
- 224 pagine
- Italian
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eBook - ePub
Casi umani
Informazioni su questo libro
"L'inizio di tutto è il disgraziato giorno in cui il mio fidanzato dell'epoca mi lasciò. Non ero preparata, non ritenevo contemplabile il fatto di poter essere mollata, l'ipotesi non mi era stata annunciata in alcun modo e, soprattutto, era profondamente ingiusto. Non si lascia una donna perché è gelosa anche della tua segretaria lesbica sessantaduenne, o perché ogni volta che devi partire per lavoro ti mette su il muso come se avesse scoperto un tuo passato di militanza in Casa Pound." Cosa succede quando finisce un amore? La delusione, la tristezza, il dolore, certo. Ma poi, dopo i primi giorni, anche l'inesorabile scivolare verso una serie di incontri surreali e di relazioni-lampo con personaggi a cui, a distanza di anni, non si concederebbe neppure il tempo di un caffè ma che, per irripetibili congiunzioni astrali, si sono trovati a rivestire il ruolo di traghettatori. Con effetti tragicomici. Personaggi che "potrebbero sembrare frutto di fantasia, di un mojito di troppo o di una sfiga siderale e che invece, ahimè, sono comuni e realmente esistiti". Da Mister Foglio Excel, di una taccagneria mitologica, a Mister Ho una cosa per te, cleptomane compulsivo, fino al vincitore assoluto, Mister Il piacere è soggettivo, voyeurista seriale. Una galleria di uomini che, prima ancora di poter essere definiti ex, sono evidenti, cristallini Casi Umani. E che Selvaggia Lucarelli racconta con maestria unica, con spietata (auto)ironia, con il sollievo e la benevolenza della sopravvissuta.
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Informazioni
Struttura invecchia
Una volta, quando la mia fiducia nella fauna maschile era ormai ridotta ai minimi termini e pensavo che a quel punto valesse la pena concedere un’opportunità pure a uomini che non la meritavano neppure sulla carta, uscii a cena con un fashion blogger. So quello che state pensando, ma vi prego. Non giudicatemi.
Il tizio, che chiameremo Simon, era parecchio più giovane di me, vantava 764.000 follower su Instagram e un titolo di studio tipo «Due anni di Trono presso Istituto Maria De Filippi». Mi aveva contattata, appunto, via Instagram ed era desideroso di dimostrarmi che oltre alle stories in cui esibiva gli addominali e salutava le sue fan chiamandole «caramelline», ci fosse molto di più. Io gli avevo risposto che non avevo voglia di fare esterne con un ex tronista specialmente senza Jacuzzi, lui aveva insistito un po’ e alla fine, visto che il suo ultimo messaggio era arrivato quando avevo appena scoperto che il mio ex usciva con la sua fisioterapista, quella che «è solo un’amica, tu sei paranoica!», pronunciai un sì per sfinimento. Quella sera sarei uscita pure con Balotelli. Mi invitò – credo per smarcarsi dal cliché del tatuato incolto – in un noto ristorante stellato del centro, cosa che mi fece sorridere perché la sua pagina Instagram contava almeno sedici tag nella nota pizzeria Dal Cassamortaro a Roma, trentaquattro presso i Fratelli la Bufala a Bologna e quindici alla trattoria Da Gigi il vip a Milano, famoso ritrovo di calciatori e aspiranti wags. Un posto, per intenderci, in cui i primi piatti si chiamano Tagliatelle all’Isola dei famosi, Tagliata Grande fratello, Tiramisù Bobo Vieri, Macedonia del bomberone e, infine, il capolavoro: Insalatona mista sorelle Rodriguez. Arrivai puntualissima, mi accomodai al tavolo prenotato e vuoto, sistemato in un angolo piuttosto buio della sala e lo attesi la bellezza di ventisette minuti senza ricevere neppure un Whatsapp di scuse. Ero lì lì per andare via, quando lo vidi venirmi incontro con le braccia spalancate come a dire: «Scusa, ma il Gruppo Bilderberg non sai mai quando ti lascia andare a casa!» che invece si tradusse in un più modesto: «Scusa ma non mi si caricava l’ultima storia di Instagram!».
Finsi di comprendere il dramma del selfie all’addominale obliquo che non si caricava più perché avevo sbirciato il menu e desideravo ardentemente gli spaghetti di grano saraceno con le lumachine di mare che perché mi paresse una scusa accettabile, e le due ore più lunghe della mia vita ebbero inizio.
