Il mattino dopo mi svegliai con una sensazione spiacevole alla bocca dello stomaco: ero sicuro di avere sognato tutto. Preparandomi a ricevere una sonora delusione, mi avventurai da basso con la quasi certezza di trovare, davanti alla porta, la mia valigia bell’e pronta e gli zii che la presidiavano per scongiurare la mia fuga. Invece, mi accolse una fantastica scenetta domestica molto Speciale.
Il piano terra risuonava di voci allegre e c’era un buon profumo di cibo. Horace teneva banco in cucina, mentre Emma e Millard apparecchiavano la tavola. Miss Peregrine fischiettava tra sé e intanto apriva le finestre per far entrare il vento fresco del mattino. Fuori vidi Olive e Bronwyn e Claire che si rincorrevano in giardino, con Bronwyn che prendeva Olive e la lanciava in aria per almeno sei metri e Olive che rideva come una matta mentre tornava giù lentamente, le scarpe zavorrate appena appena sufficienti a contrastare la sua naturale tendenza al galleggiamento. In soggiorno, Hugh e Enoch erano ipnotizzati dalla TV, e guardavano estasiati la pubblicità di un detersivo per lavatrici. Quella era una visione che andava al di là delle mie più rosee aspettative, e per un lungo istante rimasi lì in fondo alle scale, senza farmi vedere, a godermela. Nel giro di una sola notte, i miei amici erano riusciti a trasformare la mia casa in un posto felice e accogliente, più di quanto non fosse mai stato in tutti gli anni che avevo vissuto lì insieme ai miei.
«Gentile da parte tua farti vedere!» mi apostrofò Miss Peregrine riscuotendomi dalle mie fantasie.
Emma corse da me. «Qualcosa non va?» disse. «Ti senti ancora debole?»
«Mi stavo gustando la scena» risposi, e poi la avvicinai a me e le diedi un bacio. Lei mi abbracciò e me ne diede un altro, e io fui travolto da un’ondata di calore che mi annebbiò il cervello e anche da un’improvvisa sensazione di essere all’esterno del mio corpo, come se galleggiassi vicino al soffitto e guardassi giù, il viso tenero e stupendo di questa ragazza incredibile, e i miei amici, e tutta quella scena così bella, e mi chiesi com’era possibile che un momento così fantastico fosse arrivato nella mia vita.
Il bacio finì troppo in fretta – gli altri non si accorsero nemmeno che c’era stato – e noi due ci prendemmo a braccetto e andammo in cucina.
«Voi da quanto siete svegli?» chiesi ai ragazzi.
«Oh, da parecchie ore» rispose Millard, portando in soggiorno un piatto di biscotti. «Siamo sfasati mica male per il passaggio dall’anello.»
Era vestito di tutto punto, notai. Pantaloni color prugna, un maglioncino leggero e una sciarpa intorno al collo.
«Stamattina l’ho vestito io» disse Horace, facendo capolino dalla cucina. «Ha bisogno della balia, sartorialmente parlando.» Quanto a lui, si era annodato un grembiule sopra una mise composta da camicia bianca, cravatta e pantaloni con la piega, il che suggeriva che quasi sicuramente si era svegliato perfino prima degli altri, per stirare.
Io mi scusai con loro e andai a controllare come stava la mia famiglia nel garage. Dormivano ancora tutti, esattamente dove li avevo lasciati. Non si erano mossi per tutta la notte, in pratica. Poi mi venne un pensiero brutto e tornai di corsa dove c’era la macchina, e misi una mano davanti alla bocca di ognuno, a turno. Solo dopo aver verificato che erano ancora vivi, uscii da lì per tornare dai miei amici.
Si erano accomodati tutti a quello che i miei genitori chiamavano il «tavolo buono», ovvero la lunga lastra di vetro nero che si trovava nella sala da pranzo, un locale che usavamo raramente e che per me voleva dire atteggiamenti compassati e conversazioni spiacevoli, dato che serviva solo per le riunioni di famiglia in occasione delle vacanze o quando i miei genitori avevano «qualcosa di importante» da discutere con me, il che di solito significava farmi la paternale per come andavo a scuola, perché mi ero comportato male, per gli amici che frequentavo o non frequentavo e cose così. Perciò, fu bello vedere quella stanza piena di cibo e amici e risate.
Scivolai sulla sedia libera vicino a Emma. Horace la stava mettendo giù dura parlando del cibo che aveva preparato.
«Stamattina abbiamo del pain perdu, delle patate duchessa, della pasticceria assortita francese e del porridge con la frutta caramellata!»
«Ma ti sei proprio superato!» disse Bronwyn con la bocca piena.
I piatti si riempirono, i ringraziamenti furono pronunciati. Io ero talmente impaziente di mettermi a mangiare che passò qualche minuto prima che mi venisse in mente di chiedere da dove arrivasse il cibo.
«Potrebbe o non potrebbe essersi sollevato dagli scaffali del negozio che c’è in fondo alla strada» disse Millard.
Mi si bloccò la masticazione. «L’avete rubato?»
«Millard!» disse Miss Peregrine. «E se ti avessero sorpreso a farlo?»
«Impossibile, io sono un ladro in guanti gialli» rispose lui. «Tra i miei sensazionali talenti, questo occupa il posto numero tre. Al primo c’è la mia intelligenza sopraffina, al secondo la mia memoria direi esemplare.»
