Il metodo MAC è anche una questione di allenamento delle sue componenti, anzi la sua base è proprio il movimento. Così come studiare significa cultura, e più studiamo più ci acculturiamo, o dipingere è arte, e più dipingiamo più ci sentiamo artisti, anche il movimento è vita, e più ci muoviamo più viviamo! Ma il punto cardine, il “trucco” se così possiamo chiamarlo, è rappresentato dal movimento di tutto il sistema MAC: mente in movimento, anima in movimento, corpo in movimento. Come è ormai chiaro, i tre aspetti sono inscindibili per raggiungere un nuovo e soddisfacente stile di vita: il sistema è fluido, dinamico e attivo.
Il bello della fluidità del metodo MAC è che questi spazi di movimento e allenamento possiamo ricavarli nei momenti più disparati della giornata, magari anche associandoli ad altre attività: durante una sessione di attività fisica (il cosiddetto workout), in un momento di spiritualità, mentre ci prendiamo cura del nostro corpo, prima di addormentarci o in una pausa di lavoro...
Sebbene non ci sia una distinzione rigida, perché il sistema è fluido, per comodità ho diviso l’allenamento MAC in esercizi per la mente, l’anima e il corpo, consapevole che quanto fatto per una componente serva allo stesso modo l’altra.
OBIETTIVO
UNA MENTE LIBERA, SANA, APERTA, RIFLESSIVA, INTELLIGENTE, ALLENATA, OTTIMISTA, LUNGIMIRANTE E LUCIDA
NUTRIRE BENE IL CERVELLO
Un motore, per funzionare, deve nutrirsi correttamente. Lo sapevate che il cervello è l’organo del corpo umano che consuma più energia? Utilizzando il glucosio presente nel sangue consuma 0,25 chilocalorie al minuto, vale a dire il venti per cento del consumo di energia dell’intero organismo. Sotto sforzo mentale, addirittura 1,5 chilocalorie al minuto. Pur costituendo solo il due per cento della massa corporea, consuma il venticinque per cento di tutto l’ossigeno che respiriamo e a riposo dieci volte di più di tutti gli altri organi. All’età di quattro anni, il cervello di un bambino consuma i due terzi dell’energia utilizzata dall’intero organismo, mentre a cinque circa il doppio. Il cervello rappresenta tutto per noi, ma troppo spesso non gli viene data la dovuta importanza; anzi, viene generalmente trascurato, come se fosse uno dei tanti organi dotati di moto perpetuo in grado di automatizzare la nostra esistenza. Il cervello è “l’organo” per eccellenza e influenza ogni attimo della nostra vita, decidendo il presente e il futuro, sulla base delle esperienze del passato. Il cervello va coccolato, allenato, curato, ascoltato e alimentato correttamente. Sapete qual è il combustibile preferito dal cervello e dai suoi neuroni? Il glucosio. Proprio quella sostanza che viene sistematicamente demonizzata da quasi tutti i nutrizionisti. Ecco perché non bisognerebbe eliminare completamente lo zucchero dalla dieta, ma solo limitarlo. Questo sì, perché effettivamente sono ormai numerosi gli studi scientifici che dimostrano come un’eccessiva assunzione di zuccheri favorisca lo sviluppo di patologie anche importanti, come diabete, Alzheimer, astenia e stati infiammatori, o facilitare lo sviluppo di alcuni tumori, come quello al seno.
Qualunque zucchero assunto con la dieta, dal più semplice (come il comune zucchero raffinato da cucina) fino al più complesso (come l’amido, che si trova per esempio nella pasta), viene trasformato in glucosio dal nostro organismo. Diversi studi hanno dimostrato come l’innalzamento glicemico che si ha dopo i pasti sia collegato a un miglioramento delle prestazioni mentali nelle ore successive. Questo significa anche che fare colazione (che molti hanno il “vizio” di non fare per mancanza di tempo e di voglia o solo per un’insana abitudine), interrompendo il digiuno notturno e il conseguente calo glicemico, aiuta i processi di memorizzazione e le capacità cognitive. Al contrario, andare al lavoro saltando la prima colazione può essere causa di sonnolenza, spossatezza e mancanza di concentrazione.