Simon era vestito come il testimone di nozze a un matrimonio del Boss delle cerimonie. Si capiva che si era impegnato perché aveva lasciato la t-shirt bianca con le scritte tamarre a casa e non aveva i capelli umidicci di gel come se fosse stato appena estratto dalla placenta, ma probabilmente era anche peggio. Completo argento (ripeto a-r-g-e-n-t-o) di qualche stilista in voga tra i migliori rapper e spacciatori del Paese, mocassino di pelo viola e camicia bianca con le iniziali SMI.
«Bella la tua camicia… S sta per Simon, M per Marani e la I?» gli domandai io per trovare subito un argomento di conversazione alternativo al “Come cazz’ ti sei vestito?” che feci fatica a trattenere.
«La I sta per Influencer» mi rispose lui mentre afferrava il menu col beato sorriso dell’inconsapevolezza.
Ero a cena con uno che si era fatto cucire a mano la I di Influencer. Non quella di idiota/imbecille/ignorante, no, proprio quella di influencer. Lo guardai e mi immaginai di staccargli quella cucitura con i denti, come con le etichette di Zara.
«Tu che prendi?» mi domandò concentratissimo sulla lista degli antipasti.
«Io sgombro marinato con guacamole e croccante al tè e spaghetti di grano saraceno con le lumachine di mare. Tu?»
Mi guardò come se avessi pronunciato un verso della Bibbia al contrario con la voce di Bruno Pizzul.
«Ah. A me questa cucina saracena non mi convince troppo…»
«Non è una cucina, è un tipo di grano… che molti secoli fa arrivò dall’Arabia…»
«Peggio mi sento. Io sono per l’imbarco.»
«Il che?»
«L’imbarco, quella cosa che non bisogna più comprare cose da questi. Non può essere che facciamo entrare le scarpe dei cinesi, il formaggio dei francesi, il grano dei saraceni, i fashion blogger dalla Svezia…»
«Ah, l’embargo, non l’imbarco…»
«Sì sì, quello. Cioè ti pare giusto che Armani fa fare la pubblicità del profumo a Sean Penn che è americano anziché a un italiano come me?»
«Be’, insomma, diciamo che avete un posizionamento un po’ diverso, lui ha vinto un paio di Oscar…»
«Sì, ma su Instagram io ho più engagement.»
«Certo certo. Cosa mangi?»
«Per me questi piatti sono tutti un po’ pesantini, domattina ho uno shooting di intimo… Cameriere, mi scusi…»
Non so perché ma fui improvvisamente preoccupata. Il cameriere era un ragazzo giovanissimo, leggermente intimidito dalla foga con cui era stato chiamato.
«Senta, molto bello il menu però siccome io domani ho un servizio fotografico e vorrei rimanere leggero, non è che mi potete fare un petto di pollo alla piastra, magari con un po’ di riso bianco e mezzo limone a parte?»
Cioè, era in un ristorante con due stelle Michelin e aveva appena ordinato il menu della dieta a zona di Belli&inForma. Volevo morire.
Il cameriere balbettò che avrebbe chiesto in cucina e sparì dietro una tenda.
«Che vino ti va? Che ne dici di un rosé?» gli chiesi io prima che domandasse al cameriere se ci portava una Vitasnella.
«Scegli pure tu, mi piacciono le donne che scelgono il vino» mi rispose guardandomi negli occhi sicuro del suo potere seduttivo. Io avrei voluto dirgli che se avesse voluto conquistare una donna fissandola negli occhi, intanto avrebbe dovuto evitare di spinzettarsi le sopracciglia che nel suo caso avevano la forma della mezzaluna con cui taglio il prezzemolo, ma aveva attirato la mia attenzione la collana che portava al collo. Era una catena con una specie di patacca dorata con su scritto «Per aspera ad astra».
«Bella la scritta sulla tua collana…» gli dissi per tentare la strada della gentilezza.
«Sì, per asper ad aster, molto figa.»
«È per aspera ad astra…»
«In inglese si legge per asper ad aster!»
Avrei voluto spiegargli che era latino ma probabilmente per lui il latino era un ballo sudamericano e rinunciai a istruirlo. Nel frattempo si ripalesò il cameriere con un’espressione affranta.
