apprensive le parole rassicuranti della preside caddero nel vuoto.
«Sì, mamma, sto attenta… Dai, me l’hai già ripetuto trentamila volte!» Michelle si trattenne con tutte le sue forze ed evitò di sbuffare: capiva le sue preoccupazioni, ma era un po’ stufa. Aveva bisogno di un incoraggiamento e di una bella dose di fiducia, non di mille raccomandazioni. La abbracciò forte, le diede un bacio veloce sulla guancia e si allontanò con la valigia. Quanta roba ci aveva messo dentro? Pesava una tonnellata. Mentre si voltava a salutare la mamma e le sorelle un’ultima volta, con la coda dell’occhio vide una biondina che piangeva come una fontana aggrappata a suo padre: per qualcuno l’addio non era altrettanto semplice.
«Michelle!» si sentì chiamare.
Era Noa, che correva verso di lei trascinandosi dietro il trolley. Si fermò con il fiatone.
«Hai corso la maratona?» le chiese Michelle ridendo.
«Quasi. Ci credi che per un pelo non arrivavo tardi? Dovevamo cambiare treno a Bologna e ci siamo persi in stazione: continuavamo a prendere le scale mobili sbagliate e non trovavamo il binario!»
«Noi siamo venute in macchina. Troppi bagagli.»
«E Gabrielle? L’hai visto?» domandò Noa. «Mi aveva scritto di aver passato le selezioni…»
«Ragazze!»
Si girarono entrambe verso il portone aperto e videro arrivare Gabrielle a passo lento, anche lui carico di borse all’inverosimile.
«Con calma, mi raccomando» gli disse Noa, appena lui le raggiunse.
«In che senso? Per una volta che non mi sveglio all’alba…»
«Sei venuto da solo?» chiese Michelle.
«Sì, ho lasciato i miei a casa. Non potevo farcela a vedere mia madre commuoversi.»
«Chi di voi è già pronto può aspettare il resto dei compagni vicino alla scala» disse la preside ad alta voce. Il momento dei saluti stava durando più del previsto e la Giordano non nascose la sua impazienza. «Se nel frattempo volete dare un’occhiata alla composizione delle camere, abbiamo affisso l’elenco in bacheca.»
E come per magia queste parole riuscirono a velocizzare il distacco: la curiosità ebbe la meglio e anche i più riluttanti diedero un ultimo rapido saluto ai genitori e si accalcarono davanti ai fogli appesi davanti alla vetrata della mensa.
«Dai, fatemi passare, sono bassa, io!» protestò Noa. «Evvai, Michelle! Siamo insieme!» Si girò verso l’amica e si diedero il cinque. «La terza è…»
«Swami. Piacere di conoscervi.» Una ragazza con due grandi occhi castani sorridenti e la faccia simpatica porse la mano a Noa per presentarsi, poi fece lo stesso con Michelle. Si erano già viste alle audizioni, ma non avevano mai avuto modo di chiacchierare.
«Sono sicura che ci divertiremo un sacco» disse Michelle. E ne era convinta: era agitata, certo, ma anche impaziente di cominciare.
«E io? Vi siete dimenticate di presentarmi! Piacere, Swami, sono Gabrielle. Tranquilla, sembro un po’ matto… e lo sono veramente.» Gabrielle si avvicinò alla bacheca e si mise a scorrere l’elenco con un dito. «Fatemi vedere un po’ con chi sono capitato… Sono in una stanza da due! Fichissimo, chissà quanto spazio! Chi sarà Federico Mancosu?»
«Presente!» Si fece avanti un ragazzo con una gran testa di capelli ricci e un borsone da palestra a tracolla.
«Se hai solo quella sacca come bagaglio, io e te andremo d’accordissimo» disse Gabrielle con una risata indicando il set di valigie che lo circondava.
Michelle si guardò intorno e inspirò a fondo per darsi la carica. Ma si bloccò all’improvviso e trattenne il fiato. Quello è…
«Che succede?» le chiese Noa.
«Eh?»
«Sembra che tu abbia visto un fantasma.»
Più o meno. Era il ragazzo che le aveva restituito i moduli il giorno dell’ultima prova. Dunque è passato… Michelle rivolse a Noa un sorriso poco convincente e si girò di nuovo, tentando di non farsi riconoscere. Certo che prima o poi dovrò parlarci, non potrò ignorarlo per sempre. Perché era così imbarazzata? Non era da lei. Di sicuro, non aveva fatto niente di male. E lui nemmeno; anzi, l’aveva salvata da una figuraccia totale con l’insegnante di canto.