EGO COGITO, ERGO SUM, SIVE EXISTO
Se è vero che l’inconscio elabora i nostri pensieri, i nostri sogni, le nostre esperienze, i nostri stati d’animo, è anche vero che siamo noi a fornire i dati all’elaboratore inconscio; questo significa che possiamo intervenire sulla nostra mente trasmettendole gli stimoli giusti. Una mente attiva e libera da condizionamenti e sovrastrutture (che ci portano a comportarci seguendo solchi già tracciati, se non vere e proprie autostrade) richiede di ragionare e di farlo con la propria testa, senza mai dare nulla per scontato. Perché non accogliere allora la lezione di Cartesio, fondatore della filosofia moderna e della matematica? “Ego cogito, ergo sum, sive existo” (Io penso, dunque sono, ossia esisto). Abbiamo un cervello, usiamolo: questa è la prima regola. Il nostro organo più nobile va mantenuto sempre attivo perché ci consente di dare un senso compiuto alla nostra vita, permettendoci di comprendere il vero significato di ciò che ci circonda, soprattutto in relazione al nostro fugace passaggio sulla Terra. Cartesio considerava l’attività del nostro cervello, il pensare e il dubitare, come condizione essenziale per la nostra esistenza. A mio avviso, ciò che ci consente di goderci la vita, di gestirla, di viverla appieno e con il gusto con cui assaporiamo la nostra pietanza preferita, è proprio la possibilità di metterla continuamente in discussione, per comprendere e conoscere a fondo. Dubitare di ciò che ci viene proposto rappresenta la via della verità; la ricerca del perché e l’impegno per comprenderlo dovrebbero essere i nostri alleati, i nostri compagni di viaggio sempre, nelle scelte importanti come nelle questioni di tutti i giorni.
Se non ci impegniamo in questo senso, se non mettiamo in discussione quanto ci viene proposto, rischiamo di farci sopraffare dagli eventi anziché dominarli. Un esempio di come possano andare le cose se il nostro cervello non è più che vigile me lo ha dato un mio paziente, raccontandomi la sua odissea con un neurochirurgo comportatosi molto male con lui prima, durante e dopo l’intervento a cui lo ha sottoposto. Il mio paziente era affranto e anche un po’ depresso, perché si era fidato della segnalazione di un conoscente che aveva descritto questo medico come una persona seria e valida. Più lui raccontava quello che aveva passato e più la mia rabbia aumentava, prima di tutto perché conosco per sentito dire quel professionista (e chi me ne ha parlato non lo ha fatto in termini lusinghieri) e in secondo luogo perché riconoscevo parte della colpa al mio paziente. Esatto, la colpa di quanto gli era accaduto era anche sua. Oggi è assolutamente inammissibile trovarsi in circostanze del genere, perché con Internet abbiamo la possibilità di conoscere “vita, morte e miracoli” di una persona. Quando visito un nuovo paziente per la prima volta, questo conosce praticamente tutto della mia carriera professionale. Per quanto affidabili possano essere i nostri amici e i nostri conoscenti, non fidiamoci mai completamente, raccogliamo informazioni anche da altre fonti, confrontiamole e soprattutto ragioniamo e scegliamo con la nostra testa. Se non lo facciamo, è come saltare nel vuoto, siamo foglie al vento, incapaci di sentire la nostra vita.
Prima di sottoporsi a un intervento così importante, il mio paziente avrebbe dovuto confrontarsi con un altro specialista e poi informarsi bene su chi fosse quel medico che ostentava capacità, titoli, esperienza; avrebbe scoperto che si trattava di un cialtrone, non si sarebbe fatto operare e ora la sua vita sarebbe molto diversa, sicuramente migliore. Basta un niente per capovolgere le situazioni e gli artefici di questo siamo proprio noi, bisogna prenderne atto. Ragionare, farci venire dubbi, pensare, chiedere, essere umili ci consentirà di aprire molte porte e di costruirci in prima persona il nostro presente e il nostro futuro.
AVERE UNA VISIONE POSITIVA
È la migliore strategia per agire sul nostro inconscio e portarci ad avere un atteggiamento verso la vita che sia proficuo e ci soddisfi. Se affrontiamo le persone, gli eventi, le esperienze, le progettualità con spirito positivo, con curiosità e con la voglia di apprendere e di conoscere, se siamo in grado di modificare il nostro “assetto mentale”, ci possiamo accorgere di tante piccole cose che prima invece ci sfuggivano. Scorgeremo per esempio più sorrisi e meno ostilità nelle persone, ci innervosiremo di meno, sentiremo più forti i nostri sensi, aumenteranno le nostre percezioni, il paesaggio che guardiamo sempre senza farlo per davvero ci apparirà diverso. Ma quel paesaggio diverso non sarà solo una sensazione, perché in realtà faremo caso ai dettagli reali che prima non avevamo mai visto.