«Mi scusi ma lo chef dice che non facciamo pollo alla piastra e riso in bianco. Le suggerisce la sogliola alla mugnaia con costine di bietola e cedro candito che è il piatto meno calorico del menu…»
«Meno calorico ma costa 58 euro. Con 58 euro altro che petto di pollo, mi ci compro pure Francesco Amadori ahahah!»
Io e il cameriere ci guardammo con una commossa, sentita complicità. Lui mi era solidale perché aveva capito che il mio dopocena sarebbe consistito nel bloccare Simon su Whatsapp, io gli ero solidale perché avevo capito che il suo dovere di educata formalità era un freno al «va’ a cagher» delle dimensioni del Bosco Verticale che aveva stampato sulla fronte.
Alla fine Simon prese la sogliola alla mugnaia e il parto lungo e doloroso dell’ordinazione finì.
«Ho letto su Instagram che tu e la tua fidanzata vi siete lasciati da poco…» gli dissi spezzando del pane con fichi e semi di chia.
«Sì purtroppo litigavamo spesso e poi avevamo ambizioni diverse…»
«Cioè?»
«Sai, lei è una che si accontenta, voleva prendere il posto di Gianni Sperti a Uomini e Donne e fare una sua linea di costumi a fascia.»
«Ah, be’ sì, in effetti non è proprio il massimo… e tu?»
«Io figurati, sono abituato a volare più in alto, a fare business!»
«Certo, fai bene.»
«Voglio fare una linea di t-shirt con Lapo.»
«Ah, con Lapo Elkann?»
«No, no con “LaPo-raccia”, sai la pagina Facebook che raccoglie tutte le foto delle poracce che vorrebbero fare le Influencer ma hanno tipo 20.000/30.000 follower?»
«Eh.»
«Ecco, delle t-shirt con delle scritte che le prendono un po’ in giro tipo “Meglio WannaMarchi che Wannabe!” con la facciona di Wanna Marchi. Figo, eh?»
«Sì, cioè, insomma, non è che prenderle in giro sia proprio carino e poi 20.000 persone che ti seguono non sono pochissime… Mia madre ha sedici follower…»
«Guarda che con 20.000 follower al massimo chiudi la campagna di un beverone dietetico, che comunque non fa posizionamento.»
«Ah, capisco. E oltre al business delle t-shirt hai altro in cantiere?» incalzai sperando che la conversazione potesse in qualche modo risollevarsi.
«Sì sì, voglio fare il deejay ma a livelli grossi, cioè, a livello internazionale, ora ho fatto un remix per Guetta…»
«Caspita, bene! Complimenti! Dove posso ascoltarlo?»
«No, cioè, il remix a David glielo devo ancora mandare, non lo so se gli piace, anzi, hai mica la sua mail o un suo cellulare?»
«Posso… posso chiedere al giornale domani…»
Per fortuna arrivò il cameriere con gli antipasti. Simon fissò i suoi gamberi rossi di Mazara con aria contrariata.
«Qualcosa non va?» gli chiesi con tono prudente.
«No, non va bene. Cameriereeee!»
Cercai il tasto dell’espulsione automatica via aerea come sotto i sedili dei cacciabombardieri durante la Seconda guerra mondiale. Avevo il terrore di quello che stava per chiedere.
«Scusi, questo piatto è un po’ scuro!»
«Oddio, non mi sembra, il colore dei gamberi è bello vivace, sono arrivati oggi pomeriggio dalla pescheria che ancora si muovevano…» rispose il cameriere perplesso.
«No, no, è un problema di illuminazione. Io qui devo fotografare il piatto per pubblicarlo su Instagram e non è abbastanza illuminato. Poi devo mettere troppo filtro “Amaro”. Non è che avete un abat-jour, una luce stroboscopica, una torcia, qualcosa?»
Il cameriere rispose che purtroppo non poteva aiutarlo, Simon sbuffò, io continuai a cercare il tasto d’espulsione da sotto la sedia meditando, in alternativa, di fare harakiri col coltello del dolce.
«E vabbe’, non posso fare le foto ai piatti! Lo riferisca allo chef, non è da ristorante stellato questa cosa!»
Piccatissimo, mangiò i gamberi senza scattare foto ma controllando a intervalli regolari il suo telefono, scuotendo la testa.
«Qualcos’altro non va?» gli domandai.
«No, niente, è che il mio manager è un cretino!»
«Che ha fatto?»
«Mi ha fatto pubblicare la mia foto su un fenicottero gonfiabile ma io gliel’ho detto che i fenicotteri hanno stancato, questo è l’anno dei lama e infatti leggi, leggi questa Marmottina98 cosa dice! Leggi!»
