Ero stato invitato a un Convegno internazionale sugli angeli che si sarebbe tenuto in Sardegna. In passato mi era già capitato di partecipare a eventi di questo genere o di parlare del mio dono speciale davanti a un pubblico molto ampio, ma questa volta ero particolarmente emozionato, perché fra gli ospiti c’erano studiosi ed esperti che provenivano da diverse parti del mondo e mi sentivo onorato di poter unire la mia esperienza alla loro.
Avevo deciso di partire all’alba, in modo da raggiungere con calma l’albergo, disfare i bagagli, pranzare e riposarmi un po’ prima della conferenza. Ma ci sono persone che, con il loro entusiasmo, sono capaci di ingarbugliare anche le cose più semplici!
Ad attendermi all’aeroporto, infatti, avevo trovato Ornella, una signora di mezza età molto vivace e dal tono di voce squillante. Era una delle organizzatrici preposte all’accoglienza e alla logistica degli ospiti, e sarebbe stata la mia referente per tutto il tempo di permanenza a Cagliari.
Mi era già capitato di partecipare a eventi di questo genere o di parlare del mio dono speciale davanti a un pubblico molto ampio, ma questa volta ero particolarmente emozionato.
Mentre mi avvicinavo all’area di arrivo dei passeggeri la vedevo che mi chiamava e gesticolava in modo animato per attirare la mia attenzione. Ma sarebbe stato davvero impossibile non notare la sua presenza, non solo per il cartello con scritto MR CRAIG WARWICK a caratteri cubitali, ma anche perché indossava un vestito verde a pois bianchi molto appariscente. In breve, la folla si era accalcata attorno a noi e non ero riuscito a sottrarmi alle richieste di selfie e, soprattutto, al desiderio degli angeli di consegnare alcuni messaggi.
Finalmente, dopo circa un’ora, ci siamo diretti verso l’uscita.
Più la osservavo, più mi accorgevo di alcuni dettagli in lei davvero singolari. In particolare mi divertiva il modo in cui camminava, perché avanzava a piccoli e rapidi passi, facendo dondolare tutti i pacchetti appesi alle braccia; la sua andatura appariva affrettata, anche se in realtà ci eravamo avviati con grande calma. Inoltre non smetteva un istante di parlare e ancora prima di arrivare al parcheggio sapevo già tutto di lei. Aveva due figlie. Zora, di ventotto anni, che stava frequentando un Master in economia a New York, e Martina, di diciannove anni, che stava completando la sua formazione classica alla Royal Ballet School of Flanders, in Belgio. Il marito era scomparso di recente a causa di un infarto. Era stato un duro colpo per lei, soprattutto perché era avvenuto proprio in un momento in cui la loro vita era perfetta. Giorgio era andato da poco in pensione, e con le figlie fuori casa si erano riaffacciati alla quotidianità come due giovani sposini. Non avrebbe mai immaginato che la loro felicità potesse finire così, in un attimo.
Sono sempre molto contento quando qualcuno riesce a sentire la presenza dei propri cari.
Appena siamo saliti in macchina, Ornella si è voltata verso di me e abbassando il tono della voce mi ha confidato: «Craig, io parlo con mio marito ogni giorno!».
«Ah, sì?» ho risposto, piacevolmente sorpreso.
Sono sempre molto contento quando qualcuno riesce a sentire la presenza dei propri cari, ma in questo caso avevo provato anche una sensazione di grande sollievo. Ornella mi dava l’idea di essere una persona dalle tante domande, e se avessi dovuto fare da tramite con il marito, sarebbero stati due giorni molto impegnativi.
Durante il tragitto, mi spiegò che non solo era in grado di percepire la sua energia, ma addirittura riusciva a condividere con lui ogni momento della giornata, come quando stavano insieme.
Anche quel giorno il marito le aveva consigliato quale abito indossare, «il verde era il colore preferito di Giorgio», e poi le aveva suggerito gli orecchini da abbinare, e anche in questo caso era partita una spiegazione lunghissima sui «due pendenti in corallo, regalo di Giorgio per il venticinquesimo anniversario di matrimonio». E non era finita qua, Giorgio l’aveva persino guidata nell’acquisto di un cadeau per me, un pensierino che Ornella naturalmente era impaziente di mostrarmi.
Pensavo si riferisse a uno di quei pacchetti che avevo visto in aeroporto, ma mi sbagliavo, perché il regalo si trovava proprio alle mie spalle! Non me lo sono fatto ripetere due volte, sono una persona estremamente curiosa. Così mi sono girato a guardare: sul sedile posteriore della macchina c’era il volto di una statua nuragica che mi fissava… In altre parole, Giorgio aveva scelto per me una grossa testa di pietra!