I dettagli. Che cos’è un dettaglio? Per la maggior parte di noi è semplicemente un fastidio, una distrazione, un elemento inutile che disturba la visione, come una mosca sullo schermo della tv. In realtà, un dettaglio può rivelarsi determinante: può essere la chiave di una porta che non avevamo mai visto o immaginato, può aprirci la mente e darci una speranza. Può cambiare la nostra prospettiva. Dettaglio può essere la frase di un discorso, una parola piena di significati, un fugace sguardo complice, il trafiletto su un giornale, un passaggio musicale che ci fa vibrare facendoci venire la pelle d’oca, un’impronta, un sussurro, una lacrima, uno sfioramento o un profumo. Un’infinità di dettagli. Un’infinità di porte, le cui chiavi sono tutte in nostro possesso. Basta solo trovarle, senza mai dare nulla per scontato.
RINGRAZIARE E ALTRE TECNICHE PER ESSERE POSITIVI
- Una mente sana vive nella pienezza e nella consapevolezza del valore di quanto possiede, gioisce e ringrazia per quello che ha. Cerchiamo di non commettere mai l’errore più grave, e purtroppo frequente, di dare per scontato ciò che abbiamo quotidianamente. Ringraziamo invece il cielo di averci donato la salute, l’intelligenza, il benessere, il lavoro e la famiglia. Quante sono le persone che non hanno nulla di tutto questo? Se il nostro partner o un amico sono particolarmente cortesi, generosi e accorti con noi, ringraziamoli non una volta ma sempre, ognuno a modo suo ovviamente, ma non diamo mai l’impressione di aspettarci quell’atteggiamento o, peggio ancora, non facciamo intendere di meritarlo.
- Ringraziare con consapevolezza è un esercizio che può allenare la mente a essere positiva. Oltre a ciò, consiglio un’altra tecnica, che è quella del “rilancio”: quando qualcosa non va per il verso giusto, occorre reagire e rilanciare. Questa tecnica deriva del gioco del poker, dove al momento della “puntata” di un giocatore gli altri possono “vederla” decidendo di pareggiare la puntata, “passare” uscendo dal gioco o “rilanciare” aumentando la puntata che sta nel piatto. Un partner vi ha lasciati? Trovatene due nuovi. Un’attività lavorativa è andata male? Provate con un’altra più grande (magari facendovi seguire da un esperto in materia). Vi è saltato un viaggio? Organizzatene uno più lungo e più bello. Questa tecnica è estremamente efficace per farci “incassare” bene la sconfitta, ma anche per darci l’energia giusta per andare sempre avanti e raggiungere i risultati sperati.
- Un’altra tecnica che fa il paio con quella del rilancio consiste nel vedere sempre qualcosa di positivo in ogni evento. Se ci alleniamo a reagire in questo modo in ogni situazione, rimarremo sorpresi dal fatto di riuscire a farlo ogni volta!
- Non lamentiamoci! Quasi dieci anni fa dall’America si diffuse, anche tramite il libro motivazionale Io non mi lamento di Will Bowen, un metodo divertente per smettere di lamentarsi e migliorare la propria vita. Questo metodo suggerisce di mettersi un braccialetto al polso e iniziare la sfida di non lamentarsi per ventuno giorni consecutivi. Ogni volta che cadiamo nella tentazione della lagna e del lamento ad alta voce occorre spostare il braccialetto sull’altro braccio e ricominciare daccapo. Se riusciamo a tenerlo per tre settimane di seguito sullo stesso polso, significa che siamo capaci di rompere l’abitudine di lamentarci. Questo ci aiuterà ad avere una visione più ottimistica della vita.
NO STRESS, LASCIARE CORRERE
Non possiamo controllare tutto perché non tutto dipende da noi, quindi dobbiamo imparare a riconoscerlo e accettarlo: solo così possiamo ridurre notevolmente lo stress, perché una delle sue cause principali, a livello inconscio, è il voler controllare a ogni costo qualunque cosa.
Anche quest’abilità di lasciar correre ci rende più positivi e ottimisti, e una persona ottimista è solare, magnetica, cercata da molti, perché la sua presenza mette di buon umore e alleggerisce la giornata. C’è quindi un risvolto sociologico positivo nel miglioramento dell’approccio alla vita, è un circolo virtuoso che interviene anche sul nostro inconscio. È fondamentale credere in se stessi, essere convinti di valere molto, conoscere la vita e sapere come rispettarla, come viverla; ma è determinante saper distinguere tra superbia, egoismo, individualismo, arroganza e presunzione da un lato, consapevolezza del sé, sicurezza, concentrazione, maturità, ambizione e motivazione dall’altro, che è il lato che dobbiamo seguire.