Mi piazzò il telefono in mano.
«Dice… dice… “Oh Simon, quest’anno il top è il lama, al massimo l’unicorno… i fenicotteri si sono visti pure sei mesi fa sulla bacheca della sorella della Ferragni!”.»
Gli ripassai il telefono.
«Capito? La sorella della Ferragni! Cioè, la Wannabe per eccellenza!»
«Mah, non lo so, mi pare caruccia poverina…» contestai timidamente.
«Ma dai, sei la sorella della Ferragni, apriti una churrascaria, cosa vuoi competere? È come se io fossi il nipote di De Gasperi e volessi fare lo statista!»
«Accidenti, sai chi è De Gasperi?»
«No, è una frase che mi ha detto di dire il mio manager quando mi chiedono della Ferragni nelle interviste, c’ho messo tre giorni a impararla, che poi ancora ogni tanto mi sbaglio e dico Gaspare…»
«Non la puoi cancellare la foto col fenicottero gonfiabile?»
«Nooo, ma che scherzi, queste sono le basi! Non si cancellano le foto, poi il mio pubblico se ne accorge e si chiede perché, passo da sfigato che ha sbagliato a pubblicare un contenuto, cioè, questo è marketing!»
«Un fenicottero è un contenuto?»
«Certo!»
«Ah, e se un gonfiabile rosa voi instagrammer lo considerate un contenuto, una cazzata allora cos’è?»
«Che vuol dire?»
«Nulla. Uh, guarda i nostri secondi!»
Mentre tagliava il suo pesce come fosse stato una capricciosa e io assaggiavo i miei spaghetti, mi domandò perché una come me non avesse un fidanzato.
«Ho trentanove anni, un figlio, sono indipendente, sono reduce da una storia travagliata che mi ha lasciato qualche segno e ho un carattere di merda, non sono la candidata ideale a diventare la fidanzata di qualcuno, credo. E poi è pieno di casi umani in giro…» Lo dissi concedendogli la tenera illusione di averlo appena escluso dalla lista degli uomini infrequentabili.
«A me piacerebbe molto uscire con te, ti trovo molto affascinante…»
«Hai tredici anni meno di me…»
«Che problema c’è? A me sono sempre piaciute quelle più grandi!»
«La tua ex ha diciannove anni.»
«Che c’entra? Ma lei infatti era una ragazzina…»
«Quando vi siete lasciati hai detto a “Novella 2000” che non avresti trovato mai più una ragazza matura come lei, l’ho letto su Google cercando informazioni su di te prima di uscire.»
«Quello l’ho detto perché io e lei ci siamo messi d’accordo. Sai, fingendo di essere rimasti amici abbiamo ottenuto un sentiment positivissimo dei nostri fan che così non si sono spaccati andando o con lei o con me. La Nicole, quella di Temptation Island per dirti, dopo che s’è lasciata con Diego e ha detto alla stampa che lui la prendeva a schiaffi ha perso un sacco di follower che invece sono rimasti con Diego. Molti non le hanno creduto…»
«Ho capito, ma ha fatto bene a dirlo se era vero!»
«Eh, intanto c’ha rimesso 78.000 follower a ieri. Oggi saranno scesi di altri 330/440.»
«Ma l’ha denunciato?»
«No no, deve fare il Trono il prossimo anno, se ha beghe legali con un ex tronista poi rischia di perdere il contratto e lei ci tiene a diventare tronista.»
«Ah. Quindi… non siete rimasti in buoni rapporti tu e la tua ex?»
«No, ma di che. Stiamo con gli avvocati.»
«E perché?»
«Perché lei quando va a fare le serate usa ancora il manifesto con la nostra foto insieme a Gardaland, cioè, mi usa per farsi pubblicità, capito? C’è anche scritto “Federica, la ex di Simon Marani stasera al Pineta!”. Usa il mio nome, capisci? Abbassa i...
Indice dei contenuti
- Copertina
- Frontespizio
- Casi umani
- Introduzione
- Non si lascia la gente così
- Giumenta Perfetta
- Foglio Excel
- Ho una cosa per te
- Non ho il tempo per Facebook!
- Struttura invecchia
- Il piacere è soggettivo
- Il sindaco ci sta spiando!
- Domani glielo dico
- Tutto bene?
- Ringraziamenti