«Ma adesso nei negozi hanno le videocamere» dissi io. «Se ti hanno ripreso, potrebbe essere un bel problema.»
«Oh» fece Millard. Di colpo, sembrava interessatissimo allo spicchio di pesca caramellata infilzato sulla forchetta.
«Sensazionalissima mossa» commentò Enoch. «Vuoi ripetere qual è il primo dei tuoi talenti sensazionali?»
Miss Peregrine mise giù le posate e schioccò le dita. «Molto bene, ragazzi. Alla lista delle cose che non si devono fare aggiungiamo “rubare ai Normali”.»
Tutti quanti mugugnarono.
«Parlo sul serio!» disse Miss Peregrine. «Una visita della polizia rappresenterebbe una seccatura non di poco conto.»
Enoch si stravaccò teatralmente sulla sedia. «Il presente è una vera rottura! Vi ricordate com’era facile sistemare faccende come queste nell’anello?» Fece un gesto rapido con il pollice sotto la gola, da parte a parte. «Trak!» disse. «E tanti saluti ai problematici Normali!»
«Non siamo più a Cairnholm» gli rispose Miss Peregrine «e questa non è una partita di Razziamo il Villaggio. Qui, le vostre azioni hanno conseguenze reali e durature.»
«Stavo scherzando» mugugnò Enoch.
«No, invece non è vero» disse Bronwyn sprezzante.
Miss Peregrine sollevò la mano per chiedere silenzio. «Dunque quale è la nuova regola?»
«Non si ruba» risposero in coro i ragazzi senza entusiasmo.
«E?»
Passarono i secondi. La direttrice inarcò un sopracciglio.
«Non si uccidono i Normali?» buttò lì Olive.
«Esatto. Nel presente non uccideremo nessuno.»
«E se dovessero darci fastidio?» domandò Hugh.
«Anche in quel caso. Non avete il permesso di ucciderli.»
«Se lei non ce lo dà» disse Claire.
«No, Claire» la contraddisse rapida Miss Peregrine. «Intendo mai, in nessun caso.»
«Ah, va bene» fece Claire.
Sarebbe stata una discussione agghiacciante, se non li avessi conosciuti bene come invece li conoscevo. In ogni caso, quello fu un chiarissimo promemoria di quante cose ancora dovessero imparare sulla vita nel tempo presente. Il che mi fece venire in mente che…
«Quando cominciamo con le lezioni di Normalità?» chiesi.
«Perché non oggi?» disse Emma, gli occhi le brillavano.
«Sì, subito!» le fece eco Bronwyn.
«E da dove dovrei partire? Cosa volete sapere?»
«Proporrei di ragguagliarci sugli ultimi settantacinque anni o giù di lì» disse Millard. «Storia, politica, musica, cultura popolare, le più recenti scoperte scientifiche e tecnologiche…»
«Io pensavo più che altro una cosa tipo insegnarvi a parlare come se non veniste dagli anni Quaranta, e a non finire sotto una macchina mentre siete per strada.»
«Immagino abbia anche questo la sua importanza» disse Millard.
«Io voglio solo andare fuori» disse Bronwyn. «È da ieri che siamo qui, e finora ci siamo solo riempiti di fango in quella palude puzzolente e abbiamo preso un pullman di sera.»
«Sì!» esclamò Olive. «Io voglio vedere una città americana. E un aeroporto municipale. E una fabbrica di matite! Ho letto un libro interessante sulle fabbriche di matite…»
«Buoni, buoni» disse Miss Peregrine. «Oggi non ci imbarcheremo in nessuna spedizione grandiosa, quindi toglietevelo dalla testa. Non mettiamo il carro davanti ai buoi. E considerati i limiti cui dobbiamo sottostare in termini di trasporti, direi che una camminata è la soluzione ideale. Mr Portman, avete nelle vicinanze un luogo poco frequentato dove potremmo passeggiare? Preferirei che al momento i ragazzi non interagissero con i Normali, se non ce n’è bisogno. Prima devono fare pratica.»
«C’è la spiaggia» risposi. «In estate di solito è un mortorio.»
«Molto bene!» esclamò Miss Peregrine. Disse ai ragazzi di andare a cambiarsi – «La crema solare, mi raccomando!» gridò loro dietro; «Cappelli, e ombrellini parasole!» – e anch’io stavo per andare a fare la stessa cosa, quando dentro mi rimontò la paura.
«Con i miei genitori che cosa facciamo?» chiesi alla direttrice.
«Hanno assunto una notevole quantità di polvere, dormiranno fino al pomeriggio» mi rispose. «Ma a scanso di problemi, metteremo qualcuno di guardia per tenerli d’occhio.»
«Okay. Ma… e poi?»
«Intendi dire dopo il loro risveglio?»
«Sì. Come dovrei fare a spiegare… chi siete voi?»
Lei sorrise. «Questo, Mr Portman, dipende totalmente da te. Ma se preferisci, possiamo discuterne insieme mentre ci avviamo.»
Dissi ai miei amici che potevano saccheggiare gli armadi per prendere le cose che servivano per la spiaggia, dato che loro non erano attrezzati, e fu veramente str...