AVERE UNO SCOPO, O PIÙ DI UNO
Avere una visione ottimistica della vita non è sufficiente, è necessario legittimare la nostra esistenza ponendoci delle domande, ma soprattutto dandoci delle risposte. Da piccoli ci chiedevano: “Che cosa vorresti fare da grande?”. Ma da grandi, che cosa ci chiedono? Che cosa ci chiediamo? Abbiamo una prospettiva? Una serie di obiettivi? In che direzione va la nostra vita? Il fatto di non porci più obiettivi significa che la nostra prospettiva di vita è conclusa e che ci troviamo su un lungo scivolo che, sbattendoci un po’ di qua e di là, ci condurrà inevitabilmente a fine corsa? Aveva ragione Gioachino Belli quando paragonava gli uomini a chicchi di caffè nel macinino, tutti destinati a uno stesso destino?
Non importa quanti anni abbiamo, la vita va vissuta sempre in sella, affrontata a viso aperto senza paura, con passione e mille progetti. Più o meno dieci anni fa un mio collega, parlando di una giornata particolarmente intensa spesa tra lavoro e sport, mi disse: “Ormai non ho più l’età!”. Evidentemente considerava i suoi trentotto anni come il momento giusto per tirare i remi in barca, e una linea sotto le cifre della sua vita per calcolarne il risultato. Mi pervase un senso di tristezza devastante, più che altro per lui che, per la verità, mi faceva un po’ pena. Non riesco a immaginare che cosa potrebbe pensare oggi della sua esistenza! Il pericolo maggiore è che questo tipo di atteggiamento verso la vita, oltre che manifestarsi in maniera così plateale, possa comparire subdolamente, inconsciamente, lentamente, erodendo pian piano la nostra innata felicità. Non dimentichiamoci, infatti, che noi, oltre che puri, onesti, buoni e sereni, nasciamo felici. Il sorriso innocente che sboccia sulla bocca di un bambino è l’espressione più vera e toccante di quanto nasca bello il nostro mondo interiore. Esso rappresenta la nostra dote, il patrimonio che dovremmo tutelare per tutta la vita, e non disperderlo mortificandolo autolesionisticamente. Sta a noi mantenere alta la guardia, sta a noi raggiungere un protagonismo intellettuale che possa farci affrontare la vita con il sorriso e con i pensieri sereni di chi è sicuro di sé. Il nostro inconscio assorbirà per osmosi queste sensazioni positive, elaborandole silenziosamente e trasformandole in energia.
Ed è proprio l’energia a spingere il nostro motore, consentendoci prestazioni inimmaginabili. Personalmente sono ormai più di vent’anni che dormo dalle tre alle cinque ore per notte, senza avere mai sonno nel corso della giornata. Se me lo avessero detto in adolescenza, non ci avrei mai creduto! Ricordo bene che consideravo un extraterrestre un mio professore del primo anno di università che ci diceva che a lui bastavano cinque ore di sonno per notte. Eppure, vi assicuro che è così. La nostra energia, fisica e soprattutto mentale, attiva il metabolismo e la produzione di ormoni come l’adrenalina, che consentono e mantengono un’attività tanto intensa. Evidentemente a un organismo ricco di endorfine e di sostanze umorali derivanti da uno stato di benessere, consapevolezza e progettualità finalizzata al raggiungimento di step in successione, possono essere sufficienti poche ore di sonno. Avete mai pensato a com’è il vostro sonno la notte prima di un evento per voi importantissimo? Un esame, un colloquio di lavoro, un viaggio, una gara, un incontro galante, il ritiro di una macchina nuova o l’acquisto di una casa, il primo giorno di lavoro, l’ultimo giorno di lavoro...? Sicuramente diverso dagli altri giorni e con una gran voglia di renderlo il più corto possibile. Il nostro obiettivo dev’essere quello di dormire così, o quasi, tutte le notti.
Non so perché, ma sin da piccolo ho sempre avvertito il sonno come una perdita di tempo. Forse perché l’esuberanza mi portava a voler fare costantemente qualcosa, per cui ho sempre vissuto il momento del letto ...