La preside batté le mani per richiamare l’attenzione e iniziò a salire le scale. Il gruppo la seguì disordinatamente e Michelle ne approfittò per mimetizzarsi tra i compagni.
Se queste sono le premesse, posso stare tranquilla. Swami temeva di trovare gente piena di sé, o peggio ancora noiosissima, e invece i ragazzi e le ragazze che aveva appena conosciuto promettevano molto bene.
La preside Giordano condusse il gruppo al primo piano e si fermò in una stanza spaziosa: c’erano due divani e due poltrone, un televisore enorme, un impianto stereo e scaffali pieni di libri alle pareti. Swami si guardò intorno per prendere confidenza con quella che sarebbe stata la sua casa per un anno intero.
«Bene, ragazzi, si comincia. Prima di presentarvi ufficialmente i professori, che in parte conoscete già dalle audizioni, ci tengo a darvi il benvenuto con due parole. Questa è una scuola a tutti gli effetti, anche se un po’ particolare, e lo studio dovrà essere la vostra priorità. Noi siamo a vostra disposizione, quindi sfruttateci, usateci per imparare il più possibile finché vi trovate in un ambiente protetto. Siete qui perché avete un sogno e volete vivere della vostra passione: impegnatevi, non sprecate questa possibilità.»
«Mmm… già con questa storia» sussurrò qualcuno.
Swami osservò il gruppo disposto a semicerchio attorno alla preside e agli insegnanti per vedere chi aveva fatto il commento. Un ragazzo alto e magro con un gran ciuffo sulla testa, una maglietta nera e i jeans strappati diede di gomito al tipo che aveva accanto, che però pareva più che altro preso a guardare altrove. La Giordano sembrò non essersi accorta di nulla e continuò.
«Raramente nella vostra professione riceverete gentilezze gratuite. E non ne riceverete nemmeno in questa scuola.»
«Neanche un regalino?» disse lo stesso ragazzo di poco prima, non più tanto sottovoce.
Impossibile che stavolta la preside non avesse sentito. Ma evidentemente fece finta di niente. «Tutto quello che otterrete dovrete meritarvelo» aggiunse. «Restate concentrati ed evitate il più possibile le distrazioni. È una grande occasione per voi.»
Swami salutò con un cenno veloce della mano Brunella, che aveva conosciuto fin dalle prime audizioni di ballo. Accanto a lei c’era Maddalena, una ragazza di Bologna con cui aveva sentito da subito una grande affinità. Gabrielle, invece, aveva lo sguardo fisso nel vuoto, perso in chissà quali pensieri.
«Per fortuna che dovevano essere due parole» le sussurrò Noa all’orecchio.
Swami le sorrise e chiese: «Ma chi è quello? Lo conosci?». E indicò il tipo con il ciuffo che non la smetteva di ridacchiare. Adesso aveva tirato fuori il telefono come se niente fosse e digitava qualcosa.
«Si chiama Dimitri Tincano. Mi ricordo che era dopo di me alle audizioni, tra gli ultimi. Credo sia un casinista: si è addirittura presentato in ritardo alla prova.»
«E quello che sghignazza con lui?» domandò Michelle.
«Penso che si chiami Roberto. Anche lui fa recitazione» rispose Noa. «Ma perché me lo chiedi?» aggiunse, con un sorrisetto malizioso.
Michelle le rispose con una smorfia. E io perché non imparo a stare zitta, per una volta? Anche Noa, però… Adesso chissà che idea si farà Swami di me: ci siamo appena conosciute!
«Ragazzi, un po’ di silenzio, per favore» abbaiò la preside. «Noto con piacere che i primi studenti della House of Talent promettono bene. Voglio presentarvi brevemente i miei colleghi, che vi accompagneranno in questo bellissimo viaggio insieme.»
La voce della Giordano scivolò in sottofondo. Michelle non riusciva a smettere di guardare quel ragazzo… Roberto. Indossava un paio di jeans strappati e una felpa grigia con il cappuccio. Se lo tirò sulla testa, ma il professore di recitazione glielo fece riabbassare subito.