Avevo subito sfoderato un sorriso per ringraziarla, non volevo apparire scortese. Ma a essere sincero quella scultura mi inquietava un po’. Inoltre ero molto preoccupato all’idea del peso che avrei dovuto portare con me in aeroporto al mio rientro.
Per fortuna Ornella non si è accorta di nulla, ha continuato a chiacchierare e poco prima di arrivare a destinazione mi ha detto che sentiva l’energia del marito proprio accanto alla testa di pietra.
Ero un po’ perplesso, non solo non avvertivo la presenza di Giorgio, ma all’improvviso sulla spalla di Ornella si era manifestata una lucina flebile, che era scivolata giù dal sedile, fino a sparire sotto i suoi piedi. Ma, al momento, avevo preferito non fare domande.
La conferenza si sarebbe svolta all’interno di un magnifico resort sul mare, uno degli alberghi più belli che abbia mai visto, e già mi pregustavo la tranquillità della mia camera. Infatti, appena entrato nella stanza, accolto da quella frescura, avevo chiuso gli occhi e mi ero lasciato andare sul letto… Finalmente un po’ di silenzio!
Sapevo che alla fine dell’incontro, molto probabilmente, alcune persone mi avrebbero chiesto di parlare con i loro angeli.
Dopo alcuni minuti, Ornella però è venuta a bussare alla mia porta: «Forza Craig! La Sardegna ti aspetta!». Non mi andava proprio di uscire, la mattinata era stata molto intensa e avevo bisogno di recuperare le energie. Sapevo che alla fine dell’incontro, molto probabilmente, alcune persone mi avrebbero chiesto di parlare con i loro angeli, e se fossi arrivato così stanco non avrei potuto essere in alcun modo di aiuto.
Ma Ornella aveva organizzato un pranzo di benvenuto per gli ospiti e continuava a ripetere: «Non puoi dirmi di no, ci resterebbero tutti male!». Così mi aveva trascinato giù nella hall, quasi di peso, e mentre si chiudevano le porte dell’ascensore aveva concluso dicendo: «Sono sicura che dopo mi ringrazierai!».
In effetti, quando abbiamo raggiunto il ristorante, ero davvero felice che fosse riuscita a farmi cambiare idea, quel posto era incantevole! Aveva prenotato un tavolo all’aperto, su un terrazzo che affacciava sul mare. Alcune piccole imbarcazioni, sparse qua e là, aggiungevano una pennellata di colore al paesaggio, mentre sul lato destro una scogliera bianca scendeva a strapiombo racchiudendo in un abbraccio una piccola baia a forma di mezza luna. Eh sì, quel posto era davvero incantevole e il rumore delle onde in sottofondo creava un’atmosfera molto piacevole.
L’Italia è un Paese straordinario, ogni angolo è un piccolo paradiso, messo lì per donare felicità e farci sognare a occhi aperti.
L’Italia è un Paese straordinario proprio per questo, ogni angolo è un piccolo paradiso, messo lì per donare felicità e farci sognare a occhi aperti.
Ci eravamo accomodati intorno al tavolo, e Ornella si era premurata di fare le presentazioni. Quando guardo le persone, la prima cosa che noto sono sempre i capelli: sarà perché ho lavorato per molti anni come hair stylist, ma di ciascun ospite mi ero subito fatto un quadretto personalizzato. C’era Mr Larsen, un allegro norvegese di circa quarant’anni con una lunghissima coda di cavallo, che durante l’evento avrebbe parlato della guarigione spirituale, e poi ancora Monsieur Dubois, un docente francese di circa settant’anni con un riporto a forma di “S”, che avrebbe illustrato gli studi sulle dimensioni parallele, e poi Lady Wang, una ricercatrice cinese di circa sessant’anni con un formidabile caschetto al nero di seppia, che avrebbe invece presentato alcune ricerche sui campi energetici umani. Al suo fianco c’erano due graziose interpreti che sorridevano sempre.
Purtroppo non era stato possibile approfondire la conoscenza perché Ornella aveva monopolizzato ogni conversazione parlando di suo marito Giorgio. Durante il pranzo, infatti, aveva precisato che l’angelo del marito era seduto a tavola con noi, e non solo, che quello era il loro ristorante preferito e che durante quei meravigliosi trentadue anni di matrimonio avevano pranzato spesso su quella terrazza.
La “sensibilità” di Ornella alla fine era riuscita a contagiare anche gli ospiti e dopo un po’ tutti avevano iniziato a percepire la presenza di Giorgio, tutti… tranne me!