Come se si sentisse osservato, all’improvviso alzò lo sguardo e i suoi occhi incrociarono quelli di Michelle per un istante infinito. Lei ebbe l’impressione che volesse avvicinarsi, ma la preside prese la parola per l’ennesima volta e il gruppo si rimise in movimento.
«Seguitemi. Ci spostiamo nel dormitorio, così potrete prendere posto nelle vostre camere.»
Imboccarono il corridoio che dalla sala relax portava alle stanze e si fermarono nell’ala femminile.
«Ehi, Roberto, che dici? Ci nascondiamo sotto i letti delle ragazze?» ridacchiò di nuovo Dimitri. Mise in bocca una Big Babol, la masticò per bene e fece un pallone enorme.
«Avete il resto del pomeriggio per mettere in ordine» spiegò la Giordano. «La cena sarà servita alle otto in punto, in mensa. Non è un ristorante e il personale non può aspettare i vostri comodi: se tardate, peggio per voi.»
«Certo che la preside è tosta» commentò Noa.
«Bene, un’ultima cosa e poi vi lascio…» aggiunse la Giordano.
Qualcuno in fondo, ma non si capì bene chi di preciso, gridò: «Era ora!».
«Faccio finta di non aver sentito. Ultime, ma non meno importanti, le regole. In ogni stanza troverete una copia del regolamento della scuola riguardo all’abbigliamento, al comportamento da tenere a lezione e negli spazi comuni durante le ore di libertà: confido che lo leggerete attentamente stasera stessa. Ora mi preme sottolineare che durante la settimana scolastica sono vietate le uscite per gli studenti minorenni; il fine settimana è libero, ma vi ricordo che avrete dei compiti da fare. Siate maturi nella gestione del tempo. Il sabato dovrete rientrare per le nove e mezza, la domenica per le sette di sera. Adesso ho veramente finito e vi auguro buona serata. Vi lascio a Matteo Altieri, che mi aiuterà nella gestione quotidiana della scuola.»
Non mi ha neanche salutato, si disse Roberto voltandosi verso Michelle. Lei stava parlando con altre due ragazze – una si chiamava Noa, se non ricordava male – ma si interruppe a metà di un discorso e alzò lo sguardo verso di lui. I loro occhi si trovarono di nuovo. Agganciati. Ma, altrettanto velocemente, Michelle riabbassò la testa e riprese a chiacchierare.
Un ragazzo biondo un po’ più grande di loro, che evidentemente doveva essere Matteo, prese la parola con un sorriso. «Bene! Finalmente! Prima di tutto voglio raccontarvi qualcosa di me, visto che è la prima volta che ci incontriamo. In due parole: ho ventidue anni e anch’io ho frequentato questa scuola, quando era ancora un liceo normale… anche se di normale noi avevamo pochissimo…» disse, suscitando una risata generale. «Qualche tempo fa mi è venuta l’idea di fondare una sorta di accademia per aiutare un gruppo selezionato di talenti a realizzare i propri sogni. Così mi sono chiesto: qual è il primo ostacolo che incontrano i ragazzi che vogliono cantare, ballare o recitare? I genitori. O meglio, il timore dei genitori che la passione dei figli sia d’intralcio allo studio e impedisca di ottenere l’importantissimo diploma.»
«Sta parlando di me?» sussurrò Roberto a Dimitri, di fianco a lui.
«Allora siamo sulla stessa barca.»
«Da qui la mia proposta» continuò Matteo. «Ho cercato la preside Giordano e pian piano, lavorandola ai fianchi… perché l’avrete capito, ormai, che è un tantino rigida…» E abbassò appena il volume della voce. «L’ho convinta....

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Il sogno ha inizio
  4. Prologo
  5. Capitolo 1
  6. Capitolo 2
  7. Capitolo 3
  8. Capitolo 4
  9. Capitolo 5
  10. Noa
  11. Capitolo 6
  12. Capitolo 7
  13. Capitolo 8
  14. Capitolo 9
  15. Michelle
  16. Capitolo 10
  17. Swami
  18. Capitolo 11
  19. Federico
  20. Capitolo 12
  21. Capitolo 13
  22. Roberto
  23. Capitolo 14
  24. Capitolo 15
  25. Gabrielle
  26. Capitolo 16
  27. Capitolo 17
  28. Matteo
  29. Capitolo 18
  30. Capitolo 19
  31. Copyright