Questa cosa, lo ammetto, mi indispettiva, e mentre Ornella parlava, avevo visto nuovamente una piccola luce scivolare giù dal suo vestito verde per poi spegnersi sotto il tavolo.
A fine pranzo era sopraggiunta un po’ di noia, così avevo iniziato a guardarmi intorno senza interesse. A un certo punto però qualcosa aveva attirato la mia curiosità. Sugli scogli adiacenti al terrazzo una troupe stava girando una pubblicità. Tra teli riflettenti e diffusori, riuscivo a intravedere un lembo del vestito di chiffon giallo, indossato dalla modella, che svolazzava sinuoso nel vento.
Così senza neanche pensarci mi sono avviato velocemente lungo la scalinata che portava alla scogliera. Mi era bastato percorre qualche metro per avere finalmente la visuale libera.
Non ci sono parole per esprimere l’emozione che ho provato quando ho scoperto che quell’abitino giallo limone era indossato da una meravigliosa donna di settant’anni. Aveva una figura ancora slanciata e le donava moltissimo, così come i lunghi guanti color melograno. Ma la cosa più straordinaria era che somigliava tantissimo a mia nonna Nell!
Un elegante cappello bianco a tesa larga le riparava il viso dal sole. E mentre il regista la guidava a distanza, si atteggiava a movenze da diva, lasciando scivolare avanti e indietro, sul naso, i grandi occhiali neri… Era molto affascinante e più la guardavo più mi sembrava di vedere mia nonna, o meglio Madame Cocò, come la chiamavamo tutti noi! Un nomignolo che le calzava a pennello perché aveva un modo di fare sempre molto sofisticato ed elegante.
Sono rimasto incantato a guardare, mentre la troupe continuava a riprendere. E non appena il regista è andato in pausa, non ho resistito alla tentazione e mi sono avvicinato per chiederle il permesso di fotografarla con il mio cellulare. Per tutta risposta, lei ha assunto una posa sensuale alla Marylin Monroe.
Dopo il primo sorriso, è stato impossibile frenare la mia gioia. Nonostante il sole a picco, me ne stavo sugli scogli con un’espressione beata e a ogni scatto le dicevo: «Madame Cocò! Prego ancora un’altra, Madame Cocò!».
Come si divertiva… E all’improvviso io ero tornato bambino!
Fino a quando non ho sentito la voce di Ornella: «Giorgio ci consiglia di andare, altrimenti faremo tardi! Gli altri si sono già avviati da un pezzo!».
Il rientro al resort è stato molto rocambolesco. Altro che riposino pomeridiano, avevo avuto giusto il tempo di fare una doccia per poi raggiungere in fretta e furia gli altri ospiti nella sala convegni dell’albergo. Mr Larsen aveva appena iniziato a parlare e dopo di lui sarebbe toccato a me.
Ero molto teso, perché ero sveglio dall’alba e non riuscivo a fare ordine fra i miei pensieri. Nell’attesa mi sono avvicinato a Lady Wang e mi sono congratulato per il suo bellissimo abito tradizionale. Un tai chi blu cobalto, impreziosito da bordini dorati e da un meraviglioso ricamo di rose rosse che si arrampicavano su per un lato del vestito fino alla spallina. Ma le due assistenti, invece di tradurre il mio complimento, vedendo la mia faccia paonazza avevano timidamente nascosto con una mano un risolino.
Purtroppo, mentre scattavo le foto sugli scogli, trasportato dall’euforia non mi ero reso conto che il sole batteva forte e mi ero preso una bella scottatura!
Le due assistenti mi hanno accompagnato fuori: «Troppo rosso, come aragosta, così non va bene. Dare noi un po’ della nostra crema, che toglie tutto questo rossore!». E poi mi hanno fatto accomodare su una delle poltroncine davanti all’ingresso della sala convegni. Sentivo le dita delicate delle ragazze correre veloci sul mio viso mentre mi stendevano la crema. La sensazione di sollievo era stata immediata. Quel massaggio aveva avuto su di me un incredibile effetto rilassante, e dopo averle ringraziate di cuore le avevo guardate tornare in fretta da Lady Wang.
All’improvviso, come una lama alle mie spalle, la voce squillante di Ornella mi aveva fatto scattare in piedi: «Craig finalmente! Ti ho cercato dappertutto! È ora di andare!».
Ma non appena mi sono voltato, si è tirata subito indietro con un’espressione sgomenta: «Craig… ma cosa hai fatto?».
«In che senso?» Non capivo a cosa si riferiva.
«La tua faccia Craig, guard...